Stilus Magistri
Il dio Giove a Canusium
Scende sulla passerella di Giove Toro
martedì 30 maggio 2017
22.30
A Canosa di Puglia, Città di Principi, Imperatori e Vescovi, affacciati sul Tavoliere delle Puglie, sconfinando con lo sguardo panoramico dal Monte dell'Avvoltoio del «Vultur» del Sub Appennino fino alle pietre sacre di Monte Sant'Angelo sul Gargano, ci affacciamo oggi sul sito archeologico di GIOVE TORO, unico in Puglia, che costituiva il phorum della Canosa romana imperiale con il Tempio del II sec. dell'Età Antonina. Negli studi del territorio lo abbiamo sfogliato tra le pagine dell'Archivio Storico Comunale che lo cita tra i sette "Monumenti Nazionali" del Comune di Canosa nel 1878 a firma del Sindaco Agnello Moscatelli. L'elenco riporta al quinto punto: « IL TORO, avanzo di opera laterizi, che gli Archeologi dissero essere stato un tempio dedicato a Giove, e che oggi appellasi col detto nome ».
In opere di studio si ritiene che la denominazione di Giove Toro derivi dal termine locale di "altura" e quindi di "toro" su cui era collocato il tempio , ma nel contesto delle radici storiche e culturali dell'epoca romana ritroviamo verosimilmente le radici filologiche e iconografiche del culto di Giove nel romano impero. Peraltro nella lingua locale del lessico dialettale non abbiamo ritrovato un lemma di tale significato, mentre "lu tauru" siciliano e cerignolano rimandano all'animale del toro.
(1) Il dio Giove nelle sembianze di toro
Già nella mitologia greca di Zeus, il dio della folgore, nelle Metamorfosi di Ovidio, liber II, Fabula XIII, "Iuppiter prende le sembianze di un toro e mugge" mentre "Europa, la figlia del re osa sedergli in groppa". È il mito amoroso del ratto di Europa descritto da Ovidio nelle Metamorfosi, nel Libro II, v. 850: "ille pater rectorque deum, (il padre degli dei, Pater Iovis), induitur faciem tauri (prende le sembianze di un toro)", mentre "ausa est quoque regia virgo nescia, quem premeret, tergo considere tauri" ( v. 869). Visitando il sito Iconos dell'Università La Sapienza di Roma possiamo riscoprire e ammirare l'iconografia antica e medievale del dio Giove nelle sembianze di Toro che rapisce Europa. Lo stesso manoscritto medievale francese del XIV secolo, "Ovide moralisè" illustra il dio Giove Toro che rapisce Euorpa. "comment Iupiter rauì Europe la belle". E la stessa opera dei Fasti di Ovidio, al Libro V, v. 616 riporta anche Giove che da toro si era mutato in dio e il toro sale in cielo" con riferimento alla mitologia di Giove nella Costellazione del Toro (Taurus inque deum de bove.... taurus init caelum). Anche questa iconografia potrebbe essere stata acquisita dalla denominazione del tempio di Giove Toro in Canusium, ispirata forse allo studioso di Ovidio Michael Rossi che nel 1987 scrive: "Taurus est Iuppiter". Consideriamo che molteplici sono le "facies" del dio Giove, Pluvialis, fulgur, Tonans, Lucetius e molteplici sono gli epiteti di Giove Almus, Frugifer, in base ai doni offerti, per cui non escludiamo l'epiteto di Iuppiter Taurus nel sito canosino di artisti che hanno studiato le fonti e seguito le scuole d'arte del tempo.
(2) Il rito sacrificale del toro a Giove
Negli studi filologici rileviamo il testo di "Iuppiter nella Religione civica di Roma arcaica" della Professoressa Claudia Santi del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell'Università degli Studi della Campania, L. Vanvitelli, che così scrive nel culto di Giove: "il culmine della celebrazione consisteva nel sacrificio a Giove di un toro". Nel rituale sacrificale ai bovini si indoravano le corna e ritroviamo citazioni in altre fonti filologiche del "tauros immolare" sul Monte Albano al dio Iuppiter, il cui nome deriva da Pater Iovis. E lo stesso Virgilio nell'Eneide , lib. III, viene citato dagli studiosi nel culto sacrificale del toro: "cur Vergilius tertio Aeneidos fecerit Jovi immolari tarum". Al Dio Giove, nel culto sul Monte Albano, nell'antica Lazio, si celebravano ogni anno le "feriae Iovis" di tutte le comunità latine, in cui "nullos alios licebat quam nivei tauros immolari", indicando che non era consentito immolare alcun animale tranne il toro bianco.
Anche da queste radici rituali deriverebbe con attendibilità la denominazione del tempio di "Giove Toro" della Canusium romana del II sec. citato nell'Archivio Storico Comunale dell'800. Scendendo dai balconi che fanno da drone sulle pietre del sito archeologico comunale lungo la passerella pedonale di via Ruggero Bacone, ammiriamo l'opera di un murales artistico promossa dal Comune di Canosa con la presenza diligente dell'Assessore Elia Marro e realizzata dalla mani del giovane canosino Francesco Persichella, laureato in Architettura presso l'Università degli Studi di Roma Tre. Le sue mani hanno cominciato a ricoprire le scritture incivili che insudiciano e danneggiano le pareti di strade e abitazioni, per trasformare la parete di cemento in uno schermo di arte e di storia e per trasformare la passerella pedonale in uno sfondo dell'immagine del Dio Giove, la cui statua pregevole abbiamo visto affiorare dagli scavi del 1980 ed "emigrare" nel Museo di Taranto, sradicata dalla sua sede storica. architettonica e culturale.
Questo sito visitato anche da un Docente di Oxford nel 2000, merita di diventare un parco archeologico per riconsegnare alla storia il Monumento Nazionale del tempio di Giove Toro. Apprezziamo quindi questa iniziativa del Comune illustrata dall'Assessore Elia Marro e apprezziamo il giovane Dottore in Architettura di cui rievochiamo il motto adottato dal Comandante dei Cartaginesi Annibale, la cui storia è approdata a Canosa ab Urbe condita nel 216 a. C. dopo la battaglia di Canne nell'accoglienza di Scipione e dei rifugiati da parte della Matrona Busa canosina. Il motto, che il Persichella ha scritto su un murales dello stadio San Sabino, così recita: "aut inveniam viam, aut faciam", "o troverò una via o la farò", a significare l'ardua impresa del condottiero Annibale.
E il giovane architetto in erba. Persichella ha trovato una via, anzi una passerella pedonale e sui suoi gradini ha dipinto in prospettiva in quattro giorni l'immagine della statua di Giove Toro, che si può ammirare da un punto focale, da cui si coglie in prospettiva l'intera immagine frammentata sui gradini. Si tratta quindi di un progetto e di un'opera che costituisce un messaggio di storia, di arte, di cultura da visitare e valorizzare. Incontriamo i genitori Persichella e Palmieri dell'architetto canosino, che si accinge ora al traguardo della laurea magistrale a Roma, apprezzando questa continuità umana e culturale di generazioni, di cui abbiamo conosciuto i nonni sullo Scalone del Carmine, affidando oggi a questi nostri figli il patrimonio della nostra terra, dove i ruderi parlano di grandi civiltà, a cui si accostano giovani laureati di oggi, come le due giovanissime canosine laureate in Lettere che hanno seguito il murales di Giove Toro del Persichella, seguito anche da Bartolo Carbone e da Sabino Mazzarella cha hanno curato volontariamente con la mia persona il servizio fotografico e l'intervista.
E bene ha scritto l'autore Persichella a datare con il suo pseudonimo "PISKV" A. D. MMXVII" Alla fine della giornata presso la storica passerella si gusta con gioia un pezzo di focaccia offerto dalla signora Elena residente, rievocando i sapori dell'epoca romana e di quella focaccia denominata in dialetto canosino "cùchele", dal nome latino "coculum", vaso di rame di forma rotonda che serviva per la cottura della focaccia, come riporta il mio libro di dialettologia. La bellezza della storia e dell'arte scende in passerella, sulla Passerella di Via Ruggero Bacone: racconta, disegna, educa tra le pietre millenarie di GIOVE Toro a Canosa di Puglia. Grazie Arch. Persichella e Auguri ai visitatori e ai Canosini e alle Scuole che verranno in visita. Venite a visitare questa pittura di strada – street art -, anzi di "passerella" e fatevi una foto ricordo, un selfie davvero unico!
ob amorem patriae
maestro Giuseppe Di Nunno
In opere di studio si ritiene che la denominazione di Giove Toro derivi dal termine locale di "altura" e quindi di "toro" su cui era collocato il tempio , ma nel contesto delle radici storiche e culturali dell'epoca romana ritroviamo verosimilmente le radici filologiche e iconografiche del culto di Giove nel romano impero. Peraltro nella lingua locale del lessico dialettale non abbiamo ritrovato un lemma di tale significato, mentre "lu tauru" siciliano e cerignolano rimandano all'animale del toro.
(1) Il dio Giove nelle sembianze di toro
Già nella mitologia greca di Zeus, il dio della folgore, nelle Metamorfosi di Ovidio, liber II, Fabula XIII, "Iuppiter prende le sembianze di un toro e mugge" mentre "Europa, la figlia del re osa sedergli in groppa". È il mito amoroso del ratto di Europa descritto da Ovidio nelle Metamorfosi, nel Libro II, v. 850: "ille pater rectorque deum, (il padre degli dei, Pater Iovis), induitur faciem tauri (prende le sembianze di un toro)", mentre "ausa est quoque regia virgo nescia, quem premeret, tergo considere tauri" ( v. 869). Visitando il sito Iconos dell'Università La Sapienza di Roma possiamo riscoprire e ammirare l'iconografia antica e medievale del dio Giove nelle sembianze di Toro che rapisce Europa. Lo stesso manoscritto medievale francese del XIV secolo, "Ovide moralisè" illustra il dio Giove Toro che rapisce Euorpa. "comment Iupiter rauì Europe la belle". E la stessa opera dei Fasti di Ovidio, al Libro V, v. 616 riporta anche Giove che da toro si era mutato in dio e il toro sale in cielo" con riferimento alla mitologia di Giove nella Costellazione del Toro (Taurus inque deum de bove.... taurus init caelum). Anche questa iconografia potrebbe essere stata acquisita dalla denominazione del tempio di Giove Toro in Canusium, ispirata forse allo studioso di Ovidio Michael Rossi che nel 1987 scrive: "Taurus est Iuppiter". Consideriamo che molteplici sono le "facies" del dio Giove, Pluvialis, fulgur, Tonans, Lucetius e molteplici sono gli epiteti di Giove Almus, Frugifer, in base ai doni offerti, per cui non escludiamo l'epiteto di Iuppiter Taurus nel sito canosino di artisti che hanno studiato le fonti e seguito le scuole d'arte del tempo.
(2) Il rito sacrificale del toro a Giove
Negli studi filologici rileviamo il testo di "Iuppiter nella Religione civica di Roma arcaica" della Professoressa Claudia Santi del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell'Università degli Studi della Campania, L. Vanvitelli, che così scrive nel culto di Giove: "il culmine della celebrazione consisteva nel sacrificio a Giove di un toro". Nel rituale sacrificale ai bovini si indoravano le corna e ritroviamo citazioni in altre fonti filologiche del "tauros immolare" sul Monte Albano al dio Iuppiter, il cui nome deriva da Pater Iovis. E lo stesso Virgilio nell'Eneide , lib. III, viene citato dagli studiosi nel culto sacrificale del toro: "cur Vergilius tertio Aeneidos fecerit Jovi immolari tarum". Al Dio Giove, nel culto sul Monte Albano, nell'antica Lazio, si celebravano ogni anno le "feriae Iovis" di tutte le comunità latine, in cui "nullos alios licebat quam nivei tauros immolari", indicando che non era consentito immolare alcun animale tranne il toro bianco.
Anche da queste radici rituali deriverebbe con attendibilità la denominazione del tempio di "Giove Toro" della Canusium romana del II sec. citato nell'Archivio Storico Comunale dell'800. Scendendo dai balconi che fanno da drone sulle pietre del sito archeologico comunale lungo la passerella pedonale di via Ruggero Bacone, ammiriamo l'opera di un murales artistico promossa dal Comune di Canosa con la presenza diligente dell'Assessore Elia Marro e realizzata dalla mani del giovane canosino Francesco Persichella, laureato in Architettura presso l'Università degli Studi di Roma Tre. Le sue mani hanno cominciato a ricoprire le scritture incivili che insudiciano e danneggiano le pareti di strade e abitazioni, per trasformare la parete di cemento in uno schermo di arte e di storia e per trasformare la passerella pedonale in uno sfondo dell'immagine del Dio Giove, la cui statua pregevole abbiamo visto affiorare dagli scavi del 1980 ed "emigrare" nel Museo di Taranto, sradicata dalla sua sede storica. architettonica e culturale.
Questo sito visitato anche da un Docente di Oxford nel 2000, merita di diventare un parco archeologico per riconsegnare alla storia il Monumento Nazionale del tempio di Giove Toro. Apprezziamo quindi questa iniziativa del Comune illustrata dall'Assessore Elia Marro e apprezziamo il giovane Dottore in Architettura di cui rievochiamo il motto adottato dal Comandante dei Cartaginesi Annibale, la cui storia è approdata a Canosa ab Urbe condita nel 216 a. C. dopo la battaglia di Canne nell'accoglienza di Scipione e dei rifugiati da parte della Matrona Busa canosina. Il motto, che il Persichella ha scritto su un murales dello stadio San Sabino, così recita: "aut inveniam viam, aut faciam", "o troverò una via o la farò", a significare l'ardua impresa del condottiero Annibale.
E il giovane architetto in erba. Persichella ha trovato una via, anzi una passerella pedonale e sui suoi gradini ha dipinto in prospettiva in quattro giorni l'immagine della statua di Giove Toro, che si può ammirare da un punto focale, da cui si coglie in prospettiva l'intera immagine frammentata sui gradini. Si tratta quindi di un progetto e di un'opera che costituisce un messaggio di storia, di arte, di cultura da visitare e valorizzare. Incontriamo i genitori Persichella e Palmieri dell'architetto canosino, che si accinge ora al traguardo della laurea magistrale a Roma, apprezzando questa continuità umana e culturale di generazioni, di cui abbiamo conosciuto i nonni sullo Scalone del Carmine, affidando oggi a questi nostri figli il patrimonio della nostra terra, dove i ruderi parlano di grandi civiltà, a cui si accostano giovani laureati di oggi, come le due giovanissime canosine laureate in Lettere che hanno seguito il murales di Giove Toro del Persichella, seguito anche da Bartolo Carbone e da Sabino Mazzarella cha hanno curato volontariamente con la mia persona il servizio fotografico e l'intervista.
E bene ha scritto l'autore Persichella a datare con il suo pseudonimo "PISKV" A. D. MMXVII" Alla fine della giornata presso la storica passerella si gusta con gioia un pezzo di focaccia offerto dalla signora Elena residente, rievocando i sapori dell'epoca romana e di quella focaccia denominata in dialetto canosino "cùchele", dal nome latino "coculum", vaso di rame di forma rotonda che serviva per la cottura della focaccia, come riporta il mio libro di dialettologia. La bellezza della storia e dell'arte scende in passerella, sulla Passerella di Via Ruggero Bacone: racconta, disegna, educa tra le pietre millenarie di GIOVE Toro a Canosa di Puglia. Grazie Arch. Persichella e Auguri ai visitatori e ai Canosini e alle Scuole che verranno in visita. Venite a visitare questa pittura di strada – street art -, anzi di "passerella" e fatevi una foto ricordo, un selfie davvero unico!
ob amorem patriae
maestro Giuseppe Di Nunno