Stilus Magistri
La buonanima di mia madre
Sette anni fa insieme a Scuola
mercoledì 29 giugno 2016
21.23
"Domani è un altro giorno se Gesù Cristo vuole", nel proverbio evocato anche in dialetto dai nostri padri, dalle nostre mamme nell'ultima pagina del mio libro "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino". Quella pagina riporta figlio e madre nel giorno del 29 giugno 2009. Era il giorno dei Santi Pietro e Paolo di sette anni fa, nel giorno del mio pensionamento da maestro nella Scuola Primaria De Muro Lomanto, seduto accanto a mia madre Rosa, con mia moglie Elena, con le care colleghe di Scuola, che oggi sono venute in Chiesa nella Cattedrale di San Sabino, ad esprimere la vicinanza per la morte della mamma a 91 anni. Sono le mamme che ci hanno cucito a mano le striscette di fodera azzurra sul grembiule di scuola, sul braccio, con le cifre romane della classe, prima dell'avvento dello scudetto.Studiate, cari giovani, non deludete le vostre madri!
Questo giorno, questa pagina dopo sette anni non può passare dimenticata, mentre suggella il libro della lingua del popolo nel '900, dove la mamma viene anche rappresentata in fotografia mentre faceva "li cuppetìdde". Diciamo grazie alle nostre mamme che ogni giorno, afferrando con le braccia la caldaia di rame dalla cucina a legna, ci hanno dato da mangiare a tavola con un segno di croce, raccogliendo le briciole di pane, come mamma soleva ricordare di suo nonno Antonio."Mia madre mi diceva", evocano Papa Francesco e il Cardinale Tonini e mia madre Rosa, appassionata alla conoscenza, ci diceva il proverbio dialettale n. 386 del libro del dialetto canosino: "La vecchje nan vulève murò, ca quànne cchiù stève, cchiù sapève". (La vecchia non voleva morire, perché più passava il tempo e più sapeva). Mi sembra di vedere mia madre di 90 anni!
Pensando alle nostre mamme di ottanta o novanta anni, risuonano le note musicali "le mamme" di Toto Cotugno, che ascoltavo ieri sera alla replica dei Migliori Anni: "le mamme invecchiano, ma ti amano di più. Le mamme guardano il cielo, mentre gli anni se ne vanno via". Ora anche la mamma è andata via, riposa sotto terra, riposa lassù in cielo. Seguendo il principio che ha motivato la traccia del tema di Italiano di Maturità 2016 nel "rapporto padre-figlio", auspichiamo un tema sul "rapporto madre-figlio" nell'arte e nella letteratura. Nella letteratura popolare allego una poesia riportata da mia madre dalla voce di mio padre:
"La Croce".
Quando io nacqui vidi una Croce,
tutti siam nati per portare la croce,
guardai, guardai, guardai,
tutti portano la croce quaggiù
e stringendo la croce abbracciai
che del ciel assegnata mi fu.
(Solo dopo la scomparsa di mio padre, ho ricercato e trovato nel 2015 la poesia completa della "Croce", composta da Pietro Paolo Parzanese, sacerdote, scrittore, poeta dei poveri, nato ad Ariano Irpino il 1809 e deceduto a soli 42 anni per infezione tifoidea a Napoli il 1852.
Seguendo le tre parole di Papa Francesco, "permesso, scusate, grazie", vogliamo dire il nostro Grazie! Grazie alle sorelle Rosanna e Grazia che dopo il 1991 e la morte di papà, hanno curato e assistito la mamma con i mariti Peppino e Mario. Grazie a mio fratello Pasquale, "tetùcce", giunto con solerzia a vegliare la mamma da Vittorio Veneto. Grazie a don Felice e a don Nicola! Grazie alla Chiesa che ha "traghettato" la vita terrena verso il cielo nei rintocchi delle campane che ci staccano un pezzo di vita, portandolo in cielo. Grazie al personale medico e paramedico della Geriatria dell'Ospedale Civile di Canosa, per la disponibilità e competenza del servizio. Lasciateci a Canosa un pezzo di Ospedale! Grazie a quanti hanno espresso la vicinanza e la condivisione del dolore di famiglia, pregando insieme in Chiesa nella Casa del Signore, davanti a Dio. Grazie a quanti hanno condiviso numerosi la nota su Canosaweb, che rievoca le nostre mamme, che "invecchiano, ma ci amano di più... e poi con gli anni vanno via".
Guardando la foto a scuola del 2009, come figli diciamo: Grazie Mamma! Per averci mantenuto con papà negli studi! Grazie Mamma Maestra! Grazie Signore, per averci dato questa mamma! Alcuni la perdono in età prematura! Grazie o Dio per averci dato la tua Misericordia nel mistero della Croce e della Morte. E così sia.
Alla buonanima della mamma.
maestro Peppino Di Nunno
Nel ricordo del 29 giugno 2009.
Questo giorno, questa pagina dopo sette anni non può passare dimenticata, mentre suggella il libro della lingua del popolo nel '900, dove la mamma viene anche rappresentata in fotografia mentre faceva "li cuppetìdde". Diciamo grazie alle nostre mamme che ogni giorno, afferrando con le braccia la caldaia di rame dalla cucina a legna, ci hanno dato da mangiare a tavola con un segno di croce, raccogliendo le briciole di pane, come mamma soleva ricordare di suo nonno Antonio."Mia madre mi diceva", evocano Papa Francesco e il Cardinale Tonini e mia madre Rosa, appassionata alla conoscenza, ci diceva il proverbio dialettale n. 386 del libro del dialetto canosino: "La vecchje nan vulève murò, ca quànne cchiù stève, cchiù sapève". (La vecchia non voleva morire, perché più passava il tempo e più sapeva). Mi sembra di vedere mia madre di 90 anni!
Pensando alle nostre mamme di ottanta o novanta anni, risuonano le note musicali "le mamme" di Toto Cotugno, che ascoltavo ieri sera alla replica dei Migliori Anni: "le mamme invecchiano, ma ti amano di più. Le mamme guardano il cielo, mentre gli anni se ne vanno via". Ora anche la mamma è andata via, riposa sotto terra, riposa lassù in cielo. Seguendo il principio che ha motivato la traccia del tema di Italiano di Maturità 2016 nel "rapporto padre-figlio", auspichiamo un tema sul "rapporto madre-figlio" nell'arte e nella letteratura. Nella letteratura popolare allego una poesia riportata da mia madre dalla voce di mio padre:
"La Croce".
Quando io nacqui vidi una Croce,
tutti siam nati per portare la croce,
guardai, guardai, guardai,
tutti portano la croce quaggiù
e stringendo la croce abbracciai
che del ciel assegnata mi fu.
(Solo dopo la scomparsa di mio padre, ho ricercato e trovato nel 2015 la poesia completa della "Croce", composta da Pietro Paolo Parzanese, sacerdote, scrittore, poeta dei poveri, nato ad Ariano Irpino il 1809 e deceduto a soli 42 anni per infezione tifoidea a Napoli il 1852.
Seguendo le tre parole di Papa Francesco, "permesso, scusate, grazie", vogliamo dire il nostro Grazie! Grazie alle sorelle Rosanna e Grazia che dopo il 1991 e la morte di papà, hanno curato e assistito la mamma con i mariti Peppino e Mario. Grazie a mio fratello Pasquale, "tetùcce", giunto con solerzia a vegliare la mamma da Vittorio Veneto. Grazie a don Felice e a don Nicola! Grazie alla Chiesa che ha "traghettato" la vita terrena verso il cielo nei rintocchi delle campane che ci staccano un pezzo di vita, portandolo in cielo. Grazie al personale medico e paramedico della Geriatria dell'Ospedale Civile di Canosa, per la disponibilità e competenza del servizio. Lasciateci a Canosa un pezzo di Ospedale! Grazie a quanti hanno espresso la vicinanza e la condivisione del dolore di famiglia, pregando insieme in Chiesa nella Casa del Signore, davanti a Dio. Grazie a quanti hanno condiviso numerosi la nota su Canosaweb, che rievoca le nostre mamme, che "invecchiano, ma ci amano di più... e poi con gli anni vanno via".
Guardando la foto a scuola del 2009, come figli diciamo: Grazie Mamma! Per averci mantenuto con papà negli studi! Grazie Mamma Maestra! Grazie Signore, per averci dato questa mamma! Alcuni la perdono in età prematura! Grazie o Dio per averci dato la tua Misericordia nel mistero della Croce e della Morte. E così sia.
Alla buonanima della mamma.
maestro Peppino Di Nunno
Nel ricordo del 29 giugno 2009.