Stilus Magistri
Il sentimento dell'Emigrante.... replica a Romolo Chiancone!
A cura di Peppino Di Nunno
giovedì 3 settembre 2009
Ho espresso il sentimento del padre dell'emigrante, del padre di tre brillanti figli emigrati a Padova e a Torino dopo la lettura della significativa e bella poesia in dialetto "se putev me purtev.." di Fernando Forino.
Il dott. Romolo Chiancone nell'ultimo editoriale d'opinione su Canosaweb ha così riportato: "Solo ventiquattr'ore dopo gli ha fatto eco Peppino Di Nunno che ha definito Padova e Torino amara terra di lavoro".
Secondo me, ma anche secondo quelli che leggono, nella mia nota sta scritto a proposito del rientro e del distacco da Canosa (è il titolo della poesia): "i nostri fratelli emigranti, ogni volta portano anche un pezzo di terra di Canosa di Puglia….L'abbraccio di questa amara terra di lavoro resta nei sapori di Puglia". Risulta chiaro anche nella sintassi italiana che questa amara terra è Canosa di Puglia a restare nei sapori di Puglia. Come farebbe d'altronde Padova e Torino a restare nei sapori di Puglia?
La salsa di pomodoro, l'olio dei nostri uliveti, le angurie d'estate, etc, non sono una nostalgia o un piagnisteo, ma una gioia della nostra terra, una ricchezza della nostra amara terra di lavoro.
Questa espressione ci risuona quasi nelle parole e nella musica del pugliese Domenico Modugno, "amara terra mia..addio, addio amore, io vado via" che purtroppo risuona ancora nella storia che viviamo. Caro Romolo Chiancone, ti invito sinceramente ad ascoltare su You tube questa bellissima e sofferta canzone, che ispira anche le mie parole!
E' il sentimento delle cose che viene evocato nelle poesie,a differenza delle valide dissertazioni intellettuali e filosofiche; è il sentimento delle cose, l'amore delle cose ad essere il motore propulsore della sfera emotiva ed affettiva quotidiana. È scritto nei secoli sulle pietre di Canusium anche nella sfera civile:"ob amorem patriae" (per amore della terra nativa). E' un motto che anch'io rivivo nella mia vita di Canosino, aprendo comunque le frontiere oltre il Campanile su cui sono salito tante volte con lo studio dei Sacri Bronzi.
Condivido infatti il pensiero di Romolo Chiancone di "costruire il futuro fuori delle mura domestiche", ma non si può accettare, caro Romolo che per "la globalizzazione e per il terzo millennio" i nostri figli del Sud debbano costruire il futuro emigrando in gran parte nelle città del Nord!
Cosa sai tu, caro Romolo Chiancone, di un padre come me che accompagna il figlio alla Stazione ferroviaria di Canosa, che fa le valige per andare via a Padova dove studiare in un buco in affitto, dove cucinare, lavare e stirare? Che ne sai tu di un padre come me che vede tutti e tre i figli andare via lontano e restare lontano, anche quando sei ricoverato in ospedale e hai bisogno delle braccia e del cuore dei figli, come mi è successo intorno al 7 giugno di quest'anno? Dice bene Forino: "se puteve me purteve peure mammà, papà e tatà..".
Che ne sai tu delle lacrime personali della straordinaria mamma dei mie figli quando arrivano a Canosa e soprattutto quando ripartono! Che ne sai tu delle lacrime mie senza parole, quando ero impedito a Canosa mentre mio figlio conseguiva la laurea triennale a Padova a 21 anni, anche lui nel vuoto dell'immagine fisica paterna!
Che ne sai tu, caro Romolo, di una famiglia cresciuta nella povertà estrema nel borgo del Castello, i cui sette figli maschi sono emigrati a Milano, in Germania e di tanto in tanto ritornano dai genitori canosini: nei tuoi "secondo me" ti suggerisco nello spirito giornalistico di intervistare i nostri canosini emigranti ed i loro familiari rimasti nella terra nativa. Potresti intervistare Elio Iacobone di Torino ( come io ho fatto negli anni passati), autore del libretto di poesie intitolate "L'emigrante".
Ti invito a leggere sul Campanile un articolo del prof. Donato Metta o le parole di una mia collega dott.ssa G. F. che alcun giorni fa mi diceva pensando ai due figli maschi professionisti lontano: "Abbiamo pensato a costruire una casa grande per accogliere insieme il loro domani, ma la casa è rimasta vuota e loro sono andati via!".
E comunque accanto al valido pensiero intellettuale e filosofico, si accosta il pensiero ed il linguaggio poetico nel cui contesto si inserisce la poesia suddetta di Forino.
La sua poesia in dialetto ( noi figli di contadini siamo cresciuti in dialetto!) dà voce ai sentimenti delle cose, al legame degli affetti familiari e popolari; non è un piangersi addosso, ma l'evocazione nobile di chi parte, di chi va via e di chi resta qui lontano senza figli, dopo averli cresciuti.
E poi chi l'ha detto che questa poesia rievoca solo lacrime? Se fosse rappresentata dalla compagnia teatrale di Forino a Torino farebbe anche divertire con i fioroni, le cicale, le percoche, la vita di strada, etc.: infatti si sono commossi e divertiti i presenti al teatro popolare a Torino.
La poesia "se putev" è una memoria storica della nostra terra (i giochi di strada, il verso delle cicale, il sapore dei fioroni, la fontana pubblica,etc) sedimentata negli affetti e nell'amore della terra.
Ha ragione la poesia di Forino che inizia proprio nel sentimento religioso della città, sentimento radicato nelle grandi civiltà, "Se puteve me purteve la Chijse de san Zavòine..": infatti proprio nel terzo Millennio si è avverato il sentimento della pietà popolare e don Felice Bacco con i Canosini e con San Sabino sono andati ad incontrare gli emigranti di Torino e di Milano: quale grande sentimento ha pervaso l'animo di questi canosini! Che grande evento!
Dott. Romolo Chiancone ho stima per la tua persona, ma "secondo me" la storia dell'emigrante sta anche in questa poesia canosina scritta da Forino e vissuta dalla mia famiglia.
In riferimento poi alla mia valutazione di Padova e Torino, fuorviata in maniera stridente nelle tue parole (non ho scritto che Torino e Padova sono amara terra di lavoro!), preciso che ho stima e apertura culturale per queste città del Nord come emerge nelle mie iniziative scolastiche da maestro di scuola e da padre di emigranti.
Il Comune di Torino ha espresso apprezzamento per la mia poesia letta proprio da un emigrante canosino a Torino nella peregrinatio Sancri Sabini. Ho avuto contatti culturali con Torino sulle mie ricerche sul Pittore Luigi Liberato Torino Buonvino, la cui memoria ho stampato con fatica sul Calendario: parli, come ho fatto io, con i due figli emigrati poi da Canosa a Milano per la severa indigenza dopo la morte del padre caduto sul lavoro!
La terra di Padova cui sono legato anche dagli affetti familiari e dal futuro brillante di due miei figli ha un legame con i mie studi , apprezzati formalmente dal Rettore dell'Università patavina, dalla Biblioteca universitaria (pubblicheremo prossimamente alcune mie ricerche storiche su…), dalla Preside del Liceo Classico Tito Livio di Padova (sta scritto su Canosawe Ab Urbe Condita). Altre città come Pederobba, Università di Udine, Palazzo Grassi di Venezia, Vittorio Veneto sono iscritte senza frontiere nel mio pensiero e nel mio animo senza frontiere.
Ma il Campanile di Canosa di Puglia resta nel nostro DNA, nel mio "ob amorem patriae" e sarà anche la Croce della mia tomba in via Agli Avelli.
Che gli Angeli Custodi proteggano i viaggi dei nostri figli emigranti!
Che Dio benedica tutti i nostri figli emigranti!
maestro Peppino Di Nunno, padre di emigranti.
Il dott. Romolo Chiancone nell'ultimo editoriale d'opinione su Canosaweb ha così riportato: "Solo ventiquattr'ore dopo gli ha fatto eco Peppino Di Nunno che ha definito Padova e Torino amara terra di lavoro".
Secondo me, ma anche secondo quelli che leggono, nella mia nota sta scritto a proposito del rientro e del distacco da Canosa (è il titolo della poesia): "i nostri fratelli emigranti, ogni volta portano anche un pezzo di terra di Canosa di Puglia….L'abbraccio di questa amara terra di lavoro resta nei sapori di Puglia". Risulta chiaro anche nella sintassi italiana che questa amara terra è Canosa di Puglia a restare nei sapori di Puglia. Come farebbe d'altronde Padova e Torino a restare nei sapori di Puglia?
La salsa di pomodoro, l'olio dei nostri uliveti, le angurie d'estate, etc, non sono una nostalgia o un piagnisteo, ma una gioia della nostra terra, una ricchezza della nostra amara terra di lavoro.
Questa espressione ci risuona quasi nelle parole e nella musica del pugliese Domenico Modugno, "amara terra mia..addio, addio amore, io vado via" che purtroppo risuona ancora nella storia che viviamo. Caro Romolo Chiancone, ti invito sinceramente ad ascoltare su You tube questa bellissima e sofferta canzone, che ispira anche le mie parole!
E' il sentimento delle cose che viene evocato nelle poesie,a differenza delle valide dissertazioni intellettuali e filosofiche; è il sentimento delle cose, l'amore delle cose ad essere il motore propulsore della sfera emotiva ed affettiva quotidiana. È scritto nei secoli sulle pietre di Canusium anche nella sfera civile:"ob amorem patriae" (per amore della terra nativa). E' un motto che anch'io rivivo nella mia vita di Canosino, aprendo comunque le frontiere oltre il Campanile su cui sono salito tante volte con lo studio dei Sacri Bronzi.
Condivido infatti il pensiero di Romolo Chiancone di "costruire il futuro fuori delle mura domestiche", ma non si può accettare, caro Romolo che per "la globalizzazione e per il terzo millennio" i nostri figli del Sud debbano costruire il futuro emigrando in gran parte nelle città del Nord!
Cosa sai tu, caro Romolo Chiancone, di un padre come me che accompagna il figlio alla Stazione ferroviaria di Canosa, che fa le valige per andare via a Padova dove studiare in un buco in affitto, dove cucinare, lavare e stirare? Che ne sai tu di un padre come me che vede tutti e tre i figli andare via lontano e restare lontano, anche quando sei ricoverato in ospedale e hai bisogno delle braccia e del cuore dei figli, come mi è successo intorno al 7 giugno di quest'anno? Dice bene Forino: "se puteve me purteve peure mammà, papà e tatà..".
Che ne sai tu delle lacrime personali della straordinaria mamma dei mie figli quando arrivano a Canosa e soprattutto quando ripartono! Che ne sai tu delle lacrime mie senza parole, quando ero impedito a Canosa mentre mio figlio conseguiva la laurea triennale a Padova a 21 anni, anche lui nel vuoto dell'immagine fisica paterna!
Che ne sai tu, caro Romolo, di una famiglia cresciuta nella povertà estrema nel borgo del Castello, i cui sette figli maschi sono emigrati a Milano, in Germania e di tanto in tanto ritornano dai genitori canosini: nei tuoi "secondo me" ti suggerisco nello spirito giornalistico di intervistare i nostri canosini emigranti ed i loro familiari rimasti nella terra nativa. Potresti intervistare Elio Iacobone di Torino ( come io ho fatto negli anni passati), autore del libretto di poesie intitolate "L'emigrante".
Ti invito a leggere sul Campanile un articolo del prof. Donato Metta o le parole di una mia collega dott.ssa G. F. che alcun giorni fa mi diceva pensando ai due figli maschi professionisti lontano: "Abbiamo pensato a costruire una casa grande per accogliere insieme il loro domani, ma la casa è rimasta vuota e loro sono andati via!".
E comunque accanto al valido pensiero intellettuale e filosofico, si accosta il pensiero ed il linguaggio poetico nel cui contesto si inserisce la poesia suddetta di Forino.
La sua poesia in dialetto ( noi figli di contadini siamo cresciuti in dialetto!) dà voce ai sentimenti delle cose, al legame degli affetti familiari e popolari; non è un piangersi addosso, ma l'evocazione nobile di chi parte, di chi va via e di chi resta qui lontano senza figli, dopo averli cresciuti.
E poi chi l'ha detto che questa poesia rievoca solo lacrime? Se fosse rappresentata dalla compagnia teatrale di Forino a Torino farebbe anche divertire con i fioroni, le cicale, le percoche, la vita di strada, etc.: infatti si sono commossi e divertiti i presenti al teatro popolare a Torino.
La poesia "se putev" è una memoria storica della nostra terra (i giochi di strada, il verso delle cicale, il sapore dei fioroni, la fontana pubblica,etc) sedimentata negli affetti e nell'amore della terra.
Ha ragione la poesia di Forino che inizia proprio nel sentimento religioso della città, sentimento radicato nelle grandi civiltà, "Se puteve me purteve la Chijse de san Zavòine..": infatti proprio nel terzo Millennio si è avverato il sentimento della pietà popolare e don Felice Bacco con i Canosini e con San Sabino sono andati ad incontrare gli emigranti di Torino e di Milano: quale grande sentimento ha pervaso l'animo di questi canosini! Che grande evento!
Dott. Romolo Chiancone ho stima per la tua persona, ma "secondo me" la storia dell'emigrante sta anche in questa poesia canosina scritta da Forino e vissuta dalla mia famiglia.
In riferimento poi alla mia valutazione di Padova e Torino, fuorviata in maniera stridente nelle tue parole (non ho scritto che Torino e Padova sono amara terra di lavoro!), preciso che ho stima e apertura culturale per queste città del Nord come emerge nelle mie iniziative scolastiche da maestro di scuola e da padre di emigranti.
Il Comune di Torino ha espresso apprezzamento per la mia poesia letta proprio da un emigrante canosino a Torino nella peregrinatio Sancri Sabini. Ho avuto contatti culturali con Torino sulle mie ricerche sul Pittore Luigi Liberato Torino Buonvino, la cui memoria ho stampato con fatica sul Calendario: parli, come ho fatto io, con i due figli emigrati poi da Canosa a Milano per la severa indigenza dopo la morte del padre caduto sul lavoro!
La terra di Padova cui sono legato anche dagli affetti familiari e dal futuro brillante di due miei figli ha un legame con i mie studi , apprezzati formalmente dal Rettore dell'Università patavina, dalla Biblioteca universitaria (pubblicheremo prossimamente alcune mie ricerche storiche su…), dalla Preside del Liceo Classico Tito Livio di Padova (sta scritto su Canosawe Ab Urbe Condita). Altre città come Pederobba, Università di Udine, Palazzo Grassi di Venezia, Vittorio Veneto sono iscritte senza frontiere nel mio pensiero e nel mio animo senza frontiere.
Ma il Campanile di Canosa di Puglia resta nel nostro DNA, nel mio "ob amorem patriae" e sarà anche la Croce della mia tomba in via Agli Avelli.
Che gli Angeli Custodi proteggano i viaggi dei nostri figli emigranti!
Che Dio benedica tutti i nostri figli emigranti!
maestro Peppino Di Nunno, padre di emigranti.