Peppino Di Nunno
Peppino Di Nunno
Stilus Magistri

I miei primi 75 anni in condivisione

Il Campanile del giorno nativo di Canosa di Puglia

Nel mio compleanno porgo in condivisione la dedica del libro OCTVA DIES dei Campanili di Puglia e del Veneto, come messaggio a familiari, amici e "pellegrini" nella peregrinatio dei Campanili in volo dal letto disteso alle cuspidi dei Campanili. Ringrazio mia madre Rosa e il buon Dio per l'età di 75 anni al servizio del patrimonio di valori culturali e spirituali. Ai miei alunni di Scuole a Mezzogiorno: "Maestro! È l'ora dell'Angelo", nel silenzio e nei rintocchi universali fino a Betlemme dell'AVE MARIA, evento di storia e di fede. Così scrive la prima pagina del libro. Dedicato in memoria a mia madre Rosetta
Dedico l'opera a mia madre Rosa Mastrapasqua
che al momento della mia nascita in casa, in via Regina Elena, 34,
mentre mio padre Giovanni stava a mietere il grano in campagna,
il 5 giugno 1949, così racconta: "era Domenica di Pentecoste
e alle otto del mattino suonavano le campane della Chiesa di San Sabino".
I rintocchi di quel Campanile di Canosa di Puglia, paese nativo,
mi hanno accompagnato nella vita, negli studi, nella cultura, nella fede,
nell'opera dei "Sacri Bronzi" dei Campanili di Canosa di Puglia,
nell'ottagono architettonico riscoperto dalla Puglia al Veneto, nei Campanili trevigiani.

Mamma racconta:
Nacqui in casa, l'amica di strada informò a piedi mio nonno materno Peppino Mastrapaqua. Il nonno si recò nei campi in contrada Posta del Pozzo per informare mio padre Giovanni Di Nunno che stava a mietere il grano: "lascia, bado io alla mietitura, vai a casa, è nato! Ha fatto il maschio (secondogenito), è nato l'erede!"
Infatti porto il nome del nonno materno con cui ho partecipato ala mietitura del grano in contrada La Palata da maestro nel 1973, conservando la piccola falce di mio padre, tramandata al primo nipotino Emanuele, trapiantato al Nord tra Piemonte e Veneto con i sette nipotini di tre figli maschi Di Nunno.

Quel big-bang del Campanile della Chiesa di San Sabino mi è rimasto nell'animo.
E già da ragazzo risalivo più volte, specie in estate, nel Campanile della Cattedrale di San Sabino con il Sacrestano Isidoro Sisti, maestro Campanaro, apprendendo e suonando con lui le campane a distesa, afferrando le funi.
Una pagina scrive:
Il Campanile educa a guardare in alto, in alto, dove "i cieli narrano la gloria di Dio" (salmo 19 di Davide), mentre la voce universale delle campane scandisce il tempo degli uomini in tutti i momenti della vita. È la preghiera di tutti dalla nascita alla morte. La sua cuspide si staglia tra terra e cielo, come sguardo degli occhi verso l'universo stellare, come invocazione dell'uomo verso Dio.

E in una pagina Mons. Felice Bacco scrive:
Il Campanile di una chiesa, per storia e tradizione, rappresenta la comunità cittadina, il legame con la propria terra, il vissuto di un paese. Il campanile, con il suono delle campane scandiva le ore, annunciava eventi, richiamava alla preghiera. Inoltre il suo tendere verso l'alto, verso il cielo, è un continuo richiamo a non lasciarsi dominare dalle realtà terrene, ma a tenere viva la speranza che il nostro destino finale è lassù, l'eternità.

Dedico oggi alla comunità canosina e italiana la poesia dedicata ai Campanili del Libro.

Campanili
Campanili d'Italia
annunciate l'aurora,
salutate il tramonto,
scandite il tempo
ed evocate al cielo
rintocchi di preghiera
della Casa del Signore.

Campanili d'Italia,
megaliti di storia e di arte,
torri di guardia di piazze,
colonne di feste di città,
con bifore sacre di Chiese
affacciate sulla vita di paese,
banderuole nel soffio del vento
"di chiunque è nato dallo Spirito",
croci di ferro verso l'Eterno.

Campanili di Puglia e del Trevigiano
uniti di fede per ogni cristiano,
cimeli di storia per ogni Italiano,
tronchi di pietra antica piantati
nel grembo della madre terra,
vi guardo così in alto,
in alto verso il cielo,
con la Croce del Signore,
segno per tutti di Amore.

Campanili di rintocchi familiari,
irradiati intorno come fari,
campane di lingua universale
fino all'addio immortale,
nella gloria, nella preghiera,
nel saluto buono di ogni sera.

Campanili pellegrini,
da Pederobba a Treviso,
narrati come qui ho inciso,
dopo i sette giorni del creato
ove Dio ci ha tanto amato
di maestosa cuspide ottagonale
verso l'ottavo giorno immortale,
octava dies di nuova veste
nella Gerusalemme celeste.

Narrate il tempo che scorre,
legati da un filo conduttore
di Croce in ferro del Signore
ascoltate i nostri sentimenti,
benedite i nostri patimenti,
rintocchi sacri di insegnamenti.

Svettate la vostra bellezza,
rintoccate la voce della Chiesa,
evocate l'animo del Paese
di tradizioni e di famiglie,
di strade e di Comuni,
cantate sempre l'amore degli uomini,
lodate sulla terra la gloria di Dio.


Vogliate acquisire e divulgare il libro OCTAVA DIES che non ha scopo di lucro, apprezzato ufficialmente dalla Segreteria di Stato del Vaticano, da Venezia, da Aquileia, dalle banderuole dove soffia lo Spirito Santo, dal Campanile nativo di San Sabino con le insegne sabiniane episcopali.
Auguri cara mamma per avermi messo al mondo in quei rintocchi seri SACRI BRONZI.
Maestro Peppino Di Nunno
Peppino Di Nunno e Mamma RosettaAssessore alla Cultura Cristina Saccinto e Peppino Di NunnoMaestro Peppino Di NunnoDon Felice Bacco ed il CampanilePeppino Di Nunno e Francesco CasamassimaCattedrale San Sabino Canosa di PugliaDalla Puglia ai Campanili Veneti: OCTAVA DIES - GIUSEPPE DI NUNNOCUSPIDE CATTEDRALE SAN SABINO CANOSA DI PUGLIA
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