Stilus Magistri
Pereunt et imputantur
Dal latino al dialetto con Fernando Forino
venerdì 17 marzo 2017
22.29
Partecipiamo con compiacimento alla voce teatrale della compagnia di Fernando Forino, "pàsse jòsce e vèna crèje", nello scorrere ineluttabile del tempo, nella filosofia popolare dell'800 dei nostri padri, come mi riferiva la bisnonna materna, "nonònna Nanélle". "Pàsse jòsce" rievoca lo scorrere del tempo che fugge, del TEMPUS FUGIT, menzionato nelle Georgiche (Libro III, v.284) dal poeta Virgilio nel I sec. a.C.
"Sed fugit interea
fugit inreparabile tempus.
singula dum capti
circumvectamur amore"
"Ma Intanto fugge, fugge il tempo irreparabilmente,
mentre noi, presi dall'amore (della poesia) indugiamo a descrivere ogni cosa".
Ma rileggiamo le radici latine di questa filosofia nel poeta latino Marziale del I-II sec. d. C., il poeta che ha scritto anche di una cosa famosa di Canosa, come viene menzionato nel mio libro di dialettologia dei ciottoli alla voce "Canàuse" (CANOSA). Nell'opera Epigrammi al Libro V, 20, il poeta Marziale, parlando del tempo libero, "si disponere tempus otiosum", annota: PEREUNT ET IMPUTANTUR, "i giorni passano e saranno addebitati", in quel verbo "imputare" all'indicativo passivo. La locuzione è stata assunta dalla filosofia esistenziale e riportata come motto in molte meridiane dal Palazzo delle Aquile di Palermo al Campanile di Vittorio Veneto, ad indicare che "le ore passano e ci saranno messe in conto". Perciò è tempo di non sciupare il tempo libero e di operare il bene, cogliendo anche la gioia quando capita, come evoca il proverbio "pìte le bùne quàne vène, ca le trìste nan mànghe mèje". E la filosofia popolare nello scorrere dei giorni sospende il tempo del lavoro a sera invitandoci ad una pausa, anche se Bartolo Carbone volontariamente resta ad aggiornare il portale di Canosaweb per l'informazione quotidiana. Lo dice il nonno cumbè Ceccìlle D'Ambrosio, che incontrai di sera nel negozio del figlio: "Allàsse! crè fèce jùrne arrète". (Lascia il lavoro, domani fa di nuovo giorno). Ma anche la fede cristiana popolare non si ferma allo scorrere ineluttabile del tempo e affida le opere, la vita quotidiana a Dio: ": "crèje jà n'àute jùrne se Gèse Crìste vòle!" , "domani è un altro giorno, se Gesù Cristo vuole!".
Ciao Fernando! Ciao figli miei, anche lontano, a Canosa come in ogni luogo, "viviamo questa sera, domani è un nuovo giorno e Gesù Cristo lo vuole.
maestro Peppino Di Nunno
"Sed fugit interea
fugit inreparabile tempus.
singula dum capti
circumvectamur amore"
"Ma Intanto fugge, fugge il tempo irreparabilmente,
mentre noi, presi dall'amore (della poesia) indugiamo a descrivere ogni cosa".
Ma rileggiamo le radici latine di questa filosofia nel poeta latino Marziale del I-II sec. d. C., il poeta che ha scritto anche di una cosa famosa di Canosa, come viene menzionato nel mio libro di dialettologia dei ciottoli alla voce "Canàuse" (CANOSA). Nell'opera Epigrammi al Libro V, 20, il poeta Marziale, parlando del tempo libero, "si disponere tempus otiosum", annota: PEREUNT ET IMPUTANTUR, "i giorni passano e saranno addebitati", in quel verbo "imputare" all'indicativo passivo. La locuzione è stata assunta dalla filosofia esistenziale e riportata come motto in molte meridiane dal Palazzo delle Aquile di Palermo al Campanile di Vittorio Veneto, ad indicare che "le ore passano e ci saranno messe in conto". Perciò è tempo di non sciupare il tempo libero e di operare il bene, cogliendo anche la gioia quando capita, come evoca il proverbio "pìte le bùne quàne vène, ca le trìste nan mànghe mèje". E la filosofia popolare nello scorrere dei giorni sospende il tempo del lavoro a sera invitandoci ad una pausa, anche se Bartolo Carbone volontariamente resta ad aggiornare il portale di Canosaweb per l'informazione quotidiana. Lo dice il nonno cumbè Ceccìlle D'Ambrosio, che incontrai di sera nel negozio del figlio: "Allàsse! crè fèce jùrne arrète". (Lascia il lavoro, domani fa di nuovo giorno). Ma anche la fede cristiana popolare non si ferma allo scorrere ineluttabile del tempo e affida le opere, la vita quotidiana a Dio: ": "crèje jà n'àute jùrne se Gèse Crìste vòle!" , "domani è un altro giorno, se Gesù Cristo vuole!".
Ciao Fernando! Ciao figli miei, anche lontano, a Canosa come in ogni luogo, "viviamo questa sera, domani è un nuovo giorno e Gesù Cristo lo vuole.
maestro Peppino Di Nunno