Madonna Desolata
Madonna Desolata
Stilus Magistri

Il Giorno di MARIA DESOLATA

Radici della devozione del Sabato Santo

Contemplando in Chiesa il simulacro della Vergine Desolata, nella devozione e processione popolare del Sabato Santo a Canosa di Puglia(BT), ci soffermiamo nella lettura delle epigrafi in latino che sfuggono all'attenzione degli sguardi e delle fotografie, ma che costituiscono le radici bibliche e devozionali del Sabato Santo e di Maria Desolata. Sono anche le parole scritte che danno un nome alle immagini della processione intensamente vissuta nella Chiesa dei SS. Francesco e Biagio e nell'animo popolare. Nel Triduo Pasquale la Chiesa rivive e medita in silenzio il mistero della morte e della sepoltura di Gesù e la VIA MATRIS dei Sette Dolori di Maria, dopo l'epilogo della Sepoltura, porta le pie donne, le Dolenti alla "visitatio sepulchri", mentre il Dolore della Vergine Maria si fa "desolazione" nell'attesa fiduciosa della Resurrezione. Ritroviamo la pietà della "Desolazione" nelle radici spagnole della Settimana Santa, nella Virgen de la Soledad (Vergine della Solitudine) che percorre le vie di Madrid in processione con la Congregaciòn de Nuestra Señora de la Soledad nel Sàbado Santo, nella Semana Santa di Gandia in Spagna e nella Ciudad del Guatemala nell'America Centrale. Nell'opera del 2011 " La MATER DOLOROSA nel Regno delle Due Sicilie e in Andalusia" di Mons. Giovanni Lanzafame, mariologo, è riportata la devozione ala Vergine: "Dal Secolo XI si sviluppa la devozione dell'Addolorata che verrà invocata col titolo di Desolata, Vergine dei sette dolori, Pietà, Soledad (Spagna), Vesperbild (Germania); si sviluppano preghiere, pratiche, in modo particolare la "Via Matris" in cui ci si preoccupa di unire i dolori di Gesù con quelli di Maria per avere più una immagine chiara della Vergine Corredentrice".

L'iscrizione sulla pietra tombale fatta rotolare a chiudere il Sepolcro del Signore ci riporta alle radici liturgiche, già presentate nel 2014: "Sabbato Sancto Ecclesia ad Sepulcrum Domini immoratur", "Di Sabato Santo la Chiesa si ferma al Sepolcro del Signore". E la Vergine Desolata, Madre della Chiesa già ai piedi della Crocifissione, si ferma accanto al "Sepulchrum Domini" nell'iconografia del simulacro di Canosa, ispirato con l'Angelo ad una tela del '700 custodita nella Cattedrale di San Sabino. Il verbo latino intr. deponente "immoror" riporta proprio il significato di "indugiare accanto". L'iscrizione è tratta dal Missale Romanum promulgato da Papa Paolo VI dopo il Concilio e che riprende e riforma il Missale Romanum del 1570 di San Pio V. L'Ordo Hebdomadae Sanctae Instauratus del 1956 riporta la liturgia del Sabato Santo, tralasciando la dicitura "summi luctus": "Est autem dies quo Ecclesia ad Sepulchrum Domini immoratur, passionem eius et mortem, necnon ad inferos descensum meditans et eius resurrectionem".

L'Ebdòmada deriva dal greco ἑβδομάς, che significa Settimana, e l'Ordo Hebdomadae Sanctae costituisce la disposizione della "Settimana Santa" (Hebdomadae Sanctae).
È il giorno in cui Cristo "descendit ad inferos", di Gesù "disceso negli Inferi", nel Regno dei Morti, nella "profondità dell'umana miseria", come scrive dalla Slovacchia Jàn Dubina nel 2012 nella Tesi di Laurea, "I Riti Peculiari del Triduo Pasquale", che riporta nel cap. 4 "il riposo di Cristo nel Sepolcro". La Stessa così annota: «la Chiesa prolunga l'atteggiamento delle pie Donne che dopo la sepoltura erano "lì, sedute di fronte alla tomba" (Matteo, 27,61)».

È la postura ieratica della Vergine Desolata seduta accanto al "Sepulchrum Domini", nel simulacro restaurato venerato nella Chiesa dei Ss. Francesco e Biagio e che incede portato a spalle per le vie del paese nel mattino del Sabato Santo, accompagnato dal commovente canto-preghiera a "Maria Dolente", con le 300 Dolenti che si coprono il volto con una veletta nera in segno di lutto. Tale devozione è presente anche in Sicilia, dove lo scialle nero copre la faccia, come nelle " Maddalene" del Venerdì Santo di Militello Rosmarino, in un riferimento biblico del Profeta Isaia che presenta "l'uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia" (Isaia, 53, 3).

L'iscrizione riportata nel cartiglio della nuda pietra sepolcrale recita: POSUIT ME DESOLATAM. L'iscrizione è tratta dall'Antico Testamento, dalle Lamentazioni del profeta Geremia, che simboleggia la "desolazione del popolo" nella Lamentazione 3, v. 11. Nell'edizione latina della Vulgata di Isaia, il femminino dell'anima del popolo così viene annotata: "et confregit me, posuit me desolatam" ( Mi ha straziato, mi ha reso desolata). Motivato dal giovane Parroco Don Carmine Catalano e ricercando il testo abbiamo ritrovato le radici letterarie e devozionali nel documento stampato a Roma nel 1817 intitolato: « Il Giorno di MARIA DESOLATA. Esercizio Divoto da praticare in onore di MARIA dalla sera del Venerdì Santo sino all'alba della Domenica di Pasqua ». La pratica devozionale è composta da Sette Stazioni, come i Sette Dolori di Maria, con 'Divozione' a cominciare dalle ore 23 del Venerdì Santo sino all'alba della Domenica di Pasqua. La Settima Stazione conclude la preghiera prima dell'Oremus con le parole : "Posuit me Desolatam, tota die moerore confectam", "Mi ha posto Desolata, tutto il giorno sfinita per il dolore". È il Giorno di Maria Desolata del Sabato Santo, nella devozione sorta "tra le Religiose del Monastero della Terra di Palma in Sicilia....dove ha avuto principio questa divozione" del 1817 e che si è diffusa nel Regno di Napoli e in Puglia e, riteniamo, a Canosa di Puglia con la Devozione alla DESOLATA, nel canto che incede per le strade nelle Lamentationes delle Dolenti coperte in volto dalla veletta nera, ma che si rivolgono verso il cielo, con gli occhi di Maria, nell'attesa fiduciosa, silenziosa, della Resurrezione. È l'unico sepolcro della storia dell'uomo che resterà vuoto, di cui resta solo la Pietra della Deposizione in Gerusalemme, il sudario ed il lino della Sacra Sindone, che avvolse il Signore, perché "Resurrexit sicut dixit" (Matteo, 28, 6), "É Risorto, come aveva detto". Alleluia!
Buona Pasqua!
Ricerche storiche e filologiche a cura del maestro Giuseppe Di Nunno
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