Stilus Magistri
La Religiosità non comune dei Canosini
Nelle antiche pietre sacre di Santa Sofia
lunedì 3 agosto 2015
22.53
Se le pietre sacre parlassero, attesterebbero la magnificenza degli edifici paleocristiani di Canosa di Puglia, la loro storia, la religiosità del suo popolo, che costituiscono le nostre radici viventi. Le Catacombe e la Basilica di Santa Sofia, dal II secolo dopo Cristo all'XI secolo, attestano l'eccellenza della religiosità cristiana, come riporta la visita ad limina del Prevosto Carlo Rosati, datata 15 aprile 1744. Nelle ricerche filologiche lo attesta quel "veluti" , che precede i molti sepolcri ed il tempio di Santa Sofia, riportato nella Relatio inedita del Prevosto Rosati, che abbiamo acquisito per studio dall'Archivio Segreto del Vaticano. Questo legame tra la Chiesa Canosina e la Santa Sede scaturisce dalla Diocesis Nullius di Canosa, che dipendeva direttamente dalla Santa Sede Apostolica Romana, cui era inviato ogni tre anni la Relatio del Prevosto.
Con la visita a Canosa del Ministro dei Beni Culturali, Prof. Massimo Bray e del Sovrintendente Archeologico alle Catacombe, dott. Fabrizio Bisconti dell'Archeologia Sacra del Vaticano, nella Settimana della Cultura del 16 novembre 2013 promossa nel Teatro Comunale "R. Lembo" dalla Confindustria per l'inaugurazione del Museo del Vescovi, abbiamo offerto una stampa del Cristogramma rinvenuto nella Catacombe di Santa Sofia, allegando la ricerca filogica in latino del 1763 del Prevosto Tortora, a pag. 70: "Coemeterium praeter famigeratas veteres Catacumbas in loco, vulgo dicto Amapopolis sitas" (il complesso cimiteriale davanti alle famose antiche Catacombe situate nel luogo, detto dal popolo Amapopoli). Oggi vogliamo sottolineare con la visita ad limina del Rosati, che precede il Tortora, non solo le famose pietre, ma la straodinaria Religiosità dei Canosini, che ha generato le pietre di Santa Sofia, che meritano e attendono di essere salvate e riconosciute patrimonio della cristianità.
Il manoscritto dell'Archivio del Vaticano è stato trascritto e tradotto dal Rev.ndo Padre Gerardo Cioffari, Storico della Basilica di S. Nicola a Bari e studioso del patrimonio sabiniano di Canosa, insigne figlio delle vie di Diomede.
"Omne enim quod reverendae priscae aetatis Canusinorum itidem non vulgarem ostentat Religionem, veluti templa et criptae multae cadaverum tumulationibus destinatae in immensum protensae ut ex aditibus peremptis visitur, quibus crucis signa affixa et quibus celebre templum S. Sophiae dicatum extabat."
"Tutto ciò infatti mostra la religiosità similmente non comune dei Canosini di quella veneranda antichità, come si può anche vedere dai templi e dalle numerose cripte destinate alla tumulazione dei cadaveri in un'ampia area con le entrate chiuse, sulle quali sono affisse delle croci e al di sopra delle quali si ergeva il celebre tempio di Santa Sofia".
Il prevosto successore, Andrea Tortora, conferma nella Relatio Ecclesiae Canusinae la grande fede cattolica dei Canosini: "fuit olim Canusina Civitas… Fidei Catholicae Servens aemulatrix" (la città di Canosa fu un tempo emula osservante della Fede Cattolica), ad attestare la nostre grandi radici cristiane. La devozione a Santa Sofia, Martire, era presente nel culto della Chiesa canosina, come attesta il noto Calendario liturgico di Canosa dell'XI sec., custodito a Baltimora (U.S.A.); secondo le comparazioni lo studioso Michele Menduni da Firenze, "ha ragione di credere che possa rifarsi ad un esemplare molto antico". Infatti, il Calendario il giorno 30 dopo le Kalendae di Settembre (il 30 Settembre) riporta la devozione della Chiesa canosina alla "Passio sancte Sophie, Pistis, Elpis et Agapes filiarum eius" (il patimento di Santa Sofia e delle sue figlie Pistis, Elpis e Agape). Il Martirio della Madre sotto l'imperatore Traiano è diffuso anche nel culto greco-ortodosso, dove la traduzione dei termini Σοφία, Πίστις, Ἐλπίς καὶ Ἀγάπη (Sofia, Pistis, Elpis e Agape), si traducono in Sapienza, Fede, Speranza e Carità, simboliche figlie della Madre, come rappresentate nell'arte.
Nella continuità tra passato e presente, nel legame tra Oriente e Occidente, sarebbe bello ripristinare nella Chiesa di Canosa, nella Cattedrale di S. Sabino, la devozione a Santa Sofia nel 30 Settembre. La preghiera nella santità non scompare, affidando la proposta a Mons. Felice Bacco, appassionato cultore delle Catacombe di Santa Sofia. Due anni fa in Cattedrale con don Felice abbiamo incontrato due giovani coniugi con la bambina neonata, cui hanno posto il nome di "Sofia". Non siamo eredi e custodi solo dei ruderi, delle pietre, ma anche delle radici che hanno prodotto le pietre, che ancora oggi parlano al nostro tempo, al nostro cuore, ai nostri valori. Se le pietre non sono "sicure", non si lasciano decadere o cadere, perché non si ripeta l'incresciosa storia del nostro affidamento al Ministero Gullotti dei Beni Culturali a Roma del restauro della Cattedrale S. Sabino, "monumento nazionale", in un itinerario cui ero presente con don Antonio Piattone ed il Vescovo mons. Lanave, non per gestire progetti, o porre veti, ma per promuovere storia, cultura e spiritualità della città di Canosa.
Il Cristianesimo di Canosa non è solo un prestigioso Museo, ma anche un tempio vivente di vita. "La Religioosità non comune dei Canosini" ha impregnato con il Cristrogramma scoperto nella necropoli del Ponte della Lama, le pietre sacre delle "famigeratas veteres Catacumbas" nel culto di S. Sofia che ci lega all'Oriente, alla Basilica di S. Sofia di Costantinopoli, sulle vie percorse dall'allora Nunzio Apostolico (Legatus), Ambasciatore del Pontefice, S. Sabino, Vescovo della Diocesi metropolita di Canosa di Puglia. Nella festività patronale di S. Sabino, nel legame storico e spirituale tra Ecclesia e Civitas, rivivono le radici della religiosità non comune dei Canosini. A Settembre questa nota storica sarà oggetto di studio con gli studenti del Liceo Statale Enrico Fermi, negli studi classici del territorio e dell'arte. Non solo a Canosa in Puglia, ma tutti sulle vie del Cristianesimo in Occidente, siamo eredi e custodi di questo patrimonio spirituale e di queste pietre sacre di Santa Sofia di Canosa di Puglia.
maestro Peppino Di Nunno
Con la visita a Canosa del Ministro dei Beni Culturali, Prof. Massimo Bray e del Sovrintendente Archeologico alle Catacombe, dott. Fabrizio Bisconti dell'Archeologia Sacra del Vaticano, nella Settimana della Cultura del 16 novembre 2013 promossa nel Teatro Comunale "R. Lembo" dalla Confindustria per l'inaugurazione del Museo del Vescovi, abbiamo offerto una stampa del Cristogramma rinvenuto nella Catacombe di Santa Sofia, allegando la ricerca filogica in latino del 1763 del Prevosto Tortora, a pag. 70: "Coemeterium praeter famigeratas veteres Catacumbas in loco, vulgo dicto Amapopolis sitas" (il complesso cimiteriale davanti alle famose antiche Catacombe situate nel luogo, detto dal popolo Amapopoli). Oggi vogliamo sottolineare con la visita ad limina del Rosati, che precede il Tortora, non solo le famose pietre, ma la straodinaria Religiosità dei Canosini, che ha generato le pietre di Santa Sofia, che meritano e attendono di essere salvate e riconosciute patrimonio della cristianità.
Il manoscritto dell'Archivio del Vaticano è stato trascritto e tradotto dal Rev.ndo Padre Gerardo Cioffari, Storico della Basilica di S. Nicola a Bari e studioso del patrimonio sabiniano di Canosa, insigne figlio delle vie di Diomede.
"Omne enim quod reverendae priscae aetatis Canusinorum itidem non vulgarem ostentat Religionem, veluti templa et criptae multae cadaverum tumulationibus destinatae in immensum protensae ut ex aditibus peremptis visitur, quibus crucis signa affixa et quibus celebre templum S. Sophiae dicatum extabat."
"Tutto ciò infatti mostra la religiosità similmente non comune dei Canosini di quella veneranda antichità, come si può anche vedere dai templi e dalle numerose cripte destinate alla tumulazione dei cadaveri in un'ampia area con le entrate chiuse, sulle quali sono affisse delle croci e al di sopra delle quali si ergeva il celebre tempio di Santa Sofia".
Il prevosto successore, Andrea Tortora, conferma nella Relatio Ecclesiae Canusinae la grande fede cattolica dei Canosini: "fuit olim Canusina Civitas… Fidei Catholicae Servens aemulatrix" (la città di Canosa fu un tempo emula osservante della Fede Cattolica), ad attestare la nostre grandi radici cristiane. La devozione a Santa Sofia, Martire, era presente nel culto della Chiesa canosina, come attesta il noto Calendario liturgico di Canosa dell'XI sec., custodito a Baltimora (U.S.A.); secondo le comparazioni lo studioso Michele Menduni da Firenze, "ha ragione di credere che possa rifarsi ad un esemplare molto antico". Infatti, il Calendario il giorno 30 dopo le Kalendae di Settembre (il 30 Settembre) riporta la devozione della Chiesa canosina alla "Passio sancte Sophie, Pistis, Elpis et Agapes filiarum eius" (il patimento di Santa Sofia e delle sue figlie Pistis, Elpis e Agape). Il Martirio della Madre sotto l'imperatore Traiano è diffuso anche nel culto greco-ortodosso, dove la traduzione dei termini Σοφία, Πίστις, Ἐλπίς καὶ Ἀγάπη (Sofia, Pistis, Elpis e Agape), si traducono in Sapienza, Fede, Speranza e Carità, simboliche figlie della Madre, come rappresentate nell'arte.
Nella continuità tra passato e presente, nel legame tra Oriente e Occidente, sarebbe bello ripristinare nella Chiesa di Canosa, nella Cattedrale di S. Sabino, la devozione a Santa Sofia nel 30 Settembre. La preghiera nella santità non scompare, affidando la proposta a Mons. Felice Bacco, appassionato cultore delle Catacombe di Santa Sofia. Due anni fa in Cattedrale con don Felice abbiamo incontrato due giovani coniugi con la bambina neonata, cui hanno posto il nome di "Sofia". Non siamo eredi e custodi solo dei ruderi, delle pietre, ma anche delle radici che hanno prodotto le pietre, che ancora oggi parlano al nostro tempo, al nostro cuore, ai nostri valori. Se le pietre non sono "sicure", non si lasciano decadere o cadere, perché non si ripeta l'incresciosa storia del nostro affidamento al Ministero Gullotti dei Beni Culturali a Roma del restauro della Cattedrale S. Sabino, "monumento nazionale", in un itinerario cui ero presente con don Antonio Piattone ed il Vescovo mons. Lanave, non per gestire progetti, o porre veti, ma per promuovere storia, cultura e spiritualità della città di Canosa.
Il Cristianesimo di Canosa non è solo un prestigioso Museo, ma anche un tempio vivente di vita. "La Religioosità non comune dei Canosini" ha impregnato con il Cristrogramma scoperto nella necropoli del Ponte della Lama, le pietre sacre delle "famigeratas veteres Catacumbas" nel culto di S. Sofia che ci lega all'Oriente, alla Basilica di S. Sofia di Costantinopoli, sulle vie percorse dall'allora Nunzio Apostolico (Legatus), Ambasciatore del Pontefice, S. Sabino, Vescovo della Diocesi metropolita di Canosa di Puglia. Nella festività patronale di S. Sabino, nel legame storico e spirituale tra Ecclesia e Civitas, rivivono le radici della religiosità non comune dei Canosini. A Settembre questa nota storica sarà oggetto di studio con gli studenti del Liceo Statale Enrico Fermi, negli studi classici del territorio e dell'arte. Non solo a Canosa in Puglia, ma tutti sulle vie del Cristianesimo in Occidente, siamo eredi e custodi di questo patrimonio spirituale e di queste pietre sacre di Santa Sofia di Canosa di Puglia.
maestro Peppino Di Nunno