Stilus Magistri

Papaveri rossi di primavera.

In memoria di mia cognata Gina

Il libro "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino", contiene non solo un patrimonio linguisticoe e culturale, ma anche un patrimonio umano tra foto e citazioni.Mentre rileggo il vocabolo in dialetto dei papaveri rossi, che in questi giorni di maggio colorano gli spazi incolti anche in città, riporto alla triste memoria la scomparsa inaspettata e improvvisa della sorella di mia moglie, Gina Casamaasima De Marinis, che, orfana di madre nella tenera infanzia, fu accolta a Spinazzola(BT), sposando il caro Paolo, dipendente presso l'Ospedale Civile di Canosa. Rileggiamo questo fiore selvatico porgendolo al sorriso di Gina approdata, dai verdi campi di grano delle colline di Spinazzola, ai campi di grano del cielo.
Sceqquàquele (sost. m.) o "paparόne": Sign. petalo rosso del Rosolaccio, papavero comune selvatico.
Et. onomatopeica: da far'scoppiare', facendo aprire la capsula verde, non ancora matura. Il Rosolaccio cresce in primavera con le margherite selvatiche e spuntava anche in mezzo al grano, formando macchie rosse nel verde: oggi con gli erbicidi non crescono più in mezzo al grano!
Il pittore Claude Monet dipinse nel 1880 un campo di papaveri con fanciulla, ma li abbiamo raccolti anche nel giardino a scuola, giocando a fare la stellina sulla fronte con il pistillo e a fischiare con i petali. Incontro una nonna di Minervino, Francesca, con la nipotina: a Minervino Murge(BT) li chiamano "li scecattabùtte", mentre a Spinazzola li chiamano "li scecàttele", come mi riferisce mia cognata Gina, per la consuetudine giocosa di far scoppiare il fiore ancora racchiuso nella capsula. Noi li chiamiamo "sceqquàquele", per lo stesso motivo e attribuiamo il termine anche alle gote rosee di una persona: "tène li sceqquàquele 'n bàcce".
Addio Gina!
Sboccia una rosa di maggio,
si leva una preghiera a Maria
e La invoca ora e nell'ora,
sboccia una rosa di maggio,
una spina si stacca dalla Croce,
si conficca nel petto fragile,
inaspettata e impietosa,
furtiva tra i passi quotidiani,
nel battito, nell'alito della vita
di donna, di madre, di nonna.


Per la strada arretrano i passi
di affanno di sanità e di dolore,
arretrano, si assopiscono
stanchi nel letto del riposo,
nel letto dell'ultima ora,
dove il respiro si stacca dalla terra
e schiude gli occhi all'eterno cielo.


È sera,
gelida ed infausta sera,
sento da lontano il pianto, il lamento
della mia cara Elena, tua sorella,
pianto dell'amore,
pianto del dolore,
che corre come lampo di luce,
percorre la terra fino a posarsi
ai piedi delle tue spoglie esanimi,
dove si fa fede, dove si fa preghiera,
dove il compianto di tutti
si fa corona dell'Ave Maria.


Cara Gina,
buona, mite, sensibile,
premurosa e credente,
non mostravi rughe
ma dolci sentimenti.


Cara Gina,
figlia in fasce
rimasta sola,
tra le braccia di tuo padre
uomo smarrito senza sposa.


Ora sei andata lassù
a conoscere tua madre Elda
che dal grembo ti diede alla vita,
mentre ora riposi nella pace eterna
nel grembo della madre terra,
nella luce della casa del cielo.


Esci dalla tua casa fra i tetti di Spinazzola
ed entri nella casa del Signore in Chiesa,
nella Chiesa della SS. Annunziata,
esci benedetta dalla casa del Signore
ed entri nella casa divina del Padre.


Accogli lassù,
accogli o Dio Padre
nella tua Misericordia,
l'anima ed il cuore di Gina
e benedici quaggiù
il suo Paolo e i suoi figli,
con nipoti, parenti e amici
che la portano in memoria
raccontando la sua storia,
e cosi sia!


La Redazione di Canosaweb si associa al dolore che ha colpito il nostro redattore Peppino Di Nunno e le famiglie Casamaasima e De Marinis per la perdita della cara Gina, persona stimata da tutti sia in ambito familiare che nella comunità spinazzolese.Sentite condoglianze.
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