Stilus Magistri

La voce di un maestro vegliardo Tommaso Greco nel Miracolo del S. Cuore di Gesù del 1912

E le campane scandiscono il mistero della vita, a cura del mestro Peppino di Nunno

Era il 21 Aprile 1913 quando nel vano buio del Campanile della Chiesa di S. Sabino, un pittore decorava la parete in tufo con una devozione all'evento prodigioso del S. Cuore di Gesù del 14 aprile 1912, pregato e parlato in latino, in italiano e in dialetto, quando eravamo povera gente. Oggi 21 Aprile 2012 incontriamo il maestro Tommaso Greco nella sua abitazione per raccogliere alcune testimonianze.

I suoi ultimi anni di insegnante nella Scuola Santa Lucia di Canosa, sono stati i miei primi anni di insegnamento all'inizio degli anni Settanta: lo ricordiamo quando interveniva nel Collegio dei Docenti, con la sua saggia parola cadenzata e imperturbata. A distanza di tempo torno ad incontrare il vegliardo maestro Tommaso , impedito nella fragilità motoria e col suo flebile udito, ma intento sulla scrivania a studiare: "sto leggendo il libro di un canosino, fra' Celestino". Gli chiedo di parlare del miracolo del Cuore di Gesù della Domenica in Albis del 1912, accostando ai documenti degli Archivi Storici la voce che rivive ancora oggi indirettamente nell'Archivio umano di un vegliardo.
"Ho varcato la soglia dei 92 anni e ricordo le parole di mia nonna".

Mia nonna era in Chiesa nella navata di sinistra; poi da ragazzo mentre stavo in casa a studiare, lei mi diceva "c'è pecchète! Ca nan n'a viste u Core de Gesù". Mia madre rivolta a lei: "mamà ce so ca stè a doice?" E la nonna : "non soltanto io, ma la folla in Chiesa, abbiamo visto roteare gli occhi e ci fu un avvenimento miracoloso; c'era siccità e il giorno dopo c'è stata pioggia abbondante".
L'Arciprete don Antonio Sergio ci parlava del miracolo degli occhi del cuore di Gesù e delle preghiere del popolo: erano le ore 8,00 di sera della Domenica del 14 aprile del 1912 quando durante le preghiere ci fu un lampo, il viso impallidì e ci fu il movimento degli occhi.

Quando ero ragazzo mia nonna Carovigno Dorotea, vedova Michele Greco, mi portava giù a San Sabino a pregare al Cuore di Gesù con la speranza di rivedere mossi gli occhi. Ero sempre con lei; ovunque andavo ad abitare nei vari rioni, ero Aspirante[1] di Azione Cattolica ed ero campanaro anche…. tre, cinque, sette. Devo esprimere un rammarico, i sacrestani allora erano più impegnati e le campane suonavano di più; suonavano alla nascita, suonavano al Battesimo e se avveniva il decesso di un piccolo, e allora avveniva spesso, suonavano a stormo.
Al termine dell'intervista il maestro Tommaso Greco, commosso mi porge un augurio di salute: mi ha detto mio figlio Michele "Papà, sai, Peppino sta in Ospedale" ( era un tempo travagliato riferito all'Ottobre 2011); poi mi affida il compito di raccogliere alcuni suoi scritti e appunti sulla Processione della Festa delle Primizie nella prima domenica dopo Pasqua, recuperata da don Felice Bacco; altri appunti si riferiscono ad una figura di Vescovo che pubblicheremo in seguito; poi mi affida un compito: " saluta i maestri di Scuola, la Chiesa e la città con queste parole : "la mia ricchezza è il sentimento di religiosità".

Ma per noi il maestro Greco è una ricchezza culturale e spirituale, straordinario nella memoria vissuta del 900 nella vita di Scuola, di Chiesa , di città. Il figlio Michele Greco, Primario presso l'Ospedale di Cerignola, condivide questa testimonianza, riportando altre memorie nei suoi incontri di cura familiare: "mio padre valica le capacità umane con la sua memoria vissuta; Lui è un dono di Dio". Non è solo la storia di uno di noi, ma la storia della nostra gente di Canosa, della nostra Chiesa, che si intreccia alla vita di uno di noi.

Dalle sue parole di campanaro, come 'scalatore' dei Campanili e studioso dei Sacri Bronzi, traggo una riflessione ed una proposta che indirizzo a mons. Felice Bacco e ai Reverendi Parroci di Canosa. Se le campane scandiscono la vita religiosa e civile della comunità, non basta accompagnare l'addio di ognuno di noi solo nella morte e nel corteo funebre, quando, nel battito eterno del tempo, ci chiediamo "Per chi suona la campana". Sarebbe bello, come un tempo dice il maestro Greco, far rintoccare la campana nella nascita della persona o nel Battesimo, invitando lo stesso genitore a premere il pulsante dell'automatico. Sono rintocchi peraltro più rari per gli eventi delle nascite, ma l'annuncio della nascita di un bambino, di un figlio di Dio, appartiene a tutta la comunità e non solo alla festa dei familiari e l'annuncio è fonte di gioia nella vita che nasce e non solo fonte di tristezza e di speranza eterna nell'addio della morte. Che le campane rintocchino anche la nascita della vita, segno del sorriso di Dio.
Grazie maestro Tommaso !

maestro Peppino Di Nunno, Canosa 21 aprile 2012



[1] Nel 1917, nella storia dell'Azione Cattolica nacque la Sezione degli "Aspiranti" di Azione Cattolica, educatori dei ragazzi nella loro crescita.
prof. Tommaso Greco (classe 1920)
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