Stilus Magistri

Monumento all'Emigrante!

La voce di piazza Galluppi allora non nasce solo dal palcoscenico popolare

Monumento all'emigrante

Nella lettura della poesia in dialetto "se puteve" di Fernando Forino ero sorpreso della capacità evocativa, realistica nata solo da una capacità storica ed editoriale. Ora invece dopo la nota dell'autore su Canosaweb prendiamo atto dei suoi incontri con gli emigranti a Torino e a Milano, ma soprattutto della sua testimonianza di famiglia dove due fratelli maggiori sono emigrati, dove "tetucce" ritorna solo due volte l'anno nella piazzetta del Campanile di San Sabino: la voce di piazza Galluppi allora non nasce solo dal palcoscenico popolare, che affascina anche i miei alunni di classe quarta nell'anno trascorso, ma anche dal vissuto di famiglia, che costituisce la fetta di pane del nostro quotidiano (E' il caso di dire...vò do patute e nè une do sapute, dove il pathos è il sentimento e la dignità della persona). Riproponendosi l'idea di un monumento all'emigrante, suggerisco al futuro scultore di porre una pagnotta di pane sopra la valigia di cartone: E' quel panino di cui parla Forino; sono i sapori di Puglia che continuano ad essere portati dagli emigranti. Suggerisco anche di porre in basso ai piedi il Campanile di San Sabino, sigillo non solo della religiosità popolare e cittadina, ma anche centro di incontro e aggragazione della nota Piazzetta.

Che non si dimentichi però di scolpire una lacrima sugli occhi dell'emigrante, segno dell'amore della nostra terra e dei nostri affetti.

Un caro saluto
maestro Peppino Di Nunno
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