Stilus Magistri
Sulle vie mariane di Costantinopoli
Visita formativa degli Studenti del Liceo Statale ‘E.Fermi’.
martedì 3 marzo 2015
22.54
Il I° Marzo inizia la Primavera metereologica, ma oggi, primo Martedì di Marzo, si respira un'aria di primavera, di sole, di aria campestre, di silenzio, di storia, di Letteratura e spiritualità nel sito della Chiesa rurale di Maria SS. di Costantinopoli, a Canosa di Puglia(BT), dove giungono in cammino, tra scuola e territorio, gli studenti di 2^ G della Sezione del Classico del Liceo Statale "Enrico Fermi" di Canosa, guidati dalla Docente di Lettere, professoressa Giulia Giorgio e dalla Docente di Greco della Classe 1^ G, professoressa Daniela Izzo. Li accogliamo con l'amico Sabino Mazzarella, che vive con noi questo momento, curando volontariamente il servizio fotografico. E in questo sito di memoria popolare il Greco e il Latino, si ritrovano nelle iscrizioni interne al Santuario mariano, nel culto agreste della Madonna di Costantinopili o Maria SS. dell'Odegitria. L'icona originale approdò secondo la tradizione, da Costantinopoli al porto di Bari, il 1° martedì di Marzo dell'anno 733. Il culto della Patrona di Bari, venerata nella Cattedrale di Bari, si diffuse nel territorio, fino ad accogliere l'incoronazione nel 1984, da parte di Papa Giovanni Paolo II.
La Chiesa del '700, riedificata nell'800, da parte del Canonico Benedetto Forina, diventò una festa di paese, fra tradizione e devozione, nel saluto della Primavera, tra l'erba verde dei campi di periferia e i mandorli in fiore, presso gli ovili degli allevamenti di pecore e capre, presso gli anfratti tufacei del sito, con il tufo a vista nell'esterno ed interno della stessa Chiesa.
A queste testimonianze d'ambiente, si innesta la testimonianza del nonno Luigi Mazza, di 81 anni, che incontra gli studenti, raccontando la festa e l'ambiente e porgendo in dialetto il proverbio, "San Benedìtte, mànge le castàgne e stàtte cìtte", quando i nostri padri, gustavano le 'nocelline' e le castagne al forno, invitati a starsi "zitti" (stàtte cìtte) dalla statua lignea di San Benedetto da Norcia, la cui memoria si celebra proprio nel mese di Marzo, al 21, come annota la professoressa Giorgio in questa lezione di Primavera. Ma la statua di San Bendetto, la incontriamo in corso di restauro, all'inteno della Sagrestia, con la guida di don Saverio Memeo, al termine della celebrazione eucaristica. L'abate di Montecassino, che privilegiò l'amicizia del Vescovo canosino Sabino, si presenta con il dito indice sulle labbra a significare la regola monastica del silenzio, riportata nel Cap. VI, "De taciturnitate", sulla moderazione dell'uso della parola.
Ai piedi del sacro altare della Chiesa ammiriamo l'immagine dell'Odegitria, dipinta dall'artista canosino Antonio Lomuscio, sulle vie dell'Oriente, dove oggi è custodita un'icona antica preziosa della "Panaghìa Odeghetria" nel Mueso Bizantino Cristiano di Atene. È la Madonna che indica la Via Cristo), decifrando le parole greche "odòs" (via) e "egheter" (guida). Affacciati dalla Puglia bizantina alle radici orientali, leggiamo con gli studenti le lettere in greco dell'icona, ΜΡ ΘΥ, Metèr Theoù (Madre di Dio). Dal Grcco ci accostiamo al Latino della lapide storica dell'800, nel titolo della "Madre di Dio da Costantinopoli", "DEIPARAE DE COSTANTINOPOLI". La lapide riporta il "rusticanum cultum" (il culto agreste), "a maioribus traditum" (tramandato dai nostri padri).
E fra i nostri padri gli studenti incontrano un'altra testimonianza, dove il passato non è solo memoria, ma si fa anche insegnamento. Incontriamo infatti nell'umano di fronte al divino, la signora che celebrò il suo matrimonio in questa Chiesa e la madre di 87 anni, Maria Costanza, che così ci parla: "oggi è il mio onomastico, e vengo in Chiesa ogni primo martedì di Marzo". Auguri cara nonna Maria Costanza! Era il tempo in cui si incontravano nel '900, molte donne a Canosa chiamate "za' Custanze" , "Custandélle" e anche "Costantino".
La lezione continua nella visita al manufatto votivo a San Sabino, Pater Urbis: era il 23 Luglio del 1930, quando il terremoto del Vulture con magnitudo del X grado della scala Mercalli, sconvolse la nostra terra, come raccontano i nostri nonni, mentre il devoto Intraversato Giuseppe, avrebbe visto le mani di san Sabino a proteggere le case della città. La visita prosegue nella cappella di fronte al manufatto sabiniano, dove è esposta e venerata Sant'Elena che regge la Croce: è la madre dell'Imperatore Costantino, venerata nella Chiesa di Costantinopoli, curata a devozione da una nipote del Canonico Forina, di nome Elena, nel 1933. Ma il Parroco don Saverio Memeo sottolinea il nome riportato anche da sua madre, cui aggiungo il nome di mia moglie, spiegando il significato storico della croce della Madre dell'Imperatore Costantino, che recuperò e portò da Gerusalemme a Roma le reliquie della Santa Croce.
Gli studenti sbirciano poi dal piccolo vetro, la cappella funeraria interna alla Chiesa che custodisce le spoglie mortali di famiglia dei fondatori, mentre hanno letto all'esterno la parola in Latino REQUIEM. Al termine della Santa Messa, con la Chiesa affollata di devoti, al momento dell'ingresso degli studenti, abbiamo ricevuto la benedizione del Signore, mentre era Mezzogiorno e le campane diffondevano con gioia i rintocchi dell'Angelus. Così la terra si affaccia al cielo e l'umano si congiunge al divino, in un percorso formativo per il mondo della Scuola, in una memoria ritrovata, ma trascurata dalle Istituzioni ed Associazioni. Usciamo, arricchiti di storia, di cultura, di Letteratura, di Arte sacra, di radici cristiane e di storia del popolo conosino, quando nel giorno di festa, si gustavano sulle bancarelle le 'nocelline'. Le abbiamo offerte agli Studenti e alle Docenti, con l'invito a portarle anche alla Dirigente, professoressa Nunzia Silvestri. La gioia alimenta il sapere nella vita di relazione e nelle radici storiche del territorio.
L'amico Sabino Mazzarella riporta il link del video: https://www.youtube.com/watch?v=s_U-lp4dZF4
Sarà un giorno da ricordare per questi giovani di Liceo; è un giorno di memoria mariana e di festa di paese, nel comune legame con Bari, con l'Oriente, sulle vie della Madonna di Costantinopoli.
Ciao ragazzi!
maestro Peppino Di Nunno (stylus magistri).
La Chiesa del '700, riedificata nell'800, da parte del Canonico Benedetto Forina, diventò una festa di paese, fra tradizione e devozione, nel saluto della Primavera, tra l'erba verde dei campi di periferia e i mandorli in fiore, presso gli ovili degli allevamenti di pecore e capre, presso gli anfratti tufacei del sito, con il tufo a vista nell'esterno ed interno della stessa Chiesa.
A queste testimonianze d'ambiente, si innesta la testimonianza del nonno Luigi Mazza, di 81 anni, che incontra gli studenti, raccontando la festa e l'ambiente e porgendo in dialetto il proverbio, "San Benedìtte, mànge le castàgne e stàtte cìtte", quando i nostri padri, gustavano le 'nocelline' e le castagne al forno, invitati a starsi "zitti" (stàtte cìtte) dalla statua lignea di San Benedetto da Norcia, la cui memoria si celebra proprio nel mese di Marzo, al 21, come annota la professoressa Giorgio in questa lezione di Primavera. Ma la statua di San Bendetto, la incontriamo in corso di restauro, all'inteno della Sagrestia, con la guida di don Saverio Memeo, al termine della celebrazione eucaristica. L'abate di Montecassino, che privilegiò l'amicizia del Vescovo canosino Sabino, si presenta con il dito indice sulle labbra a significare la regola monastica del silenzio, riportata nel Cap. VI, "De taciturnitate", sulla moderazione dell'uso della parola.
Ai piedi del sacro altare della Chiesa ammiriamo l'immagine dell'Odegitria, dipinta dall'artista canosino Antonio Lomuscio, sulle vie dell'Oriente, dove oggi è custodita un'icona antica preziosa della "Panaghìa Odeghetria" nel Mueso Bizantino Cristiano di Atene. È la Madonna che indica la Via Cristo), decifrando le parole greche "odòs" (via) e "egheter" (guida). Affacciati dalla Puglia bizantina alle radici orientali, leggiamo con gli studenti le lettere in greco dell'icona, ΜΡ ΘΥ, Metèr Theoù (Madre di Dio). Dal Grcco ci accostiamo al Latino della lapide storica dell'800, nel titolo della "Madre di Dio da Costantinopoli", "DEIPARAE DE COSTANTINOPOLI". La lapide riporta il "rusticanum cultum" (il culto agreste), "a maioribus traditum" (tramandato dai nostri padri).
E fra i nostri padri gli studenti incontrano un'altra testimonianza, dove il passato non è solo memoria, ma si fa anche insegnamento. Incontriamo infatti nell'umano di fronte al divino, la signora che celebrò il suo matrimonio in questa Chiesa e la madre di 87 anni, Maria Costanza, che così ci parla: "oggi è il mio onomastico, e vengo in Chiesa ogni primo martedì di Marzo". Auguri cara nonna Maria Costanza! Era il tempo in cui si incontravano nel '900, molte donne a Canosa chiamate "za' Custanze" , "Custandélle" e anche "Costantino".
La lezione continua nella visita al manufatto votivo a San Sabino, Pater Urbis: era il 23 Luglio del 1930, quando il terremoto del Vulture con magnitudo del X grado della scala Mercalli, sconvolse la nostra terra, come raccontano i nostri nonni, mentre il devoto Intraversato Giuseppe, avrebbe visto le mani di san Sabino a proteggere le case della città. La visita prosegue nella cappella di fronte al manufatto sabiniano, dove è esposta e venerata Sant'Elena che regge la Croce: è la madre dell'Imperatore Costantino, venerata nella Chiesa di Costantinopoli, curata a devozione da una nipote del Canonico Forina, di nome Elena, nel 1933. Ma il Parroco don Saverio Memeo sottolinea il nome riportato anche da sua madre, cui aggiungo il nome di mia moglie, spiegando il significato storico della croce della Madre dell'Imperatore Costantino, che recuperò e portò da Gerusalemme a Roma le reliquie della Santa Croce.
Gli studenti sbirciano poi dal piccolo vetro, la cappella funeraria interna alla Chiesa che custodisce le spoglie mortali di famiglia dei fondatori, mentre hanno letto all'esterno la parola in Latino REQUIEM. Al termine della Santa Messa, con la Chiesa affollata di devoti, al momento dell'ingresso degli studenti, abbiamo ricevuto la benedizione del Signore, mentre era Mezzogiorno e le campane diffondevano con gioia i rintocchi dell'Angelus. Così la terra si affaccia al cielo e l'umano si congiunge al divino, in un percorso formativo per il mondo della Scuola, in una memoria ritrovata, ma trascurata dalle Istituzioni ed Associazioni. Usciamo, arricchiti di storia, di cultura, di Letteratura, di Arte sacra, di radici cristiane e di storia del popolo conosino, quando nel giorno di festa, si gustavano sulle bancarelle le 'nocelline'. Le abbiamo offerte agli Studenti e alle Docenti, con l'invito a portarle anche alla Dirigente, professoressa Nunzia Silvestri. La gioia alimenta il sapere nella vita di relazione e nelle radici storiche del territorio.
L'amico Sabino Mazzarella riporta il link del video: https://www.youtube.com/watch?v=s_U-lp4dZF4
Sarà un giorno da ricordare per questi giovani di Liceo; è un giorno di memoria mariana e di festa di paese, nel comune legame con Bari, con l'Oriente, sulle vie della Madonna di Costantinopoli.
Ciao ragazzi!
maestro Peppino Di Nunno (stylus magistri).