Il Pensare tra bellezza e verità
Il silenzio: dono o accusa?
Il modo migliore per comunicare
lunedì 16 luglio 2018
9.17
Una delle forme più alta di comunicazione è il silenzio. Il silenzio è il linguaggio della preghiera, dell'amore, dell'ascolto e del rispetto. Dinanzi a forme enormi di dolore, il modo migliore per comunicare, non di rado, è il silenzio. Nella vita interiore, ad esempio, il silenzio aiuta a ritrovarsi ed a comprendersi. Il silenzio, lo sappiamo bene, oltre a risintonizzare la frequenza sulla propria persona, aiuta a comprendere meglio il mondo circostante. Lo studio e le analisi scientifiche, ad esempio, si fanno in silenzio. Gli scienziati, i ricercatori, sono infatti persone che sanno stare in silenzio, per poter ascoltare ciò che la superficialità ed il rumore non permettono. Oltre alla dimensione scientifica e spirituale, il silenzio è l'anima della poesia, dell'arte e della bellezza. Cosa sarebbe infatti una musica senza le sue pause? I suoi silenzi donano valore ai timbri ed alle assonanze definendo l'armonia. Molto si potrebbe dire sul valore dei silenzio, ma non va taciuta l'altra faccia della medaglia. Silenzio è corresponsabilità al male, tutte quelle volte che si fa finta di non vedere. Silenzio è omertà tutte le volte che, davanti alla sacra verità dell'uomo, si mette dinanzi l'interesse personale. Il silenzio è idolatria tutte le volte che si permette il male, adorando gli idoli della vanagloria, del successo, dell'arrivismo, tacendo il vero, il buono e il giusto. Silenzio è omicidio dei cuori tutte le volte che l'altro viene abbandonato nelle sue parole di denuncia, specialmente se profetiche. Ad uccidere i profeti non sono più le sciabole, ma le lingue che, più che spezzare le ossa, fanno inaridire i cuori. Più che i gridi di esaltazione dei totalitarismi, sono stati i silenzi colpevoli a permettere i campi di concentramento ed i gulag. Pascal diceva che ci sono silenzi che parlano e parole che tacciono. Quanti rumori ci sono dietro ad apparenti discorsi? Quante parole limpide e quanta autenticità si riesce a sperimentare? È bene tacere prima di parlare! È bene togliere la trave dal proprio occhio prima di voler togliere la pagliuzza dall'occhio dell'altro. È bene riflettere, tornare cioè su sè stessi, prima di affermare verità, non di rado con arroganza. Il silenzio però deve illuminare il dialogo interiore, l'ascolto della coscienza, la capacità di comprensione per divenire parola vera, credibile e feconda di una luce capace di descrivere il reale. Ad uccidere il diritto, l'economia, la giustizia, la dimensione sociale, prima ancora delle crisi, è stato il silenzio colpevole che ha permesso il malessere, divenendo terreno fecondo di semente malvagia. A dividere le famiglie, le associazioni e le comunità, è il silenzio di chi, al discernimento, preferisce evitare scocciature momentanee, facendo poggiare le relazioni sui fragili pilastri dell'apparenza e dell'ipocrisia. Colui che è disceso, mentre il silenzio fasciava la terra, ci faccia ascendere sui silenzi che, oggi, la soffocano permettendo divisione, distruzione e morte. Sia il silenzio di chi fa parlare la vita ad essere farmaco di guarigione dai silenzi di chi crede di essere vivo ma che, con la sua omertà, ha già scelto la morte.
Salvatore Sciannamea
Salvatore Sciannamea