In ginocchio
In ginocchio
Il Pensare tra bellezza e verità

Lettera a Gesù

Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? LC 12, 56

Carissimo Signore,
il tempo liturgico ci farà contemplare la tua vittoria sul male e sulla morte, ma a differenza dei meteorologi che sanno giudicare il clima, non sappiamo proprio come giudicare questo tempo. Il Papa ci ha ricordato che non c'è il tuo giudizio contro l'uomo, ma siamo noi a dover giudicare questo tempo. Pensavo che ci hai progettati per essere felici, mentre dedichiamo più tempo e impegno a stare male. Più che godere dei beni ricevuti ci chiudiamo in cubi di cemento, come le industrie o case di cemento armato. Quando abbiamo avuto l'opportunità, alla bontà dell'ossigeno di luoghi come campagne, montagne, mari o vallate abbiamo preferito una vita inquinata, in nome del profitto. Hai creato un mondo dove tutti potremmo trovare una buona e sana sussistenza mentre, per il nostro libero arbitrio, metà dell'umanità soffre per fame e un terzo della restante ha problemi di sovrappeso. Ci hai donato l'istinto, le emozioni e la logica, in un'unico cervello, per operare meraviglie e perdiamo il nostro tempo dietro programmi trash, su social, dimenticando la grande vocazione alla felicità. Al posto di pensare, leggere e scrivere per comprendere, deleghiamo la nostra libertà ad altri, divenendo meccanismi di un circuito che ci priva della nostra dignità. Ci hai innalzato dalla terra al cielo donandoci il desiderio, mentre abbiamo imparato a spegnere nel cuore i sogni e le speranze. Tu non ci dai tormenti mentre noi ci affliggiamo.Spesso abbiamo confuso la felicità con un pallone che si muove e confuso il desiderio di ricerca con la vuota curiosità o addirittura con il pettegolezzo.

Eppure Signore tu sai che valiamo, che possiamo brillare come stelle, perché tua immagine. Siamo ricchi perché Tu ci hai donato dei talenti. In questo tempo la natura si sta riprendendo i suoi spazi. Il dramma dell'inquinamento sta trovando risposte sensibilmente importanti e gli animali molto dello spazio di cui erano stati privati. Non avevamo compreso l'umanità come il luogo della fraternità e della fragilità. Non avevamo valorizzato la sapienza degli anziani, biblioteche di saggezza scritte con l'esperienza. Avevamo al centro del nostro interesse più la sete di guadagno che la salute. Questo tempo ha messo in luce l'annientamento verso il quale ci stavamo avviando. Questo silenzio, talvolta fastidioso, ci sta aprendo gli occhi sulla famiglia e su ciò che è veramente essenziale.

Carissimo Signore,
come l'antico Israele in esilio in Babilonia, celebriamo la tua Pasqua nell'attesa di una risposta alle nostre ansie e paure. Tutti ci saremmo stancati ma non tu, il più bello tra i figli dell'uomo, innamorato della nostra umanità, tanto da diventare così sfigurato, tanto brutto era il tuo aspetto, per la nostra redenzione. Abbiamo avuto molte occasioni perse tanti pensano che siamo alla fine. Svegliati e sii tu la nostra speranza! Svegliati, ancora una volta, come nella barca di Pietro e come nel sepolcro, per farci risorgere. Prendici per i polsi, come con Adamo, scendendo agli Inferi, e portaci fuori dai sepolcri della rassegnazione, dell'angoscia e dell'afflizione. È questo il tempo nel quale nella barca, non solo della Chiesa ma dell'umanità, tutti gridano il loro bisogno di salvezza. Attraverso il tuo amore torna a donarci la luce, la speranza e l'incanto meraviglioso di quella quotidiana banalità che può rendere, ancora una volta, la nostra vita il capolavoro che può essere. Donaci di svegliarci con te e fa che possiamo risorgere anche noi. Come il Padre ti ha sostenuto sulla croce e hai donato Spirito nell'ora della prova così, donaci di costruire sulla roccia della fede e di legarci fraternamente nella carità.

Salvatore Sciannamea
  • Diocesi di Andria
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