Stilus Magistri
Le radici sabiniane della cattedrale di Canosa di Puglia
Teologia e architettura di una cupola cristocentrica
mercoledì 13 febbraio 2013
9.44
Nel rapporto tra Scuola e Territorio, accogliendo alcune classi del Liceo Scientifico Enrico Fermi di Canosa con i docenti Giulia Giorgio, Petrilli e Panella, dalla Cattedra di Scuola alla CATHEDRA marmorea della Cattedrale San Sabino, abbiamo introdotto la visita, nel rapporto tra Ecclesia e Civitas camminando sui marmi pregiati della Regia Cappella di San Sabino, annoverata nelle fonti dell'Archivio Storico Comunale del 1878 tra i sette "Monumenti Nazionali" canosini.
Soffermandoci con la diligente attenzione degli studenti alla lettura della lapide normanna all'inizio della Chiesa antica (HINC INITIUM CAPIT…), abbiamo riletto l'aggettivo PERVESTUSTISSIMA, che nell'analisi grammaticale di Vetustus costituisce già una datazione del tempio, già esistente nei secoli e "ultra antichissima" prima di divenire Cappella Palatina dei Principi Normanni.
Mons. Felice Bacco, che accoglie gli studenti nel successivo percorso preciserà: "Si pensava che la Chiesa normanna fosse di origine longobarda, che fosse romanica, ma si scopre invece l'età sabiniana del VI secolo, mentre era in vita il Vescovo Sabino".
Lo ritroviamo con gli studenti nell'effigie di una medaglia antica che ritrae l'iscrizione argentea dell'antico busto del 700 con i tre attributi del Santo: SANCTUS SABINUS CIVIS, EPISCOPUS, PATRONUS PRINCIPALIS CANUSII.
Ma la stessa lapide normanna riletta con gli studenti di classe III D, II B e III B, viene integrata da queste straordinarie scoperte, in quanto la Cattedrale non viene collocata nella storia, solo a motivo del "Divi Sabini cineribus locupletata", arricchita dalle spoglie mortali di San Sabino, ma viene "locupletata", arricchita, impreziosita dalle stessi mani del Vescovo Sabino, Vir Venerabilis Restaurator Ecclesiarum.
· Il Vescovo SABINO, committente dell'antica Chiesa.
La cupola del transetto di destra, cui ci accostiamo con don Felice Bacco, (Canonicus doctus restaurator ecclesiarum), liberata dalla futile polvere degli intonaci della avvilente modernizzazione, ha svelato nella magnificenza architettonica la presenza del monogramma sabiniano tra i laterizi del cotto romano, ritrovato altrove nel tempio sabiniano di San Leucio e del Battistero S. Giovanni.
Don Felice mostra tra le sue mani un mattoncino del monogramma, che era la firma del Vescovo Sabino, committente dell'edificio sacro : Archiepiscopus ( la Croce pastorale) SAVINVS.
La scoperta, che ha 'scoperto' la cupola dagli intonaci, ha avuto origine, nella metodologia storiografica, dal ritrovamento delle fonti storiche presso l'Archivio Centrale di Stato di Roma, ad opera del diligente architetto Michele Menduni, che risiede a Firenze.
Il documento archivistico, acquisito da Napoli al Ministero della Pubblica Istruzione il 16 maggio 1906, riportava per oggetto: "Affreschi nel Duomo di S. Sabino in Canosa".
L'ingegnere Malcangi, riportato anche nelle iscrizioni del ciborio dell'altare, scriveva : "L'affresco rinvenuto sulla porta della Sagrestia del Duomo di S. Sabino in Canosa rappresenta la scena della Crocifissione. Nel dimezzo vi è Cristo, vi sono le tre Madonne, il Sole, la Luna e di lontano il popolo che guarda".
L'affresco di stile bizantino, già allora depauperato dal tempo, è stato ritrovato nei saggi e ora, nella sua bellezza, ha svelato nel contempo la cupola sabiniana che ha retrodatato l'edificio sacro al VI secolo, quando la Chiesa metropolita era intitolata ai Santi Martiri Giovanni e Paolo (olim inscriptam sanctis martiribus Ioanni et Paulo), di cui si hanno le tracce storiche e religiose a Roma sul Colle Celio, dove aveva sede anche la Biblioteca di Papa Agapito.
Chissà! Forse lo stesso Vescovo Sabino, legato al Pontefice Agapito, avrebbe anche suggellato la dedicazione e intitolazione ai Santi Martiri?
La cupola liberata dagli intonaci dei secoli in gesso o marmorizzati svela la bellezza architettonica e la teologia dell'opera.
· Le colonne del transetto
La cupola del transetto di destra ha un impianto su muri portanti e su colonne, che non sono state poste successivamente come ornamento, ma, provenienti da templi romani, sono state poste contemporaneamente, in quanto il basamento delle colonne si estende a supporto delle stesse e dei muri portanti, come risulta anche dai saggi scorsi delle sei colonne monolitiche di granito verde.
· Gli archi
Gli archi sono composti di cotto, con laterizi posti ad arte, con conci di tufo nella base per conferire flessibilità statica. Ammirevole sono anche le quattro monofore, due ad Est e due a Sud che conferivano l'ingresso della luce solare nella Chiesa. Le due a Sud sono state successivamente chiuse per la costruzione della Sagrestia.
· I cerchi concentrici
La cupola è composta di cerchi concentrici di cotto romano e tufello, con segmenti alternati di tufo carparo, cosiddetto cozzarolo, e tufo gentile, più chiaro all'aspetto, che conferisce più flessibilità alla statica del peso. I conci di forma a parallelepipedo si scaricano dinamicamente, come nel sistema delle pietre delle cupole dei Trulli, secondo un'antica ingegneria.Tra i segmenti sono interposti i laterizi, che conferiscono la raffigurazione di cerchi concentrici per l'apice.
Con l'archeologo Sandro Sardella li contiamo nella simbologia numerica: sono 33 dalla base fino al punto centrale; il numero 33 rimanda agli anni di Cristo raffigurato nella Croce dell'apice.
· La Croce della cupola
Al centro della cupola è posta una croce greca composta da pietra lavica, disposta secondo le direzioni astronomiche. L'ultimo tufello in cui è incastonata la Croce di pietra vulcanica, costituisce la chiave di volta, l'elemento centrale intorno al quale ruota dinamicamente un sistema architettonico e statico.
Al lato della Croce è collocato un tassello quadrato di pietra lavica, che corrisponde, a verifica effettuata, al Nord, alla Stella Polare, ad indicare l'orientamento della Luce di Cristo, luce delle genti, della storia e del creato.
La stessa direzione del tassello corrisponde anche al Battistero San Giovanni in Canosa.
L'orientamento stesso della Croce corrisponde all'orientamento della Cattedrale di San Sabino disposta tra Oriente e Occidente con le cupole del transetto tra Nord e Sud.
· La simbologia religiosa
È la teologia che ispira la grande arte e la stessa architettura della cupola, nello stile orientale, che il sapiente Vescovo Sabino ha visto in Oriente nei viaggi come Legatus pontificio a Costantinopoli.
Nelle stesse maestranze sabiniane figura un mattone con una parola di origine greca, come ci sottolinea lo stesso giovane archeologo Sardella.
Se la cupola è simbolo del cielo, i cerchi concentrici rappresentano l'universo che ruota nel suo ordine di bellezza intorno al Signore dell'Universo, intorno all'Infinito, a Dio.
I 33 cerchi simboleggiano la vita dell'uomo, nella visione cristocentrica della pietra su cui è stata edificata la Chiesa, come detto nel "Tu es Petrus".
Ponendosi in basso sull'asse verticale della Croce e levando lo sguardo, si prova un'emozione esistenziale non solo suggestiva per l'architettura, ma spirituale per la centralità del Cristo dal basso verso l'alto, dalla terra al cielo, dalla figura umana su cui è sceso il Cristo verso il Cristo Risorto della Fede.
Sembrano i 33 canti del Paradiso della Divina Commedia del sommo poeta, che ruotano e convergono verso "l'Amor che muove il Sole e le altre stelle".
· La bellezza e la grandezza di una cupola, di una Chiesa, di una Città
La bellezza della cupola sabiniana è inserita nelle radici storiche ed ecclesiali in un contesto, come illustra don Felice Bacco, che rappresenta la grandezza di una Chiesa, dei Suoi Vescovo da Stercorio a Sabino, nella grandezza di una Città, Canusium Apuliae: una cupola in una Chiesa, in una Città, di cui siamo eredi e custodi nel patrimonio sabiniano e culturale.
È il messaggio che mons. Felice Bacco, affidai ai giovani visitatori del Liceo Scientifico, come ai credenti e al popolo canosino e italiano, alla luce di un Vescovo Ambasciatore tra Oriente e Occidente, venerato in tutti Monasteri Benedettini d'Europa, per la grande amicizia di Sabino, Vir Dei, Canusinae Antistes Ecclesiae, al Famulus Dei, al Servo di Dio, Benedetto.
Senza studio, senza conoscenza, senza cultura, si smarriscono le radici, l'identità, la risorsa patrimoniale talvolta dilapidata nel tempo dei tesori emigrati: senza passato dei nostri padri, non si può vivere il presente e non si può tracciare il futuro.
Incontriamo la dott.ssa Antonella Di Marzo della Soprintendenza ai Beni Artistici, operatrice con le qualificate maestranze e con i valenti Tecnici; ringraziamo fra i giovani Marianna Volpe che sta scrivendo le pagine di studio. Ringraziamo il cineoperatore Savino Mazzarella che ha collaborato al sevizio fotografico con la diffusione in rete del portale www.canosaweb.it, insieme ai mezzi di Comunicazione da RAI TRE, a TeleDehon, alla Gazzetta del Mezzogiorno: ma saranno le pagine di Scuola a scrivere la Storia che è Maestra di Vita.
· La ricerca continua
La ricerca continua, la scoperta continua, auspicando gli interventi della Regione Puglia, ma soprattutto del Ministero dei Beni Culturali per la Cattedrale, "Museo Nazionale", auspicando gli interventi delle Università italiane, ma anche europee, in particolare della Germania, già presente negli studi dei nostri siti archeologici.
La ricerca continua, la scoperta continua, la storia continua, dalla Cattedrale sabiniana alla Cattedra delle Scuole, della Famiglia, della Città oltre i confini del Campanile: la Cattedrale di San Sabino, scoperta nelle sue radici, è l'unico tempio cristiano a Canosa che dal VI secolo "è ancora in piedi ed è vivente", come riporta il famoso guanto di San Sabino in greco: ZOON.
È la Chiesa vivente di Cristo, di una Chiesa in cui Canosa costituisce da due millenni una pietra miliare sulle Vie della Evangelizzazione e delle Civiltà innestate e sedimentate sulla pietra lavica della Croce sabiniana.
Queste parole hanno descritto, queste foto hanno mostrato, ma solo gli occhi del cuore possono vivere la scoperta della cupola, visitando la Cattedrale ed elevando una preghiera di lode a Dio Padre.
maestro Peppino Di Nunno (stylus magistri)