Stilus Magistri
Sulle pendici di queste amene colline...
Il tempo di Bacco nell’800 a Canosa
domenica 17 aprile 2016
9.57
In un mattino di quattro anni fa, nelle vicinanze della ringhiera della Villa Comunale di Canosa(BT), mi fu posto un quesito dall'amico costruttore Francesco Facciolongo che fece avviare una complessa ricerca su un vitigno ed un vino bianco di un tempo, denominato in dialetto canosino "Trezzùle". La ricerca ha richiesto "nu mangiarìdde de chèpe", ma alla fine i risultati sono stati pubblicati nel saggio "Sulle vie dei ciottoli del dialetto Canosino", gustati dal vino, "Terrizuolo" prodotto dall'amico imprenditore alla fine della stampa del libro. Si tratta di uno squisito vino bianco scomparso, che abbiamo ritrovato negli Annali di Viticoltura ed Enologia Italiana dell'ing. Giovanni Battista Cerletti, illustre studioso e primo fondatore della Scuola di Viticoltura ed Enologia a Conegliano, in provincia di Treviso. In questi giorni mentre l'Enologia italiana è stata in vetrina alla 50^ Edizione del Vinitaly, riteniamo di rileggere queste pagine di storia patria edite da Milano il 1873 al capitolo di "Viticoltura ed Enologia Pugliese in particolare del Circondario di Canosa". L'illustre studioso visitando e studiando i nostri campi, descrive, documenta e annota la nostra viticoltura nel 1872 dopo l'unità d'Italia, facendoci scoprire questa ricchezza, cui fa riscontro il centinaio di cantine vinicole tufacee sotterranee, esistenti a Canosa, da me esplorate nel biennio 1984-85.
"Sulle pendici di queste amene colline che in gran parte circondano questa località, la vite si estende da ogni lato, ... tra fila di oliveti, fichi, mandorli... ed anche degli sconosciuti gelsi".
"Le vigne hanno l'apparenza di un prato, ove sonovi ancora le piante piccole; quivi concorrono per farci ravvisare il tempo di Bacco".
Lo studioso, nel rilevare i dati statistici incontrò una certa "indolenza" da parte della popolazione a "ponderare con giustezza le ricchezze del paese" nel timore dei coltivatori di "aggravare i contribuenti di nuove tasse". Nella sua professione il Cerletti auspicava di avere "l'incarico dal Regio Minstero, di fare gli studi ampelografici di questo Circondario, nonché gli studi enochimici sui variati vini ancora sconosciuti di questa ricca provincia pugliese" come ebbe l'onore di studiare quelli delle Romagne.
"Vino da pasto annualmente in questa provincia, se ne produce più di un milione di ettolitri, mentre non si fabbrica dei fini vini di lusso...".
"Diciamolo francamente, quanti di questi vini corrono in commercio sotto l'etichetta di vino ..... benchè essi possono essere se non superiori, eguali, all'infuori del mendace nome".
"Sia nelle vigne di collina, che in quelle degli altipiani e piani - da Canosa Barletta – si coltivano i seguenti vitigni".
Fra le specie nere:
1. Aleatico o moscato nero, profumato. 2. Il Primitivo, 3. Sagarese. 4. Malvasia nera. 5. Lacryma Cristi. 6. Il Paesano. 7. Uva di Troia, la più coltivata. 8. La Sagra. 9. Uva bianca carnosa. 10. Somariello nero. 11. Barba rossa. 12. Somariello rosso. 13. Il Picco del Nebbio. 14. L'olivella. 15. Prunesta. 16. Uva di tre volte.
Fra le specie bianche:
1. La Bionda. 2. Cola Camparo. 3. Il Greco, eccellente qualità. 4. L'Abruzzese. 5. Il Mariniello. 6. Bianco d'Assano. 7. Malvasia di Canna. 8. Il Terrizuolo. 9. L'Asprino. 10. Moscatello. 11. Menna Vacca. 12. Turresca. 13. Sanecinello. 14. L'Ubbriachello. 15. Il Verdone. 16. La Palumba.
"L'uva di Troja è coltivata generalmente nella proporzione del 70 e 80 per cento, perché più produttiva delle altre, resiste maggiromente alle intemperie e dà un vino austero e di forza, con alcoolicità del 14 per cento circa". Tra le uve bianche si fanno "degli eccellenti vini di lusso, quali il Moscato, la Malvasia ed il Greco di grande squisitezza". Il Cerletti studiò il suolo dei vigneti e dei nostri campi formato "da strati di sabbia silicea ferruginosa frammista ad argilla... osservando il sottosuolo argilloso, ferruginoso, sassoso o cretaceo... disseminato di banchi di tufo o di pietra calcarea". Il Cerletti ai metodi di piantare dei nonni e bisnonni, suggerisce che ci siano "fondatori di scuole enologiche" di "Associazioni o Società" ridestando l'iniziativa privata chiedendo al Governo l'appoggio morale:"che bella America sarebbe questa... con queste ottime terre con un soccorso laborioso ed intelligente!". Osservando molti buoi di bellissima razza ed il lavoro dei braccianti, il Cerletti suggerisce ai vigneti l'operazione di scasso generale più profondo, dispendioso ma più proficuo nei risultati della nutrizione della vite. Nel piantamento della vite pugliese il Cerletti descrive l'uso di "majuoli" (in dialetto canosino magghjéule) , mentre consiglia l'uso delle "barbatelle" per i vigneti di queste amene colline. Dal 20 al 25 Settembre 1873 a Bari nelle sale del Consiglio Provinciale si svolse la prima esposizione delle uve e dei vini delle province pugliesi, promossa dal Comitato Ampelografico del Regno d'Italia. Fra quelle uve in mostra figurava con eccellenza il "vitigno di Troja o di Canosa" con altre uve bianche.
Da quel tempo trascorso, molti progressi sono stati compiuti dai nostri coltivatori e produttori, dai centri di ricerca intelligente, ma queste pagine, ci fanno riscoprire la nostra identità e le nostre risorse, ci ammaestrano, ci motivano, ci suggeriscono per questa arte della vite del vino del nostro territorio, affacciandoci con maestria al Vinitaly di Verona ,la più grande esposizione al mondo conclusasi lo scorso mercoledì che ha visto la partecipazione di 4.100 cantine provenienti da 140 paesi. Alcuni vini raccontano più di venti secoli di storia, come il vino di Troja e il vino Greco approdati dall'Antica Grecia nella Polis canusina e sono divenuti ambasciatori in Italia e nel mondo. Il vino è magia della natura, il vino è cultura da Dioniso e Bacco, alla Bibbia, nella cultura degli Israeliti, alla teologia eucaristica di Gesù, alla cultura dell'Antica Roma, al Medioevo, al lavoro dei nostri padri. E quando il lavoro dura da più di duemila anni, non si può cancellare. Il nostro pittore canosino Lugi Buonvino dipinge il suo nome con i versi biblici: "bonum vinum laetificat cor hominis" ( il buon vino allieta il cuore dell'uomo), tratto dal Salmo 103, v. 15.
Cin, cin! Con il buon vino di Canosa di Puglia!
maestro Peppino Di Nunno,
...scendendo con mio padre e mio nonno, "abbàsce a la gròtte" fra le botti di vino delle cantine tufacee sotterranee di Canosa...
Citare l'autore e le fonti della ricerca.
"Sulle pendici di queste amene colline che in gran parte circondano questa località, la vite si estende da ogni lato, ... tra fila di oliveti, fichi, mandorli... ed anche degli sconosciuti gelsi".
"Le vigne hanno l'apparenza di un prato, ove sonovi ancora le piante piccole; quivi concorrono per farci ravvisare il tempo di Bacco".
Lo studioso, nel rilevare i dati statistici incontrò una certa "indolenza" da parte della popolazione a "ponderare con giustezza le ricchezze del paese" nel timore dei coltivatori di "aggravare i contribuenti di nuove tasse". Nella sua professione il Cerletti auspicava di avere "l'incarico dal Regio Minstero, di fare gli studi ampelografici di questo Circondario, nonché gli studi enochimici sui variati vini ancora sconosciuti di questa ricca provincia pugliese" come ebbe l'onore di studiare quelli delle Romagne.
"Vino da pasto annualmente in questa provincia, se ne produce più di un milione di ettolitri, mentre non si fabbrica dei fini vini di lusso...".
"Diciamolo francamente, quanti di questi vini corrono in commercio sotto l'etichetta di vino ..... benchè essi possono essere se non superiori, eguali, all'infuori del mendace nome".
"Sia nelle vigne di collina, che in quelle degli altipiani e piani - da Canosa Barletta – si coltivano i seguenti vitigni".
Fra le specie nere:
1. Aleatico o moscato nero, profumato. 2. Il Primitivo, 3. Sagarese. 4. Malvasia nera. 5. Lacryma Cristi. 6. Il Paesano. 7. Uva di Troia, la più coltivata. 8. La Sagra. 9. Uva bianca carnosa. 10. Somariello nero. 11. Barba rossa. 12. Somariello rosso. 13. Il Picco del Nebbio. 14. L'olivella. 15. Prunesta. 16. Uva di tre volte.
Fra le specie bianche:
1. La Bionda. 2. Cola Camparo. 3. Il Greco, eccellente qualità. 4. L'Abruzzese. 5. Il Mariniello. 6. Bianco d'Assano. 7. Malvasia di Canna. 8. Il Terrizuolo. 9. L'Asprino. 10. Moscatello. 11. Menna Vacca. 12. Turresca. 13. Sanecinello. 14. L'Ubbriachello. 15. Il Verdone. 16. La Palumba.
"L'uva di Troja è coltivata generalmente nella proporzione del 70 e 80 per cento, perché più produttiva delle altre, resiste maggiromente alle intemperie e dà un vino austero e di forza, con alcoolicità del 14 per cento circa". Tra le uve bianche si fanno "degli eccellenti vini di lusso, quali il Moscato, la Malvasia ed il Greco di grande squisitezza". Il Cerletti studiò il suolo dei vigneti e dei nostri campi formato "da strati di sabbia silicea ferruginosa frammista ad argilla... osservando il sottosuolo argilloso, ferruginoso, sassoso o cretaceo... disseminato di banchi di tufo o di pietra calcarea". Il Cerletti ai metodi di piantare dei nonni e bisnonni, suggerisce che ci siano "fondatori di scuole enologiche" di "Associazioni o Società" ridestando l'iniziativa privata chiedendo al Governo l'appoggio morale:"che bella America sarebbe questa... con queste ottime terre con un soccorso laborioso ed intelligente!". Osservando molti buoi di bellissima razza ed il lavoro dei braccianti, il Cerletti suggerisce ai vigneti l'operazione di scasso generale più profondo, dispendioso ma più proficuo nei risultati della nutrizione della vite. Nel piantamento della vite pugliese il Cerletti descrive l'uso di "majuoli" (in dialetto canosino magghjéule) , mentre consiglia l'uso delle "barbatelle" per i vigneti di queste amene colline. Dal 20 al 25 Settembre 1873 a Bari nelle sale del Consiglio Provinciale si svolse la prima esposizione delle uve e dei vini delle province pugliesi, promossa dal Comitato Ampelografico del Regno d'Italia. Fra quelle uve in mostra figurava con eccellenza il "vitigno di Troja o di Canosa" con altre uve bianche.
Da quel tempo trascorso, molti progressi sono stati compiuti dai nostri coltivatori e produttori, dai centri di ricerca intelligente, ma queste pagine, ci fanno riscoprire la nostra identità e le nostre risorse, ci ammaestrano, ci motivano, ci suggeriscono per questa arte della vite del vino del nostro territorio, affacciandoci con maestria al Vinitaly di Verona ,la più grande esposizione al mondo conclusasi lo scorso mercoledì che ha visto la partecipazione di 4.100 cantine provenienti da 140 paesi. Alcuni vini raccontano più di venti secoli di storia, come il vino di Troja e il vino Greco approdati dall'Antica Grecia nella Polis canusina e sono divenuti ambasciatori in Italia e nel mondo. Il vino è magia della natura, il vino è cultura da Dioniso e Bacco, alla Bibbia, nella cultura degli Israeliti, alla teologia eucaristica di Gesù, alla cultura dell'Antica Roma, al Medioevo, al lavoro dei nostri padri. E quando il lavoro dura da più di duemila anni, non si può cancellare. Il nostro pittore canosino Lugi Buonvino dipinge il suo nome con i versi biblici: "bonum vinum laetificat cor hominis" ( il buon vino allieta il cuore dell'uomo), tratto dal Salmo 103, v. 15.
Cin, cin! Con il buon vino di Canosa di Puglia!
maestro Peppino Di Nunno,
...scendendo con mio padre e mio nonno, "abbàsce a la gròtte" fra le botti di vino delle cantine tufacee sotterranee di Canosa...
Citare l'autore e le fonti della ricerca.