Stilus Magistri

Luglio 1868: i Carabinieri Reali salvano quattro persone dall’annegamento nel fiume Ofanto

A cura del maestro Giuseppe Di Nunno

Nella memoria orale della gente di Canosa di Puglia è rimasta traccia di diversi episodi di salvataggio di persone dall'annegamento nel fiume Ofanto.
Ma nella storia locale dell'Arma dei Carabinieri del territorio, abbiamo ritrovato la memoria scritta di un episodio significativo, presso le fonti dell'Archivio Storico Comunale.
L'Aufidus, il fiume "infido", che scorre presso Canosa, ha spesso segnato tragicamente la morte di giovani e di lavoratori che si avventuravano tra gli insidiosi flutti, attraversando il letto fluviale argilloso con gli insidiosi e vorticosi mulinelli, che inghiottivano e travolgevano con le onde di piena del fiume.
Una nota del 17 Luglio 1868, inviata dalla Divisione di Potenza dei Carabinieri Reali al Sindaco del Comune di Canosa, descrive l'atto di salvataggio del "giorno 12 corrente" da parte del "Carabiniere a piedi Tamburino Giuseppe, appartenente alla Luogotenenza di Melfi", il quale "abbia colla efficace cooperazione di alcuni pescatori salvato dalle onde del fiume Ofanto, e da morte quasi certa, quattro individui che si erano avventurati a passare sopra un traino il fiume suddetto, fra codesta città ed il vicino paese di Cerignola".
La nota propone che "debba spettare la medaglia di argento al valore civile, o quanto meno la menzione morale al valore civile al suddetto Militare ed agli altri cooperanti".
E nello stesso giorno successivo all'accadimento, un nota del 13 luglio 1968 del Comandante della Stazione dei Carabinieri Reali di Canosa, inviata al Sindaco del Comune di Canosa, riportava i nomi dei quattro individui: Romano Carmine, di ani 48, nativo di Foggia, negoziante; Rosabella Vincenzo, contadino; Fuzio Raffaele, di anni 50, muratore; Dercole Francesco di anni 40, contadino. Questi ultimi tre, "tutti e tre di Andria, transitavano da Andria a Cerignola con un traino tratto da due cavalli" i quali "giunti al fiume Ofanto per passare sopra al ponte di pietra , volero anche per abbeverare i cavalli e bagnare le ruote del traino, passare per l'acqua". Ma "giunti in mezzo al torrente, venne una piena d'acqua che oltrepassava non solo i cavalli, ma anche il letto del traino, in modo tale che i cavalli e il traino venivano trasportati dall'acqua che non era meno di metri due d'altezza e venti di larghezza circa", travolgendo gli individui che gridavano, chiedendo soccorso.
A questa grida segue l'atto eroico di salvataggio menzionato, da parte del Carabiniere e di cinque civili, che si servirono anche di funi.
"Sopra al ponte, reduce da una licenza fruita nella sua patria, veniva il Carabiniere a piedi Tamburino Giuseppe della Stazione di San Fele, Luogotenienza di Melfi, compagnia e Divisione di Potenza, Legione di Salerno" . La Stazione di San Fele, nella zona del Vulture, era impegnata nella lotta contro il brigantaggio.
Il Carabiniere Tamburini, "animato dal più nobile sentimento di carità", si lanciava in acqua per soccorrere alle grida, aiutato dai civili presenti: Cocco Luigi di anni 24 di Cerignola, Di Nunno Savino, di anni 50, Di Nunno Domenico, di anni 35, Schiavo Giuseppe, di anni 27, tutti e tre pescatori di Canosa, e da Giovannini Michele, di anni 30, contadino di San Ferdinando.
Fu un grande gesto di cooperazione tra il Militare e i Civili, esempio vivo, fino alle nostre generazioni per la cooperazione dell'impegno tra cittadini e Forze dell'Ordine, a tutela della Legalità, della Democrazia e dell'Ambiente.
Le pagine manoscritte dell'800 dell'Archivio Storico Comunale, riportano l'inchiostro in grassetto dei nomi del Carabiniere eroico e dei civili cooperanti, a voler sottolineare il valore della persona umana che stava per perire, e delle persone che salvano dalla morte altre persone e gli stessi cavalli.
La memoria storica dell'atto si inserisce nelle pagine dell'Archivio, che rievocano l'impegno di sevizio della Stazione dei Carabinieri Reali di Canosa di Puglia, retta dal Comandante di Stazione Montanari, 1° Brigadiere.
La nostra menzione morale di oggi, a distanza di 150 anni, è la più dignitosa forma di gratitudine, che attesta ed educa le coscienze.
Mentre oggi 5 giugno 2014 si rievoca il Bicentenario della Fondazione dell'Arma dei Carabinieri, vogliamo riportare la suddetta memoria, modello di servizio e di esempio, riconoscenti, in un tempo travagliato di malessere sociale, agli atti di dedizione dei Carabinieri e delle Forze dell'Ordine, come anche dei civili, perché la Democrazia e la Legalità sono un comune patrimonio morale, fondamento della nostra società.

Buon compleanno a voi Carabinieri…. e anche alla mia nascita!
maestro Giuseppe Di Nunno di Canosa di Puglia
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