Stilus Magistri
I Papà strappati ai bambini dell'Ucraina
In lacrime chiamano “папочка”, papino!
domenica 19 marzo 2023
14.07
Caro Papà, oggi 19 marzo, Festa di San Giuseppe, mi accompagni nel '900 e nei millenni di storia in questa antica voce d'infanzia che non tramonta nel tempo e nello spazio."Tatà" in tante lingue, in tutte le Regioni italiane, fino all'antica Roma, all'Antica Grecia, all'Oriente europeo di Ucraina e di Russia. Nel linguaggio dialettale canosino, pugliese e di molte Regioni d'Italia viene evocata la voce "tata" o "tatè" ad indicare "papà". Nel dialetto di Canosa di Puglia, nella famiglia patriarcale, ritroviamo quattro voci nella discendenza paterna: tetùcce era il fratello maggiore; tatè era il padre; tatarànne era il nonno (tatà granne, cioè papà grande); papagnòre (papà senior) era il bisnonno e mammagnòre (madre senior) era la bisnonna.
Contattando la «Direzione Studenti» del Ministero della Pubblica Istruzione, apprendiamo il lemma "tata" nel Lazio ad indicare "papà": "mio nonno, Martino Patarini, diceva tàta per papà" e ancora oggi si dice "una tata come assistente, balio", come riporta il poeta romano Marziale. Al femminile "tata" indica la nonna che si prende cura del bambino. La Direzione Studenti del MIUR, come tramandato da un nonno, riporta il lemma a Stipes, Frazione di Ascrea, Comune in Provincia di Rieti, nel Lazio. E nel Dizionario del Dialetto Veneziano del Boerio del 1867 ritroviamo il lemma "tata", voce celtica di origine latina, "voce fanciullesca" dai Greci al Medio Evo ad indicare il padre.
"A Bergamo si dice tata al padre familiare per vezzo".
Nel libro "Cuore" (1886) di Edmondo De Amicis, che mia madre Rosa ci leggeva di sera a casa, ritroviamo l'episodio commovente "L'infermiere di Tata", in cui un figlio incontra il padre infermo nell'Ospedale dei Pellegrini di Napoli, dicendo "Tàta, tàta mio!".
E De Amicis annota "come là si dice".
Ma il lemma "tata" nel designare la figura paterna ha percorso tutto lo Stivale italiano nella voce fanciullesca.
Da Napoli, in Puglia, da Roma a Bergamo i fanciulli chiamano..."tata".
E nel gioco dei miei sette nipotini trapiantati al Nord chiamo "tetùcce" il primogenito Emanuele di dieci anni a Torino.
La bellezza linguistica della voce confidenziale "papà" ci fa ritrovare l'espressione "tata" nella letteratura latina di Terenzio Varrone, nel I sec. a.C., il quale scrive nei Logistorici (Discorsi di Storia), nel De Liberis Educandis (Sull'Educazione dei Figli), 14, 1: « cum cibum ac potionem buas ac poppas vocent (parvuli), et matrem mammam, patrem tatam » (quando bevi e succhi il cibo e la pappa, i piccoli chiamano la madre, mamma e il padre, papà).
Meravigliosa espressione dei piccoli! dal latino di duemila anni ai nostri giorni.
Anche Marziale, poeta romano del I sec. d. C. riporta lo stesso termine di "mamma e tata": Martialis Epigrammi Libro 1, 100
Il lemma indoeuropeo si ritrova nell'Epigramma 67 del Libro XI dell'Antologia Greca, che riporta il termine "tata" nella connotazione affettuosa del linguaggio dei bambini nella mitologia greca:
Σισύφου ὦ μάμμη καὶ Δευκαλίωνος ἀδελφή.
βάπτε δὲ τὰς λευκὰς καὶ λέγε πᾶσι "τατᾶ?" ( Anthologia Graeca , Myrinos, 11, 67, 1–4) .
Il poeta ironizza su una vecchia che interpreta il ruolo di una giovane donna:
«Oh nonna di Sisifo e sorella di Deucalione. Perché non ti tingi i capelli bianchi e poi puoi chiamare tutti gli uomini "papà"?
Avevo chiesto a Docenti di ritrovare il lemma greco nel Dizionario di Greco Rocci e mi hanno risposto che non esiste. Certo come voce confidenziale non è riportata nel Dizionario, ma la parola esiste ed è scritta in copertina in u n libretto illustrato di Scuola del 2020.
E con stupore ritroviamo il lemma nel titolo di un libro per bambini del 2020 di Ίρις Σαμαρτζή (Iris Samartzi) illustratrice: Τάτα;; (papà?). La bella poesia nel libro illustrato recita:
Τάτα πού είσαι; Έλα να παίξουμε!
Θα ήθελα να έχω στο σπίτι μου μια παιδική χαρά. Μόνο για μένα και την Τάτα.
Κι έναν κήπο, κι ένα δεντρόσπιτο, μια βιβλιοθήκη… ένα ουράνιο τόξο…
Papà, dove sei? Vieni a giocare!
Vorrei avere un parco giochi a casa mia. Solo per me e Tata. E un giardino, e una casa sull'albero, una biblioteca... un arcobaleno...
Anche Gesù chiama il Suo papà, "abbà".
Anche nelle Sacre Scritture ritroviamo il termine in aramaico "abbà" che evoca Gesù di Nazareth per chiamare Dio, papà, suo e attestare la paternità di Dio.
Il Vangelo di Marco (14,36) riporta l'invocazione "Abbà, Padre" nell'agonia nell'Orto del Getsèmani.
Dedichiamo ai bambini dell'Ucraina, uccisi dal massacro dell'invasione armata della Russia, che non potranno più chiamare "papà" sulla terra; ai bambini deportati dall'Ucraina strappati ai loro papà, rimasti a difendere la libertà della propria terra e che attendono il rimpatrio e forse resteranno orfani di guerra. Dio della Divina Misericordia benedici la voce di questi bambini che chiamano..."papà" in ucraino e in russo, папочка (trasl. papochka), papino!
Ai bambini deportati dall'Ucraina, sanciti nel crimine di Guerra dalla Corte Penale Internazionale, che affidiamo alla coscienza e all'amore dell'umanità.
Rilego in Wikipedia russo la voce "papà" che mi fa riscoprire la radice in greco di Omero nell'Odissea, nel Canto VI, verso 57.
Con ricerca certosina ritroviamo l'opera in greco e in Italiano nella traduzione di Pindemonte.
"Papà" in Omero
Odissea Canto VI, v. 57 Fattasi presso il padre, così prese a dire Nausica
HOMERUS - ΟΔΥΣΣΕΙΑΣ
"πάππα φίλ', οὐκ ἂν δή μοι ἐφοπλίσσειας ἀπήνην
ὑψηλὴν εὔκυκλον, ἵνα κλυτὰ εἵματ' ἄγωμαι
ἐς ποταμὸν πλυνέουσα, τά μοι ῥερυπωμένα κεῖται;
«Babbo mio caro, perché non fai che m'apprestino un carro,
alto, di rapida ruota, che al fiume io mi rechi, a lavare
le belle vesti mie, che stanno lí, sudice tutte?
Governanti sapienti della Russia, leggete in russo ai vostri bambini, ai bambini deportati dall'Ucraina e nel cuore buono della Pace la voce "papà" e date gli Auguri anche nei papà assenti o morti.
Papà si invoca sulla terra e in cielo, dal Patriarca di Mosca a Papa Francesco, di fronte a Dio, Padre Eterno, di fronte a Gesà che nel martirio del Getsemani invoca "Abbà", "papà".
Auguri bambini,
lontani e vicini,
sui sentieri umani e divini,
italiani, europei, russi e ucraini,
auguri ai papà dei Bambini!
Maestro Peppino Di Nunno
Contattando la «Direzione Studenti» del Ministero della Pubblica Istruzione, apprendiamo il lemma "tata" nel Lazio ad indicare "papà": "mio nonno, Martino Patarini, diceva tàta per papà" e ancora oggi si dice "una tata come assistente, balio", come riporta il poeta romano Marziale. Al femminile "tata" indica la nonna che si prende cura del bambino. La Direzione Studenti del MIUR, come tramandato da un nonno, riporta il lemma a Stipes, Frazione di Ascrea, Comune in Provincia di Rieti, nel Lazio. E nel Dizionario del Dialetto Veneziano del Boerio del 1867 ritroviamo il lemma "tata", voce celtica di origine latina, "voce fanciullesca" dai Greci al Medio Evo ad indicare il padre.
"A Bergamo si dice tata al padre familiare per vezzo".
Nel libro "Cuore" (1886) di Edmondo De Amicis, che mia madre Rosa ci leggeva di sera a casa, ritroviamo l'episodio commovente "L'infermiere di Tata", in cui un figlio incontra il padre infermo nell'Ospedale dei Pellegrini di Napoli, dicendo "Tàta, tàta mio!".
E De Amicis annota "come là si dice".
Ma il lemma "tata" nel designare la figura paterna ha percorso tutto lo Stivale italiano nella voce fanciullesca.
Da Napoli, in Puglia, da Roma a Bergamo i fanciulli chiamano..."tata".
E nel gioco dei miei sette nipotini trapiantati al Nord chiamo "tetùcce" il primogenito Emanuele di dieci anni a Torino.
La bellezza linguistica della voce confidenziale "papà" ci fa ritrovare l'espressione "tata" nella letteratura latina di Terenzio Varrone, nel I sec. a.C., il quale scrive nei Logistorici (Discorsi di Storia), nel De Liberis Educandis (Sull'Educazione dei Figli), 14, 1: « cum cibum ac potionem buas ac poppas vocent (parvuli), et matrem mammam, patrem tatam » (quando bevi e succhi il cibo e la pappa, i piccoli chiamano la madre, mamma e il padre, papà).
Meravigliosa espressione dei piccoli! dal latino di duemila anni ai nostri giorni.
Anche Marziale, poeta romano del I sec. d. C. riporta lo stesso termine di "mamma e tata": Martialis Epigrammi Libro 1, 100
Il lemma indoeuropeo si ritrova nell'Epigramma 67 del Libro XI dell'Antologia Greca, che riporta il termine "tata" nella connotazione affettuosa del linguaggio dei bambini nella mitologia greca:
Σισύφου ὦ μάμμη καὶ Δευκαλίωνος ἀδελφή.
βάπτε δὲ τὰς λευκὰς καὶ λέγε πᾶσι "τατᾶ?" ( Anthologia Graeca , Myrinos, 11, 67, 1–4) .
Il poeta ironizza su una vecchia che interpreta il ruolo di una giovane donna:
«Oh nonna di Sisifo e sorella di Deucalione. Perché non ti tingi i capelli bianchi e poi puoi chiamare tutti gli uomini "papà"?
Avevo chiesto a Docenti di ritrovare il lemma greco nel Dizionario di Greco Rocci e mi hanno risposto che non esiste. Certo come voce confidenziale non è riportata nel Dizionario, ma la parola esiste ed è scritta in copertina in u n libretto illustrato di Scuola del 2020.
E con stupore ritroviamo il lemma nel titolo di un libro per bambini del 2020 di Ίρις Σαμαρτζή (Iris Samartzi) illustratrice: Τάτα;; (papà?). La bella poesia nel libro illustrato recita:
Τάτα πού είσαι; Έλα να παίξουμε!
Θα ήθελα να έχω στο σπίτι μου μια παιδική χαρά. Μόνο για μένα και την Τάτα.
Κι έναν κήπο, κι ένα δεντρόσπιτο, μια βιβλιοθήκη… ένα ουράνιο τόξο…
Papà, dove sei? Vieni a giocare!
Vorrei avere un parco giochi a casa mia. Solo per me e Tata. E un giardino, e una casa sull'albero, una biblioteca... un arcobaleno...
Anche Gesù chiama il Suo papà, "abbà".
Anche nelle Sacre Scritture ritroviamo il termine in aramaico "abbà" che evoca Gesù di Nazareth per chiamare Dio, papà, suo e attestare la paternità di Dio.
Il Vangelo di Marco (14,36) riporta l'invocazione "Abbà, Padre" nell'agonia nell'Orto del Getsèmani.
Dedichiamo ai bambini dell'Ucraina, uccisi dal massacro dell'invasione armata della Russia, che non potranno più chiamare "papà" sulla terra; ai bambini deportati dall'Ucraina strappati ai loro papà, rimasti a difendere la libertà della propria terra e che attendono il rimpatrio e forse resteranno orfani di guerra. Dio della Divina Misericordia benedici la voce di questi bambini che chiamano..."papà" in ucraino e in russo, папочка (trasl. papochka), papino!
Ai bambini deportati dall'Ucraina, sanciti nel crimine di Guerra dalla Corte Penale Internazionale, che affidiamo alla coscienza e all'amore dell'umanità.
Rilego in Wikipedia russo la voce "papà" che mi fa riscoprire la radice in greco di Omero nell'Odissea, nel Canto VI, verso 57.
Con ricerca certosina ritroviamo l'opera in greco e in Italiano nella traduzione di Pindemonte.
"Papà" in Omero
Odissea Canto VI, v. 57 Fattasi presso il padre, così prese a dire Nausica
HOMERUS - ΟΔΥΣΣΕΙΑΣ
"πάππα φίλ', οὐκ ἂν δή μοι ἐφοπλίσσειας ἀπήνην
ὑψηλὴν εὔκυκλον, ἵνα κλυτὰ εἵματ' ἄγωμαι
ἐς ποταμὸν πλυνέουσα, τά μοι ῥερυπωμένα κεῖται;
«Babbo mio caro, perché non fai che m'apprestino un carro,
alto, di rapida ruota, che al fiume io mi rechi, a lavare
le belle vesti mie, che stanno lí, sudice tutte?
Governanti sapienti della Russia, leggete in russo ai vostri bambini, ai bambini deportati dall'Ucraina e nel cuore buono della Pace la voce "papà" e date gli Auguri anche nei papà assenti o morti.
Papà si invoca sulla terra e in cielo, dal Patriarca di Mosca a Papa Francesco, di fronte a Dio, Padre Eterno, di fronte a Gesà che nel martirio del Getsemani invoca "Abbà", "papà".
Auguri bambini,
lontani e vicini,
sui sentieri umani e divini,
italiani, europei, russi e ucraini,
auguri ai papà dei Bambini!
Maestro Peppino Di Nunno