Stilus Magistri
I rintocchi del tempo, dall’antica Torre dell’Orologio di Canosa
Quel bambino emigrante, ritorna nei rintocchi di sposo
giovedì 21 agosto 2014
15.15
Negli anni 80 esplorai cento cavità tufacee, documentate al Ministero della Protezione Civile a Roma, studiate nel rischio della vita e nel clima di emarginazione politica, da cui attendo una riconciliazione prima del termine della vita. In seguito, negli anni 90, dal mondo sotterraneo, risalii sui Campanili di Canosa, alla scoperta dei SACRI BRONZI, pagine indelebili di storia, di arte, di religione cristiana, di Chiesa e di Popolo canosino.
Nel febbraio del 1996, mi apprestai a risalire sulla Torre dell'Orologio, detta in paese, "l'Arlògge du Castìdde", attratto anche dalla banderuola metallica.
Ero solo, entrai nella Torre, cominciai ad arrampicarmi ai maniglioni di ferro infissi al muro; cominciai a tremare per il freddo vasocostrittore e l'adrenalina della paura. Prudentemente dissi a me stesso: "desisti!" e andai via.
Ritornai in estate, accompagnato da Gilberto Gala dell'Ufficio Tecnico Comunale e dal Commissario Prefettizio dott. Giuseppe Iaculli, con cui realizzai volontariamente due opere per Canosa (il restauro della colonna di Scipione ed il restauro, nel Camposanto, delle fosse comuni dell'epidemia della Spagnola).
Mi accompagnò anche mio figlio Davide, di dieci anni, un esploratore in erba, che condivideva questa scalata dei Campanili delle Chiese di Canosa.
Le campane della Torre dell'orologio sono le uniche campane laiche che ho letto, in quanto scandivano l'ora con le due campane, "per la soneria delle ore e dei quarti d'ora", al tempo in cui l'ora si ascoltava da lontano, con i martelletti che percuotevano i bronzi, con un meccanismo dinamico tra corde e contrappesi di pietra, che giacevano a terra nella Torre dell'orologio.
Come attesta l'iscrizione bronzea, le campane provenivano dalla ditta Isidoro Sommaruga, MILANO 1889. La stessa data è intagliata sulla banderuola metallica e segue la convenzione internazionale di Washington del 1884, che istituisce il sistema dei fusi orari.
Così commentava la dott.sa Filly Rossi, Ispettrice della Soprintendenza ai Beni Archeologici, trasferita a Milano: "sono i celebri bronzisti di Milano", di cui contattai i discendenti, che confermarono la fornitura di orologi da torre a molti municipi d'Italia.
Lasciammo la Torre antica dell'orologio, situata su Via Stalingrado, un tempo denominata SALITA CASTELLO.
Quel bambino esploratore, figlio canosino, alunno della Scuola Elementare De Muro Lomanto, continuerà a chiamarmi "maestro", senza essere stato alunno della mia classe; emigrò poi già a Roccaraso per gli studi dell'Alberghiero e poi all'Università di Padova, con la brillante laurea in Tecnologie alimentari, con la sua bella del Veneto, con il Dottorato nello stesso giorno, nell'anno di Galileo del 2009.
Ora dal Veneto, dalla sede dl lavoro, i due giovani ritornano a Canosa, per il rito di sposi nella Cattedrale San Sabino, fra i rintocchi storici e religiosi delle campane, cui lo stesso Davide era presente nella ricerca a rischio scalando la campana dedicata alla Maria SS. della Fonte, affacciata su piazza Vittorio Veneto: la scala mi sbalzò a terra, davanti a mio figlio, perché a Mezzogiorno era partita in automatico l'oscillazione imprevista della campana; lui esclamò turbato: "papà!". Ringraziamo l'Angelo Custode!
Ma quella campana forgiata nel 1787 dal "clerus regalis" della "Real Chiesa di San Sabino" del Regno di Napoli, fu ricostruita nel 1882 e quindi in origine è la campana più antica del Campanile della Cattedrale del 1858, originata dalla Torre campanaria situata dinanzi all'antico edificio del 700, raffigurato dall'abate francese del Saint-Non nel 1780.
Da quei rintocchi del tempo della Torre civica del 1996, ai rintocchi degli sposi del 25 agosto 2014, cogliamo il tempo che scorre, dedicando i ritocchi festosi agli emigranti dei miei tre figli, agli emigranti di Canosa, ai cuori della nostra terra, trapiantati al Nord, ma legati alle nostre radici.
Penso a quei rintocchi antichi in Cattedrale, che salutarono mia madre e mio padre sposi, sul sagrato della Cattedrale, nel 1946, un anno dopo la fine della Guerra mondiale ed il ritorno di mio padre disperso, dai campi di prigionia militare in Germania, come tanti altri italiani e canosini.
Andiamo a vedere la zita! Ma quella zita ora ha 90 anni e, come bisnonna del nipotino di Torino, saluterà la zita del Veneto, Elisa, che sposa suo nipote Davide, cui ha tramandato, tramite la mia persona, il colore degli occhi verdi.
Ma le nonne, le madri, tramandano il cuore, perchè i figli " so' piezz''e core", e i padri tramandano il sudore del lavoro dei campi, degli uliveti della Puglia, che oggi si sposano con i vigneti del Veneto.
Ripenso a quei laici bronzi della Torre del Castello, ai Sacri Bronzi della Cattedrale San Sabino, , ma domani 25 agosto, sarà sacro il rito dello sposalizio, nei rintocchi del tempo che scorre, nei rintocchi sacri che annunciano e adunano: "andiamo a vedere la zita!".
Peppino Di Nunno (maestro campanaro).
(Divieto di riproduzione delle foto)
Nel febbraio del 1996, mi apprestai a risalire sulla Torre dell'Orologio, detta in paese, "l'Arlògge du Castìdde", attratto anche dalla banderuola metallica.
Ero solo, entrai nella Torre, cominciai ad arrampicarmi ai maniglioni di ferro infissi al muro; cominciai a tremare per il freddo vasocostrittore e l'adrenalina della paura. Prudentemente dissi a me stesso: "desisti!" e andai via.
Ritornai in estate, accompagnato da Gilberto Gala dell'Ufficio Tecnico Comunale e dal Commissario Prefettizio dott. Giuseppe Iaculli, con cui realizzai volontariamente due opere per Canosa (il restauro della colonna di Scipione ed il restauro, nel Camposanto, delle fosse comuni dell'epidemia della Spagnola).
Mi accompagnò anche mio figlio Davide, di dieci anni, un esploratore in erba, che condivideva questa scalata dei Campanili delle Chiese di Canosa.
Le campane della Torre dell'orologio sono le uniche campane laiche che ho letto, in quanto scandivano l'ora con le due campane, "per la soneria delle ore e dei quarti d'ora", al tempo in cui l'ora si ascoltava da lontano, con i martelletti che percuotevano i bronzi, con un meccanismo dinamico tra corde e contrappesi di pietra, che giacevano a terra nella Torre dell'orologio.
Come attesta l'iscrizione bronzea, le campane provenivano dalla ditta Isidoro Sommaruga, MILANO 1889. La stessa data è intagliata sulla banderuola metallica e segue la convenzione internazionale di Washington del 1884, che istituisce il sistema dei fusi orari.
Così commentava la dott.sa Filly Rossi, Ispettrice della Soprintendenza ai Beni Archeologici, trasferita a Milano: "sono i celebri bronzisti di Milano", di cui contattai i discendenti, che confermarono la fornitura di orologi da torre a molti municipi d'Italia.
Lasciammo la Torre antica dell'orologio, situata su Via Stalingrado, un tempo denominata SALITA CASTELLO.
Quel bambino esploratore, figlio canosino, alunno della Scuola Elementare De Muro Lomanto, continuerà a chiamarmi "maestro", senza essere stato alunno della mia classe; emigrò poi già a Roccaraso per gli studi dell'Alberghiero e poi all'Università di Padova, con la brillante laurea in Tecnologie alimentari, con la sua bella del Veneto, con il Dottorato nello stesso giorno, nell'anno di Galileo del 2009.
Ora dal Veneto, dalla sede dl lavoro, i due giovani ritornano a Canosa, per il rito di sposi nella Cattedrale San Sabino, fra i rintocchi storici e religiosi delle campane, cui lo stesso Davide era presente nella ricerca a rischio scalando la campana dedicata alla Maria SS. della Fonte, affacciata su piazza Vittorio Veneto: la scala mi sbalzò a terra, davanti a mio figlio, perché a Mezzogiorno era partita in automatico l'oscillazione imprevista della campana; lui esclamò turbato: "papà!". Ringraziamo l'Angelo Custode!
Ma quella campana forgiata nel 1787 dal "clerus regalis" della "Real Chiesa di San Sabino" del Regno di Napoli, fu ricostruita nel 1882 e quindi in origine è la campana più antica del Campanile della Cattedrale del 1858, originata dalla Torre campanaria situata dinanzi all'antico edificio del 700, raffigurato dall'abate francese del Saint-Non nel 1780.
Da quei rintocchi del tempo della Torre civica del 1996, ai rintocchi degli sposi del 25 agosto 2014, cogliamo il tempo che scorre, dedicando i ritocchi festosi agli emigranti dei miei tre figli, agli emigranti di Canosa, ai cuori della nostra terra, trapiantati al Nord, ma legati alle nostre radici.
Penso a quei rintocchi antichi in Cattedrale, che salutarono mia madre e mio padre sposi, sul sagrato della Cattedrale, nel 1946, un anno dopo la fine della Guerra mondiale ed il ritorno di mio padre disperso, dai campi di prigionia militare in Germania, come tanti altri italiani e canosini.
Andiamo a vedere la zita! Ma quella zita ora ha 90 anni e, come bisnonna del nipotino di Torino, saluterà la zita del Veneto, Elisa, che sposa suo nipote Davide, cui ha tramandato, tramite la mia persona, il colore degli occhi verdi.
Ma le nonne, le madri, tramandano il cuore, perchè i figli " so' piezz''e core", e i padri tramandano il sudore del lavoro dei campi, degli uliveti della Puglia, che oggi si sposano con i vigneti del Veneto.
Ripenso a quei laici bronzi della Torre del Castello, ai Sacri Bronzi della Cattedrale San Sabino, , ma domani 25 agosto, sarà sacro il rito dello sposalizio, nei rintocchi del tempo che scorre, nei rintocchi sacri che annunciano e adunano: "andiamo a vedere la zita!".
Peppino Di Nunno (maestro campanaro).
(Divieto di riproduzione delle foto)