Stilus Magistri
La “Desolata” al Sepolcro del Signore
Radici storiche del culto di “Stava Maria Dolente”
sabato 15 aprile 2017
18.33
Nel Cammino della VIA CRUCIS della Settimana Santa s'intreccia tra Madre e Figlio, la VIA MATRIS dei Sette Dolori di Maria della Vergine Maria, il cui epilogo viene celebrato nella memoria liturgica dell'Addolorata o DESOLATA presso il Sepolcro del Signore. Il culto dei Sette Dolori di Maria è radicato artisticamente nella tela del '700 custodito nella Cattedrale di San Sabino e riteniamo anche che sia stato interpretato liturgicamente dai Padri Francescani Conventuali del '700 della Chiesa di San Francesco.
Il Dolore della Desolata
Nella liturgia del Sabato Santo, "Di Sabato Santo la Chiesa si ferma al Sepolcro del Signore", "Sabbato Sancto Ecclesia ad Sepulcrum Domini immoratur". La parte più bella della processione popolare del Sabato Santo è quella che non si vede, è quella che non si sente, contenuta nel Mistero dell'Addolorata nella Sepoltura di Gesù; è la parte che però viene vissuta nella commossa spiritualità dei fedeli, attraverso i segni penitenziali.Le lettura del simulacro non va trascurata per vivere il culto della Desolata, le cui radici spagnole ritroviamo ancora oggi nella Processione a Madrid della "Virgen de la Soledad", come ci scrive da Madrid P. Pablo Abad.L'iscrizione riportata nel cartiglio della nuda pietra sepolcrale recita: POSUIT ME DESOLATAM. L'iscrizione è tratta dall'Antico Testamento, dalle lamentazioni del profeta Geremia, che simboleggia la desolazione del popolo nella Lamentazione 3, v. 11. Nell'edizione latina della Vulgata di Isaia, il femminino dell'anima del popolo così viene descritta: "et confregiti me, posuit me desolatam" ( Mi ha straziato, mi ha reso desolata).
L'inno a MARIA DOLENTE
Nella simbiosi tra immagine e parola, la parola si fa canto e preghiera elevata dal coro delle donne che coprono il volto con la veletta nera, in una tradizione presente anche in altre processioni dell'Italia meridionale e della Sicilia, dove compare lo scialle nero, in rispondenza al testo biblico del profeta Isaia (cap. 53, vv. 2-3), che presenta il Messia: "Uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia". L'Inno suggestivo che commuove l'anima del Popolo, si ritrova nella ricerca storica fondata su fonti oggettive nelle radici dei canti sacri dell'800 commentati da PIO XII nell'Enciclica del 1955, "Musicae Sacrae Disciplina" al § 30: "Questi canti sacri commuovono fortemente i sentimenti, quando si cantano belle funzioni religiose dalla folla radunata, come da una sola voce, ed elevano l'animo dei fedeli alle cose celesti".
Il testo di MARIA DOLENTE
L'inno va ricercato nelle radici storiche e distinto tra testo e musica, approdati presumibilmente con i manoscritti che circolavano a mano nell'800, come ritiene il Maestro e Storico Claudio Del Medico di Conversano. È stata una nuova emozione negli anni scorsi ascoltarlo cantato con melodia gregoriana al telefono dall'anziano novantenne Sacerdote Don Giuseppe Gamba dei Salesiani, Docente della Basilica di Colle Don Bosco, nel Comune di Castelnuovo Don Bosco in Provincia di Asti, a 30 Km. Da Torino: "eravamo seminaristi e lo cantavamo nel Giovedì Santo sotto il porticato dietro la Basilica". Alla Sua memoria indirizziamo una preghiera dopo la sua morte avvenuta nel 2015, come ci comunicano oggi con gli Auguri di Pasqua. La conferma del testo ci riporta all'Archivio Centrale dei Salesiani di Roma, dove Don Luigi Cei così ci scriveva il 28 aprile 2011: "Il testo esiste con altre preghiere e lodi nelle edizioni del "Giovane Provveduto", libro di pratiche di pietà elaborato da Don Bosco e poi riedito in seguito". Infatti possiamo ricercare il testo in Italiano dell'Inno, ispirato alla Laude del XIII secolo di Jacopone da Todi, nelle Laudi Sacre degli scritti del MDCCCXLVII (1847) del "Giovane Provveduto" San Giovanni Bosco, nella parte terza, dove ritroviamo i versi a Maria Addolorata: "Stava Maria Dolente / senza respiro e voce / mentre pendeva in Croce....".
La musica originale di MARIA DOLENTE
In uno spartito trasmesso nella ricerca storica, la musica si attribuisce ad Antonio Lotti, insigne Maestro della Cappella ducale a Venezia e titolare nel 1704 del 1° organo. Nella ricerca non abbiamo trovato fonti nei documenti di Venezia, ma il Maestro M. Ruggeri della Provincia di Cremona, ci ha con competenza inviato copia del documento "Il Canto popolare religioso dell'Ottocento", di cui è autore, che riporta le opere del beato Francesco Faà di Bruno, nato ad Alessandria nel1825, deceduto nel 1888. Amico di Don Giovanni Bosco, venne ordinato Sacerdote nel 1876 all'età di 51 anni. Nel 1853 istituì una Scuola di canto nella Parrocchia di San Massimo a Torino e tra i numerosi canti armonizzò "Stava Maria Dolente". Si tratta di una "armonizzazione gregoriana o ceciliana" di cui abbiamo lo spartito e che viene elevata dal coro della Parrocchia del Comune di Bonemerse in Provincia di Cremona, armonizzata per organo dal Maestro M. Ruggeri e che si può ascoltare in youtube. L'armonizzazione dell'inno di Canosa di Puglia nella Processione della Desolata del Sabato Santo si differenzia, ma è più suggestivo, nella versione a marcia funebre, nel contesto delle "lamentationes" del Venerdì Santo, evocate in dialetto dalla madre del maestro Mimmo Masotina che lo accompagnava da bambino in Chiesa, dicendo "scème a sénde li lamìnde" (andiamo a sentire i Lamenti). Oggi andiamo a sentire, cioè al "sentire" del verbo latino che esprime la sensibilità interiore. La suggestiva armonizzazione di fine '800, viene attribuita al clarinettista Domenico Iannuzzi della banda musicale cittadina diretta dal Maestro Giuseppe Pasculli, compositore di numerosi canti civili e religosi. L'inno Stava Maria Dolente nella devozione popolare è un canto liturgico e patrimonio spirituale della Chiesa, del Coro delle Dolenti e del Popolo canosino, che si ritrova il Sabato Santo ai piedi della DESOLATA, negli ultimi passi della Passione in attesa del Lumen Christi della Resurrezione del Signore. Quest'anno 2017 vogliamo condividere e apprezzare la presenza del nuovo Vescovo, S. E. Mons. Luigi Mansi accanto al nuovo Parroco Don Carmine Catalano, cui ci uniamo nella preghiera ai piedi del monumento dell'Immacolata in Piazza della Repubblica, già Piazza Colonna, sulle vie dei nostri padri, di cui siamo eredi e custodi.
Buona Pasqua!
Ricerche storiche a cura del maestro Giuseppe Di Nunno.
Servizio fotografico di Sabino Mazzarella.
Si prega di citare la ricerca, l'autore e le fonti con i rispettivi autori nella divulgazione del sacro culto e della sacra devozione e tradizione, dove le eloquenti fotografie sono fondate sulle radici storiche.
Il Dolore della Desolata
Nella liturgia del Sabato Santo, "Di Sabato Santo la Chiesa si ferma al Sepolcro del Signore", "Sabbato Sancto Ecclesia ad Sepulcrum Domini immoratur". La parte più bella della processione popolare del Sabato Santo è quella che non si vede, è quella che non si sente, contenuta nel Mistero dell'Addolorata nella Sepoltura di Gesù; è la parte che però viene vissuta nella commossa spiritualità dei fedeli, attraverso i segni penitenziali.Le lettura del simulacro non va trascurata per vivere il culto della Desolata, le cui radici spagnole ritroviamo ancora oggi nella Processione a Madrid della "Virgen de la Soledad", come ci scrive da Madrid P. Pablo Abad.L'iscrizione riportata nel cartiglio della nuda pietra sepolcrale recita: POSUIT ME DESOLATAM. L'iscrizione è tratta dall'Antico Testamento, dalle lamentazioni del profeta Geremia, che simboleggia la desolazione del popolo nella Lamentazione 3, v. 11. Nell'edizione latina della Vulgata di Isaia, il femminino dell'anima del popolo così viene descritta: "et confregiti me, posuit me desolatam" ( Mi ha straziato, mi ha reso desolata).
L'inno a MARIA DOLENTE
Nella simbiosi tra immagine e parola, la parola si fa canto e preghiera elevata dal coro delle donne che coprono il volto con la veletta nera, in una tradizione presente anche in altre processioni dell'Italia meridionale e della Sicilia, dove compare lo scialle nero, in rispondenza al testo biblico del profeta Isaia (cap. 53, vv. 2-3), che presenta il Messia: "Uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia". L'Inno suggestivo che commuove l'anima del Popolo, si ritrova nella ricerca storica fondata su fonti oggettive nelle radici dei canti sacri dell'800 commentati da PIO XII nell'Enciclica del 1955, "Musicae Sacrae Disciplina" al § 30: "Questi canti sacri commuovono fortemente i sentimenti, quando si cantano belle funzioni religiose dalla folla radunata, come da una sola voce, ed elevano l'animo dei fedeli alle cose celesti".
Il testo di MARIA DOLENTE
L'inno va ricercato nelle radici storiche e distinto tra testo e musica, approdati presumibilmente con i manoscritti che circolavano a mano nell'800, come ritiene il Maestro e Storico Claudio Del Medico di Conversano. È stata una nuova emozione negli anni scorsi ascoltarlo cantato con melodia gregoriana al telefono dall'anziano novantenne Sacerdote Don Giuseppe Gamba dei Salesiani, Docente della Basilica di Colle Don Bosco, nel Comune di Castelnuovo Don Bosco in Provincia di Asti, a 30 Km. Da Torino: "eravamo seminaristi e lo cantavamo nel Giovedì Santo sotto il porticato dietro la Basilica". Alla Sua memoria indirizziamo una preghiera dopo la sua morte avvenuta nel 2015, come ci comunicano oggi con gli Auguri di Pasqua. La conferma del testo ci riporta all'Archivio Centrale dei Salesiani di Roma, dove Don Luigi Cei così ci scriveva il 28 aprile 2011: "Il testo esiste con altre preghiere e lodi nelle edizioni del "Giovane Provveduto", libro di pratiche di pietà elaborato da Don Bosco e poi riedito in seguito". Infatti possiamo ricercare il testo in Italiano dell'Inno, ispirato alla Laude del XIII secolo di Jacopone da Todi, nelle Laudi Sacre degli scritti del MDCCCXLVII (1847) del "Giovane Provveduto" San Giovanni Bosco, nella parte terza, dove ritroviamo i versi a Maria Addolorata: "Stava Maria Dolente / senza respiro e voce / mentre pendeva in Croce....".
La musica originale di MARIA DOLENTE
In uno spartito trasmesso nella ricerca storica, la musica si attribuisce ad Antonio Lotti, insigne Maestro della Cappella ducale a Venezia e titolare nel 1704 del 1° organo. Nella ricerca non abbiamo trovato fonti nei documenti di Venezia, ma il Maestro M. Ruggeri della Provincia di Cremona, ci ha con competenza inviato copia del documento "Il Canto popolare religioso dell'Ottocento", di cui è autore, che riporta le opere del beato Francesco Faà di Bruno, nato ad Alessandria nel1825, deceduto nel 1888. Amico di Don Giovanni Bosco, venne ordinato Sacerdote nel 1876 all'età di 51 anni. Nel 1853 istituì una Scuola di canto nella Parrocchia di San Massimo a Torino e tra i numerosi canti armonizzò "Stava Maria Dolente". Si tratta di una "armonizzazione gregoriana o ceciliana" di cui abbiamo lo spartito e che viene elevata dal coro della Parrocchia del Comune di Bonemerse in Provincia di Cremona, armonizzata per organo dal Maestro M. Ruggeri e che si può ascoltare in youtube. L'armonizzazione dell'inno di Canosa di Puglia nella Processione della Desolata del Sabato Santo si differenzia, ma è più suggestivo, nella versione a marcia funebre, nel contesto delle "lamentationes" del Venerdì Santo, evocate in dialetto dalla madre del maestro Mimmo Masotina che lo accompagnava da bambino in Chiesa, dicendo "scème a sénde li lamìnde" (andiamo a sentire i Lamenti). Oggi andiamo a sentire, cioè al "sentire" del verbo latino che esprime la sensibilità interiore. La suggestiva armonizzazione di fine '800, viene attribuita al clarinettista Domenico Iannuzzi della banda musicale cittadina diretta dal Maestro Giuseppe Pasculli, compositore di numerosi canti civili e religosi. L'inno Stava Maria Dolente nella devozione popolare è un canto liturgico e patrimonio spirituale della Chiesa, del Coro delle Dolenti e del Popolo canosino, che si ritrova il Sabato Santo ai piedi della DESOLATA, negli ultimi passi della Passione in attesa del Lumen Christi della Resurrezione del Signore. Quest'anno 2017 vogliamo condividere e apprezzare la presenza del nuovo Vescovo, S. E. Mons. Luigi Mansi accanto al nuovo Parroco Don Carmine Catalano, cui ci uniamo nella preghiera ai piedi del monumento dell'Immacolata in Piazza della Repubblica, già Piazza Colonna, sulle vie dei nostri padri, di cui siamo eredi e custodi.
Buona Pasqua!
Ricerche storiche a cura del maestro Giuseppe Di Nunno.
Servizio fotografico di Sabino Mazzarella.
Si prega di citare la ricerca, l'autore e le fonti con i rispettivi autori nella divulgazione del sacro culto e della sacra devozione e tradizione, dove le eloquenti fotografie sono fondate sulle radici storiche.