Stilus Magistri
Sulle vie dei pastori di Betlemme
Dalla Transumanza al Tavoliere delle Puglie
domenica 27 dicembre 2015
17.51
Nella ricorrenza del Natale i pastori di Betlemme ci conducono alla natività di Gesù. Il Vangelo di Luca (cap. 2, v.15) attesta la presenza, nella stessa regione, di pastori che vegliavano: "et pastores erant in regione eadem vigilantes". Dissero fra loro: "andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Abbiamo perciò rappresentato la figura di un pastore nell'accogliere, al treno da Trieste a Barletta, la Luce di Betlemme; ma nel tempo che attende il Natale, nell'inverno delle greggi, la figura del pastore rievoca la civiltà della pastorizia a Canosa, nel Tavoliere delle Puglie. La pastorizia canosina ha radici bimillenarie dall'Antica Roma, quando Canusium dirigeva il traffico delle greggi dai Monti dell'Appennino alla Daunia. Gli scrittori Marziale, Giovenale, Plinio il Vecchio, nelle ricerche filologiche inedite del mio Saggio letterario sul Dialetto canosino, riportano la notorietà dei pastori, delle pecore e delle lane pregiate canosine. Questa economia pastorale e transumante figura nel basso impero romano e nell'Alto Medioevo, ma dopo il Medioevo, le vie della Transumanza portano le greggi dall'Abruzzo e dal Molise a svernare nel Tavoliere delle Puglie. Con gli Aragonesi nel 1447 viene ufficialmente istituita e regolamentata questa "conduzione" delle greggi con la "Regia dogana della mena delle pecore di Foggia", fino al Regio Tratturo del Ponte Romano. Infatti Canosa figura tra le 23 locazioni principali, con gli stazzi o jazzi sorti fino ai "Pozzi di Canosa", fino a Montegrosso, come attestano le fonti dell'Archivio di Stato di Foggia, sito nell'edificio della Dogana delle pecore. Per ogni 100 pecore si pagavano 8 Ducati per usufruire dei pascoli. L'esodo coincideva con i pellegrinaggi dei pastori alla Grotta dell'Arcangelo Michele sul Gargano, dal 29 Settembre al 9 Maggio. Quel suono di campanaccio, che abbiamo evocato come figurante storico, lo custodiamo nelle memoria del lattaio (u crapère), che nel '900 arrivava al mattino per strada portando il latte della colazione.
Con la Transumanza nascono le masserie e lo stesso dialetto canosino del '900 evoca la figura del massaro, delle pecore e delle capre, delle famiglie che approdano nel nostro paese, nei rioni stabili di allevamenti di Costantinopoli e di via Anfiteatro, "abbàsce o Crapellòtte", nella stessa memoria di una giovane studentessa della Classe 3^ G del Liceo di Canosa, nipote dei Minervini pastori e allevatori di Costantinopoli. Infatti i pastori non restarono solo transumanti, ma diventarono stanziali, innestandosi con la gente di campagna, "alii rusticani", come ritroviamo nel "cultum rusticanum", agreste, della Chiesa di Costantinopoli, sposandosi con donne canosine, come la famiglia Ferrara di Rivisondoli con la nobildonna Maria Petroni di Canosa. Non siamo solo figli di contadini e tufaroli, ma siamo anche figli di pastori e se, a ragione, ripercorriamo le vie del grano arso degli spigolatori poveri del Tavoliere, ritroviamo anche le vie dei pastori della Transumanza nel Tavoliere fino a Canosa, con la memoria delle greggi, della ricotta, della lana delle pecore che riempiva i nostri materassi e i nostri cuscini, con il latte da donare oggi a Natale ai bisognosi e anche agli amici e parenti come dono natalizio, perché il latte è il nutrimento originario dell'uomo. Suona il campanaccio, passa "u crapère"; prendiamo il latte, senza "farsi mandare dalla mamma", come cantava Gianni Morandi, ma da un pastore di Natale, che assume le sembianze storiche nel sorriso dell'accoglienza degli Scout della Luce di Betlemme, nel sorriso dei bambini e anche dei grandi che hanno bisogno di sorridere, nella genuinità e autenticità del messaggio, nella bellezza dei pastori di Betlemme e di Canosa di Puglia. Abbiamo bisogno di sorridere, non di ridere, anche negli affanni dell'esistenza; è facile ridere, è difficile sorridere e dobbiamo essere capaci di commuoverci con gli occhi commossi della maestra Nunzia Leone, anche con qualche lacrima che il globalismo ci ha cancellato, come dice Papa Francesco.
Noi tutti siamo maestri di Scuola aperta e all'aperto, capaci di indossare, rivivivere e comunicare i messaggi della storia in diretta dal passato, come hanno fatto anche le maestre nel Presepe vivente della Scuola dell'Infanzia "Giuseppe Mazzini", manifestando con la veste le idee con i bambini. Ho ritrovato infatti sempre un "infante", un bambino, "nu menìnne o na menénne", a porgere fra le mani il Bambinello divino insieme alla musica natalizia, davanti al banco dei salumi dei DOK, nella Sala consiliare del Comune di Canosa, nella Chiesa di Gesù Liberatore, davanti al Presepe della Cattedrale San Sabino con Don Felice e i genitori Pugliese, nella Chiesa vuota e silenziosa delle ore 13,00. Ho imparato anch'io nella condivisione tante cose, ho vissuto tante pagine di storia, di fede, di tradizioni popolari: Grazie!
La veste non è una comparsa, ma il segno di un messaggio: a Natale per le strade ad alcuni sfugge che dietro un sorriso si cela una sofferenza, che dietro i passi si cela un disagio, che dietro la parola evocata si cela il battito del cuore fanciullino, che proprio a Natale ha bisogno di accostarsi alla paglia della mangiatoia presepistica di Gesù Bambino. Ma ci sono tanti, come una bambina, Miriana , che apre la porta di casa sua e dice: "vieni, vieni, è nato il fratellino"; come l'amministratore Pietro, che condivide e chiede una foto insieme; come il Sindaco che condivide l'impugnatura della piroccola dei Pastori, come riporta il verbale del Sindaco di Introdacqua in Abruzzo e dice: "in fondo ti voglio bene!"; come il professore e amministratore Sabino; come il Comandante delle Guardie veglianti sulla città, che ascoltando esclama: "è bello"; come il Comandante dei Carabinieri, Silecchia, che accoglie la storia del territorio fra i lupi insidiosi del paese; come la Dirigente di Scuola, Nadia Landolfi, che condivide la lezione con il laboratorio della veste a Scuola con i bambini di Prima di sei anni nello stupore natalizio delle mamme, fino all'incontro gioioso nella Chiesa di Gesù Liberatore sulla zona 167, con i magnifici ragazzi della Scuola Media Foscolo, magnifici come i ragazzi di tutte le Scuole; come i ragazzi sconosciuti di Piazza Vittorio Veneto, che accorrono curiosi e attenti all'incontro del pastore ed in silenzio ascoltano la musica natalizia dell'organetto della bocca, che risuona in diretta fino al MIUR e al Cerimoniale del Quirinale, gioiosi del messaggio dalla Puglia. Nella stessa piazza incontriamo in amicizia solidale e operativa Bartolo Carbone, Luigi Barbarossa, Francesco Casamassima e Sabino Mazzarella, con il quale ci rechiamo poi presso le rocce tufacee di Costantinopoli.Ritroviamo le vie dei pastori della nostra terrta nei loro valori e con i pastori della regione della Palestina, "andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscerre".
"Jubilate"….è Natale!
A.D. 2015
maestro Peppino Di Nunno...pastore di Natale
Con la Transumanza nascono le masserie e lo stesso dialetto canosino del '900 evoca la figura del massaro, delle pecore e delle capre, delle famiglie che approdano nel nostro paese, nei rioni stabili di allevamenti di Costantinopoli e di via Anfiteatro, "abbàsce o Crapellòtte", nella stessa memoria di una giovane studentessa della Classe 3^ G del Liceo di Canosa, nipote dei Minervini pastori e allevatori di Costantinopoli. Infatti i pastori non restarono solo transumanti, ma diventarono stanziali, innestandosi con la gente di campagna, "alii rusticani", come ritroviamo nel "cultum rusticanum", agreste, della Chiesa di Costantinopoli, sposandosi con donne canosine, come la famiglia Ferrara di Rivisondoli con la nobildonna Maria Petroni di Canosa. Non siamo solo figli di contadini e tufaroli, ma siamo anche figli di pastori e se, a ragione, ripercorriamo le vie del grano arso degli spigolatori poveri del Tavoliere, ritroviamo anche le vie dei pastori della Transumanza nel Tavoliere fino a Canosa, con la memoria delle greggi, della ricotta, della lana delle pecore che riempiva i nostri materassi e i nostri cuscini, con il latte da donare oggi a Natale ai bisognosi e anche agli amici e parenti come dono natalizio, perché il latte è il nutrimento originario dell'uomo. Suona il campanaccio, passa "u crapère"; prendiamo il latte, senza "farsi mandare dalla mamma", come cantava Gianni Morandi, ma da un pastore di Natale, che assume le sembianze storiche nel sorriso dell'accoglienza degli Scout della Luce di Betlemme, nel sorriso dei bambini e anche dei grandi che hanno bisogno di sorridere, nella genuinità e autenticità del messaggio, nella bellezza dei pastori di Betlemme e di Canosa di Puglia. Abbiamo bisogno di sorridere, non di ridere, anche negli affanni dell'esistenza; è facile ridere, è difficile sorridere e dobbiamo essere capaci di commuoverci con gli occhi commossi della maestra Nunzia Leone, anche con qualche lacrima che il globalismo ci ha cancellato, come dice Papa Francesco.
Noi tutti siamo maestri di Scuola aperta e all'aperto, capaci di indossare, rivivivere e comunicare i messaggi della storia in diretta dal passato, come hanno fatto anche le maestre nel Presepe vivente della Scuola dell'Infanzia "Giuseppe Mazzini", manifestando con la veste le idee con i bambini. Ho ritrovato infatti sempre un "infante", un bambino, "nu menìnne o na menénne", a porgere fra le mani il Bambinello divino insieme alla musica natalizia, davanti al banco dei salumi dei DOK, nella Sala consiliare del Comune di Canosa, nella Chiesa di Gesù Liberatore, davanti al Presepe della Cattedrale San Sabino con Don Felice e i genitori Pugliese, nella Chiesa vuota e silenziosa delle ore 13,00. Ho imparato anch'io nella condivisione tante cose, ho vissuto tante pagine di storia, di fede, di tradizioni popolari: Grazie!
La veste non è una comparsa, ma il segno di un messaggio: a Natale per le strade ad alcuni sfugge che dietro un sorriso si cela una sofferenza, che dietro i passi si cela un disagio, che dietro la parola evocata si cela il battito del cuore fanciullino, che proprio a Natale ha bisogno di accostarsi alla paglia della mangiatoia presepistica di Gesù Bambino. Ma ci sono tanti, come una bambina, Miriana , che apre la porta di casa sua e dice: "vieni, vieni, è nato il fratellino"; come l'amministratore Pietro, che condivide e chiede una foto insieme; come il Sindaco che condivide l'impugnatura della piroccola dei Pastori, come riporta il verbale del Sindaco di Introdacqua in Abruzzo e dice: "in fondo ti voglio bene!"; come il professore e amministratore Sabino; come il Comandante delle Guardie veglianti sulla città, che ascoltando esclama: "è bello"; come il Comandante dei Carabinieri, Silecchia, che accoglie la storia del territorio fra i lupi insidiosi del paese; come la Dirigente di Scuola, Nadia Landolfi, che condivide la lezione con il laboratorio della veste a Scuola con i bambini di Prima di sei anni nello stupore natalizio delle mamme, fino all'incontro gioioso nella Chiesa di Gesù Liberatore sulla zona 167, con i magnifici ragazzi della Scuola Media Foscolo, magnifici come i ragazzi di tutte le Scuole; come i ragazzi sconosciuti di Piazza Vittorio Veneto, che accorrono curiosi e attenti all'incontro del pastore ed in silenzio ascoltano la musica natalizia dell'organetto della bocca, che risuona in diretta fino al MIUR e al Cerimoniale del Quirinale, gioiosi del messaggio dalla Puglia. Nella stessa piazza incontriamo in amicizia solidale e operativa Bartolo Carbone, Luigi Barbarossa, Francesco Casamassima e Sabino Mazzarella, con il quale ci rechiamo poi presso le rocce tufacee di Costantinopoli.Ritroviamo le vie dei pastori della nostra terrta nei loro valori e con i pastori della regione della Palestina, "andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscerre".
"Jubilate"….è Natale!
A.D. 2015
maestro Peppino Di Nunno...pastore di Natale