Stilus Magistri
Una parola di donna in dialetto
La bella “pempesélla” di paese
domenica 16 gennaio 2022
22.07
Il 17 gennaio si celebra la "Giornata Nazionale del dialetto e delle lingue locali", istituita dall'UNPLI - Unione Nazionale delle Pro Loco Italia per sensibilizzare istituzioni e comunità locali sull'importanza di tutelare questi patrimoni culturali. Per l'occasione una parola di donna in dialetto, la bella "pempesélla" di paese. "La donzelletta vien dalla campagna e ornare ella si appresta al dì di festa il petto e il crine", come descrive il poeta Giacomo Leopardi nel Sabato del Villaggio. A Recanati è stata dedicata la Piazzuola del Sabato del Villaggio antistante la casa natale del poeta.
Ma noi ammiriamo oggi la donzelletta di paese apprezzata "la pempesèdde", leggiadra e rustica. Mi ha evocato il lemma una donna di radici di paese custode delle radici popolari paterne di un anziano, Damiano, che parlava in dialetto proverbiando, povero, solo, che aveva chiesto per la sua morte "la cascetédde du baccalè". Mi ha incuriosito questo lemma dialettale che non ho riportato nel libro "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino", raccogliendo questa voce popolare ancora in uso riferita ad una donna vezzosa e appariscente nell'aspetto dinamico a passeggiare: "vèce cume a na pempesélle". Non è stato semplice ritrovare l'etimologia della parola femminile canosina.
Per analogia del significato ritroviamo il termine "pomposetta" , da pomposa, vezzosa, presente nel Vocabolario universale italiano pubblicato a Napoli nel 1835. "Pomposetta" scrive anche Gioacchino Rossini nell'opera " La Cenerentola". Nei "Pensieri di Patria" nella Parigi risorgimentale del 1837 leggiamo "e pomposetta e cara volge all'amico". E nelle poesie Agostino Spinola, patrizio genovese, nel 1764 evoca "vaga rosa pomposetta ... vidi donzella agile il piede, vieni e conti mio cor...".
Così dalla Puglia alla bella genovese cammina per il paese la "pomposella", "la pempesédde", vezzosa e appariscente e sorridente da ammirare e salutare. E ritroviamo l'attributo femminile "pomposetta" nel racconto in prosa di Luigi Campi riportato nella raccolta di scritti dell'800 di D. Nicola Comerci, nelle Lezioni Italiane di Letteratura comparata del 1833 – Ateneo di Napoli. Nel racconto viene descritta con leggiadria "Fillide, verginella innocente e modesta... che entra nel vicino orticello ..con cespuglio di rose fiorite...indi al seno le adatta e di queste rose ornata ritorna pomposetta ai recinti domestici".
Elpino, candido giovinetto allo stesso orticello incamminasi..e con le braccia offre fichi pendenti e maturi".
Fillide (Melandroni) in versione pittorica cortigiana e modella del Caravaggio viene dipinta nel 1597 ornata di fiori sul seno, stretta nel corpetto ricamato.
Nella ricerca del lemma abbiamo contattato anche l'Accademia della Crusca di Firenze. Ritornando a Canosa di Puglia nel giorno del giovedì di mercato, luogo di convegno di donne, parafrasando la donzelletta del Leopardi diciamo: "la pomposetta vien dal mercato in sul raggiar del sole, portando in mano un grembiule e un fazzoletto..." .
Ammiriamo la "pomposetta" canosina, ma ricerchiamo e apprezziamo le virtù femminili di gentilezza, di donna che offre i sapori di casa e le opere di lavoratrice nel tessuto sociale, "pomposetta", ma anche madre diletta ed emancipata di "virtute e conoscenza" mentre leggiamo quest'anno i versi di Dante.
Maestro Giuseppe Di Nunno
Ma noi ammiriamo oggi la donzelletta di paese apprezzata "la pempesèdde", leggiadra e rustica. Mi ha evocato il lemma una donna di radici di paese custode delle radici popolari paterne di un anziano, Damiano, che parlava in dialetto proverbiando, povero, solo, che aveva chiesto per la sua morte "la cascetédde du baccalè". Mi ha incuriosito questo lemma dialettale che non ho riportato nel libro "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino", raccogliendo questa voce popolare ancora in uso riferita ad una donna vezzosa e appariscente nell'aspetto dinamico a passeggiare: "vèce cume a na pempesélle". Non è stato semplice ritrovare l'etimologia della parola femminile canosina.
Per analogia del significato ritroviamo il termine "pomposetta" , da pomposa, vezzosa, presente nel Vocabolario universale italiano pubblicato a Napoli nel 1835. "Pomposetta" scrive anche Gioacchino Rossini nell'opera " La Cenerentola". Nei "Pensieri di Patria" nella Parigi risorgimentale del 1837 leggiamo "e pomposetta e cara volge all'amico". E nelle poesie Agostino Spinola, patrizio genovese, nel 1764 evoca "vaga rosa pomposetta ... vidi donzella agile il piede, vieni e conti mio cor...".
Così dalla Puglia alla bella genovese cammina per il paese la "pomposella", "la pempesédde", vezzosa e appariscente e sorridente da ammirare e salutare. E ritroviamo l'attributo femminile "pomposetta" nel racconto in prosa di Luigi Campi riportato nella raccolta di scritti dell'800 di D. Nicola Comerci, nelle Lezioni Italiane di Letteratura comparata del 1833 – Ateneo di Napoli. Nel racconto viene descritta con leggiadria "Fillide, verginella innocente e modesta... che entra nel vicino orticello ..con cespuglio di rose fiorite...indi al seno le adatta e di queste rose ornata ritorna pomposetta ai recinti domestici".
Elpino, candido giovinetto allo stesso orticello incamminasi..e con le braccia offre fichi pendenti e maturi".
Fillide (Melandroni) in versione pittorica cortigiana e modella del Caravaggio viene dipinta nel 1597 ornata di fiori sul seno, stretta nel corpetto ricamato.
Nella ricerca del lemma abbiamo contattato anche l'Accademia della Crusca di Firenze. Ritornando a Canosa di Puglia nel giorno del giovedì di mercato, luogo di convegno di donne, parafrasando la donzelletta del Leopardi diciamo: "la pomposetta vien dal mercato in sul raggiar del sole, portando in mano un grembiule e un fazzoletto..." .
Ammiriamo la "pomposetta" canosina, ma ricerchiamo e apprezziamo le virtù femminili di gentilezza, di donna che offre i sapori di casa e le opere di lavoratrice nel tessuto sociale, "pomposetta", ma anche madre diletta ed emancipata di "virtute e conoscenza" mentre leggiamo quest'anno i versi di Dante.
Maestro Giuseppe Di Nunno