Stilus Magistri
Regina Pacis a Canosa, patrimonio spirituale e non tenzone politica
Caro Robespierre, “lascia stare i Santi!” Lo hai detto tu, nel comodo anonimato
martedì 28 maggio 2013
10.02
Scusate il ritardo, ma impedito per motivi di salute per cause di servizio e di travaglio sociale, non ho potuto esprime un pensiero sulla dibattuta cerimonia della "Regina Pacis" nella zona 167.
Hai detto "lascia stare i santi", ma poi hai strumentalizzato la presenza della Chiesa che è Santa per fondazione evangelica, con le sue ombre umane; hai strumentalizzato la povera Madonnina " in questa tenzone politica", come scrivi.
Per il tuo pensiero "la Chiesa locale si è fatta trascinare in questa tenzone politica" e "la Chiesa ha aiutato il progetto intervenendo e prestandosi a questo giochetto…"., riferendoti al "vertice della Chiesa a Canosa (mons. Felice Bacco) perennemente combattuto dalla voglia della rivoluzione a favore dei poveri e la serena quiete del calmo trascorre del tempo a braccetto con il potere da qualunque parte esso provenga!".
Non per spirito di difesa di parte, ma per fondatezza della verità, che legittima l'informazione, è necessario apportare fonti oggettive, che alienino la strumentalizzazione del pensiero dell'anonimo.
Caro Robespierre, la presenza non è schieramento politico, ma in questo caso testimonianza della cristianità della Regina Pacis, di fronte non agli Amministratori, ma alla comunità civile del quartiere, di fronte ai ragazzi di Scuola. Chissà, parlando da maestro di scuola al servizio volontario, questi ragazzi sarebbero stati trascinati da te in questa tenzone politica? Lasciate che i bambini vadano alla madre celeste Maria, in qualsiasi luogo e tempo ed educateli alla libertà spirituale.
Lo ha precisato anche Papa Francesco nel recente incontro con i Vescovi della CEI e con la Chiesa Italiana: "dialogate con le Istituzioni culturali, sociali e politiche".
Cosa avrebbe dovuto fare il Vertice della Chiesa locale, don Felice Bacco, seguire la parola di Papa Francesco e del Magistero della Chiesa, o seguire il dissenso di Robespierre.
Essendo stato invitato alla cerimonia nella parte del sacro e parlando per pochi minuti di fronte alla Città degli uomini e dei bambini di Scuola, avrebbe dovuto disertare la cerimonia, per il rischio della strumentalizzazione politica?
La Chiesa, nella parole del Papa Giovanni Palo II in viaggio alle isola Falkland, in aereo ai giornalisti rispose alla domanda del rischio della strumentalizzazione: al rischio della strumentalizzazione, ho scelto il rischio di non testimoniare il Vangelo e di portare un messaggio di pace.
In fondo è la vocazione della Chiesa, sull'esempio di Gesù, strumentalizzato nel titulus crucis, che ho studiato da poco, e concepito a schierarsi con i potenti del regno della terra.
Lo fa la Chiesa con tutti i Movimenti ecclesiali laicali, che si sono incontrati di recente nella Domenica di Pentecoste a San Pietro, con Papa Francesco.
La tua, caro Robespierre, è una tendenza manichea e non liberale, ancora diffusa oggi a vedere "da che parte stai" nella presenza congiunta alle Istituzioni politico-amministrative.
Tu stesso addebiti a don Felice Bacco di "andare a braccetto con il potere, da qualunque parte esso provenga". In verità dimostri disinformazione e opinione infondata, in quanto non trascorri parte del tempo nella Cattedrale San Sabino, tempio cristiano, tempio di popolo canosino ed europeo e non hai l'oculatezza di conoscere il sevizio del Sacerdote Felice Bacco, cittadino onorario di Canosa di Puglia. Ti informo per testimonianza personale, come anziano di servizio, anche con i miei peccati, nella Cattedrale da circa sessanta anni: molti cercano di tirare a braccetto, la giacchetta di don Felice, come fanno i politici di potere per i Cattolici, ma don Felice Bacco e la Chiesa locale, sono provvidenzialmente liberi e al servizio dell'uomo e del bene comune e di questo ne siamo fieri e seguaci nell'esempio. Certo grazie al dialogo con le Istituzioni, don Felice Bacco ha promosso una crescita religiosa e civile di Canosa, di cui bisogna essere grati o comunque non intenti a strumentalizzare.
Mi chiedo, Caro Robespierre, se tu abbia il dono dello Spirito Santo, avendo letto nella coscienza sacerdotali di don Felice, di "dare garanzia del riconoscimento di un potere religioso costituito" nella presenza da invitato come Ecclesia alla Regina Pacis della Nuova Canosa!
Ti invito a rileggere la sua tesi di Dottorato di ricerca sulla Carte dotali e a riascoltare, prima di scrivere su Canosaweb, l'intervista di Leonardo Zellino di Rai Tre, sul Sagrato della Cattedrale, in riferimento alle Carte dotali del 500, in cui don Felice sottolineava le "donzelle, che non potevano permettersi neanche la dote, ma evocavano la dignità del matrimonio e le "tante famiglie, che non finiscono sui libri di storia, ma la cui vita è densa di umanità, di vicende reali comuni" (vedi "Considerazioni etiche" a pagina 136 del libro pubblicato dalla Rivista di Scienze religiose, da me studiato anche nello studio del dialetto popolare canosino nel "Corredo della zita").
Se fossi accanto a don Felice, toccheresti con mano e con gli occhi, come avviene a me, del suo aiuto alle famiglie povere, ai disagiati, alla stessa operatività della Caritas, ospitata in Cattedrale. Il suo aiuto ai disagiati, ai poveri, ai turbati del quotidiano. Don Felice, come tutti i Sacerdoti della Chiesa locale, è "combattuto" non nella coscienza che tu intravedi, ma nel tempo da dedicare ai poveri, alle famiglie disagiate, al problema dell'Ospedale alle ore 21, 00 in Consiglio Comunale, all'Ambiente, alla Cultura, alla Confessione, alla Santa Messa e alla Preghiera, ai misteri dei funerali e dei Battesimi, all'Eucarestia da portare il Venerdì agli Ammalati, al bilancio economico della Parrocchia, all'Oasi Minerva, al Museo Sabiniano, ai rapporti con il Vaticano, con le Soprintendenze, con le Istituzioni democratiche, con i giovani della Parrocchia, con la Chiesa Rettoria della Passione, con la Chiesa locale e Diocesana, con il Vescovo, con il Giornale Il Campanile, con le persone turbate che si confidano ogni giorno, con l'opera della Biblioteca sabiniana, con il patrimonio sabiniano, con l'incontro quotidiano con il Signore dalle sette del mattino alle 22,00 del giovedì dell'adorazione eucaristica,… "combattuto", come ho raccolto da conoscenze dirette, dal tempo da dedicare a Dio, ai Santi, alla Madonna, alla Chiesa, alla comunità, alle Istituzioni, alla città degli uomini. Se volete, regalate del tempo ai Sacerdoti!
Non entrando nel merito della Scelta dell'Amministrazione, la REGINA PACIS costituisce l'epilogo delle Litanie Lauretane, ritenute un capolavoro della preghiera popolare.
La Regina Pacis si pone così in continuità teologica, non politica, con l'effigie della Madonna di Loreto, posta negli anni scorsi nel giardino di Via Aurelio Saffi dalla benemerita Associazione dell'Aeronautica Militare di Canosa.
Dalla stessa Argentina, Papa Francesco, ha portato la Sua testimonianza alla Chiesa di "Nuestra Señora de la Paz". di cui abbiamo bisogno nei tempi di crisi che viviamo.
Io sarei stato presente alla cerimonia, non accanto all'Amministrazione o a don Felice, ma come studioso del patrimonio cristiano e maestro al sevizio e di certo anch'io sarei stato strumentalizzato e trascinato nella tenzone politica.
Certo la scelta politica ha diviso gli schieramenti politici, ma occorre aprire la mente ai tempi che viviamo e ritrovarsi in coesione , come nell'Ospedale, nel Giro d'Italia, nel Museo e nella Regina Pacis.
Caro Robespierre, non potrò accettare un tuo legittimo pensiero nel nascondimento, ma a viso aperto, perché la democrazia è fatta di idee a confronto, che camminano sui passi che abbiano un'impronta e non un'ombra. Non è contrapposizione alla tua persona, ma non condivisione delle idee esposte, infondate e strumentalizzanti.
Sarei interessato, come studioso di storia, a conoscere la scelta dello pseudonimo Robespierre, che evoca anni del terrore nella Rivoluzione francese, ma quel l tempo è finito nella storia e oggi abbiamo bisogno di pseudonimi di testimoni della legalità, delle Democrazia, delle radici culturali e spirituale del paese, dei valori del bene comune.
Mi sia consentito una riflessione in dignità nella memoria filiale e morale di mio padre e storica dei 600 Soldati Italiani, deportati dopo l'Armistizio e tornati vivi in parte a casa, lasciati allo sbando e alla dimenticanza dai seguaci del Fascismo. In verità quel pensiero del "25 aprile, perciò esisto", non ha meritato anche oggi sul sito di Canosaweb, alcun pensiero, né storico né istituzionale.
Propongo per l'occasione al Consiglio comunale di intitolare una strada, un luogo, ai "Soldati della Resistenza", memoria dimenticata dai libri di storia e dalle celebrazioni: sono i Soldati italiani che fecero la Resistenza da prigionieri deportati, dall'8 settembre del 1943 al 25 aprile del 1945, al 9 maggio del 1945, quando giunse l'Armata Rossa a liberare Berlino dal Nazismo; per due inverni, a pane e acqua, alcuni morirono, mentre tanti altri ritornarono a casa e fra di loro alcuni erano Canosini, come mi raccontò mio padre, mentre altri erano di Andria e di Trani e delle nostre città di Provincia.
La storia, Magistra Vitae, ha bisogno di Maestri di vita e sarebbe opportuno dedicare a "laici santi", come dice lo stesso Robespierre, che però evoca Mazzini e Garibaldi e dimentica la figura dello statista martire Aldo Moro.
Riproponiamo questo vuoto storico alla Precedente Amministrazione, nel ruolo propositivo dell'Opposizione, all'attuale Amministrazione: Aldo Moro è venuto a Canosa; l'abbiamo incontrato; oggi è Beato e Martire della Democrazia.
Sarebbe ora di dedicare come Consiglio comunale un luogo a Canosa ad Aldo Moro, per non essere limitati ad incontralo solo in Chiesa come Beato, ma per riscoprirlo anche per le vie della città di una Puglia, da Lui tanto amata e vissuta.
connotazioni politiche attribuite non aiutano a farci riscoprire questo patrimonio spiritale con le sue radici.
Mi sono recato personalmente a incontrare la Madonnina nel parco e ho rilevato che manca il titolo: nella mia vita di maestri di scuola, rileviamo che la parola si associa all'immagine, come connotazione e come chiave di lettura.
Chiediamo perciò con semplicità che l'Amministrazione comunale voglia apporre e incidere il nome di REGINA PACIS in basso sulla statuetta o sul piedistallo in pietra.
Riscopriamo, nel legame tra ECCLESIA e CIVITAS, lo stemma pontificio di Papa Benedetto XV, che nell'imperversare del I° Conflitto mondiale del 900, con l'Epistola del 27 aprile 1915, chiese che tutti i Vescovi del mondo aggiungessero alle litanie lauretane l'invocazione "da ogni angolo del mondo", "Regina Pacis ora pro nobis" (Regina della Pace, prega per noi).
Peraltro il Pontefice Benedetto XV è iscritto nella lapide monumentale storica di Canosa del 5 giugno 1916, con il Decreto che attribuisce alla nostra Chiesa Madre, il "Titulus Cathedralis".
La Chiesa locale ed il Parroco mons. Felice Baco, non potevano mancare a rendere omaggio, non all'Amministrazione comunale, ma al Papa Benedetto XV, legato a Canosa di Puglia e devoto con il mondo alla Regina Pacis, cui ci affidiamo "nel cuore dei giorni".
maestro Peppino Di Nunno
- Testimonianza e anonimato
- La presenza della Chiesa
Hai detto "lascia stare i santi", ma poi hai strumentalizzato la presenza della Chiesa che è Santa per fondazione evangelica, con le sue ombre umane; hai strumentalizzato la povera Madonnina " in questa tenzone politica", come scrivi.
Per il tuo pensiero "la Chiesa locale si è fatta trascinare in questa tenzone politica" e "la Chiesa ha aiutato il progetto intervenendo e prestandosi a questo giochetto…"., riferendoti al "vertice della Chiesa a Canosa (mons. Felice Bacco) perennemente combattuto dalla voglia della rivoluzione a favore dei poveri e la serena quiete del calmo trascorre del tempo a braccetto con il potere da qualunque parte esso provenga!".
Non per spirito di difesa di parte, ma per fondatezza della verità, che legittima l'informazione, è necessario apportare fonti oggettive, che alienino la strumentalizzazione del pensiero dell'anonimo.
Caro Robespierre, la presenza non è schieramento politico, ma in questo caso testimonianza della cristianità della Regina Pacis, di fronte non agli Amministratori, ma alla comunità civile del quartiere, di fronte ai ragazzi di Scuola. Chissà, parlando da maestro di scuola al servizio volontario, questi ragazzi sarebbero stati trascinati da te in questa tenzone politica? Lasciate che i bambini vadano alla madre celeste Maria, in qualsiasi luogo e tempo ed educateli alla libertà spirituale.
- Ecclesia e Civitas
Lo ha precisato anche Papa Francesco nel recente incontro con i Vescovi della CEI e con la Chiesa Italiana: "dialogate con le Istituzioni culturali, sociali e politiche".
Cosa avrebbe dovuto fare il Vertice della Chiesa locale, don Felice Bacco, seguire la parola di Papa Francesco e del Magistero della Chiesa, o seguire il dissenso di Robespierre.
Essendo stato invitato alla cerimonia nella parte del sacro e parlando per pochi minuti di fronte alla Città degli uomini e dei bambini di Scuola, avrebbe dovuto disertare la cerimonia, per il rischio della strumentalizzazione politica?
La Chiesa, nella parole del Papa Giovanni Palo II in viaggio alle isola Falkland, in aereo ai giornalisti rispose alla domanda del rischio della strumentalizzazione: al rischio della strumentalizzazione, ho scelto il rischio di non testimoniare il Vangelo e di portare un messaggio di pace.
In fondo è la vocazione della Chiesa, sull'esempio di Gesù, strumentalizzato nel titulus crucis, che ho studiato da poco, e concepito a schierarsi con i potenti del regno della terra.
Lo fa la Chiesa con tutti i Movimenti ecclesiali laicali, che si sono incontrati di recente nella Domenica di Pentecoste a San Pietro, con Papa Francesco.
La tua, caro Robespierre, è una tendenza manichea e non liberale, ancora diffusa oggi a vedere "da che parte stai" nella presenza congiunta alle Istituzioni politico-amministrative.
Tu stesso addebiti a don Felice Bacco di "andare a braccetto con il potere, da qualunque parte esso provenga". In verità dimostri disinformazione e opinione infondata, in quanto non trascorri parte del tempo nella Cattedrale San Sabino, tempio cristiano, tempio di popolo canosino ed europeo e non hai l'oculatezza di conoscere il sevizio del Sacerdote Felice Bacco, cittadino onorario di Canosa di Puglia. Ti informo per testimonianza personale, come anziano di servizio, anche con i miei peccati, nella Cattedrale da circa sessanta anni: molti cercano di tirare a braccetto, la giacchetta di don Felice, come fanno i politici di potere per i Cattolici, ma don Felice Bacco e la Chiesa locale, sono provvidenzialmente liberi e al servizio dell'uomo e del bene comune e di questo ne siamo fieri e seguaci nell'esempio. Certo grazie al dialogo con le Istituzioni, don Felice Bacco ha promosso una crescita religiosa e civile di Canosa, di cui bisogna essere grati o comunque non intenti a strumentalizzare.
Mi chiedo, Caro Robespierre, se tu abbia il dono dello Spirito Santo, avendo letto nella coscienza sacerdotali di don Felice, di "dare garanzia del riconoscimento di un potere religioso costituito" nella presenza da invitato come Ecclesia alla Regina Pacis della Nuova Canosa!
- "La voglia della rivoluzione a favore dei poveri"
Ti invito a rileggere la sua tesi di Dottorato di ricerca sulla Carte dotali e a riascoltare, prima di scrivere su Canosaweb, l'intervista di Leonardo Zellino di Rai Tre, sul Sagrato della Cattedrale, in riferimento alle Carte dotali del 500, in cui don Felice sottolineava le "donzelle, che non potevano permettersi neanche la dote, ma evocavano la dignità del matrimonio e le "tante famiglie, che non finiscono sui libri di storia, ma la cui vita è densa di umanità, di vicende reali comuni" (vedi "Considerazioni etiche" a pagina 136 del libro pubblicato dalla Rivista di Scienze religiose, da me studiato anche nello studio del dialetto popolare canosino nel "Corredo della zita").
- Il Sacerdote della Chiesa locale combattuto tra…"
Se fossi accanto a don Felice, toccheresti con mano e con gli occhi, come avviene a me, del suo aiuto alle famiglie povere, ai disagiati, alla stessa operatività della Caritas, ospitata in Cattedrale. Il suo aiuto ai disagiati, ai poveri, ai turbati del quotidiano. Don Felice, come tutti i Sacerdoti della Chiesa locale, è "combattuto" non nella coscienza che tu intravedi, ma nel tempo da dedicare ai poveri, alle famiglie disagiate, al problema dell'Ospedale alle ore 21, 00 in Consiglio Comunale, all'Ambiente, alla Cultura, alla Confessione, alla Santa Messa e alla Preghiera, ai misteri dei funerali e dei Battesimi, all'Eucarestia da portare il Venerdì agli Ammalati, al bilancio economico della Parrocchia, all'Oasi Minerva, al Museo Sabiniano, ai rapporti con il Vaticano, con le Soprintendenze, con le Istituzioni democratiche, con i giovani della Parrocchia, con la Chiesa Rettoria della Passione, con la Chiesa locale e Diocesana, con il Vescovo, con il Giornale Il Campanile, con le persone turbate che si confidano ogni giorno, con l'opera della Biblioteca sabiniana, con il patrimonio sabiniano, con l'incontro quotidiano con il Signore dalle sette del mattino alle 22,00 del giovedì dell'adorazione eucaristica,… "combattuto", come ho raccolto da conoscenze dirette, dal tempo da dedicare a Dio, ai Santi, alla Madonna, alla Chiesa, alla comunità, alle Istituzioni, alla città degli uomini. Se volete, regalate del tempo ai Sacerdoti!
- Non paladino, ma testimone.
- Il permesso di visitare al Regina Pacis nella nuova Canosa
Non entrando nel merito della Scelta dell'Amministrazione, la REGINA PACIS costituisce l'epilogo delle Litanie Lauretane, ritenute un capolavoro della preghiera popolare.
La Regina Pacis si pone così in continuità teologica, non politica, con l'effigie della Madonna di Loreto, posta negli anni scorsi nel giardino di Via Aurelio Saffi dalla benemerita Associazione dell'Aeronautica Militare di Canosa.
Dalla stessa Argentina, Papa Francesco, ha portato la Sua testimonianza alla Chiesa di "Nuestra Señora de la Paz". di cui abbiamo bisogno nei tempi di crisi che viviamo.
Io sarei stato presente alla cerimonia, non accanto all'Amministrazione o a don Felice, ma come studioso del patrimonio cristiano e maestro al sevizio e di certo anch'io sarei stato strumentalizzato e trascinato nella tenzone politica.
Certo la scelta politica ha diviso gli schieramenti politici, ma occorre aprire la mente ai tempi che viviamo e ritrovarsi in coesione , come nell'Ospedale, nel Giro d'Italia, nel Museo e nella Regina Pacis.
Caro Robespierre, non potrò accettare un tuo legittimo pensiero nel nascondimento, ma a viso aperto, perché la democrazia è fatta di idee a confronto, che camminano sui passi che abbiano un'impronta e non un'ombra. Non è contrapposizione alla tua persona, ma non condivisione delle idee esposte, infondate e strumentalizzanti.
Sarei interessato, come studioso di storia, a conoscere la scelta dello pseudonimo Robespierre, che evoca anni del terrore nella Rivoluzione francese, ma quel l tempo è finito nella storia e oggi abbiamo bisogno di pseudonimi di testimoni della legalità, delle Democrazia, delle radici culturali e spirituale del paese, dei valori del bene comune.
- Maestri di storia e di vita
Mi sia consentito una riflessione in dignità nella memoria filiale e morale di mio padre e storica dei 600 Soldati Italiani, deportati dopo l'Armistizio e tornati vivi in parte a casa, lasciati allo sbando e alla dimenticanza dai seguaci del Fascismo. In verità quel pensiero del "25 aprile, perciò esisto", non ha meritato anche oggi sul sito di Canosaweb, alcun pensiero, né storico né istituzionale.
Propongo per l'occasione al Consiglio comunale di intitolare una strada, un luogo, ai "Soldati della Resistenza", memoria dimenticata dai libri di storia e dalle celebrazioni: sono i Soldati italiani che fecero la Resistenza da prigionieri deportati, dall'8 settembre del 1943 al 25 aprile del 1945, al 9 maggio del 1945, quando giunse l'Armata Rossa a liberare Berlino dal Nazismo; per due inverni, a pane e acqua, alcuni morirono, mentre tanti altri ritornarono a casa e fra di loro alcuni erano Canosini, come mi raccontò mio padre, mentre altri erano di Andria e di Trani e delle nostre città di Provincia.
La storia, Magistra Vitae, ha bisogno di Maestri di vita e sarebbe opportuno dedicare a "laici santi", come dice lo stesso Robespierre, che però evoca Mazzini e Garibaldi e dimentica la figura dello statista martire Aldo Moro.
Riproponiamo questo vuoto storico alla Precedente Amministrazione, nel ruolo propositivo dell'Opposizione, all'attuale Amministrazione: Aldo Moro è venuto a Canosa; l'abbiamo incontrato; oggi è Beato e Martire della Democrazia.
Sarebbe ora di dedicare come Consiglio comunale un luogo a Canosa ad Aldo Moro, per non essere limitati ad incontralo solo in Chiesa come Beato, ma per riscoprirlo anche per le vie della città di una Puglia, da Lui tanto amata e vissuta.
- Il titulus REGINA PACIS
connotazioni politiche attribuite non aiutano a farci riscoprire questo patrimonio spiritale con le sue radici.
Mi sono recato personalmente a incontrare la Madonnina nel parco e ho rilevato che manca il titolo: nella mia vita di maestri di scuola, rileviamo che la parola si associa all'immagine, come connotazione e come chiave di lettura.
Chiediamo perciò con semplicità che l'Amministrazione comunale voglia apporre e incidere il nome di REGINA PACIS in basso sulla statuetta o sul piedistallo in pietra.
Riscopriamo, nel legame tra ECCLESIA e CIVITAS, lo stemma pontificio di Papa Benedetto XV, che nell'imperversare del I° Conflitto mondiale del 900, con l'Epistola del 27 aprile 1915, chiese che tutti i Vescovi del mondo aggiungessero alle litanie lauretane l'invocazione "da ogni angolo del mondo", "Regina Pacis ora pro nobis" (Regina della Pace, prega per noi).
Peraltro il Pontefice Benedetto XV è iscritto nella lapide monumentale storica di Canosa del 5 giugno 1916, con il Decreto che attribuisce alla nostra Chiesa Madre, il "Titulus Cathedralis".
La Chiesa locale ed il Parroco mons. Felice Baco, non potevano mancare a rendere omaggio, non all'Amministrazione comunale, ma al Papa Benedetto XV, legato a Canosa di Puglia e devoto con il mondo alla Regina Pacis, cui ci affidiamo "nel cuore dei giorni".
maestro Peppino Di Nunno