Stilus Magistri
Sulle vie dei proverbi canosini.
“Ce te la fèce fèje” e affini
lunedì 17 agosto 2015
10.12
Ho visto una maglietta presso il mio parrucchiere Paolo, abbiamo visto la stessa maglietta indossata dai giovani per strada. Apprezzata idea dell'Associazione PRO LOCO di Canosa, custode ed interprete del patrimonio linguistico e culturale del dialetto canosino, diligentemente guidata dala Presidente Annamaria Fiore. L'iscrizione indossata diventa un messaggio comunicativo, una parola evocata per strada, una pagina di cultura. Ci sia consentito riportare la scrittura ortodossa del testo dialettale, come riportato negli studi da Canosaweb, primo portale cittadino, sulla vocale semimuta "e", che va trascritta e non sostituita linguisticamente come fonema dal troncamento, per non far diventare 'mute' le parole. Peraltro così scrivono quasi tutti i poeti e compositori del dialetto canosino ed i qualificati dizionari dialettali della Puglia, della Lucania, della Calabria, del Napoletano. Vogliamo proporre un itinerario di questo detto, che dissuade le persone di buona volontà che operano per il bene comune.
Ce te la fèce fèje! (Chi te la fa fare!), la dissuasione e la sfiducia si rinforza quando qualcuno ti dice,
Ce vè facénne! (Che vai facendo!), o quando l'incredulità del bene comune ti dice, come mi è successo personalmente nel fotografare il territorio,
Nan ze fèce nìnde, ke nìnde (Non si fa niente per niente).
Ma noi crediamo a quello che facciamo, anche a rischio dell'insuccesso e del rifiuto e siamo convinti che le opere buone crescono e lievitano lentamente ma quotidianamente,
Facénne, facénne (Facendo, facendo),coma il lievito del pane.
Qualcuno pensa che siano solo apparenze dicendo,
Fèce scekìtte la mòsse! (Fa solo la finta), o pensa che siano azioni sbagliate, dicendo,
L'ò fàtte mòrte la criatéure (L'ha fatta morta la creatura).
Qualcuno invita a fare, seguendo solo le parole, senza coerenza, dicendo,
Fè cùme te dòche jό, ma nan facénne cùme fàzze jό (Fai come ti dico io, ma non fare come faccio io).
Un tempo si faceva una cosa meravigliosa, ma non si faceva niente, quando a una ragazza fidanazata si diceva,
Fèce l'amòre (Fa l'amore), erano i tempi della prima metà del '900 in cui due giovani si frequentavano e si conoscevano in casa, sotto gli occhi vigili dei genitori, forse solo con un furtivo bacio.
La prossima maglietta, sulle vie eduicative dei proverbi dei nostri padri, la proponiamo nelle parole:
Fè bène e scùrdele, fè mèle e pìnzece! (Fai del bene e scordalo, fai del male e pensaci!).
Prossimamente sulle pagine del mio saggio letterario del dialetto canosino, che dopo la lunga lievitazione è in fase di cottura, per essere poi sfornato.Saléute!
maestro Peppino Di Nunno
Ce te la fèce fèje! (Chi te la fa fare!), la dissuasione e la sfiducia si rinforza quando qualcuno ti dice,
Ce vè facénne! (Che vai facendo!), o quando l'incredulità del bene comune ti dice, come mi è successo personalmente nel fotografare il territorio,
Nan ze fèce nìnde, ke nìnde (Non si fa niente per niente).
Ma noi crediamo a quello che facciamo, anche a rischio dell'insuccesso e del rifiuto e siamo convinti che le opere buone crescono e lievitano lentamente ma quotidianamente,
Facénne, facénne (Facendo, facendo),coma il lievito del pane.
Qualcuno pensa che siano solo apparenze dicendo,
Fèce scekìtte la mòsse! (Fa solo la finta), o pensa che siano azioni sbagliate, dicendo,
L'ò fàtte mòrte la criatéure (L'ha fatta morta la creatura).
Qualcuno invita a fare, seguendo solo le parole, senza coerenza, dicendo,
Fè cùme te dòche jό, ma nan facénne cùme fàzze jό (Fai come ti dico io, ma non fare come faccio io).
Un tempo si faceva una cosa meravigliosa, ma non si faceva niente, quando a una ragazza fidanazata si diceva,
Fèce l'amòre (Fa l'amore), erano i tempi della prima metà del '900 in cui due giovani si frequentavano e si conoscevano in casa, sotto gli occhi vigili dei genitori, forse solo con un furtivo bacio.
La prossima maglietta, sulle vie eduicative dei proverbi dei nostri padri, la proponiamo nelle parole:
Fè bène e scùrdele, fè mèle e pìnzece! (Fai del bene e scordalo, fai del male e pensaci!).
Prossimamente sulle pagine del mio saggio letterario del dialetto canosino, che dopo la lunga lievitazione è in fase di cottura, per essere poi sfornato.Saléute!
maestro Peppino Di Nunno