Stilus Magistri
L’asinello di Santa Lucia
Portando in groppa i doni a Canosa
venerdì 13 dicembre 2019
23.50
È sera del 12 Dicembre, vigilia della Festa di Santa Lucia, dalla Sicilia alla Svezia, dove nel giorno più corto dell'anno si attende la luce dell'alba. Anche a Canosa di Puglia(BT) l'alba del 13 Dicembre si attende con la gente di paese che si reca nel buio delle ore 5,00 alla Santa Messa risalendo le strade di pietra verso la Chiesa di Santa Lucia, intitolata alla Vergine Martire di Siracusa nel 1959. Ma quest'anno intorno al falò, con la legna portata dai campi da Antonio Carbone con suo figlio piccolo è giunto anche un asinello con i doni sulla schiena, evocando la tradizione dell'Asinello di Santa Lucia, diffusa da Siracusa all'Italia Settentrionale e consolidata negli anni 30 del '900. La Santa secondo la tradizione in groppa al suo asinello, porta doni ai bimbi buoni, che precedentemente Le hanno indirizzato una lettera con i propri pensieri e desideri. Gli stessi bambini in cambio dei doni lasciano un po' di paglia e biscotti. Le Maestre della Scuola dell'Infanzia di "Giuseppe Mazzini" di Canosa hanno richiesto la presenza dell'asinello che è stata organizzata e curata dall'Associazione Sportiva Equestre Canosina, A.S.E.C 2 con l'asinello Pasqualino, accompagnato al falò di Santa Lucia da Germinario Ruggiero e da suo nipote. "A Voi i nostri complimenti!" Benvenuta Santa Lucia che porti in groppa all'asinello doni ai bambini, gioia nei cuori e luce nelle nostre strade. Se facciamo i buoni, l'asinello Pasqualino tornerà il 21 dicembre a pomeriggio e ci porterà i doni anche con Babbo Natale! Mentre in diretta ci trasmettevano le foto dell'asinello, u ciucciarìdde, da Sabino Mazzarella e da Antonio Carbone, da Roma, Salvatore Paulicelli, presidente di "CanoSIamo" partecipava con l'animo e le foto alla tradizione, evocando la figura dell'asinello.
U ciucce, l'asino, lo vogliamo raccontare riportando uno stralcio del mio libro di Dialettologia "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino". U ciùcce, asino, deriva dal dialetto napoletano e pugliese, ma è presente anche nel fiorentino "ciuco".L'Etimologia latina: il termine deriva dal latino cicur (gr. kìllos), agg. domestico (di bestia), mansueto.Il termine si ritrova nell'epoca romana in Varrone, (De Lingua Latina, libro VII, 91, 1): "quod enim a fero discretum, id dicitur cicur" (ciò che è distinto da selvaggio, quello viene detto domestico"Nell'opera "Il Lamento di Cecco" di F. Baldovini, fiorentino, del MDCXCIV (1694), ritroviamo il riscontro della derivazione di "ciuco" dal lat. cicur, "che par che vaglia bestia addomesticata ed agevole".Mia madre Rosetta mi racconta: "quando nacque mia sorella Concetta il 18 giugno 1931, il nonno Peppino con il traino e l'asino, portò i mietitori verso Melfi per la mietitura. Guadagnò doppia giornata: che lavoratore!". In senso figurato ricorre la figura dell'asino legata all'insipienza di una persona, considerata "somaro". Ma oltre alla mansuetudine della bestia dei campi contadini, il proverbio lo lega ad una persona lavoratrice: "jà ciucce de fatòche!". E dal dizionario di latino riscopriamo il senso figurato già nell'epoca romana in Pacuvio, che invita a "reprimere l'ira e a porre sentimenti di mansuetudine come il sapiente ciuccio, il cicur, l'asino", «reprime incisore incicorem , interdum cicur pro sapiente ponitur". Benvenuto quindi caro asinello di Santa Lucia, nel silenzio del borgo antico di Canosa. Benvenuta Santa Lucia che porti in groppa all'asinello doni ai bambini, gioia nei cuori e luce nelle nostre strade. Buona Festa di Santa Lucia
maestro Peppino Di Nunno
Foto a cura di Savino Mazzarella
U ciucce, l'asino, lo vogliamo raccontare riportando uno stralcio del mio libro di Dialettologia "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino". U ciùcce, asino, deriva dal dialetto napoletano e pugliese, ma è presente anche nel fiorentino "ciuco".L'Etimologia latina: il termine deriva dal latino cicur (gr. kìllos), agg. domestico (di bestia), mansueto.Il termine si ritrova nell'epoca romana in Varrone, (De Lingua Latina, libro VII, 91, 1): "quod enim a fero discretum, id dicitur cicur" (ciò che è distinto da selvaggio, quello viene detto domestico"Nell'opera "Il Lamento di Cecco" di F. Baldovini, fiorentino, del MDCXCIV (1694), ritroviamo il riscontro della derivazione di "ciuco" dal lat. cicur, "che par che vaglia bestia addomesticata ed agevole".Mia madre Rosetta mi racconta: "quando nacque mia sorella Concetta il 18 giugno 1931, il nonno Peppino con il traino e l'asino, portò i mietitori verso Melfi per la mietitura. Guadagnò doppia giornata: che lavoratore!". In senso figurato ricorre la figura dell'asino legata all'insipienza di una persona, considerata "somaro". Ma oltre alla mansuetudine della bestia dei campi contadini, il proverbio lo lega ad una persona lavoratrice: "jà ciucce de fatòche!". E dal dizionario di latino riscopriamo il senso figurato già nell'epoca romana in Pacuvio, che invita a "reprimere l'ira e a porre sentimenti di mansuetudine come il sapiente ciuccio, il cicur, l'asino", «reprime incisore incicorem , interdum cicur pro sapiente ponitur". Benvenuto quindi caro asinello di Santa Lucia, nel silenzio del borgo antico di Canosa. Benvenuta Santa Lucia che porti in groppa all'asinello doni ai bambini, gioia nei cuori e luce nelle nostre strade. Buona Festa di Santa Lucia
maestro Peppino Di Nunno
Foto a cura di Savino Mazzarella