Stilus Magistri
La devozione liturgica a S. Sabino
La novena per la festa del Santo
martedì 7 febbraio 2017
15.38
Nella ricorrenza della Festa patronale di San Sabino del 9 febbraio nella Cattedrale di Canosa di Puglia(BT) è iniziato il periodo di nove giorni di preghiera e di celebrazione, detto "Novena". Il lessico si ritrova nel rito di preparazione alla festa dei Santi e di solennità religiose nella Chiesa Cattolica. Nella liturgia cattolica la prima novena della storia è quella allo Spirito Santo. Ufficialmente infatti i giorni che dividono l'Ascensione di Gesù al cielo dall'Effusione dello Spirito Santo sono nove. Le novene sono riti, invocazioni che si rivolgono ai santi, alla Madonna in momenti liturgici comunitari in base al calendario liturgico, anche con la celebrazione della Santa Messa. Nella religione romana i periodi di preghiera di nove giorni, detti novendiali, sono giorni per espiare prodigi inviati dagli dei. Ancora oggi il periodo che segue la morte di un Pontefice si chiama novendiale. Nella cultura pagana che precede quella cristiana i Novendalia o Novendalium sacrum segnavano un rito propiziatorio di nove giorni o un periodo di lutto dopo la morte o un periodo di espiazione.
Dalle fonti di Tito Livio, nell'opera Ab Urbe Condita, Libro I, par. 31 riportiamo:
Ex illo tempore mansit sollemne ut, quotiescumque prodigia nefasta evenisse nuntiarentur, feriae per novem dies agerentur, quae novendialia appellatae sunt.
Da quel momento rimase come obbligo sacro che, ogni volta che venissero annunziati prodigi nefasti, seguissero nove giorni di festa che furono chiamati novendiali.
Il rito si ritrova anche nell'Antica Grecia negli "Ennata", Eννατα, il cui termine deriva dal numero nove, ἐννέα (ennea).
La sacralità di questi nove giorni nelle tre grandi civiltà, ellenica, romana e cristiana, ci immergono in una dimensione senza tempo, che illumina anche la Novena a San Sabino nella Cattedrale di Canosa di Puglia.
Quando eravamo bambini l'organo a canne della Cattedrale risuonava con Giannino l'organista le note dell'inno "Mi porto al tempio a te sacrato,/ con sentimento d'esserti grato. Con piena fede io vengo a te / o San Sabino prega per me". Oggi alla luce delle nuove conoscenze e scoperte, dalle fonti dei Dialoghi di Gregorio Magno, si riscopre il "Vir Dei", "l'uomo di Dio", amico di San Benedetto, che abbiamo presentato come offerta formativa volontaria anche agli Studenti del Liceo Fermi di Canosa, con la condivisione della Dirigente, Prof. Nunzia Silvestri, dei Docenti Prof. Facciolongo Sabino e Prof.ssa Giulia Giorgio, ai giovani attenti e sensibili delle Classi di 4 C, D, e G, aggiungi 3 G e 5 A in un percorso di storia, di arte, di devozione popolare del popolo canosino. È stato consegnato anche il nuovo inno a
San Sabino, "UOMO DI DIO", scritto da Mons. Felice Bacco e musicato dal M° Salvatore Sica. Mentre nella Cattedrale sabiniana si svolge la Novena, nella Cattedrale di Bari si svolge il Triduo solenne di tre giorni (tres dies), nella simbologia della Trinità, con l'esposizione del busto argenteo di San Sabino compatrono di Bari con San Nicola, con la guida dell'Arcivescovo Mons. Cacucci, che nel 9 Febbraio 2001, celebrando nella Cattedrale di Canosa, così concluse: "ogni mattina passo davanti a San Sabino", riferendosi al suo cammino uscendo dall'Episcopio della Cattedrale di Bari e passando davanti alla colonna che sorregge la statua marmorea di San Sabino. La memoria liturgica della novena a San Sabino nella Cattedrale di Canosa negli anni '60 e '70 ci riportano al bacio del popolo sul vetro della teca argentea del reliquiario del cranio di San Sabino del 1929, trafugato dalla nicchia della cripta della tomba del Santo. Nelle voce dialettale popolare i nostri padri dicevano "abbàsce o seccòrpe", come è scritto nel libro di dialettologia, "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino". Ma non era solo dialetto, in quanto nella Cattedrale di Bari prima di scendere nella cripta è scritto "Succorpo", che trae origini etimologiche da "sub-corpus", sotto il corpo dell'edificio sacro.I nostri padri scendevano nel "succorpo" a "fare la SCALA SANTA", recitando un Pater, Ave e Gloria per ogni gradino e risalendo all'indietro senza volgere le spalle alla tomba del Santo e recitando le stesse preghiere, come attestano le foto del mio archivio negli anni '70. Il rispetto del sacro, la devozione al Santo sono grandi insegnamenti dei nostri padri del '900, a volte analfabeti, povera gente, ma lavoratori con il cuore ardente che si recavano in Chiesa prima di andare nei campi.
Risfogliamo una foto di un povero dipinto dei devoti muratori che operarono nell'800; la scorgiamo nel buio dell'interno del Campanile mentre risalimmo con il sagrestano Isidoro a suonare le campane; i colori delle maestranze dipinsero: W S. SABINO. Ricordo la buonanima di mio nonno Pepino e di mio padre Giovanni, deceduto nella sera della vigilia di San Sabino, con la sua presenza nei banchi della Cattedrale durante la Novena. Ricordo un atto di devozione di una bambina e di sua madre nell'accensione delle candele votive davanti al simulacro argenteo di San Sabino, identificate oggi nelle persone viventi da Don Mario Porro. La devozione, la fede, crescono come gli anni, ma non passano e si inchinano davanti al volto di San Sabino e si inginocchiano dinanzi al Crocifisso del Signore.
Sia lode a Dio nel Vescovo Sabino, UOMO DI DIO.
Maestro Peppino Di Nunno
Dalle fonti di Tito Livio, nell'opera Ab Urbe Condita, Libro I, par. 31 riportiamo:
Ex illo tempore mansit sollemne ut, quotiescumque prodigia nefasta evenisse nuntiarentur, feriae per novem dies agerentur, quae novendialia appellatae sunt.
Da quel momento rimase come obbligo sacro che, ogni volta che venissero annunziati prodigi nefasti, seguissero nove giorni di festa che furono chiamati novendiali.
Il rito si ritrova anche nell'Antica Grecia negli "Ennata", Eννατα, il cui termine deriva dal numero nove, ἐννέα (ennea).
La sacralità di questi nove giorni nelle tre grandi civiltà, ellenica, romana e cristiana, ci immergono in una dimensione senza tempo, che illumina anche la Novena a San Sabino nella Cattedrale di Canosa di Puglia.
Quando eravamo bambini l'organo a canne della Cattedrale risuonava con Giannino l'organista le note dell'inno "Mi porto al tempio a te sacrato,/ con sentimento d'esserti grato. Con piena fede io vengo a te / o San Sabino prega per me". Oggi alla luce delle nuove conoscenze e scoperte, dalle fonti dei Dialoghi di Gregorio Magno, si riscopre il "Vir Dei", "l'uomo di Dio", amico di San Benedetto, che abbiamo presentato come offerta formativa volontaria anche agli Studenti del Liceo Fermi di Canosa, con la condivisione della Dirigente, Prof. Nunzia Silvestri, dei Docenti Prof. Facciolongo Sabino e Prof.ssa Giulia Giorgio, ai giovani attenti e sensibili delle Classi di 4 C, D, e G, aggiungi 3 G e 5 A in un percorso di storia, di arte, di devozione popolare del popolo canosino. È stato consegnato anche il nuovo inno a
San Sabino, "UOMO DI DIO", scritto da Mons. Felice Bacco e musicato dal M° Salvatore Sica. Mentre nella Cattedrale sabiniana si svolge la Novena, nella Cattedrale di Bari si svolge il Triduo solenne di tre giorni (tres dies), nella simbologia della Trinità, con l'esposizione del busto argenteo di San Sabino compatrono di Bari con San Nicola, con la guida dell'Arcivescovo Mons. Cacucci, che nel 9 Febbraio 2001, celebrando nella Cattedrale di Canosa, così concluse: "ogni mattina passo davanti a San Sabino", riferendosi al suo cammino uscendo dall'Episcopio della Cattedrale di Bari e passando davanti alla colonna che sorregge la statua marmorea di San Sabino. La memoria liturgica della novena a San Sabino nella Cattedrale di Canosa negli anni '60 e '70 ci riportano al bacio del popolo sul vetro della teca argentea del reliquiario del cranio di San Sabino del 1929, trafugato dalla nicchia della cripta della tomba del Santo. Nelle voce dialettale popolare i nostri padri dicevano "abbàsce o seccòrpe", come è scritto nel libro di dialettologia, "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino". Ma non era solo dialetto, in quanto nella Cattedrale di Bari prima di scendere nella cripta è scritto "Succorpo", che trae origini etimologiche da "sub-corpus", sotto il corpo dell'edificio sacro.I nostri padri scendevano nel "succorpo" a "fare la SCALA SANTA", recitando un Pater, Ave e Gloria per ogni gradino e risalendo all'indietro senza volgere le spalle alla tomba del Santo e recitando le stesse preghiere, come attestano le foto del mio archivio negli anni '70. Il rispetto del sacro, la devozione al Santo sono grandi insegnamenti dei nostri padri del '900, a volte analfabeti, povera gente, ma lavoratori con il cuore ardente che si recavano in Chiesa prima di andare nei campi.
Risfogliamo una foto di un povero dipinto dei devoti muratori che operarono nell'800; la scorgiamo nel buio dell'interno del Campanile mentre risalimmo con il sagrestano Isidoro a suonare le campane; i colori delle maestranze dipinsero: W S. SABINO. Ricordo la buonanima di mio nonno Pepino e di mio padre Giovanni, deceduto nella sera della vigilia di San Sabino, con la sua presenza nei banchi della Cattedrale durante la Novena. Ricordo un atto di devozione di una bambina e di sua madre nell'accensione delle candele votive davanti al simulacro argenteo di San Sabino, identificate oggi nelle persone viventi da Don Mario Porro. La devozione, la fede, crescono come gli anni, ma non passano e si inchinano davanti al volto di San Sabino e si inginocchiano dinanzi al Crocifisso del Signore.
Sia lode a Dio nel Vescovo Sabino, UOMO DI DIO.
Maestro Peppino Di Nunno