Stilus Magistri
L’Addolorata del Venerdì Santo dalla Chiesa del Carmelo, nelle radici spagnole
“La fede nel Cristo Morto e Risorto”
venerdì 18 aprile 2014
7.29
Dal Monte Carmelo in Palestina, muove, in una tradizione secolare dei Carmelitani, un pellegrinaggio verso il Santo Sepolcro, nel Venerdì Santo, giorno della Crocifissione e morte di Gesù.
Questo legame si ritrova nella processione del Venerdì Santo, che si dipartono con ricorrenza dalle Chiese dedicate alla B. V. del Carmelo, come a Taranto, come a Canosa di Puglia.
Nella nostra città, la presenza dei Carmelitani ha testimoniato il Cristianesimo nella "Chiesa del Monte Carmelo", dove la più antica campana tra i Sacri Bronzi delle Chiese canosine, risale al 1628, dedicata al Decor Carmeli e suggellata dal Trisaghion greco (il Tre volte Santo), nel testo latino: SANCTUS DEUS, SANCTUS FORTIS, SANCTUS IMMORTALIS MISERERE NOBIS.
È l'inno recitato ogni giorno nella coroncina della Divina Misericordia, allora nona del Vangelo, nel Santuario della Divina Misericordia di Roma.
La tradizione ed il culto religioso alla Vergine Dolente, magistralmente rappresentati nel film di Angelo Di Santo di Cerignola, rievocano l'Addolorata della Chiesa della Passione, la Desolata del Sabato Santo, ma si racchiudono nel silenzio del Venerdì Santo, dove la Madre Addolorata rivive, sulla Via Matris dei Sette Dolori, il quinto e sesto Dolore, nella Crocifissione e Morte del Figlio Gesù.
Accostarsi al Cristo Morto, seguito dalla Madre Addolorata, ha un valore ed un mistero di fede, che ha piantato la Croce nel Mondo e ha deposto il Figlio Gesù Morto tra le braccia della Madre Maria.
Il simulacro dell'Addolorata, custodito e venerato nella Chiesa del Carmelo a Canosa, risale al 700, come già emerso nel restauro del 2005, ma ora svela anche le sue radici di "bottega spagnola", non solo per la somiglianza della vesta trapuntata di filo dorato, ma per lo spadino, che nell'iconografia, trafigge il suo cuore di Madre.
Lo abbiamo esaminato con devozione, con la presenza del parroco don Peppino Balice, con la collaborazione del laico Mimmo Grillo, di Francesco Casamassima, di Sabino Mazzarella.
I miei occhi, già dall'anno scorso, avevano rilevato la lunghezza totale di cm. 50, con l'iscrizione incisa sulla lama di ferro: ASO AYALA, con un marchio di fabbrica a forma di giglio e con la provenienza da TOLEDO.
Abbiamo preso contatti con la Cattedrale di Toledo, con il Museo, ricevendo documenti della Real Academia de la Historia e acquisendo conferma della fabbrica del sacro spadino da parte di "los maestros espaderos" e "los armeros de Toledo", che dal 1500 al 1700, hanno fabbricato le famose lame di Toledo, ad uso civile e religioso, diffuse in Europa e trapiantate nell'Italia meridionale, con la dominazione spagnola, fino a Carlo III di Borbone.
Tra "los famosos armeros de Toledo", figurano anche gli Ayala, cui appartiene l'artista dello spadino dell'Addolorata, con l'accostamento del giglio, come "marca de los fabricantes".
L'opera viene collegata alla venerazione della Vergine Addolorata, venerata in Spagna, come "Virgen de la Soledad", Vergine della Solitudine, nel mistero di fede che segue il momento successivo al Cristo Morto.
Il simulacro dell'Addolorata del Venerdì Santo, riporta anche un unicum nella corona posta sul capo, ad esprimere la regalità della Madre, che segue la regalità del Figlio Morto.
L'iconografia della corona, avvalora l'autorevole prefazione della dott.ssa Emanuela Angiuli, Storica dell'Arte, nella rappresentazione del film di Angelo Disanto della Vergine Dolente, presentato nella Chiesa di San Francesco: "L' Addolorata di Canosa, con il suo manto nero è la Regina del Dolore, che si estende, nella cumpassio Mariae, alle madri che l'accompagnano sulla via del Calvario".
L'opera si inserisce anche nell'istituzione in Spagna, come nella nostra terra e Parrocchia, di "las cofradias", delle Confraternite (Fratellanze), di tipo religioso e con "auxilio mutuo y prevision social", cioè con finalità sociali.
La cofradia de Cristo Muerto, ancora oggi a Toledo accompagna la processione del Venerdì Santo con il simulacro della Vergine Addolorata.
Dalla Parrocchia del Carmelo di Canosa, si diparte il cammino processionale e devozionale del Venerdì Santo, con la reliquia del Santo Legno, precedute dal rintocco delle campane di legno del Venerdì Santo, impugnate a Canosa dagli Scout. Le abbiamo viste in diretta, tramite TV 2000, con il Parroco don Michele Malcangio, che alcuni anni fa propose sapientemente la presenza degli Scout.
È la Troccola, riscoperta nella Matraca delle Chiese di Spagna e di Portogallo, dimenticata, gettata via dalla modernizzazione. Qualcuno la considera con lacuna culturale e superficialità storica, come strumento di folclore o oggetto da museo, o una… 'fissazione' di ricerca storica!
Con spiritualità condivisa, apprendiamo dell'uso non interrotto nell'antica Chiesa di Sant'Agostino in Andria, nell'antica Chiesa di san Giacomo in Barletta, nella Chiesa di Minervino Murge, nella Cattedrale de Morelia in Messico, nella versione monumentale nel Campanile, presentata nel marzo 2013 dall'Arcivescovo de Morelia (Arzobispo de Morelia), mons. Alberto Suarez Inda. Infine la Matraca a tavoletta si presenta … dinanzi a Papa Francesco, nella G.M.G. del 2013, a Rio de Janeiro, nella Via Crucis, impugnata da quattro Scout del Brasile.
Il ritocco stridente di questa umile e povera tavoletta di legno che lega le radici cristiane d'Europa e il continente d'America, alla Chiesa di Canosa di Puglia, viene accompagnato come catechesi dalle parole del Vangelo evocate da don Peppino Balice, nell'ecclissi della Crocifissione e nel tremore della terra: "Dall'ora sesta si fece buio su tutta la terra fino all'ora nona.
Ma Gesù, avendo gridato di nuovo a gran voce, emise lo spirito.
Ed ecco, il velo del santuario si squarciò dall'alto in basso in due, e la terra tremò, e le rocce si squarciarono" (Matteo, cap. 27, 45-54).
È l'ora nona, sono le tre del pomeriggio del Venerdì Santo; Gesù muore sulla Croce per la nostra salvezza, nell'ANNO SALVTIS.
La voce di Papa Francesco evoca la processione del Venerdì Santo, nelle parole della nonna:
"da bambino mia nonna ogni Venerdì Santo ci portava alla processione delle candele e alla fine della processione, arrivava il Cristo giacente e la nonna ci faceva inginocchiare e diceva a noi bambini: "Guardate è morto, ma domani sarà risorto!". La fede è entrata così: la fede in Cristo morto e risorto".
Resurrexit, Exultet! È Risorto!
Buona Pasqua!
maestro Peppino Di Nunno
Questo legame si ritrova nella processione del Venerdì Santo, che si dipartono con ricorrenza dalle Chiese dedicate alla B. V. del Carmelo, come a Taranto, come a Canosa di Puglia.
Nella nostra città, la presenza dei Carmelitani ha testimoniato il Cristianesimo nella "Chiesa del Monte Carmelo", dove la più antica campana tra i Sacri Bronzi delle Chiese canosine, risale al 1628, dedicata al Decor Carmeli e suggellata dal Trisaghion greco (il Tre volte Santo), nel testo latino: SANCTUS DEUS, SANCTUS FORTIS, SANCTUS IMMORTALIS MISERERE NOBIS.
È l'inno recitato ogni giorno nella coroncina della Divina Misericordia, allora nona del Vangelo, nel Santuario della Divina Misericordia di Roma.
La tradizione ed il culto religioso alla Vergine Dolente, magistralmente rappresentati nel film di Angelo Di Santo di Cerignola, rievocano l'Addolorata della Chiesa della Passione, la Desolata del Sabato Santo, ma si racchiudono nel silenzio del Venerdì Santo, dove la Madre Addolorata rivive, sulla Via Matris dei Sette Dolori, il quinto e sesto Dolore, nella Crocifissione e Morte del Figlio Gesù.
Accostarsi al Cristo Morto, seguito dalla Madre Addolorata, ha un valore ed un mistero di fede, che ha piantato la Croce nel Mondo e ha deposto il Figlio Gesù Morto tra le braccia della Madre Maria.
Il simulacro dell'Addolorata, custodito e venerato nella Chiesa del Carmelo a Canosa, risale al 700, come già emerso nel restauro del 2005, ma ora svela anche le sue radici di "bottega spagnola", non solo per la somiglianza della vesta trapuntata di filo dorato, ma per lo spadino, che nell'iconografia, trafigge il suo cuore di Madre.
Lo abbiamo esaminato con devozione, con la presenza del parroco don Peppino Balice, con la collaborazione del laico Mimmo Grillo, di Francesco Casamassima, di Sabino Mazzarella.
I miei occhi, già dall'anno scorso, avevano rilevato la lunghezza totale di cm. 50, con l'iscrizione incisa sulla lama di ferro: ASO AYALA, con un marchio di fabbrica a forma di giglio e con la provenienza da TOLEDO.
Abbiamo preso contatti con la Cattedrale di Toledo, con il Museo, ricevendo documenti della Real Academia de la Historia e acquisendo conferma della fabbrica del sacro spadino da parte di "los maestros espaderos" e "los armeros de Toledo", che dal 1500 al 1700, hanno fabbricato le famose lame di Toledo, ad uso civile e religioso, diffuse in Europa e trapiantate nell'Italia meridionale, con la dominazione spagnola, fino a Carlo III di Borbone.
Tra "los famosos armeros de Toledo", figurano anche gli Ayala, cui appartiene l'artista dello spadino dell'Addolorata, con l'accostamento del giglio, come "marca de los fabricantes".
L'opera viene collegata alla venerazione della Vergine Addolorata, venerata in Spagna, come "Virgen de la Soledad", Vergine della Solitudine, nel mistero di fede che segue il momento successivo al Cristo Morto.
Il simulacro dell'Addolorata del Venerdì Santo, riporta anche un unicum nella corona posta sul capo, ad esprimere la regalità della Madre, che segue la regalità del Figlio Morto.
L'iconografia della corona, avvalora l'autorevole prefazione della dott.ssa Emanuela Angiuli, Storica dell'Arte, nella rappresentazione del film di Angelo Disanto della Vergine Dolente, presentato nella Chiesa di San Francesco: "L' Addolorata di Canosa, con il suo manto nero è la Regina del Dolore, che si estende, nella cumpassio Mariae, alle madri che l'accompagnano sulla via del Calvario".
L'opera si inserisce anche nell'istituzione in Spagna, come nella nostra terra e Parrocchia, di "las cofradias", delle Confraternite (Fratellanze), di tipo religioso e con "auxilio mutuo y prevision social", cioè con finalità sociali.
La cofradia de Cristo Muerto, ancora oggi a Toledo accompagna la processione del Venerdì Santo con il simulacro della Vergine Addolorata.
Dalla Parrocchia del Carmelo di Canosa, si diparte il cammino processionale e devozionale del Venerdì Santo, con la reliquia del Santo Legno, precedute dal rintocco delle campane di legno del Venerdì Santo, impugnate a Canosa dagli Scout. Le abbiamo viste in diretta, tramite TV 2000, con il Parroco don Michele Malcangio, che alcuni anni fa propose sapientemente la presenza degli Scout.
È la Troccola, riscoperta nella Matraca delle Chiese di Spagna e di Portogallo, dimenticata, gettata via dalla modernizzazione. Qualcuno la considera con lacuna culturale e superficialità storica, come strumento di folclore o oggetto da museo, o una… 'fissazione' di ricerca storica!
Con spiritualità condivisa, apprendiamo dell'uso non interrotto nell'antica Chiesa di Sant'Agostino in Andria, nell'antica Chiesa di san Giacomo in Barletta, nella Chiesa di Minervino Murge, nella Cattedrale de Morelia in Messico, nella versione monumentale nel Campanile, presentata nel marzo 2013 dall'Arcivescovo de Morelia (Arzobispo de Morelia), mons. Alberto Suarez Inda. Infine la Matraca a tavoletta si presenta … dinanzi a Papa Francesco, nella G.M.G. del 2013, a Rio de Janeiro, nella Via Crucis, impugnata da quattro Scout del Brasile.
Il ritocco stridente di questa umile e povera tavoletta di legno che lega le radici cristiane d'Europa e il continente d'America, alla Chiesa di Canosa di Puglia, viene accompagnato come catechesi dalle parole del Vangelo evocate da don Peppino Balice, nell'ecclissi della Crocifissione e nel tremore della terra: "Dall'ora sesta si fece buio su tutta la terra fino all'ora nona.
Ma Gesù, avendo gridato di nuovo a gran voce, emise lo spirito.
Ed ecco, il velo del santuario si squarciò dall'alto in basso in due, e la terra tremò, e le rocce si squarciarono" (Matteo, cap. 27, 45-54).
È l'ora nona, sono le tre del pomeriggio del Venerdì Santo; Gesù muore sulla Croce per la nostra salvezza, nell'ANNO SALVTIS.
La voce di Papa Francesco evoca la processione del Venerdì Santo, nelle parole della nonna:
"da bambino mia nonna ogni Venerdì Santo ci portava alla processione delle candele e alla fine della processione, arrivava il Cristo giacente e la nonna ci faceva inginocchiare e diceva a noi bambini: "Guardate è morto, ma domani sarà risorto!". La fede è entrata così: la fede in Cristo morto e risorto".
Resurrexit, Exultet! È Risorto!
Buona Pasqua!
maestro Peppino Di Nunno