Stilus Magistri
I sarmenti di Virgilio e dei liceali
Sulle vie dei dialetti d’Italia di Puglia e del Veneto
sabato 23 gennaio 2016
7.34
Gennaio, andiamo, è tempo di potare i sarmenti della vite! Camminando tra i vigneti della Puglia e del Veneto, sulla linea del tempo dall'Antica Roma, rileggiamo i testi dei Latini e dei nostri padri del '900 in dialetto, nelle lingue locali del popolo. Mentre ricorre il Centenario della Grande Guerra del 1915-18, come dicemmo in Prefettura a Barletta il 2 Giugno 2015, i Dialetti d'Italia si incontrarono nelle trincee della storia. Ripensiamo da Canosa di Puglia al Veneto, a Pederobba nel Trevigiano, pensando al dialetto che parlò e ascoltò mio nonno Peppino Mastrapasqua e il tenente medico Francesco Iacobone deceduto nelle trincee del Monfenera verso il Monte Grappa. Dal saggio letterario sul dialetto canosino del maestro Giuseppe Di Nunno, "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino", leggiamo in anteprima uno stralcio dei vocaboli "sarmenti" e "potare" in dialetto. Certo oggi dai tempi di Virgilio, nel rispetto dell'ambiente, non è più tempo di bruciare i sarmenti, considerate biomasse, ma è sempre tempo di potare le viti, con l'augurio dei verdi tralci del nuovo anno.
- sarmìnde (sost. m. pl. del dialetto). Sign. sarmenti, tralci di vite potata. Et. lat. sarmetum (tralcio).Arch. lett. Plinio, Naturalista, parla nell'opera Naturalis Historia, Libro XV, 62, della potatura della vite: "prescrivono che le uve siano potate subito con la luna calante e che le uve siano appese con duro magliuolo di tralcio" ( uvas cum malleolo sarmenti duro) . Anche il poeta Virgilio raccomanda di essere solerti a "bruciare i sarmenti recisi" con l'imperativo futuro del verbo fodere e cremare: "primus humum fodito, primus devecta cremato sarmenta" (Georgiche, Libro II, v. 408-409). "Per primo sarai ad arare il terreno, per primo brucerai i sarmenti recisi". Fras. Anche mio padre "scève a jàrde le sarminde!", poi nei campi faceva la carbonella con i sarmenti secchi.Oggi numerosi sarmenti di vite del Negramaro, "li sarménta", vengono usati a Novoli in provincia di Lecce per fare la "Fòcara", gigantesco falò per la festa patronale di Sant'Antonio Abate del 17 gennaio.
Nella Classe 5^ A del Liceo Statale "Enrico Fermi" di Canosa, abbiamo fatto lezione con gli studenti e con il prof. Gianluigi Panella di Storia, sul proverbio in dialetto del 17 gennaio e sulla potatura dei sarmenti da bruciare. Il 21 Gennaio 2016, con la prof.ssa Giulia Giorgio abbiamo offerto i sarmenti di Puglia, risalendo nella Classe 1^G del "Classico", dal dialetto canosino agli studi classici del latino, con Virgilio e Plinio, accostando la lingua italiana alla Letteratura, alla Cultura del territorio, alla natura, nel messaggio educativo del "Laudato si'" di Papa Francesco, recandoci con la mente nei campi a tagliare i sarmenti, leggendo le Georgiche e la Naturalis Historia. Anche nel Veneto, a Conegliano, come mi riferisce mia cognata, Prof.ssa Nunzia da Vittorio Veneto, si dice in dialetto: "a zarpìr e vìde", con l'etimologia da "charpir" (pr. sciarpir), dal verbo latino "carpere" (strappare, staccare). Nella mia cara Pederobba (TV), la gentilissima amica, segretaria del Comune, Matilde Forlin, mi dice che si va a "bruscàr e vide" ( potare le viti), dove il termine "bruscàr" ha la radice etimologica nella "brusca" (strigile), a significare di "ripulire dalle parti secche".
Insomma "tutto il mondo è come casa tua" (tutte u mùnne jà cùme càste!).Il fuoco dall'antichità ha un valore propiziatorio e scandisce il ciclo della natura, nell'energia dei tralci secchi. Dai "sarmenta" secchi di Virgilio, ai tralci della Fòcara leccese, a "li sarmìnde" dei nostri contadini del '900, tra Latino e dialetto canosino.
- petè (verb. tr. del dialetto). Sign. potare, tagliare i rami secchi di una pianta. Fras. "scème a petè le bìgne" (andiamo a potare le viti). Et. lat. puto, are, (sfrondare, tagliare). Il poeta Virgilio, nel 37-30 a. C., descrive la potatura della vite: Georgiche, Libro II, v. 407: vitem attondens fingitque putando (tagliando e sfrondando, dà forma alla vite).
Salute ragazzi, tra i filari d'inverno della vite pugliese e tra i banchi di Scuola.
Un caro saluto dalla Puglia al Veneto
maestro Giuseppe Di Nunno da Canosa di Puglia
- sarmìnde (sost. m. pl. del dialetto). Sign. sarmenti, tralci di vite potata. Et. lat. sarmetum (tralcio).Arch. lett. Plinio, Naturalista, parla nell'opera Naturalis Historia, Libro XV, 62, della potatura della vite: "prescrivono che le uve siano potate subito con la luna calante e che le uve siano appese con duro magliuolo di tralcio" ( uvas cum malleolo sarmenti duro) . Anche il poeta Virgilio raccomanda di essere solerti a "bruciare i sarmenti recisi" con l'imperativo futuro del verbo fodere e cremare: "primus humum fodito, primus devecta cremato sarmenta" (Georgiche, Libro II, v. 408-409). "Per primo sarai ad arare il terreno, per primo brucerai i sarmenti recisi". Fras. Anche mio padre "scève a jàrde le sarminde!", poi nei campi faceva la carbonella con i sarmenti secchi.Oggi numerosi sarmenti di vite del Negramaro, "li sarménta", vengono usati a Novoli in provincia di Lecce per fare la "Fòcara", gigantesco falò per la festa patronale di Sant'Antonio Abate del 17 gennaio.
Nella Classe 5^ A del Liceo Statale "Enrico Fermi" di Canosa, abbiamo fatto lezione con gli studenti e con il prof. Gianluigi Panella di Storia, sul proverbio in dialetto del 17 gennaio e sulla potatura dei sarmenti da bruciare. Il 21 Gennaio 2016, con la prof.ssa Giulia Giorgio abbiamo offerto i sarmenti di Puglia, risalendo nella Classe 1^G del "Classico", dal dialetto canosino agli studi classici del latino, con Virgilio e Plinio, accostando la lingua italiana alla Letteratura, alla Cultura del territorio, alla natura, nel messaggio educativo del "Laudato si'" di Papa Francesco, recandoci con la mente nei campi a tagliare i sarmenti, leggendo le Georgiche e la Naturalis Historia. Anche nel Veneto, a Conegliano, come mi riferisce mia cognata, Prof.ssa Nunzia da Vittorio Veneto, si dice in dialetto: "a zarpìr e vìde", con l'etimologia da "charpir" (pr. sciarpir), dal verbo latino "carpere" (strappare, staccare). Nella mia cara Pederobba (TV), la gentilissima amica, segretaria del Comune, Matilde Forlin, mi dice che si va a "bruscàr e vide" ( potare le viti), dove il termine "bruscàr" ha la radice etimologica nella "brusca" (strigile), a significare di "ripulire dalle parti secche".
Insomma "tutto il mondo è come casa tua" (tutte u mùnne jà cùme càste!).Il fuoco dall'antichità ha un valore propiziatorio e scandisce il ciclo della natura, nell'energia dei tralci secchi. Dai "sarmenta" secchi di Virgilio, ai tralci della Fòcara leccese, a "li sarmìnde" dei nostri contadini del '900, tra Latino e dialetto canosino.
- petè (verb. tr. del dialetto). Sign. potare, tagliare i rami secchi di una pianta. Fras. "scème a petè le bìgne" (andiamo a potare le viti). Et. lat. puto, are, (sfrondare, tagliare). Il poeta Virgilio, nel 37-30 a. C., descrive la potatura della vite: Georgiche, Libro II, v. 407: vitem attondens fingitque putando (tagliando e sfrondando, dà forma alla vite).
Salute ragazzi, tra i filari d'inverno della vite pugliese e tra i banchi di Scuola.
Un caro saluto dalla Puglia al Veneto
maestro Giuseppe Di Nunno da Canosa di Puglia