Stilus Magistri
Promessi sposi nella “promessa di matrimonio”
In gergo popolare "dare parola di padre".
venerdì 27 settembre 2019
21.06
La storia d'amore di due giovani fidanzati approda al traguardo di "promessi sposi" nella "promessa di matrimonio" nella sede del Comune. Apprendo questa notizia da un giovane legato da un rapporto di amicizia e dai banchi di ex allievo di Scuola e mi sovviene negli studi di tradizioni popolari la locuzione in gergo popolare di "dare parola di padre". Si diceva in dialetto, "a dè paràule de patre", che vogliamo interpretare nel significato e nelle radici storiche e popolari. Contattando lo Stato Civile del Comune di Canosa di Puglia (BT) conosciamo innanzitutto che la "promessa di Matrimonio" è un istituto giuridico previsto dal Codice Civile del 1942, con cui si ufficializza per la prima volta l'intento di diventare "promessi sposi" prima del matrimonio. Talvolta in maniera impropria si parla di "andare a sposarsi al Comune", ma non è un rito di Matrimonio. Come mi riferisce il caro Don Peppino Balice da Minervino, la rilevanza della "promessa" deriva dal fatto che i fidanzati per la prima volta pongono la firma alla promessa di matrimonio a annunciano pubblicamente l'intento di sposarsi, dopo la promessa d'amore del cuore innamorato.Come mi riferisce l'Ufficio delle Stato Civile il rito avviene alla Presenza di un Ufficiale dello Stato Civile e, mentre un tempo veniva pubblicato in carta scritta nella bacheca dell'Albo Pretorio, collocata nell'atrio del Palazzo Municipale, oggi viene pubblicato on-line nel sito web del Comune. Però, cari promessi sposi, Sabino e Maria Fonte, era più bello prima leggere questa pagina umana e giuridica firmata nell'atrio del Comune e comunque oggi "mandate il bando" pubblicamente in rete. Alle pubblicazioni segue un periodo di alcuni giorni e senza eventuali opposizioni giuridiche si rilascia il nulla osta al matrimonio, che in Chiesa assume validità religiosa e anche civile secondo il Concordato tra Stato e Chiesa.
Rilevanti gli aspetti socio-culturali "a dare parola di padre" a Canosa. Questo rito civile, come mi riferiscono conoscenze del territorio, questa "promessa di matrimonio" al Comune ha assunto molta rilevanza culturale e, diversamente dai Comuni limitrofi, si suggella col fotografo, con i coriandoli, in una vera e propria festa con momento conviviale, che ci vede un po' "festaioli" al sorriso firmato dei promessi sposi. Ma rievochiamo la voce popolare di recarsi al Comune " a dare parola di padre". Don Peppino Balice, cultore di tradizioni popolari, ci conferma questo rito civile con la garanzia della parole dei padri. La stessa vegliarda madre di Don Peppino, nonna Vincenza, ci riferisce: "quando un tempo contavano i genitori, la parola del padre garantiva anche la promessa degli sposi". E a Canosa nonna Fonte Lucia di 83 anni, con suo nipote Francesco, ci conferma il significato della locuzione popolare della "parola di padre". Nell'usanza antica ritroviamo dal Medioevo in poi questo contratto giuridico, che seguiva il contratto dotale dinanzi ad un notaio. Le carte dotali del 1500 ritrovate nell'Archivio Prevostale della Cattedrale di San Sabino, studiate e scritte da Don Felice Bacco rimandano al "corredo della zita" che si manifestava pubblicamente prima del matrimonio nella "consegna" della dote della sposa, in casa in mostra come ricordiamo noi settantenni, in una bella tradizione popolare di condivisione.
L'usanza di "dare parola di padre" si colloca pertanto nel contratto giuridico della "promessa di matrimonio" in cui nel Medioevo in un contratto stipulato dalle famiglie degli sposi il potere sulla donna era trasferito dal padre della sposa al futuro marito. Si tratta in seguito di un trasferimento della "patria potestas", della "patria potestà" del padre allo sposo, che connota la locuzione "dare parola di padre". Oggi nella pari opportunità possiamo comunque interpretare e valorizzare la parola del padre della sposa e dello sposo, ma anche della madre della sposa e dello sposo, figure di educatrici, in un passaggio di vita delle generazioni, ma soprattutto contano le parole mature e coscienti dei giovani che da figli, diventeranno padre e madre.
Cum manu o sine manu, un anello donato suggella questa volontà dei promessi sposi, in attesa dell'anello d'oro nuziale al dito che assume il nome di "anulare", da "anulus", in latino "anello".
Ora aspettiamo il bando delle pubblicazioni dei "promessi sposi" di
promessa sposa ...................................... promesso sposo .................................................
Ogni promessa è un "sì" alla vita.
Auguri promessi sposi!
Maestro Peppino Di Nunno (stilus magistri)
Rilevanti gli aspetti socio-culturali "a dare parola di padre" a Canosa. Questo rito civile, come mi riferiscono conoscenze del territorio, questa "promessa di matrimonio" al Comune ha assunto molta rilevanza culturale e, diversamente dai Comuni limitrofi, si suggella col fotografo, con i coriandoli, in una vera e propria festa con momento conviviale, che ci vede un po' "festaioli" al sorriso firmato dei promessi sposi. Ma rievochiamo la voce popolare di recarsi al Comune " a dare parola di padre". Don Peppino Balice, cultore di tradizioni popolari, ci conferma questo rito civile con la garanzia della parole dei padri. La stessa vegliarda madre di Don Peppino, nonna Vincenza, ci riferisce: "quando un tempo contavano i genitori, la parola del padre garantiva anche la promessa degli sposi". E a Canosa nonna Fonte Lucia di 83 anni, con suo nipote Francesco, ci conferma il significato della locuzione popolare della "parola di padre". Nell'usanza antica ritroviamo dal Medioevo in poi questo contratto giuridico, che seguiva il contratto dotale dinanzi ad un notaio. Le carte dotali del 1500 ritrovate nell'Archivio Prevostale della Cattedrale di San Sabino, studiate e scritte da Don Felice Bacco rimandano al "corredo della zita" che si manifestava pubblicamente prima del matrimonio nella "consegna" della dote della sposa, in casa in mostra come ricordiamo noi settantenni, in una bella tradizione popolare di condivisione.
L'usanza di "dare parola di padre" si colloca pertanto nel contratto giuridico della "promessa di matrimonio" in cui nel Medioevo in un contratto stipulato dalle famiglie degli sposi il potere sulla donna era trasferito dal padre della sposa al futuro marito. Si tratta in seguito di un trasferimento della "patria potestas", della "patria potestà" del padre allo sposo, che connota la locuzione "dare parola di padre". Oggi nella pari opportunità possiamo comunque interpretare e valorizzare la parola del padre della sposa e dello sposo, ma anche della madre della sposa e dello sposo, figure di educatrici, in un passaggio di vita delle generazioni, ma soprattutto contano le parole mature e coscienti dei giovani che da figli, diventeranno padre e madre.
Cum manu o sine manu, un anello donato suggella questa volontà dei promessi sposi, in attesa dell'anello d'oro nuziale al dito che assume il nome di "anulare", da "anulus", in latino "anello".
Ora aspettiamo il bando delle pubblicazioni dei "promessi sposi" di
promessa sposa ...................................... promesso sposo .................................................
Ogni promessa è un "sì" alla vita.
Auguri promessi sposi!
Maestro Peppino Di Nunno (stilus magistri)