Stilus Magistri
Il culto dei santi anàrgiri Cosma e Damiano nella basilica paleocristiana di Canosa di Puglia
A cura del maestro Peppino Di Nunno
venerdì 26 settembre 2014
13.36
Mentre ci apprestiamo al 26 Settembre, giorno della festività dei santi Cosimo e Damiano, dal campanile della Parrocchia della B.V. del Carmelo di Canosa, si diffondono le note dell'inno popolare ai santi Medici, contenuto nel disco in vinile, proveniente da Barletta.
Ѐ il canto dei pellegrini, a volte scalzi, che camminano all'indietro con lo sguardo rivolto ai simulacri dei Santi; il canto a diverse strofe popolari ripete il ritornello: "evviva santo Cosimo e Damiano / beato quel tesoro che avete in mano".
Il "tesoro" nell'iconografia dei Santi Medici, come ci conferma ieri don Evan dalla Basilica omonima di Bitonto, è rappresentato dallo scrigno che conteneva gli unguenti e gli estratti con cui compivano guarigioni miracolose, senza chiedere compenso in denaro, "senza danaro", da cui scaturisce l'appellativo "Anàrgiri" (dal greco anargirioi, con l'alfa privativo, α (senza) e ἀργύριον ( argirion, danaro).
Il canto evoca la religiosità popolare, che illuminata dalla fede cristiana, venera i santi Martiri della fine del III secolo della Siria, mentre oggi in Siria e in Mesopotamia, molti Cristiani vengono perseguitati e uccisi dal crimine del terrorismo islamico, che tradisce la religione di fratellanza dell'Islam e l'amore di Dio di Abramo.
Ma il culto ai santi anàrgiri Martiri, al tempo di Diocleziano, diffusosi in Puglia e nell'Italia meridionale, affonda le sue radici cristiane nella Basilica dedicata ai Santi e eretta a Canosa dal Vescovo Sabino del VI secolo, vir venerabilis restaurator ecclesiarum (uomo venerabile restauratore di Chiese), che la lasciato l'impronta del suo monogramma SAVINVS, nel noto mattone in terracotta.
Così riporta lo scrittore Anonimo del IX secolo nella Vita di San Sabino: "in canusina civitate in honorem beatorum Martyrum Cosmae et Damiani, basilicam extruxit eademque diversis columnis ac musivo decoravit "(nella città di Canosa edificò la basilica in onore dei Santi Martiri Cosma e Damiano e adornò la stessa con colonne rivolte in direzioni opposte e con mosaico).
La Basilica di riferimento si identifica nella Basilica di San Leucio, cui fu dedicata e rinominata in un secondo tempo.
Infatti il doppio tetraconco dell'impianto basilicale, riporta un quadrato esterno, sorretto da murature, con quattro (in greco tetra) absidi ed un quadrato interno concentrico con quattro absidi, a forma di croce bizantina, delineato da colonne monolitiche poste nelle quattro direzioni: ad Est, ad Ovest, a Nord, a Sud. Nell'abside ad Ovest rivolta ad Est, ad Oriente, alla Luce del Sole, era collocato il famoso mosaico del pavone, simbolo del Paradiso.
Le "diversis columnis" ed il pregevole mosaico (musivum) rendono gloria ai santi Medici e onore alla "civitas canusina", di cui siamo eredi e custodi.
Il culto dei santi martiri risplende in terra e in cielo, mentre ci affidiamo ai santi Medici Cosma e Damiano, venerati oggi nella Parrocchia del Carmine con la guida del Parroco, don Peppino Balice.
Grazie Signore per questa terra di Martiri, di Santi e Patroni, che edificano non solo basiliche e pietre, ma soprattutto il nostro spirito e fanno di noi pietre viventi della Chiesa e della comunità.
A devozione personale
maestro Peppino Di Nunno
Ѐ il canto dei pellegrini, a volte scalzi, che camminano all'indietro con lo sguardo rivolto ai simulacri dei Santi; il canto a diverse strofe popolari ripete il ritornello: "evviva santo Cosimo e Damiano / beato quel tesoro che avete in mano".
Il "tesoro" nell'iconografia dei Santi Medici, come ci conferma ieri don Evan dalla Basilica omonima di Bitonto, è rappresentato dallo scrigno che conteneva gli unguenti e gli estratti con cui compivano guarigioni miracolose, senza chiedere compenso in denaro, "senza danaro", da cui scaturisce l'appellativo "Anàrgiri" (dal greco anargirioi, con l'alfa privativo, α (senza) e ἀργύριον ( argirion, danaro).
Il canto evoca la religiosità popolare, che illuminata dalla fede cristiana, venera i santi Martiri della fine del III secolo della Siria, mentre oggi in Siria e in Mesopotamia, molti Cristiani vengono perseguitati e uccisi dal crimine del terrorismo islamico, che tradisce la religione di fratellanza dell'Islam e l'amore di Dio di Abramo.
Ma il culto ai santi anàrgiri Martiri, al tempo di Diocleziano, diffusosi in Puglia e nell'Italia meridionale, affonda le sue radici cristiane nella Basilica dedicata ai Santi e eretta a Canosa dal Vescovo Sabino del VI secolo, vir venerabilis restaurator ecclesiarum (uomo venerabile restauratore di Chiese), che la lasciato l'impronta del suo monogramma SAVINVS, nel noto mattone in terracotta.
Così riporta lo scrittore Anonimo del IX secolo nella Vita di San Sabino: "in canusina civitate in honorem beatorum Martyrum Cosmae et Damiani, basilicam extruxit eademque diversis columnis ac musivo decoravit "(nella città di Canosa edificò la basilica in onore dei Santi Martiri Cosma e Damiano e adornò la stessa con colonne rivolte in direzioni opposte e con mosaico).
La Basilica di riferimento si identifica nella Basilica di San Leucio, cui fu dedicata e rinominata in un secondo tempo.
Infatti il doppio tetraconco dell'impianto basilicale, riporta un quadrato esterno, sorretto da murature, con quattro (in greco tetra) absidi ed un quadrato interno concentrico con quattro absidi, a forma di croce bizantina, delineato da colonne monolitiche poste nelle quattro direzioni: ad Est, ad Ovest, a Nord, a Sud. Nell'abside ad Ovest rivolta ad Est, ad Oriente, alla Luce del Sole, era collocato il famoso mosaico del pavone, simbolo del Paradiso.
Le "diversis columnis" ed il pregevole mosaico (musivum) rendono gloria ai santi Medici e onore alla "civitas canusina", di cui siamo eredi e custodi.
Il culto dei santi martiri risplende in terra e in cielo, mentre ci affidiamo ai santi Medici Cosma e Damiano, venerati oggi nella Parrocchia del Carmine con la guida del Parroco, don Peppino Balice.
Grazie Signore per questa terra di Martiri, di Santi e Patroni, che edificano non solo basiliche e pietre, ma soprattutto il nostro spirito e fanno di noi pietre viventi della Chiesa e della comunità.
A devozione personale
maestro Peppino Di Nunno