Il Pensare tra bellezza e verità
La tua vera forza è la fragilità e la debolezza
La vita è sempre ricca, bella e gratificante
giovedì 28 giugno 2018
18.18
In ogni lato di debolezza c'è un punto di forza. In ogni luogo di buio si può trovare un senso e un valore luminoso. È la debolezza riconosciuta che da forza per vivere. San Sabino, cieco, riusciva a vedere meglio degli altri. I martiri, apparentemente disarmati, erano piú forti dei loro assassini. Pur nella debolezza la vita è sempre ricca, bella e gratificante. La vita è benedetta nella debolezza, nella fragilità appena si scoprono quelle forze a cui prima non si dava attenzione. Riconoscere la debolezza altrui e propria aiuta a guardare autenticamente, a riconoscere la condizione reale di sè e del reale. La debolezza apre alla speranza di una conclusione del buio, attesa di una nuova aurora. Accogliere la debolezza ci rende umili, ci spinge ad inchinarci dinanzi alla vita di chi soffre. Paradossalmente si va oltre, aprendo la vita al percorso interiore. Le persone più forti che ho conosciuto sono state quelle apparentemente deboli e fragili. La forza di chi non ha soldi per andare avanti ma è ricca di amore per la vita e trova la forza ogni mattina, guardando il sorriso dei propri figli. Ho visto persone su sedie a rotelle cantare e gridare la gioia per la vita. Ho visto gente senza lavoro godere della condivisione del tempo con i propri figli. San Paolo ha detto: "Quando sono debole è allora sono forte".
La salvezza interiore di sapere che siamo soggetti a cambiamenti ci deve portare ad interiorizzare un senso di stabilità per affrontare ogni cosa. La prova tira dentro di noi una forza che non si conosceva. Il cammino della vita ci porta a riscoprire limiti, disturbi e debolezze. Proprio nella debolezza si cercano le risposte che aprono ai più grandi significati. Si va oltre i limiti nella fiducia. Dobbiamo cambiare lo sguardo verso la debolezza che non può essere oggetto di pietà, ma un valore aggiunto del quale la società ha bisogno per ricoprirsi consapevole e dunque umana. Quando ci si sente guardati da uno sguardo benevolo e diverso si può trasformare l'esistenza. È la debolezza che ci porta a scoprire il limite altrui perdonando. Il dolore visto diversamente può cambiare una realtà triste in benedizione. La fragilità può significare dentro di noi qualcosa di positivo, cioè cambiare mentalità che evangelicamente si definisce conversione. Nella notte della prova si sperimenta sempre un senso di solitudine, non avvertendo che proprio in quei momenti c'è qualcuno che ti sostiene, qualcuno che non vedi. Bisogna valorizzare sempre ciò che si ha, poiché la bellezza vera non si materializza agli occhi, ma la si vede interiormente, spiritualmente. Gli artisti ci ricordano che dal dolore si genera creatività, energia e vita. È infatti dal dolore di una partoriente che nasce la vita. La debolezza, per tantissimi, è il motivo per camminare. Il debole sa fermarsi, sa vedere la bellezza nelle piccole cose. Dagli anziani, dagli ammalati, dalle persone sole, perché dimenticate, si può godere di una bellezza immane nascosta, come diamanti purissimi, negli abissi della terra. La debolezza apre al mistero della vita, risvegliando la realtà con occhi spirituali in ciò che è autenticamente bello. I forti parlano di brutture, crisi e paure. I deboli sanno meravigliarsi, stupirsi perché conoscono cosa significa la vera privazione. La crisi è sinonimo di crescita e di opportunità. Sia lo sguardo positivo ad uscire nello schema triste del cuore, come la fede di chi riesce a vedere, in un crocifisso sfigurato e maledetto di circa duemila anni fa, la più grande benedizione ed il più bello tra i figli dell'uomo. Sant'Antonio abate dinanzi al silenzio dei fiori esclamava che non c'era bisogno di gridare la grandezza di Dio così forte, lui lo sapeva già. Fragilità di un vecchio o forza di verità e bellezza che sa vedere ed ascoltare ciò che sfugge a tutti? Buon cammino di luce dunque nella solare bellezza della fragilità e nello splendore nascosto in ogni prova.
Salvatore Sciannamea
La salvezza interiore di sapere che siamo soggetti a cambiamenti ci deve portare ad interiorizzare un senso di stabilità per affrontare ogni cosa. La prova tira dentro di noi una forza che non si conosceva. Il cammino della vita ci porta a riscoprire limiti, disturbi e debolezze. Proprio nella debolezza si cercano le risposte che aprono ai più grandi significati. Si va oltre i limiti nella fiducia. Dobbiamo cambiare lo sguardo verso la debolezza che non può essere oggetto di pietà, ma un valore aggiunto del quale la società ha bisogno per ricoprirsi consapevole e dunque umana. Quando ci si sente guardati da uno sguardo benevolo e diverso si può trasformare l'esistenza. È la debolezza che ci porta a scoprire il limite altrui perdonando. Il dolore visto diversamente può cambiare una realtà triste in benedizione. La fragilità può significare dentro di noi qualcosa di positivo, cioè cambiare mentalità che evangelicamente si definisce conversione. Nella notte della prova si sperimenta sempre un senso di solitudine, non avvertendo che proprio in quei momenti c'è qualcuno che ti sostiene, qualcuno che non vedi. Bisogna valorizzare sempre ciò che si ha, poiché la bellezza vera non si materializza agli occhi, ma la si vede interiormente, spiritualmente. Gli artisti ci ricordano che dal dolore si genera creatività, energia e vita. È infatti dal dolore di una partoriente che nasce la vita. La debolezza, per tantissimi, è il motivo per camminare. Il debole sa fermarsi, sa vedere la bellezza nelle piccole cose. Dagli anziani, dagli ammalati, dalle persone sole, perché dimenticate, si può godere di una bellezza immane nascosta, come diamanti purissimi, negli abissi della terra. La debolezza apre al mistero della vita, risvegliando la realtà con occhi spirituali in ciò che è autenticamente bello. I forti parlano di brutture, crisi e paure. I deboli sanno meravigliarsi, stupirsi perché conoscono cosa significa la vera privazione. La crisi è sinonimo di crescita e di opportunità. Sia lo sguardo positivo ad uscire nello schema triste del cuore, come la fede di chi riesce a vedere, in un crocifisso sfigurato e maledetto di circa duemila anni fa, la più grande benedizione ed il più bello tra i figli dell'uomo. Sant'Antonio abate dinanzi al silenzio dei fiori esclamava che non c'era bisogno di gridare la grandezza di Dio così forte, lui lo sapeva già. Fragilità di un vecchio o forza di verità e bellezza che sa vedere ed ascoltare ciò che sfugge a tutti? Buon cammino di luce dunque nella solare bellezza della fragilità e nello splendore nascosto in ogni prova.
Salvatore Sciannamea