Stilus Magistri
La «Salita Castello» smarrita da salvare
Denominata nel 1948 «Via Stalingrado»
martedì 29 marzo 2022
11.04
Salendo sulle pietre antiche della Collina dei Santi Quaranta Martiri, tra i passi del Borgo Antico del Castello di Canosa di Puglia ci soffermiamo ai piedi delle Torre Civica dell'Orologio, che scandiva il tempo al paese sulla «Salita Castello» dell'800 denominata nel 1948 «Via Stalingrado». Sfogliamo la storia da una pagina estratta dal mio libro di Dialettologia "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" di Giuseppe Di Nunno – 2015, leggendo il lemma dialettale "arlògge". Il lemma in dialetto "arlògge" (sost. m.). che significa orologio, strumento che indica le ore. Et. gr. ώρο-λόγον (indicatore delle ore). Arch. lett. Il lessico dialettale dell'800 e della prima metà del '900, rievoca la memoria dell'orologio pubblico (l'arlòggia pùbbleche) di Piazza Colonna e del rione Castello (l'arlòggia vécchie).
Sulla Salita Castello, oggi via Stalingrado, fu posto l'orologio nel 1838, con "la macchina che debba con tutta regola battere le ore", con contrappesi di pietra. Nel 1889 viene invece collocato l'impianto dell'orologio pubblico in piazza Colonna sul Campanile di San Biagio, fornito dalla ditta Isidoro Sommaruga di Milano. L'armadio delle campane verrà poi trasferito sulla Torre Civica del Castello, dove siamo risaliti in esplorazione rischiosa e scoperta, nell'estate del 1996, con mio figlio Davide di 10 anni, con Gilberto Gala, Dipendente comunale e con il Commissario Prefettizio, Dottor Iaculli Giuseppe.
Abbiamo poi studiato e scoperto le conoscenze presso l'Archivio Storico Comunale (cart. 79 e cart. 249). L'orologio pubblico del 1889, come attesta la banderuola metallica, fa riferimento alla Convenzione Internazionale dei fusi orari del 1884 e all'adozione dell'ora europea da parte dell'Italia nel 1893 (C.E.T. – Central European Time), cui si adeguarono i Comuni d'Italia. Nell'opera dei Sacri Bronzi abbiamo pubblicato queste conoscenze, del tempo in cui l'orologio pubblico si ascoltava da lontano con i rintocchi della campana delle ore e della campana dei quarti d'ora. Forse per questi rintocchi si diceva: " t'ò passète u quàrte?". Negli anni '80, nel risanare un vecchio orologio a pendolo, nella Direzione della Scuola Elementare De Muro Lomanto, ho rinvenuto sul retro del quadrante la firma di Nicola Pentrella, "orologiaio", nato nel 1913, manutentore dell'orologio pubblico comunale nella prima metà del '900. Anche la figlia, nostra collega di Scuola, Lucia Pentrella, ha appreso e visto con gioia la firma del padre.
Il toponimo SALITA CASTELLO su lapide in terracotta nella parte superiore è caduta nell'oblio, quale Salita eloquente delle cinque Salite del Borgo antico del Castello: Salita Arco Diomede, Salita Castello, Salita Purgatorio, Salita Calvario, Salita ai Mulini (impropriamente intitolata Via Salita ai Mulini). Sulla salita Calvario realizzai come Presidente Pro Loco la prima passione vivente, ECCE HOMO nel 1988. In dialetto ricorre anche la salita di Via Anfiteatro detta "l'anghianète du Crapellòtte" con il noto proverbio, evocato in una classe del Liceo Fermi alla giovane nipote Minervini dell'ultimo pastore di Canosa.
Nella toponomastica del Borgo del Castello, sulla Collina dei Quaranta Martiri, emergono le configurazioni architettoniche cui si aggiungono i titoli dei toponimi di VIA, PIAZZA, RONCO, RAMPA, SALITA. È improprio scrivere Via Salita ai Mulini, che nell'Archivio viene riportato Salita ai Mulini, come inesatto è stato nel 1948 modificare una Salita Castello in Via Stalingrado.
Dalle ricerche archivistiche nei decenni scorsi ritroviamo la Delibera di Consiglio Comunale n. 82 del 24 Luglio 1948 che decreta la modifica della toponomastica cittadina della Salita Castello in Via Stalingrado motivando che "Stalingrado, città della Russia, è il simbolo della resistenza degli uomini liberi e civili alla dittatura ed alla barbarie e segnò l'inizio della riscossa". Pensiamo oggi negli stessi valori alla Resistenza di uomini liberi e civili dell'Ucraina e di libere manifestazioni di Città della Russia! In una verifica di storia di Scuola emergono le negatività del regime stalinista; peraltro la denominazione "Stalingrado" è obsoleta, atteso che la Città della Russia si chiama VOLGOGRAD (Città del Volga).
Nella variazione del toponimo rileviamo oggettivamente la cancellazione impropria di una "Salita" in una "Via", omettendo la configurazione architettonica delle pietre di una Salita, che resta tale ancora oggi fiancheggiando la Torre Civica dell'Orologio. Siamo saliti anche noi passando dinanzi alla bacheca civica ormai degradata dedicata ai Santi Patroni, San Sabino e Maria SS.ma della Fonte del 1966, che merita di essere restaurata, mentre abbiamo già riprodotto le stampe identiche a quelle storiche del 1966, nella ricorrenza centenaria della morte del Santo Vescovo canosino avvenuta il 9 febbraio del 566.
Anche sul retro di una cartolina degli anni '90 , in mio possesso, ritrovata oggi anche dall'amico Bartolo Carbone, Redattore del portale www.canosaweb.it è scritto "l'Anghianète du Castìdde" nella voce popolare rispondente al toponimo riportato nell'Archivio Storico Comunale. Annotiamo nel lessico la lettera A maiuscola di "Anghianète", a connotare un nome proprio, "Salita". La cartolina datata 1991 fu promossa e curata con altre cartoline di paese dall'Enalotto e Totip di Pietrangeli Giuseppina in Piazza Vittorio Veneto, 11, come è scritto sul retro. Analoga cartolina del 1991 raffigura un'altra Scalinata in pietra ai piedi del Carmine, trascrivendo sul retro in dialetto "u scalàune du Càrmene", "lo scalone del Carmine", come riporta lo stesso Archivio Storico Comunale nel 1813. La foto della cartolina della Torre dell'Orologio del 1991 riporta vuote le finestre dei quadranti dell'orologio in una storia smarrita e poi riprodotta. Dopo il terremoto del 1980, la Torre Civica del Castello fu restaurata e furono rimossi i due quadranti di pregevole di cristallo, che dopo anni nel 1997 furono ricollocati. Le finestre rimasero vuote fino a quando il Sindaco Pasquale Malcangio dopo il 1997, provvedette alla ricollocazione dei quadranti che si illuminavano come due occhi di un faro del tempo.
Da anni sono spenti mentre occorrerebbe illuminare la Torre dalla strada, come curò la compianta Patrizia Minerva del Club per l'UNESCO, oggi diretto dalla Professoressa Nunzia Lansisera, Docente del Liceo Fermi. È da salvare la SALITA CASTELLO in questo contesto architettonico e culturale. Il compianto poeta Savino Losmargiasso riporta la fotografia della Salita e della Torre sul suo libro del 1999 intitolato "L'arlogge du castìdde".
Si fa sera, il paese si fa silenzio, le campane del tempo rintoccano a distanza le ore e i quarti, mentre risaliamo sui gradini di pietra di SALITA CASTELLO, da ritrovare, da recuperare, da studiare e tramandare, da verseggiare in dialetto e in italiano. E' stata inoltrata una petizione con suddetta connotazione al Sindaco del Comune Avv. Roberto Morra.
Ob amorem patriae
Maestro Peppino Di Nunno
Riproduzione@riservata
Sulla Salita Castello, oggi via Stalingrado, fu posto l'orologio nel 1838, con "la macchina che debba con tutta regola battere le ore", con contrappesi di pietra. Nel 1889 viene invece collocato l'impianto dell'orologio pubblico in piazza Colonna sul Campanile di San Biagio, fornito dalla ditta Isidoro Sommaruga di Milano. L'armadio delle campane verrà poi trasferito sulla Torre Civica del Castello, dove siamo risaliti in esplorazione rischiosa e scoperta, nell'estate del 1996, con mio figlio Davide di 10 anni, con Gilberto Gala, Dipendente comunale e con il Commissario Prefettizio, Dottor Iaculli Giuseppe.
Abbiamo poi studiato e scoperto le conoscenze presso l'Archivio Storico Comunale (cart. 79 e cart. 249). L'orologio pubblico del 1889, come attesta la banderuola metallica, fa riferimento alla Convenzione Internazionale dei fusi orari del 1884 e all'adozione dell'ora europea da parte dell'Italia nel 1893 (C.E.T. – Central European Time), cui si adeguarono i Comuni d'Italia. Nell'opera dei Sacri Bronzi abbiamo pubblicato queste conoscenze, del tempo in cui l'orologio pubblico si ascoltava da lontano con i rintocchi della campana delle ore e della campana dei quarti d'ora. Forse per questi rintocchi si diceva: " t'ò passète u quàrte?". Negli anni '80, nel risanare un vecchio orologio a pendolo, nella Direzione della Scuola Elementare De Muro Lomanto, ho rinvenuto sul retro del quadrante la firma di Nicola Pentrella, "orologiaio", nato nel 1913, manutentore dell'orologio pubblico comunale nella prima metà del '900. Anche la figlia, nostra collega di Scuola, Lucia Pentrella, ha appreso e visto con gioia la firma del padre.
Il toponimo SALITA CASTELLO su lapide in terracotta nella parte superiore è caduta nell'oblio, quale Salita eloquente delle cinque Salite del Borgo antico del Castello: Salita Arco Diomede, Salita Castello, Salita Purgatorio, Salita Calvario, Salita ai Mulini (impropriamente intitolata Via Salita ai Mulini). Sulla salita Calvario realizzai come Presidente Pro Loco la prima passione vivente, ECCE HOMO nel 1988. In dialetto ricorre anche la salita di Via Anfiteatro detta "l'anghianète du Crapellòtte" con il noto proverbio, evocato in una classe del Liceo Fermi alla giovane nipote Minervini dell'ultimo pastore di Canosa.
Nella toponomastica del Borgo del Castello, sulla Collina dei Quaranta Martiri, emergono le configurazioni architettoniche cui si aggiungono i titoli dei toponimi di VIA, PIAZZA, RONCO, RAMPA, SALITA. È improprio scrivere Via Salita ai Mulini, che nell'Archivio viene riportato Salita ai Mulini, come inesatto è stato nel 1948 modificare una Salita Castello in Via Stalingrado.
Dalle ricerche archivistiche nei decenni scorsi ritroviamo la Delibera di Consiglio Comunale n. 82 del 24 Luglio 1948 che decreta la modifica della toponomastica cittadina della Salita Castello in Via Stalingrado motivando che "Stalingrado, città della Russia, è il simbolo della resistenza degli uomini liberi e civili alla dittatura ed alla barbarie e segnò l'inizio della riscossa". Pensiamo oggi negli stessi valori alla Resistenza di uomini liberi e civili dell'Ucraina e di libere manifestazioni di Città della Russia! In una verifica di storia di Scuola emergono le negatività del regime stalinista; peraltro la denominazione "Stalingrado" è obsoleta, atteso che la Città della Russia si chiama VOLGOGRAD (Città del Volga).
Nella variazione del toponimo rileviamo oggettivamente la cancellazione impropria di una "Salita" in una "Via", omettendo la configurazione architettonica delle pietre di una Salita, che resta tale ancora oggi fiancheggiando la Torre Civica dell'Orologio. Siamo saliti anche noi passando dinanzi alla bacheca civica ormai degradata dedicata ai Santi Patroni, San Sabino e Maria SS.ma della Fonte del 1966, che merita di essere restaurata, mentre abbiamo già riprodotto le stampe identiche a quelle storiche del 1966, nella ricorrenza centenaria della morte del Santo Vescovo canosino avvenuta il 9 febbraio del 566.
Anche sul retro di una cartolina degli anni '90 , in mio possesso, ritrovata oggi anche dall'amico Bartolo Carbone, Redattore del portale www.canosaweb.it è scritto "l'Anghianète du Castìdde" nella voce popolare rispondente al toponimo riportato nell'Archivio Storico Comunale. Annotiamo nel lessico la lettera A maiuscola di "Anghianète", a connotare un nome proprio, "Salita". La cartolina datata 1991 fu promossa e curata con altre cartoline di paese dall'Enalotto e Totip di Pietrangeli Giuseppina in Piazza Vittorio Veneto, 11, come è scritto sul retro. Analoga cartolina del 1991 raffigura un'altra Scalinata in pietra ai piedi del Carmine, trascrivendo sul retro in dialetto "u scalàune du Càrmene", "lo scalone del Carmine", come riporta lo stesso Archivio Storico Comunale nel 1813. La foto della cartolina della Torre dell'Orologio del 1991 riporta vuote le finestre dei quadranti dell'orologio in una storia smarrita e poi riprodotta. Dopo il terremoto del 1980, la Torre Civica del Castello fu restaurata e furono rimossi i due quadranti di pregevole di cristallo, che dopo anni nel 1997 furono ricollocati. Le finestre rimasero vuote fino a quando il Sindaco Pasquale Malcangio dopo il 1997, provvedette alla ricollocazione dei quadranti che si illuminavano come due occhi di un faro del tempo.
Da anni sono spenti mentre occorrerebbe illuminare la Torre dalla strada, come curò la compianta Patrizia Minerva del Club per l'UNESCO, oggi diretto dalla Professoressa Nunzia Lansisera, Docente del Liceo Fermi. È da salvare la SALITA CASTELLO in questo contesto architettonico e culturale. Il compianto poeta Savino Losmargiasso riporta la fotografia della Salita e della Torre sul suo libro del 1999 intitolato "L'arlogge du castìdde".
Si fa sera, il paese si fa silenzio, le campane del tempo rintoccano a distanza le ore e i quarti, mentre risaliamo sui gradini di pietra di SALITA CASTELLO, da ritrovare, da recuperare, da studiare e tramandare, da verseggiare in dialetto e in italiano. E' stata inoltrata una petizione con suddetta connotazione al Sindaco del Comune Avv. Roberto Morra.
Ob amorem patriae
Maestro Peppino Di Nunno
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