Stilus Magistri
Le Catacombe di Santa Sofia
Dall’Archivio Storico Comunale all’Archivio Segreto del Vaticano
giovedì 3 agosto 2017
1.30
Nella solenne festività patronale di San Sabino in Canosa, nel 1° Agosto 2016, al termine della celebrazione eucaristica della sera presieduta dal Vescovo Mons. Luigi Mansi, il Parroco della Cattedrale Mons. Felice Bacco ha annunciato ufficialmente l'acquisizione del sito archeologico delle Catacombe di Santa Sofia del III-VIII secolo alla Sovrintendenza del Vaticano, cui il Sindaco ha consegnato le chiavi per la tutela e valorizzazione. Le Catacombe e la Basilica di Santa Sofia, dal II secolo dopo Cristo all'XI secolo, attestano l'eccellenza della religiosità cristiana, come riporta la visita ad limina del Prevosto Carlo Rosati, datata 15 aprile 1744. Nelle ricerche filologiche lo attesta quel "veluti" , che precede i molti sepolcri ed il tempio di Santa Sofia, riportato nella Relatio inedita del Prevosto Rosati, che abbiamo acquisito per studio dall'Archivio Segreto del Vaticano.
Valorizzando il Cristogramma rinvenuto nella Catacombe di Santa Sofia, riportiamo la ricerca filologica in latino del 1763 del Prevosto Tortora, a pag. 70: "Coemeterium praeter famigeratas veteres Catacumbas in loco, vulgo dicto Amapopolis sitas" (il complesso cimiteriale davanti alle famose antiche Catacombe situate nel luogo, detto dal popolo Amapopoli).
Oggi vogliamo sottolineare con la visita ad limina del Rosati, che precede il Tortora, non solo le famose pietre, ma la straordinaria Religiosità dei Canosini, che ha generato le pietre di Santa Sofia, riconosciute patrimonio della cristianità.
Il manoscritto dell'Archivio del Vaticano è stato trascritto e tradotto dal Rev.ndo Padre Gerardo Cioffari, Storico della Basilica di S. Nicola a Bari e studioso del patrimonio sabiniano di Canosa.
Omne enim quod reverendae priscae aetatis Canusinorum itidem non vulgarem ostentat Religionem, veluti templa et criptae multae cadaverum tumulationibus destinatae in immensum protensae ut ex aditibus peremptis visitur, quibus crucis signa affixa et quibus celebre templum S. Sophiae dicatum extabat.
"Tutto ciò infatti mostra la religiosità similmente non comune dei Canosini di quella veneranda antichità, come si può anche vedere dai templi e dalle numerose cripte destinate alla tumulazione dei cadaveri in un'ampia area con le entrate chiuse, sulle quali sono affisse delle croci e al di sopra delle quali si ergeva il celebre tempio di Santa Sofia".
La devozione a Santa Sofia, Martire, era presente nel culto della Chiesa canosina, come attesta il noto Calendario liturgico di Canosa dell'XI sec., custodito a Baltimora (U.S.A.); secondo le comparazioni lo studioso Michele Menduni da Firenze, "ha ragione di credere che possa rifarsi ad un esemplare molto antico". In fatti il Calendario il giorno 30 dopo le Kalendae di Settembre (il 30 Settembre) riporta la devozione della Chiesa canosina alla "Passio sancte Sophie, Pistis, Elpis et Agapes filiarum eius" (il patimento di Santa Sofia e delle sue figlie Pistis, Elpis e Agape). Il Martirio della Madre sotto l'imperatore Traiano è diffuso anche nel culto greco-ortodosso, dove la traduzione dei termini Σοφία, Πίστις, Ἐλπίς καὶ Ἀγάπη (Sofia, Pistis, Elpis e Agape), si traducono in Sapienza, Fede, Speranza e Carità, simboliche figlie della Madre, come rappresentate nell'arte.
Nella continuità tra passato e presente, nel legame tra Oriente e Occidente, sarebbe bello ripristinare nella Chiesa di Canosa, nella Cattedrale di S. Sabino, la devozione a Santa Sofia nel 30 Settembre.
Non siamo eredi e custodi solo dei ruderi, delle pietre, ma anche delle radici che hanno prodotto le pietre, che ancora oggi parlano al nostro tempo, al nostro cuore, ai nostri valori.
Il Cristianesimo di Canosa non è solo un prestigioso Museo, ma anche un tempio vivente di vita.
"La Religioosità non comune dei Canosini" ha impregnato con il Cristrogramma scoperto nella necropoli del Ponte della Lama, le pietre sacre delle "famigeratas veteres Catacumbas" nel culto di S. Sofia che ci lega all'Oriente, alla Basilica di S. Sofia di Costantinopoli, sulle vie percorse dall'allora Nunzio Apostolico (Legatus), Ambasciatore del Pontefice, S. Sabino, Vescovo della Diocesi metropolita di Canosa di Puglia.
Non solo Canosa in Puglia, ma tutti sulle vie del Cristianesimo d'Oriente in Occidente, siamo eredi e custodi di questo patrimonio spirituale e di queste pietre sacre delle Catacombe.
Dall'Archivio Storico Comunale all'Archivio Segreto del Vaticano, alla Sovrintendenza pontificia le Catacombe di Santa Sofia di Canosa di Puglia aprono le porte alle nuove conoscenze nelle radici dei "primi tempi del Cristianesimo".
Sono le radici storiche ed evangeliche che ha sottolineato il Vescovo della Diocesi di Andria, Mons. Luigi Mansi nell'omelia della Santa Messa del 1 Agosto 2016, conclusa con la nota storica della consegna al Vaticano del sito archeologico.
maestro Giuseppe Di Nunno
Valorizzando il Cristogramma rinvenuto nella Catacombe di Santa Sofia, riportiamo la ricerca filologica in latino del 1763 del Prevosto Tortora, a pag. 70: "Coemeterium praeter famigeratas veteres Catacumbas in loco, vulgo dicto Amapopolis sitas" (il complesso cimiteriale davanti alle famose antiche Catacombe situate nel luogo, detto dal popolo Amapopoli).
Oggi vogliamo sottolineare con la visita ad limina del Rosati, che precede il Tortora, non solo le famose pietre, ma la straordinaria Religiosità dei Canosini, che ha generato le pietre di Santa Sofia, riconosciute patrimonio della cristianità.
Il manoscritto dell'Archivio del Vaticano è stato trascritto e tradotto dal Rev.ndo Padre Gerardo Cioffari, Storico della Basilica di S. Nicola a Bari e studioso del patrimonio sabiniano di Canosa.
Omne enim quod reverendae priscae aetatis Canusinorum itidem non vulgarem ostentat Religionem, veluti templa et criptae multae cadaverum tumulationibus destinatae in immensum protensae ut ex aditibus peremptis visitur, quibus crucis signa affixa et quibus celebre templum S. Sophiae dicatum extabat.
"Tutto ciò infatti mostra la religiosità similmente non comune dei Canosini di quella veneranda antichità, come si può anche vedere dai templi e dalle numerose cripte destinate alla tumulazione dei cadaveri in un'ampia area con le entrate chiuse, sulle quali sono affisse delle croci e al di sopra delle quali si ergeva il celebre tempio di Santa Sofia".
La devozione a Santa Sofia, Martire, era presente nel culto della Chiesa canosina, come attesta il noto Calendario liturgico di Canosa dell'XI sec., custodito a Baltimora (U.S.A.); secondo le comparazioni lo studioso Michele Menduni da Firenze, "ha ragione di credere che possa rifarsi ad un esemplare molto antico". In fatti il Calendario il giorno 30 dopo le Kalendae di Settembre (il 30 Settembre) riporta la devozione della Chiesa canosina alla "Passio sancte Sophie, Pistis, Elpis et Agapes filiarum eius" (il patimento di Santa Sofia e delle sue figlie Pistis, Elpis e Agape). Il Martirio della Madre sotto l'imperatore Traiano è diffuso anche nel culto greco-ortodosso, dove la traduzione dei termini Σοφία, Πίστις, Ἐλπίς καὶ Ἀγάπη (Sofia, Pistis, Elpis e Agape), si traducono in Sapienza, Fede, Speranza e Carità, simboliche figlie della Madre, come rappresentate nell'arte.
Nella continuità tra passato e presente, nel legame tra Oriente e Occidente, sarebbe bello ripristinare nella Chiesa di Canosa, nella Cattedrale di S. Sabino, la devozione a Santa Sofia nel 30 Settembre.
Non siamo eredi e custodi solo dei ruderi, delle pietre, ma anche delle radici che hanno prodotto le pietre, che ancora oggi parlano al nostro tempo, al nostro cuore, ai nostri valori.
Il Cristianesimo di Canosa non è solo un prestigioso Museo, ma anche un tempio vivente di vita.
"La Religioosità non comune dei Canosini" ha impregnato con il Cristrogramma scoperto nella necropoli del Ponte della Lama, le pietre sacre delle "famigeratas veteres Catacumbas" nel culto di S. Sofia che ci lega all'Oriente, alla Basilica di S. Sofia di Costantinopoli, sulle vie percorse dall'allora Nunzio Apostolico (Legatus), Ambasciatore del Pontefice, S. Sabino, Vescovo della Diocesi metropolita di Canosa di Puglia.
Non solo Canosa in Puglia, ma tutti sulle vie del Cristianesimo d'Oriente in Occidente, siamo eredi e custodi di questo patrimonio spirituale e di queste pietre sacre delle Catacombe.
Dall'Archivio Storico Comunale all'Archivio Segreto del Vaticano, alla Sovrintendenza pontificia le Catacombe di Santa Sofia di Canosa di Puglia aprono le porte alle nuove conoscenze nelle radici dei "primi tempi del Cristianesimo".
Sono le radici storiche ed evangeliche che ha sottolineato il Vescovo della Diocesi di Andria, Mons. Luigi Mansi nell'omelia della Santa Messa del 1 Agosto 2016, conclusa con la nota storica della consegna al Vaticano del sito archeologico.
maestro Giuseppe Di Nunno