Stilus Magistri
Il proverbio in dialetto del 17 Gennaio.
A lezione fra i giovani di 5^ A del Liceo di Canosa.
lunedì 19 gennaio 2015
6.41
Nel giorno che precede il 17 gennaio, abbiamo trasmesso in un rapporto interattivo, un messaggio di storia e di cultura popolare, evocando il proverbio della cultura dialettale canosina e del territorio, con l'accoglienza del giovane docente di storia, professor Gianluigi Panella e della dirigente scolastica, professoressa Nunzia Silvestri. Chiedendo del Santo del giorno, riportato sul calendario, si presenta la figura di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali domestici. La voce dei nonni suggella il primo giorno di Carnevale con il proverbio: "Sand'Andùne, màscekere e sùne" (Sant'Antonio, maschere e suoni). In fondo, scevri dal Carnevale consumistico e in sobrietà in un periodo di crisi, bastano le maschere a rappresentare le proiezioni umane; bastano i suoni ad evocare il linguaggio universale dei canti e della musica.
Il proverbio, come altri, attesta anche il connubio e l'intreccio tra cristianità e laicità, tra cristianità, natura e tempo. Ma la figura di Sant'Antonio abate viene presentata nella tradizione pugliese della Fòcara di Novoli, in provincia di Lecce, dove si festeggia il Santo Patrono. Il più grande falò del Mediterraneo, con i suoi 25 metri di altezza, come una palazzina di otto piani, è costituito da circa 80 mila fascine di tralci secchi della vite del Negramaro. È il rito del fuoco propiziatorio che scandisce il ciclo della natura, che si rigenera nei tralci secchi della vite e nel fuoco dei rami secchi, che si trasformano in energia e luce.
Anche ad Avigliano in provincia di Potenza, si fa il fuoco dei tralci secchi, promuovendo l'aggregazione delle persone, non in digitale, ma nel rapporto interpersonale. Parlando con gli studenti scriviamo sulla lavagna il termine in dialetto dei tralci secchi, bruciati un tempo nei falò dei campi: "le sarmìnde", i sarmenti, così chiamati anche in Latino, quando si potavano i "sarmentum" (pl. sarmenta). Ma i giovani evocano spontaneamente anche il riferimento al "fuoco di Sant'Antonio", infiammazione delle terminazioni nervose della pelle, dovute al virus dell'Herpes zoster. Riprendiamo il proverbio in dialetto del 17 gennaio, quando ricorre la Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali, istituita dal 2013 dall'Associazione Nazionale delle Pro Loco d'Italia (UNPLI), con l'intento di salvaguardare la storia, la cultura e le tradizioni del dialetto.
Canosa di Puglia, Canosa della Daunia contiene un immenso e prezioso patrimonio in tal senso, da conoscere e studiare anche a scuola, accogliendo il valore educativo per le nuove generazioni e promuovendo le radici storiche del popolo. Se una pianta cresce senza radici, non ha linfa e diventa senza memoria. Usciamo da scuola, salutando con gioia i giovani liceali prossimi alla maturità, mentre il giorno seguente al 17, sarà la stessa Pro Loco di Canosa a festeggiare la giornata del Dialetto, annunciata anche di sera da Flavio Insinna nella trasmissione popolare italiana"Affari tuoi". In questo periodo si pagano tante tasse, ma facciamo in casa anche le "chiacchiere" dolci, perché Sant'Andùne comincia con "màscekere e sùne", facendo attenzione che si scrive con una "n", altrimenti può essere frainteso, come è successo, con due "n"; ma allora significa "sonno", che comunque può essere conciliato da una giornata serena tra Santi, suoni e.. buoni sapori.
maestro Peppino Di Nunno
Il proverbio, come altri, attesta anche il connubio e l'intreccio tra cristianità e laicità, tra cristianità, natura e tempo. Ma la figura di Sant'Antonio abate viene presentata nella tradizione pugliese della Fòcara di Novoli, in provincia di Lecce, dove si festeggia il Santo Patrono. Il più grande falò del Mediterraneo, con i suoi 25 metri di altezza, come una palazzina di otto piani, è costituito da circa 80 mila fascine di tralci secchi della vite del Negramaro. È il rito del fuoco propiziatorio che scandisce il ciclo della natura, che si rigenera nei tralci secchi della vite e nel fuoco dei rami secchi, che si trasformano in energia e luce.
Anche ad Avigliano in provincia di Potenza, si fa il fuoco dei tralci secchi, promuovendo l'aggregazione delle persone, non in digitale, ma nel rapporto interpersonale. Parlando con gli studenti scriviamo sulla lavagna il termine in dialetto dei tralci secchi, bruciati un tempo nei falò dei campi: "le sarmìnde", i sarmenti, così chiamati anche in Latino, quando si potavano i "sarmentum" (pl. sarmenta). Ma i giovani evocano spontaneamente anche il riferimento al "fuoco di Sant'Antonio", infiammazione delle terminazioni nervose della pelle, dovute al virus dell'Herpes zoster. Riprendiamo il proverbio in dialetto del 17 gennaio, quando ricorre la Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali, istituita dal 2013 dall'Associazione Nazionale delle Pro Loco d'Italia (UNPLI), con l'intento di salvaguardare la storia, la cultura e le tradizioni del dialetto.
Canosa di Puglia, Canosa della Daunia contiene un immenso e prezioso patrimonio in tal senso, da conoscere e studiare anche a scuola, accogliendo il valore educativo per le nuove generazioni e promuovendo le radici storiche del popolo. Se una pianta cresce senza radici, non ha linfa e diventa senza memoria. Usciamo da scuola, salutando con gioia i giovani liceali prossimi alla maturità, mentre il giorno seguente al 17, sarà la stessa Pro Loco di Canosa a festeggiare la giornata del Dialetto, annunciata anche di sera da Flavio Insinna nella trasmissione popolare italiana"Affari tuoi". In questo periodo si pagano tante tasse, ma facciamo in casa anche le "chiacchiere" dolci, perché Sant'Andùne comincia con "màscekere e sùne", facendo attenzione che si scrive con una "n", altrimenti può essere frainteso, come è successo, con due "n"; ma allora significa "sonno", che comunque può essere conciliato da una giornata serena tra Santi, suoni e.. buoni sapori.
maestro Peppino Di Nunno