Stilus Magistri
Le zeppole di San Giuseppe
Il dolce tradizionale per la festa del papà
lunedì 18 marzo 2019
23.09
Il 19 Marzo ricorre la festa di San Giuseppe e del papà. É il Santo patrono della Chiesa Universale, della famiglia, dei poveri e bisognosi, dei falegnami ed artigiani. In suo onore era tradizione invitare i poveri al banchetto di San Giuseppe, una grande tavola imbandita con pane di ogni tipo, mentre ricordo il banchetto di famiglia a casa di mio nonno materno Peppino sulla via della Passione a Canosa, mentre passava in festa la banda di paese. La festa divenne canonica per la Chiesa Cattolica nel 1621 grazie a Papa Gregorio XV e fu un giorno festivo sino al 1977. Nel 1968 è diventata festa del papà. Nella identità agiografica leggiamo: Sposo di colei che sarebbe stata Madre del Verbo fatto carne, Giuseppe è stato prescelto come "guardiano della parola". Eppure non ci è giunta nessuna sua parola: ha servito in silenzio, obbedendo al Verbo, a lui rivelato dagli angeli in sogno, e, in seguito, nella realtà, dalle parole e dalla vita stessa di Gesù. Nelle tradizioni della festa di san Giuseppe e nel legame tra cristianità e natura emergono i falò di san Giuseppe accesi il 19 marzo nella vigilia dell'equinozio di Primavera, simbolo di purificazione e di una cultura contadina nella fine dell'inverno nel bruciare i residui del raccolto dell'anno precedente.
Le zeppole di san Giuseppe
Il dolce tradizionale della festa di San Giuseppe è la zeppola, la cui paternità è di origine napoletana e la cui ricetta originale simile a quella odierna risale al 1839 pubblicata dal celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino e autore del trattato di Cucina teorico-pratica. Il Duca Cavalcanti la trascrisse nel suo libro in lingua napoletana, diventando con essa il primo gastronomo a mettere per iscritto la ricetta delle Zeppole. Così scrive in alcuni versi in dialetto napoletano in cui si connota la zeppola come pasta fritta ( e le friarraje) e non al forno: ne farraje tanta tortanelli come sono li zeppole, e le friarraje, o co l'uoglio, o co la nzogna, che veneno meglio, attiento che ta tiella s'avesse da abbruscià; po co no spruoccolo appuntuto le pugnarraje pe farle suiglià, e farle venì vacante da dinto; l'accuonce dinto a lo piatto co zuccaro, e mele. Pe farle venì chiù tennere farraje la pasta na jurnata primma."
Lo "spruoccolo appuntuto", detto "zeppa" da cui deriva il termine zeppola era infatti un arnese di legno a cuneo usato fare il foro alla pasta e "farle venì vacante da dinto " e farle venire vuote di dentro. Nella ricerca filologica ritroviamo il termine "zeppa", come "pezzetto di legno cuneato" nel Vocabolario delle parole in dialetto napoletano degli Accademici Filopatridi del MDCCLXXXIX dove leggiamo subito dopo il termine "zeppola, pasta fritta e però di diverse qualità". Porgiamo a tavola le zeppole, che fatte in casa non mancano mai a casa mia, nella festa di San Giuseppe e nel giorno del mio onomastico. In condivisione porgiamo gli ingredienti per la ricetta delle zeppole napoletane di San Giuseppe: 1/2 litro di acqua; 400 g di farina; 6 uova; 75 g di burro; un pizzico di sale. Ponete la crema e guarnite con marmellata di amarena.
Non di solo dolce... e ci ritroviamo nel culto di San Giuseppe a Canosa di Puglia, venerato nella Cappella di San Giuseppe nella Cattedrale di San Sabino; nella Chiesa Rettoria dell'Immacolata; nella Chiesa del Carmine, nella Chiesa di Gesù, Giuseppe e Maria, della Sacra Famiglia. Auguri ai papà, ai Peppino, ai Giuseppe, alle Giuseppine
maestro Peppino Di Nunno
Le zeppole di san Giuseppe
Il dolce tradizionale della festa di San Giuseppe è la zeppola, la cui paternità è di origine napoletana e la cui ricetta originale simile a quella odierna risale al 1839 pubblicata dal celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino e autore del trattato di Cucina teorico-pratica. Il Duca Cavalcanti la trascrisse nel suo libro in lingua napoletana, diventando con essa il primo gastronomo a mettere per iscritto la ricetta delle Zeppole. Così scrive in alcuni versi in dialetto napoletano in cui si connota la zeppola come pasta fritta ( e le friarraje) e non al forno: ne farraje tanta tortanelli come sono li zeppole, e le friarraje, o co l'uoglio, o co la nzogna, che veneno meglio, attiento che ta tiella s'avesse da abbruscià; po co no spruoccolo appuntuto le pugnarraje pe farle suiglià, e farle venì vacante da dinto; l'accuonce dinto a lo piatto co zuccaro, e mele. Pe farle venì chiù tennere farraje la pasta na jurnata primma."
Lo "spruoccolo appuntuto", detto "zeppa" da cui deriva il termine zeppola era infatti un arnese di legno a cuneo usato fare il foro alla pasta e "farle venì vacante da dinto " e farle venire vuote di dentro. Nella ricerca filologica ritroviamo il termine "zeppa", come "pezzetto di legno cuneato" nel Vocabolario delle parole in dialetto napoletano degli Accademici Filopatridi del MDCCLXXXIX dove leggiamo subito dopo il termine "zeppola, pasta fritta e però di diverse qualità". Porgiamo a tavola le zeppole, che fatte in casa non mancano mai a casa mia, nella festa di San Giuseppe e nel giorno del mio onomastico. In condivisione porgiamo gli ingredienti per la ricetta delle zeppole napoletane di San Giuseppe: 1/2 litro di acqua; 400 g di farina; 6 uova; 75 g di burro; un pizzico di sale. Ponete la crema e guarnite con marmellata di amarena.
Non di solo dolce... e ci ritroviamo nel culto di San Giuseppe a Canosa di Puglia, venerato nella Cappella di San Giuseppe nella Cattedrale di San Sabino; nella Chiesa Rettoria dell'Immacolata; nella Chiesa del Carmine, nella Chiesa di Gesù, Giuseppe e Maria, della Sacra Famiglia. Auguri ai papà, ai Peppino, ai Giuseppe, alle Giuseppine
maestro Peppino Di Nunno