Le interviste di Bartolo Carbone
Il vino è tradizione e cultura
La parola al manager Forina
mercoledì 25 aprile 2018
9.06
Anche la 52ª Edizione del Vinitaly che si è conclusa il 18 aprile scorso, è stata da grandi numeri. La manifestazione di Verona è quella che più d'ogni altra ha scandito l'evoluzione del sistema vitivinicolo nazionale ed internazionale, contribuendo a fare del vino una delle più coinvolgenti e dinamiche realtà del settore primario. Alla più grande fiera dedicata al mondo del vino nazionale e internazionale hanno preso parte tutti gli attori del comparto giunti a Verona per conoscere le eccellenze, scoprire le tendenze del mercato e soprattutto fare business. Alla 52ª Edizione che va in archivio annoverando 128 mila visitatori provenienti da 143 nazioni, sono cresciuti anche qualità e numero dei buyer intervenuti, come quelli esteri accreditati che sono incrementati del 6% per 32 mila presenze. A VeronaFiere per quattro giorni(dal 15 al 18 aprile) sono state presenti oltre 4.380 aziende espositrici (130 in più del 2017) provenienti da 36 paesi. Gli operatori esteri sono risultati in crescita percentuale rispetto all'anno precedente: da Stati Uniti (+11%), Cina (+34%), Nord Europa (Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca +17%) , Paesi Bassi (+15%), Polonia (+27%) e triplicati da Israele; mentre la top ten delle presenze assolute sul totale ha visto primi i buyer da USA seguiti da quelli provenienti da Germania, Regno Unito e Cina. Un bilancio positivo anche per la Puglia che riconferma un ruolo da protagonista al Vinitaly e nel panorama vitivinicolo nazionale con una crescita importante del numero di aziende di settore dal 2012 al 2017, secondo alcune stime, attraverso più investimenti in innovazione e promozione ed un incremento dell'export pari a 20% nell'ultimo anno. Tra gli addetti ai lavori al Vinitaly, un veterano della fiera mondiale, il manager pugliese di Canosa, emiliano d'adozione, Salvatore Forina(46 anni), laureato in economia e commercio con esperienze professionali in aziende multinazionali leader mondiali nella grande distribuzione. Attualmente riveste il ruolo di National Account Manager GDO presso le Riunite&Civ che raggruppano marchi importanti nell'ambito del vino confezionato come Maschio, uno dei più noti, occupandosi della gestione vendite a livello nazionale con fatturati elevatissimi oltre ad essere un esperto nella formulazione di reportistiche ed analisi di vendite e nella gestione delle risorse umane. Al termine del Vinitaly, nonostante numerosi impegni professionali il manager Salvatore Forina ha ritagliato del tempo per rispondere alle domande formulate da Canosaweb, il primo portale cittadino da oltre 10 anni on line.
Da quanti anni partecipa al Vinitaly? Sono entrato nell'allora «Gruppo Coltiva» importante consorzio vitivinicolo dell'Italia nel lontano luglio 2002 e dall'anno successivo non ho perso mai un Vinitaly. Con la 52° Edizione sono 16 i Vinitaly a cui ho partecipato da addetto ai lavori.
Tra prospettive e novità, che edizione è stata? Il Vinitaly è una delle fiere internazionali più importanti nel mondo nel settore vitivinicolo. Essa attrae centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo. Un luogo in cui la grande offerta Italiana nel mondo del vino incontra la domanda proveniente da tutto il mondo. Una domanda estera, in particolare che non si limita ad esplorare le diverse centinaia di tipologie di vitigni che la nostra ricchissima biodiversità ci permette di offrire, ma si percepisce da quest'ultima, il desiderio di conoscere lo stile italiano le tradizioni degli italiani il cosiddetto (made in Italy). Il Vinitaly che per alcune aziende rappresenta il consolidamento del loro successo sul mercato nazionale ed internazionale, per le più piccole la possibilità di intercettare alcuni mercati non ancora esplorati, per altre la ricerca di spunti, di idee per rilanciare il loro core business. Escludendo che un cambio di etichetta su di una bottiglia di vino rappresenti una novità, ma semplicemente un mezzo per comunicare meglio il proprio brand. In quest'ultimi anni nel settore vino non stiamo assistendo a delle grandissime novità lanciate sul mercato. Il vino è un prodotto di tradizione, di territorialità fare innovazione non è molto semplice. Sui mercati internazionali il vino italiano continua la sua ascesa, in particolare da anni assistiamo ad un forte incremento delle «bollicine italiane» spinte dal successo del Prosecco. Sul mercato interno invece, dove il consumo pro-capite diminuisce, è in atto un cambio dei consumi: si sta passando da un concetto di vino alimento, ad un concetto di «vino edonistico». Si assiste ad un bere più consapevole, di miglior qualità con attenzione alla salute. Le aziende Italiane sono impegnate, in particolare sul mercato interno che si contrae leggermente in termini di volumi, a capire come raggiungere la generazione dei millennial che sempre meno consuma il vino.
Quali sono i vini preferiti e quelli commercializzati ? Le tendenze di fondo parlano chiaro: in Italia il consumo pro-capite di vino nell'ultimo anno è stabile, ma in contrazione se si ampia l'arco temporale. Si è passati dai 43 litri pro-capite del 2008 ai 35,5 del 2017 e si va ancor più in dietro con gli anni il calo è ancor più significativo. Cresce il segmento delle bottiglie da 0,75, stabile quello del brik in contrazione tutti gli altri formati. All'interno delle diversi metodi di produzione dei vini, crescono i vini spumanti secchi a discapito di quelli dolci. Se consideriamo la sola famiglia degli spumanti primeggia ormai da anni il successo del prosecco. Cresce il Bio, quest'anno la crescita si è attestata ad un + 45% a volumi, ma si tratta di un mercato ancora troppo piccolo. All'interno dei vari vitigni italiani, i vini con le miglior performance di crescita nel corso del 2017 troviamo tra i fermi: il grillo siciliano, il primitivo pugliese, l'ortugo, tra i frizzanti: il pignoletto emiliano ed il prosecco.
Meglio i vini fermi o frizzanti? Non è possibile dare una risposta univoca a questa domanda, sia perché la scelta dipende dai gusti personali ma anche perché il vino in Italia ma anche nel mondo attento sempre di più all'enogastronomia tricolore viene abbinato ed accompagna il cibo. Quello che possiamo dire è che in quest'ultimi anni stiamo assistendo all'affermarsi del vino frizzante in particolare delle bollicine italiane. Il successo del prosecco in tutto il mondo ne è testimone. Nel corso del 2018 il prosecco si appresta a superare i 500.000.000 di bottiglie annue. Tale successo con molta probabilità credo che possa dipendere da un mutevole cambiamento dei gusti dei consumatori che preferiscono vini più freschi e leggeri più facili da bere che ben si accompagnano a piccoli spuntini durante il pre-cena dei giovani oppure a quei pasti fugaci a pranzo.
I rosè che tanto si stanno affermando… Il vino rosè ha un riscontro positivo in termini di crescita anche quest'anno, più 3% a volume(fonte dati IRI) comunque esso rappresenta solo il 6% del mercato in Italia e sui mercati internazionali le cose non sono tanto diverse. La Puglia ha dei validi rosati, (Rosato del Salento o il Castel del Monte rosato) sperimentarli nella versione frizzante potrebbe dare ulteriore impulso positivo.
Da pugliese quale vino consiglia… Non ho un particolare vino pugliese da consigliare, sono tutti vini ottimi con le loro specificità quando si prediligono le finalità qualitative a quelle quantitative sia sul campo che nella trasformazione produttiva. Mi piacerebbe che la viticoltura Pugliese si facesse promotrice della riscoperta di vitigni autoctoni e della sperimentazione di vini più leggeri.
Come giudicano i vini pugliesi… I vini pugliesi potrebbero giocare un ruolo di primaria importanza insieme all'olio d'oliva in tutto il mondo gastronomico in quanto non abbiamo nulla in meno ai Veneti, ai Toscani, agli Emiliani che primeggiano sui mercati nazionali e internazionali. Il successo passa necessariamente attraverso la salvaguardia e la valorizzazione del nostro territorio, rendendolo sempre più attrattivo capace di carpire sempre maggiori flussi turistici in particolare quelli esteri. E' necessario una più spiccata propensione all'internazionalizzazione delle imprese vitivinicole pugliesi, le quali attraverso un accrescimento dimensionale possano fare sistema per affrontare meglio le sfide dei mercati globali. Non vedrei male se intere aree della Puglia vitivinicola e non solo si convertissero interamente ad una agricoltura biologica tale da posizionarci sul mercato su fasce di prodotti di maggior valore, la sensibilità a queste tematiche su molti mercati è ormai matura.
L'esperienza del Campovolo 2015 il megaconcerto a Reggio Emilia di Ligabue quando è stato proposto il Lambrusco ai fans con l'invito al bere responsabile attraverso cartelli e grafiche, ghiaccio nei bicchieri, in modo da abbassare il grado alcolico e la vendita vietata ai minori…. L'esperienza del concerto di Ligabue a Reggio Emilia l'ho vissuta attivamente con la mia azienda che si presentò con un proprio stand a quell'evento. In tutte le manifestazioni ed in particolare in quell'occasione la mia azienda si è impegnata come sempre a comunicare un consumo dell'alcool responsabile favorendo il binomio cibo- vino. Il lambrusco, poi si presta a degli eventi simili essendo un vino con una bassa gradazione alcolica soprattutto nella versione amabile.
Facendo prevenzione, informando i giovani dei pericoli sull'abuso di alcol e quant'altro di stupefacente prima di mettersi alla guida, dopo aver trascorso delle ore in birreria, in discoteca, può dare un consiglio? Io bevo sempre con molta moderazione, per me il vino è un concetto edonistico, di degustazione, di abbinamento al cibo, fuori da questo ambito non bevo mai. Il consiglio che posso dare ai giovani nel consumare vino o alcool in generale è quello di non cercare la quantità ma di cercare la qualità, cercare nel vino le sfumature organolettiche, il gusto, il profumo, che soprattutto questa antica bevanda può trasmettere.
Per emergere nel mondo del lavoro perché bisogna emigrare? Io scinderei «l'emigrazione» dalle esperienze professionali fatte fuori dal proprio Paese. Ritengo importante quest'ultime perché ci arricchiscono culturalmente e professionalmente. Ciò che non condivido è quando bisogna emigrare per necessità perché il proprio territorio non offre quelle opportunità professionali per le quali ci siamo formati. In quest'ultimo caso siamo difronte ad una sconfitta duplice per colui che emigra che forzatamente è costretto ad abbandonare le proprie terre e per la collettività del territorio che vede privarsi di una risorsa dopo averla formata attraverso il sistema scolastico. Bisognerebbe favorire un processo in cui i giovani durante il periodo formativo possano fare esperienze professionali fuori dalla propria regione ma nello stesso tempo favorire quel flusso di ritorno di pugliesi che hanno maturato già un esperienza e che potrebbero metterla a disposizione negli svariati campi, dalla cultura all'economia, passando per una buona e sana politica.
Le piacerebbe lavorare al Sud mettendo a disposizione le esperienze acquisite? Questa domanda mi tocca proprio nell'animo perché ho sempre sognato e sogno ancora di poter mettere a disposizione della mia regione quell'esperienza che ho acquisito e sto acquisendo fuori da essa. Il mio sogno è di attivare delle iniziative imprenditoriali che possano trasformare pian piano la mia terra da una regione di produzione di materie prime agricole ad una regione sempre più di trasformazione attraverso il controllo totale della filiera. La sfida la si vince se ci appropriamo del mercato. Fin quando sono gli altri che conoscono e controllano il mercato saremo solo dei semplici produttori di derrate alimentari.
Un consiglio ai giovani laureati in cerca di prima occupazione … Il consiglio che posso dare ai nostri giovani è di essere orgogliosi delle proprie origini, di contribuire a migliorare il proprio tessuto sociale, culturale ed economico attraverso la formazione, migliorando il proprio senso civico che spesso dalle nostre parti risulta inferiore rispetto ad altre parti.
Che rapporto ha con i social network? Il mio rapporto con questi strumenti è di semplice utilizzo con molta moderazione, al fine di evitare che si inneschi quella forte dipendenza che spesso può sfociare in una marginalizzazione del rapporto reale fatto di incontri, di conversazioni viso a viso che per me resterà sempre il vero valore della socializzazione.
E' soddisfatto di ciò che sta realizzando? Progetti per il futuro… Attualmente sono contento della posizione che ho raggiunto ma non sono ancora appagato. Il più grande progetto della mia vita è quello di poter far rientrare in Puglia almeno qualcuno delle migliaia di giovani pugliesi che contribuiscono al successo delle aziende in altre regioni e paesi del mondo che lasciano il proprio paese.
Grazie a nome della Redazione di Canosaweb per aver dedicato del tempo alle nostre domande e buon lavoro.
Da quanti anni partecipa al Vinitaly? Sono entrato nell'allora «Gruppo Coltiva» importante consorzio vitivinicolo dell'Italia nel lontano luglio 2002 e dall'anno successivo non ho perso mai un Vinitaly. Con la 52° Edizione sono 16 i Vinitaly a cui ho partecipato da addetto ai lavori.
Tra prospettive e novità, che edizione è stata? Il Vinitaly è una delle fiere internazionali più importanti nel mondo nel settore vitivinicolo. Essa attrae centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo. Un luogo in cui la grande offerta Italiana nel mondo del vino incontra la domanda proveniente da tutto il mondo. Una domanda estera, in particolare che non si limita ad esplorare le diverse centinaia di tipologie di vitigni che la nostra ricchissima biodiversità ci permette di offrire, ma si percepisce da quest'ultima, il desiderio di conoscere lo stile italiano le tradizioni degli italiani il cosiddetto (made in Italy). Il Vinitaly che per alcune aziende rappresenta il consolidamento del loro successo sul mercato nazionale ed internazionale, per le più piccole la possibilità di intercettare alcuni mercati non ancora esplorati, per altre la ricerca di spunti, di idee per rilanciare il loro core business. Escludendo che un cambio di etichetta su di una bottiglia di vino rappresenti una novità, ma semplicemente un mezzo per comunicare meglio il proprio brand. In quest'ultimi anni nel settore vino non stiamo assistendo a delle grandissime novità lanciate sul mercato. Il vino è un prodotto di tradizione, di territorialità fare innovazione non è molto semplice. Sui mercati internazionali il vino italiano continua la sua ascesa, in particolare da anni assistiamo ad un forte incremento delle «bollicine italiane» spinte dal successo del Prosecco. Sul mercato interno invece, dove il consumo pro-capite diminuisce, è in atto un cambio dei consumi: si sta passando da un concetto di vino alimento, ad un concetto di «vino edonistico». Si assiste ad un bere più consapevole, di miglior qualità con attenzione alla salute. Le aziende Italiane sono impegnate, in particolare sul mercato interno che si contrae leggermente in termini di volumi, a capire come raggiungere la generazione dei millennial che sempre meno consuma il vino.
Quali sono i vini preferiti e quelli commercializzati ? Le tendenze di fondo parlano chiaro: in Italia il consumo pro-capite di vino nell'ultimo anno è stabile, ma in contrazione se si ampia l'arco temporale. Si è passati dai 43 litri pro-capite del 2008 ai 35,5 del 2017 e si va ancor più in dietro con gli anni il calo è ancor più significativo. Cresce il segmento delle bottiglie da 0,75, stabile quello del brik in contrazione tutti gli altri formati. All'interno delle diversi metodi di produzione dei vini, crescono i vini spumanti secchi a discapito di quelli dolci. Se consideriamo la sola famiglia degli spumanti primeggia ormai da anni il successo del prosecco. Cresce il Bio, quest'anno la crescita si è attestata ad un + 45% a volumi, ma si tratta di un mercato ancora troppo piccolo. All'interno dei vari vitigni italiani, i vini con le miglior performance di crescita nel corso del 2017 troviamo tra i fermi: il grillo siciliano, il primitivo pugliese, l'ortugo, tra i frizzanti: il pignoletto emiliano ed il prosecco.
Meglio i vini fermi o frizzanti? Non è possibile dare una risposta univoca a questa domanda, sia perché la scelta dipende dai gusti personali ma anche perché il vino in Italia ma anche nel mondo attento sempre di più all'enogastronomia tricolore viene abbinato ed accompagna il cibo. Quello che possiamo dire è che in quest'ultimi anni stiamo assistendo all'affermarsi del vino frizzante in particolare delle bollicine italiane. Il successo del prosecco in tutto il mondo ne è testimone. Nel corso del 2018 il prosecco si appresta a superare i 500.000.000 di bottiglie annue. Tale successo con molta probabilità credo che possa dipendere da un mutevole cambiamento dei gusti dei consumatori che preferiscono vini più freschi e leggeri più facili da bere che ben si accompagnano a piccoli spuntini durante il pre-cena dei giovani oppure a quei pasti fugaci a pranzo.
I rosè che tanto si stanno affermando… Il vino rosè ha un riscontro positivo in termini di crescita anche quest'anno, più 3% a volume(fonte dati IRI) comunque esso rappresenta solo il 6% del mercato in Italia e sui mercati internazionali le cose non sono tanto diverse. La Puglia ha dei validi rosati, (Rosato del Salento o il Castel del Monte rosato) sperimentarli nella versione frizzante potrebbe dare ulteriore impulso positivo.
Da pugliese quale vino consiglia… Non ho un particolare vino pugliese da consigliare, sono tutti vini ottimi con le loro specificità quando si prediligono le finalità qualitative a quelle quantitative sia sul campo che nella trasformazione produttiva. Mi piacerebbe che la viticoltura Pugliese si facesse promotrice della riscoperta di vitigni autoctoni e della sperimentazione di vini più leggeri.
Come giudicano i vini pugliesi… I vini pugliesi potrebbero giocare un ruolo di primaria importanza insieme all'olio d'oliva in tutto il mondo gastronomico in quanto non abbiamo nulla in meno ai Veneti, ai Toscani, agli Emiliani che primeggiano sui mercati nazionali e internazionali. Il successo passa necessariamente attraverso la salvaguardia e la valorizzazione del nostro territorio, rendendolo sempre più attrattivo capace di carpire sempre maggiori flussi turistici in particolare quelli esteri. E' necessario una più spiccata propensione all'internazionalizzazione delle imprese vitivinicole pugliesi, le quali attraverso un accrescimento dimensionale possano fare sistema per affrontare meglio le sfide dei mercati globali. Non vedrei male se intere aree della Puglia vitivinicola e non solo si convertissero interamente ad una agricoltura biologica tale da posizionarci sul mercato su fasce di prodotti di maggior valore, la sensibilità a queste tematiche su molti mercati è ormai matura.
L'esperienza del Campovolo 2015 il megaconcerto a Reggio Emilia di Ligabue quando è stato proposto il Lambrusco ai fans con l'invito al bere responsabile attraverso cartelli e grafiche, ghiaccio nei bicchieri, in modo da abbassare il grado alcolico e la vendita vietata ai minori…. L'esperienza del concerto di Ligabue a Reggio Emilia l'ho vissuta attivamente con la mia azienda che si presentò con un proprio stand a quell'evento. In tutte le manifestazioni ed in particolare in quell'occasione la mia azienda si è impegnata come sempre a comunicare un consumo dell'alcool responsabile favorendo il binomio cibo- vino. Il lambrusco, poi si presta a degli eventi simili essendo un vino con una bassa gradazione alcolica soprattutto nella versione amabile.
Facendo prevenzione, informando i giovani dei pericoli sull'abuso di alcol e quant'altro di stupefacente prima di mettersi alla guida, dopo aver trascorso delle ore in birreria, in discoteca, può dare un consiglio? Io bevo sempre con molta moderazione, per me il vino è un concetto edonistico, di degustazione, di abbinamento al cibo, fuori da questo ambito non bevo mai. Il consiglio che posso dare ai giovani nel consumare vino o alcool in generale è quello di non cercare la quantità ma di cercare la qualità, cercare nel vino le sfumature organolettiche, il gusto, il profumo, che soprattutto questa antica bevanda può trasmettere.
Per emergere nel mondo del lavoro perché bisogna emigrare? Io scinderei «l'emigrazione» dalle esperienze professionali fatte fuori dal proprio Paese. Ritengo importante quest'ultime perché ci arricchiscono culturalmente e professionalmente. Ciò che non condivido è quando bisogna emigrare per necessità perché il proprio territorio non offre quelle opportunità professionali per le quali ci siamo formati. In quest'ultimo caso siamo difronte ad una sconfitta duplice per colui che emigra che forzatamente è costretto ad abbandonare le proprie terre e per la collettività del territorio che vede privarsi di una risorsa dopo averla formata attraverso il sistema scolastico. Bisognerebbe favorire un processo in cui i giovani durante il periodo formativo possano fare esperienze professionali fuori dalla propria regione ma nello stesso tempo favorire quel flusso di ritorno di pugliesi che hanno maturato già un esperienza e che potrebbero metterla a disposizione negli svariati campi, dalla cultura all'economia, passando per una buona e sana politica.
Le piacerebbe lavorare al Sud mettendo a disposizione le esperienze acquisite? Questa domanda mi tocca proprio nell'animo perché ho sempre sognato e sogno ancora di poter mettere a disposizione della mia regione quell'esperienza che ho acquisito e sto acquisendo fuori da essa. Il mio sogno è di attivare delle iniziative imprenditoriali che possano trasformare pian piano la mia terra da una regione di produzione di materie prime agricole ad una regione sempre più di trasformazione attraverso il controllo totale della filiera. La sfida la si vince se ci appropriamo del mercato. Fin quando sono gli altri che conoscono e controllano il mercato saremo solo dei semplici produttori di derrate alimentari.
Un consiglio ai giovani laureati in cerca di prima occupazione … Il consiglio che posso dare ai nostri giovani è di essere orgogliosi delle proprie origini, di contribuire a migliorare il proprio tessuto sociale, culturale ed economico attraverso la formazione, migliorando il proprio senso civico che spesso dalle nostre parti risulta inferiore rispetto ad altre parti.
Che rapporto ha con i social network? Il mio rapporto con questi strumenti è di semplice utilizzo con molta moderazione, al fine di evitare che si inneschi quella forte dipendenza che spesso può sfociare in una marginalizzazione del rapporto reale fatto di incontri, di conversazioni viso a viso che per me resterà sempre il vero valore della socializzazione.
E' soddisfatto di ciò che sta realizzando? Progetti per il futuro… Attualmente sono contento della posizione che ho raggiunto ma non sono ancora appagato. Il più grande progetto della mia vita è quello di poter far rientrare in Puglia almeno qualcuno delle migliaia di giovani pugliesi che contribuiscono al successo delle aziende in altre regioni e paesi del mondo che lasciano il proprio paese.
Grazie a nome della Redazione di Canosaweb per aver dedicato del tempo alle nostre domande e buon lavoro.