Stilus Magistri
Il setaccio: dalla farina alla lampada di Santa Lucia
Dal vissuto della civiltà contadina alle scolaresche
lunedì 11 dicembre 2017
22.50
La lingua di un popolo ed in particolare il lessico, riflettono l'evoluzione di un popolo, la sua storia, la vita sociale ed economica con la sua trasformazione culturale nel corso dei secoli. Nella millenaria civiltà contadina le mani delle nostre madri massaie del '900 erano intente a cernere la farina dopo la macinazione del grano al mulino. Percorrendo la mia opera di dialettologia, "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" nel Tavoliere delle Puglie, al lemma "farnère" rievochiamo la funzione del setaccio nel vissuto della civiltà contadina dei nostri padri e nel '900, quando si separava la farina dalla crusca con il setaccio a fili sottili (in dialetto la setélle), muovendolo a mano sul 'tavoliere' di legno su un supporto detto "piede della setélla", come ricordo nella memoria della buonanima di mia madre Rosetta. Incontriamo nel rione antico del Castello il panettiere di paese, Clemente, che ci mostra il setaccio di acciaio, ma l'uso non cambia. "Lu sutàzzu" salentino, per cernere la farina, esposto al Museo della Civiltà Rurale di San Vito dei Normanni viene evocato da nonna Emilia Capilungo novantenne residente a Canosa.
Nell'antica Roma il farinarium cribrum con lamina forata era il setaccio di cui parlano gli scrittori a partire da Catone nel I sec. a. C. che così cita nell'opera De Agri Cultura, 107: "per cribrum cernas" (che tu separi attraverso il setaccio). Anche Plinio il Vecchio nell'opera Naturalis Historia nel Libro XVIII, 115 descrive: "farinario cribro subcernunt", "secernono con un setaccio di farina". In alcune Regioni la radice latina si conserva nel lessico dialettale "crivu", come in Calabria. Nel nostro Tavoliere delle Puglie, terra di grano e di farina, la stessa voce dialettale rievoca nel '900 "a cérne la faróne", cioè separando la farina dalla crusca e ottenendo il fiore della farina macinata. Il setaccio o staccio trae la sua etimologia dal lessico del tardo latino "saetacium" e da "setola" in quanto la rete del fondo del cerchio di legno era composto da crini di cavallo o da fili di seta. Il setaccio evoca il profumo di farina dei mulini, costituisce la preparazione del pane, della focaccia, della pasta fatta in casa e diventa un'icona del panem nostrum quotidiano. Viene pertanto utilizzato come segno e simbolo dedicato al cielo dalle mani delle massaie e nicchia luminosa sospesa alle pareti esterne delle case con il cero acceso nella devozione di Santa Lucia nel rione Castello.
È la festa della luce promossa da Don Peppino Balice, parroco della Chiesa della B. V. del Carmelo di Canosa di Puglia (BT) che, nelle radici della memoria dei padri e nel percorso spirituale della fede, invita "all'inizio del triduo a Santa Lucia ogni famiglia a predisporre sulla facciata della propria casa la caratteristica lampada tradizionale per onorare la Santa della Luce". Alle ore 16,00 di martedì 12 dicembre, Vigilia di Santa Lucia, avverrà l'apertura di un forno medievale con possibilità di visita, mentre giungeranno gli alunni di classe quarta della Scuola Primaria Giovanni Paolo II al termine di un percorso culturale formativo, con le Insegnanti e i Genitori. Parteciperanno anche gli alunni di Classe Quinta, Sez. A e Sez. B della Scuola Primaria De Muro Lomanto, intitolata nel 1965 "2° Circolo Didattico Santa Lucia", i quali offriranno in Chiesa un canto.
Contattando l'Ambasciata di Svezia a Roma nel comune culto a Santa Lucia, visitiamo virtualmente Stoccolma,la Capitale della Svezia, il Museo Skansen, celebre sito museale a cielo aperto, open air, con le rappresentazioni della vita contadina dell'800 in Svezia. All'interno del Museo si presenta "la stanza del setaccio" con la farina ed il pane sfornato. Sono le comuni radici d'Europa dove il setaccio, dai tempi dell'Antica Grecia del κόσκινον (trasl. còschinon) assumeva il significato metaforico del "discernere" nel filosofo Socrate, che invita a "cernere" le parole attraverso tre setacci: quello del vero, del buono, dell'utile. Lo stesso Papa Francesco oggi invita a discernere "il vero, il bello, il buono". Rivolgendoci agli addetti della Chiesa di Santa Lucia possiamo procurarci il setaccio artigianale e accendere la lampada a Santa Lucia, illuminando interiormente il cuore sulle vie della devozione, della cultura, della storia, della fede.Buona Festa di Santa Lucia!
maestro Peppino Di Nunno
Nell'antica Roma il farinarium cribrum con lamina forata era il setaccio di cui parlano gli scrittori a partire da Catone nel I sec. a. C. che così cita nell'opera De Agri Cultura, 107: "per cribrum cernas" (che tu separi attraverso il setaccio). Anche Plinio il Vecchio nell'opera Naturalis Historia nel Libro XVIII, 115 descrive: "farinario cribro subcernunt", "secernono con un setaccio di farina". In alcune Regioni la radice latina si conserva nel lessico dialettale "crivu", come in Calabria. Nel nostro Tavoliere delle Puglie, terra di grano e di farina, la stessa voce dialettale rievoca nel '900 "a cérne la faróne", cioè separando la farina dalla crusca e ottenendo il fiore della farina macinata. Il setaccio o staccio trae la sua etimologia dal lessico del tardo latino "saetacium" e da "setola" in quanto la rete del fondo del cerchio di legno era composto da crini di cavallo o da fili di seta. Il setaccio evoca il profumo di farina dei mulini, costituisce la preparazione del pane, della focaccia, della pasta fatta in casa e diventa un'icona del panem nostrum quotidiano. Viene pertanto utilizzato come segno e simbolo dedicato al cielo dalle mani delle massaie e nicchia luminosa sospesa alle pareti esterne delle case con il cero acceso nella devozione di Santa Lucia nel rione Castello.
È la festa della luce promossa da Don Peppino Balice, parroco della Chiesa della B. V. del Carmelo di Canosa di Puglia (BT) che, nelle radici della memoria dei padri e nel percorso spirituale della fede, invita "all'inizio del triduo a Santa Lucia ogni famiglia a predisporre sulla facciata della propria casa la caratteristica lampada tradizionale per onorare la Santa della Luce". Alle ore 16,00 di martedì 12 dicembre, Vigilia di Santa Lucia, avverrà l'apertura di un forno medievale con possibilità di visita, mentre giungeranno gli alunni di classe quarta della Scuola Primaria Giovanni Paolo II al termine di un percorso culturale formativo, con le Insegnanti e i Genitori. Parteciperanno anche gli alunni di Classe Quinta, Sez. A e Sez. B della Scuola Primaria De Muro Lomanto, intitolata nel 1965 "2° Circolo Didattico Santa Lucia", i quali offriranno in Chiesa un canto.
Contattando l'Ambasciata di Svezia a Roma nel comune culto a Santa Lucia, visitiamo virtualmente Stoccolma,la Capitale della Svezia, il Museo Skansen, celebre sito museale a cielo aperto, open air, con le rappresentazioni della vita contadina dell'800 in Svezia. All'interno del Museo si presenta "la stanza del setaccio" con la farina ed il pane sfornato. Sono le comuni radici d'Europa dove il setaccio, dai tempi dell'Antica Grecia del κόσκινον (trasl. còschinon) assumeva il significato metaforico del "discernere" nel filosofo Socrate, che invita a "cernere" le parole attraverso tre setacci: quello del vero, del buono, dell'utile. Lo stesso Papa Francesco oggi invita a discernere "il vero, il bello, il buono". Rivolgendoci agli addetti della Chiesa di Santa Lucia possiamo procurarci il setaccio artigianale e accendere la lampada a Santa Lucia, illuminando interiormente il cuore sulle vie della devozione, della cultura, della storia, della fede.Buona Festa di Santa Lucia!
maestro Peppino Di Nunno