Stilus Magistri
La “via della Stazione” di Canosa.
Ze’ Luigi evoca: “dù àme nète e dù stème angòre!”
venerdì 14 agosto 2015
16.40
Soffermando i miei passi a 66 anni presso la fontana della villetta "Don Peppino Pinnelli", mi ritornano in mente i ricordi e le opere svolte in questo strada storica nel quartiere di Santa Teresa.
La Scuola Elementare
Sessanta anni fa al suono della sirena, ancora oggi attiva, approdai a Scuola con il grembiule nero, alla Sezione Maschile con le cifre romane cucite da mia madre sul braccio e poi riportate sullo scudetto di plastica. Prima di entrare, a terra, c'era il lamierino di ferro, il nettapiede, "u stusciapète" di una strada un tempo brecciata. La Scuola Primaria Giuseppe Mazzini, aperta alla cultura del territorio è un elemento costituzionale del quartiere. Negli ultimi anni dal 2009 ho potuto studiare e scoprire, nella condivisione dei Docenti e dei bambini, l'affresco del 1961 del pittore canosino Luigi Liberato Buonvino, salendo sulla scala a sei metri di altezza nella prestigiosa sala della Direzione. Ho studiato l'immagine della Madonna posta all'ingresso, recuperando e restaurando il lumino artistico "Giulieri", proveniente da Milano.
Il balcone di zia Concetta
Da ragazzo andavamo da zio Lorenzo Natale e da zia Concetta, che saluto, al numero civico 124 per vedere il Festival di Sanremo di Gigliola Cinquetti e di Bobby Solo, visitando la stalla a piano terra di corso Garibaldi, piena di cavalli dei Natale e dei Rossignoli. Mi affacciavo a volte sul balcone, ammirando la grandezza della via della Stazione, assistendo per la prima volta alla processione del Carmine. Nei primi di Agosto del 2015 sono ritornato, salutando mia zia affacciata al balcone, mentre leggevo le iniziali del portoncino su Corso Garibaldi: P. N. 1915, ad attestare il fondatore Pasquale Natale all'inizio della Grande Guerra; ricorre il Centenario di questa palazzina, perciò auguri zia Natale! Con mia zia mi recavo da giovane a volte nel negozio di "Miène", di Damiano Silvestri, dove mi raccontavano della figlia che proseguiva gli studi all'Università e che poi ho incontrato come Preside del Liceo Enrico Fermi, nella sua diligenza e competenza e nella sua accoglienza del mio servizio volontario. Ho conosciuto anche la famiglia Mennoia, la famiglia Chiancone, la famiglia Santoro, la famiglia del maestro Metta, la famiglia D'Agnelli e Terribile, il Docente Universitario Elio Damiano, gli artigiani fratelli Granito. Oggi continuo a recarmi da méste Angioletto Favore, artefice volontario della base di legno dalla Troccola del Venerdì Santo.
Il treno della via della Stazione
Giungendo l'età dell'Università, a 18 anni, alla fine degli anni '60, si percorreva a piedi questo viale lungo all'alba, insieme al risveglio dei lavoratori dei campi, per viaggiare in treno con i lavoratori, con gli studenti universitari, con mio fratello, facendo amicizia e conoscendo, come mio fratello, l'amore della vita. Ma sarà lo stesso treno a veder partire i tre figli laureati, trapiantanti come tanti al Nord per lavoro. Quel fischio del treno con i libri, con la valigia, rievoca tanti ricordi di una generazione.
La fontanina della villetta
Negli anni '70 la fotografia in bianco e nero, mentre ero maestro di Scuola, conseguì il primo premio a livello regionale nel tema "Questa è Puglia". E nel Centenario dell'Acquedotto Pugliese nel 2014, la storia della fontanina è stata accolta dall'Acquedotto Pugliese e pubblicata nel libro di Vito Palumbo, Ed. Adda.
La fontana di "Chianca scritta"
Ricercando la storia in dialetto di "Chiànga scrìtte", riportata oggi sul mio libro prossimo alla pubblicazione sul Dialetto canosino, riscrivo la storia di questa fontana, che mi ha fatto incontrare negli anni scorsi Saverio Di Nunno, nel suo negozio di alimentari e altri anziani seduti presso la fontanina. Nel tardo pomeriggio della festa di S. Sabino di quest'anno 2015, incontro presso la fontanina il vegliardo Luigi Matarrese, che evoca in dialetto la memoria con i suoi 92 anni: "andai sotto le armi, ma dopo l'Armistizio, riuscii a fuggire da Bologna e a tornare a piedi a Canosa". Mi ricordo i castagni selvatici in questa strada. Dù àme nète e dù stème angòre, ma stàche nu pìcche stengenète!" Lo sorreggo ad accostarsi alla fontana di Chianca scritta. "Ciao nonno!". Un altro nonno ho conosciuto in via Remo, risalendo dalla fontana: ze' Sabino Petrilli, u Zambanìdde delle "fornaci", ormai in disuso, ma che fanno parte del patrimonio storico del quartiere.
Le grotte sotterranee e i pozzi di corso Garibaldi
Negli anni 1984-85, da Consigliere comunale di frontiera, in un clima di diffidenza e di ostilità, ma anche di condivisione, ho esplorato circa cento cavità tufacee di cantine vinicole in degrado, con situazioni di rischio per l'incolumità fisica e con relazioni trasmesse nel 1985 di persona al Ministero della Protezione Civile e al Comune col Sindaco Rizzi. In corso Garibaldi ho esplorato la grotta Pastore, la Grotta Palmieri, la grotta Casamassima (il Preside), dove avvertimmo un acre odore di aceto e di anidride carbonica, lasciando subito per prudenza l'esplorazione: era "u lèupe!". Ma poi trovai "la làupe" esplorando tre pozzi presso la fontanina della villetta, dove affiorano le falde freatiche che scendono dalla collina del Castello. In questa via quindi ho incontrato "u lèupe e la làupe", parole che racconto nel mio libro del Dialetto canosino, prossimo alla pubblicazione.
L'ipogeo di Vico San Martino
Ma sottoterra non abbiamo solo esplorato il tufo e l'acqua, ma anche i tesori, quando in veste di Presidente della Pro Loco nel 1988, visitammo con il giornalista Andrea Cimmino di RAI TRE l'ipogeo scoperto in vico San Martino, con l'emozione di riaprire il sepolcro dell'epoca ellenica e conoscere il corredo funerario, tra i tesori degli ipogei canosini.
La Chiesa di Santa Teresa
Negli anni scorsi ho potuto ricostruire la storia dell'antica Chiesa di Santa Teresa, già cappella gentilizia della famiglia di Mauro Caporale, nel Palazzo adiacente, e donata a devozione dalla nobildonna di Cerignola Elisabetta Cannone il 19 maggio del 1930, come attesta la lapide documentale interna.Al 1930 risalgono le tele dipinte da E. Ruffo, trasferite nella nuova Chiesa e studiate in particolare nell'incontro di Teresina con Papa Leone XIII. Un mio progetto volontario in collegamento con Lisieux e con i Padri Carmelitani, ha promosso la peregrinatio di un reliquia della Santa da Lisieux a Canosa nel 22-25 Settembre 2011 in un percorso realizzato dal Parroco don Vito Zinfollino e con una pubblicazione delle ricerche, tra le quali è stato ritrovato il testamento della donazione della Chiesetta da salvare.La nuova Chiesa in occasione della peregrinatio è diventata anche Scuola di cultura e di spiritailità per i ragazzi e gli studenti convenuti. In Chiesa la coppia Pagliarino di 90 anni ha celebrato le "nozze di ferro". La nuova Chiesa oggi è un patrimonio del quartiere ed un lievito di formazione e di comunità, mentre ricordo da ragazzo lo spazio dell'attuale campetto, detto allora in dialetto, "l'orto di Sergio", dove ci recavamo per giocare e far volare l'aquilone. La memoria ci lega alla figura di don Peppino Pinnelli, di cui ricorrono trenta anni dalla sua morte di Sacerdote in eterno.
Il pergolato di Santa Teresa
Presso l'antica Chiesetta di Santa Teresa, abbiamo dedicato una storia al magnifico pergolato di via Doge Mocenigo, finito in vetrina con le foto degli sposi e suggellata nella poesia dialettale "la préule de sanda Terése". L'abbiamo recitata con i custodi della pergola, con amici di quartiere e con don Vito Zinfollino, con una "buffétte" sotto la vite dell'uva sultanina, salutata anche dall'arrivo di un carretto e del cavallo dell'Associazione Equestre Canosina.Oggi la pergola giace rinsecchita per la siccità e ha bisogno di cura; quel baldacchino sulle pietre antiche che era bellezza, oggi è tristezza: come l'antica Chiesa, anche la pergola è da salvare!
Corso Garibaldi
Nelle ricerche presso lo stradario dell'Archivio Storico Comunale, ritroviamo il nome originario di corso Garibaldi, rievocato nella voce popolare: il "Maneggio", dal corso San Sabino fino al "ponte della strada ferrata sulla via nazionale di Lavello". C'era una volta il Maneggio con la scuola di addestramento dei cavalli. Dopo l'unità d'Italia, Canosa rende omaggio alla figura di Garibaldi.
È una strada storica, unica a Canosa, che merita di essere valorizzata e destinata a mostre e iniziative cittadine. Meritoria quindi l'opera del Comitato di Quartiere "don Peppino Pinnelli", che ogni anno ad Agosto promuove una festa di quartiere, mentre lo guardo si sofferma dall'alto della villetta e percorre in maniera rettilinea settecento metri di storia della bella "via della Stazione".
Auguri! La storia continua.
maestro Peppino Di Nunno
La Scuola Elementare
Sessanta anni fa al suono della sirena, ancora oggi attiva, approdai a Scuola con il grembiule nero, alla Sezione Maschile con le cifre romane cucite da mia madre sul braccio e poi riportate sullo scudetto di plastica. Prima di entrare, a terra, c'era il lamierino di ferro, il nettapiede, "u stusciapète" di una strada un tempo brecciata. La Scuola Primaria Giuseppe Mazzini, aperta alla cultura del territorio è un elemento costituzionale del quartiere. Negli ultimi anni dal 2009 ho potuto studiare e scoprire, nella condivisione dei Docenti e dei bambini, l'affresco del 1961 del pittore canosino Luigi Liberato Buonvino, salendo sulla scala a sei metri di altezza nella prestigiosa sala della Direzione. Ho studiato l'immagine della Madonna posta all'ingresso, recuperando e restaurando il lumino artistico "Giulieri", proveniente da Milano.
Il balcone di zia Concetta
Da ragazzo andavamo da zio Lorenzo Natale e da zia Concetta, che saluto, al numero civico 124 per vedere il Festival di Sanremo di Gigliola Cinquetti e di Bobby Solo, visitando la stalla a piano terra di corso Garibaldi, piena di cavalli dei Natale e dei Rossignoli. Mi affacciavo a volte sul balcone, ammirando la grandezza della via della Stazione, assistendo per la prima volta alla processione del Carmine. Nei primi di Agosto del 2015 sono ritornato, salutando mia zia affacciata al balcone, mentre leggevo le iniziali del portoncino su Corso Garibaldi: P. N. 1915, ad attestare il fondatore Pasquale Natale all'inizio della Grande Guerra; ricorre il Centenario di questa palazzina, perciò auguri zia Natale! Con mia zia mi recavo da giovane a volte nel negozio di "Miène", di Damiano Silvestri, dove mi raccontavano della figlia che proseguiva gli studi all'Università e che poi ho incontrato come Preside del Liceo Enrico Fermi, nella sua diligenza e competenza e nella sua accoglienza del mio servizio volontario. Ho conosciuto anche la famiglia Mennoia, la famiglia Chiancone, la famiglia Santoro, la famiglia del maestro Metta, la famiglia D'Agnelli e Terribile, il Docente Universitario Elio Damiano, gli artigiani fratelli Granito. Oggi continuo a recarmi da méste Angioletto Favore, artefice volontario della base di legno dalla Troccola del Venerdì Santo.
Il treno della via della Stazione
Giungendo l'età dell'Università, a 18 anni, alla fine degli anni '60, si percorreva a piedi questo viale lungo all'alba, insieme al risveglio dei lavoratori dei campi, per viaggiare in treno con i lavoratori, con gli studenti universitari, con mio fratello, facendo amicizia e conoscendo, come mio fratello, l'amore della vita. Ma sarà lo stesso treno a veder partire i tre figli laureati, trapiantanti come tanti al Nord per lavoro. Quel fischio del treno con i libri, con la valigia, rievoca tanti ricordi di una generazione.
La fontanina della villetta
Negli anni '70 la fotografia in bianco e nero, mentre ero maestro di Scuola, conseguì il primo premio a livello regionale nel tema "Questa è Puglia". E nel Centenario dell'Acquedotto Pugliese nel 2014, la storia della fontanina è stata accolta dall'Acquedotto Pugliese e pubblicata nel libro di Vito Palumbo, Ed. Adda.
La fontana di "Chianca scritta"
Ricercando la storia in dialetto di "Chiànga scrìtte", riportata oggi sul mio libro prossimo alla pubblicazione sul Dialetto canosino, riscrivo la storia di questa fontana, che mi ha fatto incontrare negli anni scorsi Saverio Di Nunno, nel suo negozio di alimentari e altri anziani seduti presso la fontanina. Nel tardo pomeriggio della festa di S. Sabino di quest'anno 2015, incontro presso la fontanina il vegliardo Luigi Matarrese, che evoca in dialetto la memoria con i suoi 92 anni: "andai sotto le armi, ma dopo l'Armistizio, riuscii a fuggire da Bologna e a tornare a piedi a Canosa". Mi ricordo i castagni selvatici in questa strada. Dù àme nète e dù stème angòre, ma stàche nu pìcche stengenète!" Lo sorreggo ad accostarsi alla fontana di Chianca scritta. "Ciao nonno!". Un altro nonno ho conosciuto in via Remo, risalendo dalla fontana: ze' Sabino Petrilli, u Zambanìdde delle "fornaci", ormai in disuso, ma che fanno parte del patrimonio storico del quartiere.
Le grotte sotterranee e i pozzi di corso Garibaldi
Negli anni 1984-85, da Consigliere comunale di frontiera, in un clima di diffidenza e di ostilità, ma anche di condivisione, ho esplorato circa cento cavità tufacee di cantine vinicole in degrado, con situazioni di rischio per l'incolumità fisica e con relazioni trasmesse nel 1985 di persona al Ministero della Protezione Civile e al Comune col Sindaco Rizzi. In corso Garibaldi ho esplorato la grotta Pastore, la Grotta Palmieri, la grotta Casamassima (il Preside), dove avvertimmo un acre odore di aceto e di anidride carbonica, lasciando subito per prudenza l'esplorazione: era "u lèupe!". Ma poi trovai "la làupe" esplorando tre pozzi presso la fontanina della villetta, dove affiorano le falde freatiche che scendono dalla collina del Castello. In questa via quindi ho incontrato "u lèupe e la làupe", parole che racconto nel mio libro del Dialetto canosino, prossimo alla pubblicazione.
L'ipogeo di Vico San Martino
Ma sottoterra non abbiamo solo esplorato il tufo e l'acqua, ma anche i tesori, quando in veste di Presidente della Pro Loco nel 1988, visitammo con il giornalista Andrea Cimmino di RAI TRE l'ipogeo scoperto in vico San Martino, con l'emozione di riaprire il sepolcro dell'epoca ellenica e conoscere il corredo funerario, tra i tesori degli ipogei canosini.
La Chiesa di Santa Teresa
Negli anni scorsi ho potuto ricostruire la storia dell'antica Chiesa di Santa Teresa, già cappella gentilizia della famiglia di Mauro Caporale, nel Palazzo adiacente, e donata a devozione dalla nobildonna di Cerignola Elisabetta Cannone il 19 maggio del 1930, come attesta la lapide documentale interna.Al 1930 risalgono le tele dipinte da E. Ruffo, trasferite nella nuova Chiesa e studiate in particolare nell'incontro di Teresina con Papa Leone XIII. Un mio progetto volontario in collegamento con Lisieux e con i Padri Carmelitani, ha promosso la peregrinatio di un reliquia della Santa da Lisieux a Canosa nel 22-25 Settembre 2011 in un percorso realizzato dal Parroco don Vito Zinfollino e con una pubblicazione delle ricerche, tra le quali è stato ritrovato il testamento della donazione della Chiesetta da salvare.La nuova Chiesa in occasione della peregrinatio è diventata anche Scuola di cultura e di spiritailità per i ragazzi e gli studenti convenuti. In Chiesa la coppia Pagliarino di 90 anni ha celebrato le "nozze di ferro". La nuova Chiesa oggi è un patrimonio del quartiere ed un lievito di formazione e di comunità, mentre ricordo da ragazzo lo spazio dell'attuale campetto, detto allora in dialetto, "l'orto di Sergio", dove ci recavamo per giocare e far volare l'aquilone. La memoria ci lega alla figura di don Peppino Pinnelli, di cui ricorrono trenta anni dalla sua morte di Sacerdote in eterno.
Il pergolato di Santa Teresa
Presso l'antica Chiesetta di Santa Teresa, abbiamo dedicato una storia al magnifico pergolato di via Doge Mocenigo, finito in vetrina con le foto degli sposi e suggellata nella poesia dialettale "la préule de sanda Terése". L'abbiamo recitata con i custodi della pergola, con amici di quartiere e con don Vito Zinfollino, con una "buffétte" sotto la vite dell'uva sultanina, salutata anche dall'arrivo di un carretto e del cavallo dell'Associazione Equestre Canosina.Oggi la pergola giace rinsecchita per la siccità e ha bisogno di cura; quel baldacchino sulle pietre antiche che era bellezza, oggi è tristezza: come l'antica Chiesa, anche la pergola è da salvare!
Corso Garibaldi
Nelle ricerche presso lo stradario dell'Archivio Storico Comunale, ritroviamo il nome originario di corso Garibaldi, rievocato nella voce popolare: il "Maneggio", dal corso San Sabino fino al "ponte della strada ferrata sulla via nazionale di Lavello". C'era una volta il Maneggio con la scuola di addestramento dei cavalli. Dopo l'unità d'Italia, Canosa rende omaggio alla figura di Garibaldi.
È una strada storica, unica a Canosa, che merita di essere valorizzata e destinata a mostre e iniziative cittadine. Meritoria quindi l'opera del Comitato di Quartiere "don Peppino Pinnelli", che ogni anno ad Agosto promuove una festa di quartiere, mentre lo guardo si sofferma dall'alto della villetta e percorre in maniera rettilinea settecento metri di storia della bella "via della Stazione".
Auguri! La storia continua.
maestro Peppino Di Nunno