Stilus Magistri
Il cavallo marino delle “thermae” di Canosa.
Inappropriato l’appellativo di “drago”.
mercoledì 11 marzo 2015
23.00
Apprendiamo dal portale di Canosaweb di lunedì 9 marzo 2015, del nuovo gonfalone dell'Università della Terza Età, apprezzando l'iniziativa e la scelta culturale figurativa del noto mosaico rinvenuto nelle antiche terme cittadine, attigue al Tempio di Giove Toro, esposto attualmente nella vetrina dell'omonima 'Piazza Terme'. Leggiamo nella pubblicazione la lettura dello "stemma che rappresenta il drago del mosaico", ma non possiamo condividere questo appellativo, inappropriato e infondato. Nella metodologia di ricerca storiografica e verifica, oltre le personali conoscenze scolastiche, rileggiamo il testo "Principi Imperatori e Vescovi", Archivio ufficiale della nostra Archeologia, che dedica le pagine 734 e 735, con illustrazione e lettura, al "mosaico di scena marina" di Canosa, esposto un tempo nei giardini degli Ipogei Lagrasta. Il testo autorevole riporta "segmenti di tessere nere, disposte su sette file, …onde del mare su cui si dispone un ippocampo". Nella autorevole lettura non compare mai l'appellatvo di "drago", ma si parla di "cavallo marino", ricorrente fra gli "ippocampi degli ambienti termali". Infatti l'Ippocampo è un decoro dei pavimenti musivi di edifici di "thermae" romane, dalle terme Nettuno di Ostia, fino alla Britannia e in molti siti archeologici campani e vesuviani, che avrebbero anche influenzato l'urbe canusina. Per questo, oltre a ricevere conferma dagli uffici istituzionali qualificati di Palazzo Sinesi, abbiamo interpellato in maniera generica la Soprintendenza dei Beni Archeologici di Pompei, che mi hanno approfondito la lettura del mosaico, ove l'ippocampo, rappresenta il cavallo marino o "cavallo di Poseidone", del dio Nettuno del mare, che a volte viene raffigurato a cavalcare la figura mitologica, non di drago, ma di "cavallo marino" che fa parte del "corteggio del dio" in epoca romana.
Il drago è più una figura ricorrente nel Medioevo, come rettile terrestre, che incute terrore con le fauci, come ritroviamo anche nell'iconografia biblica dell'Apocalisse, al cap. XII, vv. 2-4, nella visione del dragone: "ecce dracus magnus…. et cauda ejius". Nel cavallo marino invece la coda non è di rettile, ma di pesce, nel corteggio degli animali marini, associati anche ai delfini, in quel corteggio, che possiamo immaginare nel mosaico delle terme canosine, dove i frequentatori "pro sexibus" separati, si immergevano nel calidarium e nel frigidarium, immaginando di immergesi nelle onde del mare, nell'ambiente mitologico, nel corteggio del cavallo marino. Infatti il mosaico, ben rappresentato da Silvia Coppola, sottolinea le onde della scena marina dell'ippocampo. Attingiamo la stessa etimologia greca dell'ippocampo dal Vocabolario Rocci di mio fratello Pasquale Di Nunno, Docente, nelle radici elleniche di Poseidone, che i Romani chiamavano Nettuno. Il dizionario ci indica in maniera appropriata il significato del cavallo marino, con la radice ἵππος (ippos), cavallo, e kàmpe (animale favoloso dell'India), dove l'ippòcampos, viene definito "mostro marino con corpo di cavallo e coda di pesce". E certamente la raffigurazione negli ambienti termali, non voleva incutere terrore da drago, ma mitologia e mistero del mare e dell'acqua termale in cui immergersi con sensazione piacevole.
Non si confonda altresì questa figura mitologica con il cavalluccio marino con coda ricurva. Il nostro giudizio non è ad personam, ma ad rem, impegnati, come docenti al servizio della Scuola e della cultura, nella lettura dei nostri beni culturali canosini, che parlano di civiltà millenarie. Accostiamoci perciò in Piazza Terme, al mosaico del "cavallo marino" o "ippocampo", che non incute il terrore o il nome di Drago, ma ci immerge nelle acque termali canosine dell'epoca romana. Sarà più bello e formativo, accostarsi al gonfalone significativo dell'Università della Terza Età, cui mi sento di appartenere nel cammino culturale e a cui porgo i cari saluti di proficuo lavoro, avendo già indirizzato ai meritevoli Presidenti, accanto alle ricerche qualificate di altri studiosi, l'offerta formativa volontaria delle ricerche storiche e scoperte personali, modesti tasselli di un curriculum, già oggetto di pubblicazioni e di attestati, dal dialetto, all'Italiano, al Latino, al Greco classico e al Greco bizantino, come assunto di recente da un docente di Teologia dell'Università di Atene, sul criptogramma indecifrato, che compare sull'icona bizantina di Maria SS. del Perpetuo Soccorso o Panaghìa (Madonna) della Passione, rinvenuta da Mons. Felice Bacco e oggetto dei miei studi presentati in Cattedrale, mentre si avvicina il culto cittadino della Madonna della Passione.
Grazie dell'attenzione.
Salute a te, ippocampo canosino!
maestro Peppino Di Nunno (stilus magistri).
Il drago è più una figura ricorrente nel Medioevo, come rettile terrestre, che incute terrore con le fauci, come ritroviamo anche nell'iconografia biblica dell'Apocalisse, al cap. XII, vv. 2-4, nella visione del dragone: "ecce dracus magnus…. et cauda ejius". Nel cavallo marino invece la coda non è di rettile, ma di pesce, nel corteggio degli animali marini, associati anche ai delfini, in quel corteggio, che possiamo immaginare nel mosaico delle terme canosine, dove i frequentatori "pro sexibus" separati, si immergevano nel calidarium e nel frigidarium, immaginando di immergesi nelle onde del mare, nell'ambiente mitologico, nel corteggio del cavallo marino. Infatti il mosaico, ben rappresentato da Silvia Coppola, sottolinea le onde della scena marina dell'ippocampo. Attingiamo la stessa etimologia greca dell'ippocampo dal Vocabolario Rocci di mio fratello Pasquale Di Nunno, Docente, nelle radici elleniche di Poseidone, che i Romani chiamavano Nettuno. Il dizionario ci indica in maniera appropriata il significato del cavallo marino, con la radice ἵππος (ippos), cavallo, e kàmpe (animale favoloso dell'India), dove l'ippòcampos, viene definito "mostro marino con corpo di cavallo e coda di pesce". E certamente la raffigurazione negli ambienti termali, non voleva incutere terrore da drago, ma mitologia e mistero del mare e dell'acqua termale in cui immergersi con sensazione piacevole.
Non si confonda altresì questa figura mitologica con il cavalluccio marino con coda ricurva. Il nostro giudizio non è ad personam, ma ad rem, impegnati, come docenti al servizio della Scuola e della cultura, nella lettura dei nostri beni culturali canosini, che parlano di civiltà millenarie. Accostiamoci perciò in Piazza Terme, al mosaico del "cavallo marino" o "ippocampo", che non incute il terrore o il nome di Drago, ma ci immerge nelle acque termali canosine dell'epoca romana. Sarà più bello e formativo, accostarsi al gonfalone significativo dell'Università della Terza Età, cui mi sento di appartenere nel cammino culturale e a cui porgo i cari saluti di proficuo lavoro, avendo già indirizzato ai meritevoli Presidenti, accanto alle ricerche qualificate di altri studiosi, l'offerta formativa volontaria delle ricerche storiche e scoperte personali, modesti tasselli di un curriculum, già oggetto di pubblicazioni e di attestati, dal dialetto, all'Italiano, al Latino, al Greco classico e al Greco bizantino, come assunto di recente da un docente di Teologia dell'Università di Atene, sul criptogramma indecifrato, che compare sull'icona bizantina di Maria SS. del Perpetuo Soccorso o Panaghìa (Madonna) della Passione, rinvenuta da Mons. Felice Bacco e oggetto dei miei studi presentati in Cattedrale, mentre si avvicina il culto cittadino della Madonna della Passione.
Grazie dell'attenzione.
Salute a te, ippocampo canosino!
maestro Peppino Di Nunno (stilus magistri).