Stilus Magistri
Udii tra il sonno le ciaramelle...
Ricordi di Natale a Canosa di Puglia
mercoledì 30 dicembre 2015
17.07
Sulle vie dei pastori della Transumanza, evocate nella scuola peripatetica dalla mia figura di pastore canosino, ci ritornano in mente l'arrivo a Canosa, dopo la festa dell'Immacolata, di una melodia pastorale suonata per le strade, nelle Scuole, nelle Chiese. Ricordo le parole di mia madre in dialetto: "mu pàssene le ciaramédde!". Passavano le Ciaramelle con la coppia di due zampognari, in una tradizione agro-pastorale, natalizia e presepistica. Infatti nel nostro presepe napoletano non mancano al lati della grotta della natività, i due zampognari. Abbiamo posto uno zampognaro in grandi dimensioni nella natività all'esterno della Scuola Elementare in via S. Lucia, durante la nevicata del gennaio 1993. Visitando alcuni presepi delle Chiese di Canosa con la piccola Antonia e suo padre Francesco, abbiamo ritrovato le figure degli zampognari con la ciaramella nel Presepe della Chiesa del Carmine, dove il treno rosso del viaggio porta in alto verso due piccoli zampognari posti ai lati della sagoma del Castello medievale, in cui cogliamo il significato delle radici storiche, con quelle architettoniche, da recuperare nell'antico e scompaginato Rione Castello. Un pupo di zampognaro scalzo nel Presepe del Carmine rappresenta la tradizione, mentre il Parroco Don Peppino Balice, nella sua accoglienza e condivisione, nella sua saggia maturità, dialoga con la piccola Antonia e poi con una bambina extra-comunitaria, aiutandola a svolgere il compito di scuola sulle festività più importanti natalizie.
Nella ricerca presepistica degli zampognari, risalgo con il laico Leonardo sul rione Castello a visitare il Presepe della Chiesa di S. Lucia, già osservato con l'amico Sabino Mazzarella nella vigilia di S. Lucia. Cerchiamo i pupi e nella meraviglia cognitiva e spirituale vediamo, con l'anziana Nunzia Metta, due zampognari ai lati della Natività, raffigurati con il cappello persiano, a voler attribuire la tradizione delle ciaramelle anche a personaggi di colore e dell'Oriente come i Magi. Uscendo dala Chiesa accogliamo un Bambinello scolpito in legno, portato dall'India e donato nel passato da un padre Giuseppino.Visitiamo il Presepe della Parrocchia di S. Francesco, con il laico Sergio Lagrasta, ritrovando anche qui i pupi degli zampognari, ad attestare l'antica tradizione italiana. Visitiamo il Presepe della Cattedrale S. Sabino con la "mangiatoia" della Natività ricca di paglia di stalla come a Betlemme, mentre i Magi, ricchi nella fattura artigianale, giungono ad adorare il Bambino. Nella modernizzazione delle luci evitate di porre giochi di luci al presepe, consoni all'albero di Natale, come ho appreso anche da una Scuola presepistica di un sacedorte nella Chiesa di fronte al Policlinico di Bari. Le case, i paesaggi, si illuminano di notte con le stelle, con luci fisse o polisceniche, non con… luminarie da balconi!
Ma nella modernizzazione senza radici e senza cultura, scompaiono gli zampognari non solo nel Presepe, ma anche per le vie di Canosa, privandoci della storia, delle tradizioni culturali, della poesia del Natale. Infatti è bello rileggere ancora oggi la poesia "le Ciaramelle" di Giovanni Pascoli, il poeta "fanciullino" che ricorda nella fine dell'800 nella Romagna l'arrivo degli zampognari prima di Natale. Così evocano due delle dieci strofe della poesia:
Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.
Sono venute dai monti oscuri
Le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.
Da questo "organo dei poveri", Pascoli evoca "un suono di chiesa, un suono di chiostro, un suono di casa, un suono di culla, un suono di mamma", che mancando oggi, impoveriscono il nostro animo di piccoli e grandi." Le zampogne sono costituite dalla vera e propria zampogna, con un otre di pecora e dal piffero della ciaramella, che deriva dal tardo latino Calamellus o Calamaula, canna de qua cantatur. La parola "cennamella", riportata anche da Dante Alighieri nel Canto XXII, v. 10 dell'Inferno, deriva dal tardo latino "calamellus" e dal latino classico "calamus", che indica la canna sonora. La zampogna, come strumento a fiato, risale all'utriculus (piccolo otre) romano, ma nel Medioevo ritroviamo la coppia delle zampogne dei pastori zampognari sulle vie della Transumanza.
Non si tratta di una tradizione diffusa solo nell'Italia Meridionale, con "le ciaramedda" siciliana, con la "ceramedda" calabrese, con la "ciaramella" napoletana, ma anche in tutte le regioni italiane, ritrovando gli zampognari con la "piva" settentrionale del Veneto, del Friuli, del Trentino. Dal Molise, dal Gargano, dalle Murge giungevano le Ciaramelle fino a Canosa ad evocare con una sonorità natalizia un mondo interiore di pastori di Betlemme; era una sonorità che incantava ed educava, come preghiera e poesia a Gesù Bambino. In un mondo di "educazione all'ambiente", che ci accosta alla natura e alla civiltà agreste, non possiamo solo recuperare i cibi della tavola povera, ma anche i suoni e le tradizioni pastorali sulle vie del Natale. Su queste vie abbiamo con animo sincero e semplice fatto gli auguri, con le note natalizie di quella povera "rionetta" del Salone parrocchiale di San Sabino, degli anni '60, nel prestigioso Palazzo Mariano a Luciano Papagna, al suo animo leale e sincero e al cuore dei presenti, da Canosa, ad Andria, alla Sardegna, dove riscopriamo comuni radici di tradizioni popolari con un Docente universitario, professor Salvatore Fadda.
È Natale fino all'Epifania, condividiamo le parole di Papa Francesco, oggi 30 Dicembre, vivendo con il Presepe "questa bella tradizione che risale a san Francesco d'Assisi e mantiene vivo nei nostri cuori il mistero di Dio che si fa uomo". E nel presepe pastorale di strada, dagli antichi tratturi, attendiamo nel sonno di bambini, come Giovanni Pascoli, le Ciaramelle. Siamo riusciti a contattare alcuni zampognari sul Gargano, che potrebbero giungere a Canosa ad allietare la poesia del Natale, nell'interiorità della melodia natalizia. Troviamo il sostegno, tra Associazioni e Imprenditori, porgiamo questo dono al nostro paese, alla nostra gente, da Dicembre all'Epifania, non portando solo l'eco dei nostri padri, perché possiamo anche noi, incantati e commossi, dire a Canosa: "ora passano le ciaramelle!".
Nell'attesa, possiamo ascoltare l'audio sul link di youtube
https://www.youtube.com/watch?v=Wc42K5lPU-o
Sono gli zampognari calabresi in Chiesa da Rogliano in provincia di Cosenza.
maestro Peppino Di Nunno
Nella ricerca presepistica degli zampognari, risalgo con il laico Leonardo sul rione Castello a visitare il Presepe della Chiesa di S. Lucia, già osservato con l'amico Sabino Mazzarella nella vigilia di S. Lucia. Cerchiamo i pupi e nella meraviglia cognitiva e spirituale vediamo, con l'anziana Nunzia Metta, due zampognari ai lati della Natività, raffigurati con il cappello persiano, a voler attribuire la tradizione delle ciaramelle anche a personaggi di colore e dell'Oriente come i Magi. Uscendo dala Chiesa accogliamo un Bambinello scolpito in legno, portato dall'India e donato nel passato da un padre Giuseppino.Visitiamo il Presepe della Parrocchia di S. Francesco, con il laico Sergio Lagrasta, ritrovando anche qui i pupi degli zampognari, ad attestare l'antica tradizione italiana. Visitiamo il Presepe della Cattedrale S. Sabino con la "mangiatoia" della Natività ricca di paglia di stalla come a Betlemme, mentre i Magi, ricchi nella fattura artigianale, giungono ad adorare il Bambino. Nella modernizzazione delle luci evitate di porre giochi di luci al presepe, consoni all'albero di Natale, come ho appreso anche da una Scuola presepistica di un sacedorte nella Chiesa di fronte al Policlinico di Bari. Le case, i paesaggi, si illuminano di notte con le stelle, con luci fisse o polisceniche, non con… luminarie da balconi!
Ma nella modernizzazione senza radici e senza cultura, scompaiono gli zampognari non solo nel Presepe, ma anche per le vie di Canosa, privandoci della storia, delle tradizioni culturali, della poesia del Natale. Infatti è bello rileggere ancora oggi la poesia "le Ciaramelle" di Giovanni Pascoli, il poeta "fanciullino" che ricorda nella fine dell'800 nella Romagna l'arrivo degli zampognari prima di Natale. Così evocano due delle dieci strofe della poesia:
Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.
Sono venute dai monti oscuri
Le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.
Da questo "organo dei poveri", Pascoli evoca "un suono di chiesa, un suono di chiostro, un suono di casa, un suono di culla, un suono di mamma", che mancando oggi, impoveriscono il nostro animo di piccoli e grandi." Le zampogne sono costituite dalla vera e propria zampogna, con un otre di pecora e dal piffero della ciaramella, che deriva dal tardo latino Calamellus o Calamaula, canna de qua cantatur. La parola "cennamella", riportata anche da Dante Alighieri nel Canto XXII, v. 10 dell'Inferno, deriva dal tardo latino "calamellus" e dal latino classico "calamus", che indica la canna sonora. La zampogna, come strumento a fiato, risale all'utriculus (piccolo otre) romano, ma nel Medioevo ritroviamo la coppia delle zampogne dei pastori zampognari sulle vie della Transumanza.
Non si tratta di una tradizione diffusa solo nell'Italia Meridionale, con "le ciaramedda" siciliana, con la "ceramedda" calabrese, con la "ciaramella" napoletana, ma anche in tutte le regioni italiane, ritrovando gli zampognari con la "piva" settentrionale del Veneto, del Friuli, del Trentino. Dal Molise, dal Gargano, dalle Murge giungevano le Ciaramelle fino a Canosa ad evocare con una sonorità natalizia un mondo interiore di pastori di Betlemme; era una sonorità che incantava ed educava, come preghiera e poesia a Gesù Bambino. In un mondo di "educazione all'ambiente", che ci accosta alla natura e alla civiltà agreste, non possiamo solo recuperare i cibi della tavola povera, ma anche i suoni e le tradizioni pastorali sulle vie del Natale. Su queste vie abbiamo con animo sincero e semplice fatto gli auguri, con le note natalizie di quella povera "rionetta" del Salone parrocchiale di San Sabino, degli anni '60, nel prestigioso Palazzo Mariano a Luciano Papagna, al suo animo leale e sincero e al cuore dei presenti, da Canosa, ad Andria, alla Sardegna, dove riscopriamo comuni radici di tradizioni popolari con un Docente universitario, professor Salvatore Fadda.
È Natale fino all'Epifania, condividiamo le parole di Papa Francesco, oggi 30 Dicembre, vivendo con il Presepe "questa bella tradizione che risale a san Francesco d'Assisi e mantiene vivo nei nostri cuori il mistero di Dio che si fa uomo". E nel presepe pastorale di strada, dagli antichi tratturi, attendiamo nel sonno di bambini, come Giovanni Pascoli, le Ciaramelle. Siamo riusciti a contattare alcuni zampognari sul Gargano, che potrebbero giungere a Canosa ad allietare la poesia del Natale, nell'interiorità della melodia natalizia. Troviamo il sostegno, tra Associazioni e Imprenditori, porgiamo questo dono al nostro paese, alla nostra gente, da Dicembre all'Epifania, non portando solo l'eco dei nostri padri, perché possiamo anche noi, incantati e commossi, dire a Canosa: "ora passano le ciaramelle!".
Nell'attesa, possiamo ascoltare l'audio sul link di youtube
https://www.youtube.com/watch?v=Wc42K5lPU-o
Sono gli zampognari calabresi in Chiesa da Rogliano in provincia di Cosenza.
maestro Peppino Di Nunno