Stilus Magistri
La zita, santa Zita e un piatto di ziti
Accoglienza in festa nel motto evangelico dei Duchi Carafa della Stadera
domenica 24 agosto 2014
20.21
La festa degli sposi è festa di famiglia, ma anche festa di paese.
La voce popolare del 900 evoca in dialetto la figura della "zita": "andiamo a vedere la zita".
Ma già le Carte dotali del 1500, custodite nell'Archivio Prevostale della Cattedrale San Sabino di Canosa, studiate nella Tesi di Laurea del Dottorato di mons. Felice Bacco, attestano la terminologia del "corredo della zita". Nel mio saggio letterario sul dialetto canosino, presentiamo in anteprima l'etimologia del lemma, ritrovato nei contatti diretti con l'Accademia della Crusca di Firenze, dove nasce il termine "zita", che indica la ragazza, la giovinetta e quindi la giovane sposa.
Ma il nome si diffonde in Toscana, associato a Santa Zita, nata nel 1218, con la venerazione della città di Lucca, di cui è compatrona.
Lo stesso Dante Alighieri cita "santa Zita", tra i Magistrati di Lucca: "ecco un degli anzian di santa Zita" (Inferno, canto XXI, v. 37).
Ma il nome di persona "Zita", si diffonde nel Veneto, anche in omaggio alla principessa "Zita d'Asburgo", nel matrimonio del 1911.
Proprio dal Veneto, nella gioia di famiglia e di paese, giunge nonna Zita, di 83 anni, a rendere omaggio a sua nipote, Elisa, la giovane zita con mio figlio Davide, in un connubio tra Veneto e Puglia, dopo aver conseguito l'alloro nello stesso giorno all'Università di Padova, nel Dicembre del 2009.
Il connubio tra due Regioni distanti nella Geografia, ma unite nell'umanità di due cuori, appartiene al rito della festa degli sposi, dove si gustano anche i maccheroni degli "ziti": si tratta di una formato di pasta nata nell'800, associati alla festa della zita, come "pasta della zita". Da bambini, nel 900, tante volte abbiamo spezzato con le mani gli ziti lunghi, facendo poi l'aquilone con la carta dei maccheroni.
Zita, nonna Zita, e un bel piatto di ziti col sugo!
E questo, il 25 agosto , dopo il rito sacro nella storica Cattedrale canosina, si svolge nella storica dimora dei Duchi di Carafa della Stadera, tra le colline della Murgia, dove recentemente abbiamo fatto omaggio alla Città di Minervino Murge, porgendo il vino in "carafa", con il quadro della Monografia Storica dell'Arma dei Carabinieri, unitamente al Mar.llo in congedo, Mimmo Porro, Presidente di Sezione dell'Associazione Nazionale dei Carabinieri. Nello stemma dei Duchi emerge il motto in latino: HOC FAC ET VIVES. Il motto riprende testualmente il verso evangelico, trascritto nella Vulgata, quando Gesù indica ad un nobile la via del Regno dei Cieli, "Ama il prossimo tuo come te stesso. Fai questo e vivrai".
Facciamo attenzione e non tradurre erroneamente, come in alcuni siti, l'indicativo, in quanto "vives" è… futuro semplice!
Accogliamo queste radici cristiane, impresse anche nella storia del territorio, accogliendo la zita veneta a Canosa di Puglia, accogliendo tutti gli sposi canosini, che si sono uniti con amori di altre terre, perché l'amore non ha confini, alla luce del Vangelo, che non ha confini ed è radicato nella storia dell'uomo.
Rivedo la foto di mia madre Rosetta alla soglia dei 90,anni, zita sul Sagrato della Cattedrale San Sabino nel 1946: lei è presente, quale bisnonna, tra quattro generazioni, fino al nipotino Emanuele da Torino, che, decondizionato dal linguaggio globale televisivo, spesso mi chiede: "nonno Peppino, mi racconti una storia?", attento così a verbalizzare il vissuto, spesso soffocato dalle immagini, a discapito della parola.
Raccontiamo questa storia della zita, di santa Zita, del piatto degli ziti, e ringraziamo la via indicata dal Signore: "fai questo e vivrai".
Andiamo a vedere la zita, ma … anche il zito! (u zòte e la zòte).
maestro Peppino Di Nunno