Stilus Magistri
Ritornano le primizie con la Madonna della Fonte
Lettura delle fonti ritrovate
domenica 24 aprile 2022
18.57
In occasione dell'Ottava di Pasqua si celebra la festività religiosa e civile della Madonna della Fonte, Patrona di Canosa, ritrovata da tre secoli come "Primizia dell'Umanità", nelle offerte delle primizie della terra. Infatti anche nelle tradizioni popolari il linguaggio dialettale la connotava come "Madònne de li gùnghele", cioè degli "ònguli" , dei baccelli di fave che adornavano i paliotti della processione, come descritti a noi dal Maestro Tommaso Greco, nato nel 1920. Prima della nostra generazione era stata soppressa questa festività, recuperata sapientemente da Mons. Felice Bacco. La tradizioni quando vengono ignorate o svuotate di storia e di cultura, vengono cancellate dalla modernità, ma se vengono lette e tramandate, come vuole il verbo latino "tradere", riprendono significato e valore. In questo caso le innovazioni hanno coinvolto le Associazioni dei Coltivatori della terra e la composizione dell'inno sacro Madre Amorosa di Don Felice Bacco e del Maestro Salvatore Sica.
Il Prevosto TORTORA del '700
"Ogni anno nel mese di Aprile"
Ritroviamo nelle nostre ricerche filologiche le fonti del Prevosto Tortora nella relatio Ecclesiae Canusinae, dove la Patrona di Canosa viene denominata Maria SS. A FONTE: "Ogni anno nel mese di Aprile"
(Sanctissimae Virginis A FONTE) , antiquissima Imago, in tabula expressa, etsi vetustate Cariosa, integra tamen quoad vultus SS. Matris, et Filii ambitum, quam proinde magna veneratione, prosequuntur Canusini ("antichissima icona, dipinta su tavola, anche se corrosa dall'antichità, tuttavia integra per quel che riguarda il volto della SS. Madre e l'abbraccio del Figlio. La stessa dunque i Canosini venerano con grande devozione").
Ogni anno nel mese di Aprile si svolgeva una solenne festività a Maria SS. della Fonte con processione, a spese della Cittadinanza, (quotannis mense Aprili Solemnissimam festivitatem, Civitatis sumptibus, ….Sanctissimae Virginis A FONTE nomen habentis Imaginem deferunt, et circumgestant).
Il rito delle Primizie nel Medioevo
Ponendoci la ricerca filologica del lemma "PRIMITIAE" nel Medioevo prima del Tortora, ritroviamo il culto nel Glossarium Latinitatis del du Cange del 1678, ad attestare le radici medievali bendettine, che ci fanno formulare l'ipotesi di una tradizione esistente a Canosa, sede del Monastero Benedettino della Badia San Quirico.
«Primitias de fructibus vestris et de laboratu debetis offerre ad altare, id est, spicas novas et uvas et fava. Alias Primitias ad domum presbyteri de omni fructu debetis portare, et presbyter eas benedicat».
Dovete offrire all'altare le primizie dei vostri frutti e del vostro lavoro, cioè le nuove spighe, le nuove uve e i favi freschi.
Dovete portare altre primizie di ogni frutto alla casa del sacerdote, e il sacerdote li benedica.
Il rito vine riportato da les Bénédictins de St. Maur, 1733–1736, Congregazione di San Mauro dell'Ordine di San Benedetto.
Fonti del Can.co de Muro della Cattedrale del 1914
"la caratteristica offerta delle primizie... con baccelli di fave e piselli....ad ornare l'effigie e gli stendardi"
Nell'Archivio Storico della Cattedrale di San Sabino viene custodito il manoscritto del 1914 del Canonico Vincenzo de Muro, insigne studioso del tempo, da noi ritrovato nel 2019 nella Biblioteca Apostolica Vaticana, BAV, congiuntamente alla scoperta della pergamena del Decretum di Incoronazione dell'Icona di Maria SS.ma de Fonte, di cui abbiamo celebrato il Centenario di Incoronazione avvenuta nel 1919.
«Così adornato il vetusto simulacro, è portato trionfalmente in processione nella solenne festività che si celebra in onore di Lei, nella domenica in albis, ottava della Pasqua di Resurrezione di ogni anno.
Oltre alle solenni funzioni in Chiesa e alle illuminazioni e musiche che allietano la città festante, è degna di nota la caratteristica offerta delle primizie, così dette, che si fanno alla Augusta Vergine, cioè l'offerta dei primi frutti, che nella incipiente stagione primaverile la terra produce. Grossi baccelli di fave e piselli pendenti dalle verdi piante, manipoli di spighe di grano e biada ancora immature, ramoscelli frontoni di alberi di svariate qualità di frutti del tutto acerbi, prugna, mele, pere, albicocche; tutto viene religiosamente portato dalle campagne e se ne costruiscono degl'ingegnosi trofei, intrecciati con nastri di seta e con eleganti serti di fiori artificiali.
Dei più belli di tali trofei se ne adorna la miracolosa Effigie; gli altri poi, innumerevoli e foggiati a varie guise, vanno ad ornare gli stendardi, i crocifissi e i funali delle numerose Confraternite, in modo che le vie percorse dalla solenne processione vi sembrano fantastici e semimoventi giardini, adorni di piante illegiadrite di fiori e di frutti».
Lo storico Gerardo Chiancone
"trofei dei primi frutti dei campi, baccelli di fave e di piselli tra le strade di Canosa"
Lo storico canosino Gerardo Angelo Chiancone (1908-1989), che ho conosciuto, descrisse la festa: «Otto giorni dopo, domenica in Albis, processione della Madonna della Fonte, quasi un annunzio, un inno, un invito alla primavera. Trofei ricchi di verde di fiori, dei primi frutti dei campi, baccelli di fave e di piselli, rametti con piccole mandorle verdi, tenerissime, gustose nell'acerbo sapore del mallo e del seme bianco, gelatinoso, lunghi nastri multicolori raccolti da una coccarda. La processione si snoda, seguita dalla banda e dai fedeli, per le solite strade in una gloria di sole primaverile, tra le strade del centro di Canosa »
Preghiamo e cantiamo l'inno "Mater Amorosa" "vera primizia dell'umanità" scritto nel testo da Don Felice Bacco e musicato dal Maestro Salvatore Sica.
Dovrebbe essere costituito un coro femminile che accompagni la Processione in letizia, come avviene per la Desolata in mestizia. Il coro della "Letizia" potrebbe riportare una veletta bianca pasquale sul capo. Ne abbiamo parlato con il Maestro Salvatore Sica, che ci ha narrato l'illuminata composizione dell'Inno Mater Amorosa.
Coltiviamo, raccogliamo, gustiamo a tavola le primizie della Primavera in particolare degli "onguli", delle fave "arrappète", un po' crude e raggrinzite, con cui facevamo da bambini delle collane. Pensiamo che il piatto di "fave arrappate" figurano nelle cucina lucana e nelle Murge.
La natura a tavola è preziosa, ritroveremo le primizie delle fave secche in inverno nella "martinese"nella pignatta.
Studiamo i baccelli di fave nell'Istituto Alberghiero IISS L. Einaudi di Canosa e offriamole nei cesti alla Patrona di Canosa e nei piatti della Sala di ricevimento.
E'festa di Primavera, è festa del sacro e della terra, è festa delle Primizie!
Ricerche storiche del maestro Peppino Di Nunno
Foto a cura di Savino Mazzarella
Il Prevosto TORTORA del '700
"Ogni anno nel mese di Aprile"
Ritroviamo nelle nostre ricerche filologiche le fonti del Prevosto Tortora nella relatio Ecclesiae Canusinae, dove la Patrona di Canosa viene denominata Maria SS. A FONTE: "Ogni anno nel mese di Aprile"
(Sanctissimae Virginis A FONTE) , antiquissima Imago, in tabula expressa, etsi vetustate Cariosa, integra tamen quoad vultus SS. Matris, et Filii ambitum, quam proinde magna veneratione, prosequuntur Canusini ("antichissima icona, dipinta su tavola, anche se corrosa dall'antichità, tuttavia integra per quel che riguarda il volto della SS. Madre e l'abbraccio del Figlio. La stessa dunque i Canosini venerano con grande devozione").
Ogni anno nel mese di Aprile si svolgeva una solenne festività a Maria SS. della Fonte con processione, a spese della Cittadinanza, (quotannis mense Aprili Solemnissimam festivitatem, Civitatis sumptibus, ….Sanctissimae Virginis A FONTE nomen habentis Imaginem deferunt, et circumgestant).
Il rito delle Primizie nel Medioevo
Ponendoci la ricerca filologica del lemma "PRIMITIAE" nel Medioevo prima del Tortora, ritroviamo il culto nel Glossarium Latinitatis del du Cange del 1678, ad attestare le radici medievali bendettine, che ci fanno formulare l'ipotesi di una tradizione esistente a Canosa, sede del Monastero Benedettino della Badia San Quirico.
«Primitias de fructibus vestris et de laboratu debetis offerre ad altare, id est, spicas novas et uvas et fava. Alias Primitias ad domum presbyteri de omni fructu debetis portare, et presbyter eas benedicat».
Dovete offrire all'altare le primizie dei vostri frutti e del vostro lavoro, cioè le nuove spighe, le nuove uve e i favi freschi.
Dovete portare altre primizie di ogni frutto alla casa del sacerdote, e il sacerdote li benedica.
Il rito vine riportato da les Bénédictins de St. Maur, 1733–1736, Congregazione di San Mauro dell'Ordine di San Benedetto.
Fonti del Can.co de Muro della Cattedrale del 1914
"la caratteristica offerta delle primizie... con baccelli di fave e piselli....ad ornare l'effigie e gli stendardi"
Nell'Archivio Storico della Cattedrale di San Sabino viene custodito il manoscritto del 1914 del Canonico Vincenzo de Muro, insigne studioso del tempo, da noi ritrovato nel 2019 nella Biblioteca Apostolica Vaticana, BAV, congiuntamente alla scoperta della pergamena del Decretum di Incoronazione dell'Icona di Maria SS.ma de Fonte, di cui abbiamo celebrato il Centenario di Incoronazione avvenuta nel 1919.
«Così adornato il vetusto simulacro, è portato trionfalmente in processione nella solenne festività che si celebra in onore di Lei, nella domenica in albis, ottava della Pasqua di Resurrezione di ogni anno.
Oltre alle solenni funzioni in Chiesa e alle illuminazioni e musiche che allietano la città festante, è degna di nota la caratteristica offerta delle primizie, così dette, che si fanno alla Augusta Vergine, cioè l'offerta dei primi frutti, che nella incipiente stagione primaverile la terra produce. Grossi baccelli di fave e piselli pendenti dalle verdi piante, manipoli di spighe di grano e biada ancora immature, ramoscelli frontoni di alberi di svariate qualità di frutti del tutto acerbi, prugna, mele, pere, albicocche; tutto viene religiosamente portato dalle campagne e se ne costruiscono degl'ingegnosi trofei, intrecciati con nastri di seta e con eleganti serti di fiori artificiali.
Dei più belli di tali trofei se ne adorna la miracolosa Effigie; gli altri poi, innumerevoli e foggiati a varie guise, vanno ad ornare gli stendardi, i crocifissi e i funali delle numerose Confraternite, in modo che le vie percorse dalla solenne processione vi sembrano fantastici e semimoventi giardini, adorni di piante illegiadrite di fiori e di frutti».
Lo storico Gerardo Chiancone
"trofei dei primi frutti dei campi, baccelli di fave e di piselli tra le strade di Canosa"
Lo storico canosino Gerardo Angelo Chiancone (1908-1989), che ho conosciuto, descrisse la festa: «Otto giorni dopo, domenica in Albis, processione della Madonna della Fonte, quasi un annunzio, un inno, un invito alla primavera. Trofei ricchi di verde di fiori, dei primi frutti dei campi, baccelli di fave e di piselli, rametti con piccole mandorle verdi, tenerissime, gustose nell'acerbo sapore del mallo e del seme bianco, gelatinoso, lunghi nastri multicolori raccolti da una coccarda. La processione si snoda, seguita dalla banda e dai fedeli, per le solite strade in una gloria di sole primaverile, tra le strade del centro di Canosa »
Preghiamo e cantiamo l'inno "Mater Amorosa" "vera primizia dell'umanità" scritto nel testo da Don Felice Bacco e musicato dal Maestro Salvatore Sica.
Dovrebbe essere costituito un coro femminile che accompagni la Processione in letizia, come avviene per la Desolata in mestizia. Il coro della "Letizia" potrebbe riportare una veletta bianca pasquale sul capo. Ne abbiamo parlato con il Maestro Salvatore Sica, che ci ha narrato l'illuminata composizione dell'Inno Mater Amorosa.
Coltiviamo, raccogliamo, gustiamo a tavola le primizie della Primavera in particolare degli "onguli", delle fave "arrappète", un po' crude e raggrinzite, con cui facevamo da bambini delle collane. Pensiamo che il piatto di "fave arrappate" figurano nelle cucina lucana e nelle Murge.
La natura a tavola è preziosa, ritroveremo le primizie delle fave secche in inverno nella "martinese"nella pignatta.
Studiamo i baccelli di fave nell'Istituto Alberghiero IISS L. Einaudi di Canosa e offriamole nei cesti alla Patrona di Canosa e nei piatti della Sala di ricevimento.
E'festa di Primavera, è festa del sacro e della terra, è festa delle Primizie!
Ricerche storiche del maestro Peppino Di Nunno
Foto a cura di Savino Mazzarella