Le interviste di Bartolo Carbone
Intervista al canosino Leonardo Giaschi
Autore del musical “ll Lago dei Cigni” dedicato a Vittorio Bari
giovedì 16 gennaio 2014
10.04
Nel primo lungo week end del 2014, il Teatro Comunale "R. Lembo" di Canosa di Puglia (BT) ha ospitato il musical "ll Lago dei Cigni – The opera musical", liberamente ispirato al balletto ottocentesco di Tchaikovsky. Lo spettacolo in due atti annovera musiche e libretto firmati da Leonardo Giaschi(30 anni), che negli ultimi anni ha lavorato per l'adattamento italiano di diversi musical internazionali, mentre le coreografie sono state curate da Vito Jacobellis e la regia affidata a Silvia Cuccovillo. Grande entusiasmo e applausi a ripetizione per la presentazione in prima nazionale e l'esibizione del cast formato: Annalisa Andriani(Odett), Raffaele Camardella (Erik), Rossella Antonacci (La Luna), Gianrocco Caragiulo (Rothbat), Raffaella Porciatti (La Regina) e Luigi Nardiello(Giorgione).
Il musical proposto in chiave moderna, è stato rivisitato nei dettagli senza alterarne il significato, in un mix di tradizione e innovazione, per esaudire il pubblico sempre più esigente e attento alle novità e alla qualità degli spettacoli. Venti brani inediti, sessanta abiti, scenografie mozzafiato ed interpreti d'eccezione hanno contribuito a rendere suggestivo ed emozionante il musical a favore della "Fondazione Vittorio Bari", che sostiene i giovani emergenti nello studio e formazione artistica, nel ricordo del noto cantante lirico, scomparso prematuramente nel 2012. In attesa dei prossimi spettacoli, già programmate le tappe di Corato(BA) e San Severo(FG), a breve l'ufficialità, l'autore Leonardo Giaschi ha rilasciato per CanosaViva la seguente intervista.
Chi è Leonardo Giaschi … È una persona semplice, prima di tutto, non sono un musicista di professione. Ho imparato a suonare il pianoforte ad orecchio, sin da piccolo. Tutt'oggi compongo musica senza scriverla tecnicamente, sono un autodidatta, è la definizione giusta. Pertanto sono autore della musica e dei libretti: io la compongo suonando al pianoforte; poi mi rivolgo ad un tecnico che, suonandogli tutti i brani, mi trascrive la musica sullo spartito.
Situazione sentimentale e rapporti con i social network … Sono felicemente single, anche perché mi ritengo ancora giovane, a parte questo, non c'è molto tempo da dedicare a questa sfera, per chi è immerso totalmente in questo genere di lavoro, da cui non si stacca mai la spina, vita e lavoro coincidono quasi completamente. Sono molto a stretto contatto con i social network, obbligato direi, è assolutamente necessario. Se non ci fosse questa possibilità penso che molte strade sarebbero più difficili da percorrere.
Titolo di studio, professione attuale e ambita… Sono diplomato al liceo scientifico, una formazione con tanta matematica che in fin dei conti non ha niente a che vedere con la mia passione musicale ma a vedere bene sempre matematica è .
Infatti ha proprio ragione! Una delle sorprese della storia è che Pitagora, grande matematico teoretico greco, fu spinto verso la matematica proprio dallo studio della musica. Egli si preoccupò di stabilire rapporti fissi tra alcune note su una scala musicale e vide che ciò si poteva risolvere con una proporzione aritmetica. Da qui sembra che sia passato il teorema che ancora porta il suo nome.
Prosegue il Giaschi : Poi ho frequentato corsi di specializzazione in "comunicazione". La mia professione attuale vera e propria è grafico pubblicitario, però si sa che quella che si svolge non è mai quella che si vorrebbe realizzare, a cui si ambisce; per me quella auspicabile è restare sempre autore di musica, di spettacoli. Per me questo, non voglio dire che è il primo dei tanti, per me oggi è un punto di arrivo dopo un lavoro di quattro anni, prima di parlare degli altri, facciamo girare questo.
Come è nata la passione per lo spettacolo? Consigliato da qualcuno? È stato casuale. Sei anni fa fui invitato da un'amica ad assistere ad uno spettacolo del genere, premetto che non avevo mai visto un musical in vita mia, è come se si accende quella lampadina che ti dice "ma io una cosa del genere sento di poterla fare un domani. Negli anni sono andato a Londra, ho visto quasi quindici volte tutti gli spettacoli professionali del genere ancora in giro come "Il Fantasma dell'Opera, i Miserabili, il Re Leone, la Bella e la Bestia, il Mago di Oz, di grande successo a Londra. Ho cercato di guardare i grandi e di mettere da parte quello che ritenevo mi avesse colpito.
L'approccio al mondo dello spettacolo? L'approccio è stato difficile, si vuol far tanto, ma quando mancano i soldi tutto è più difficile; è brutto dirlo, se si parla di arte, ma alla fine i soldi fanno, è come dire "la salute non sono i soldi, è la stessa cosa, se ci sono tutto riesce meglio". Quando non si è nessuno, non si ha un nome, le porte delle possibilità si riducono. Farsi un nome con il senno di poi diventa più facile, ma prima è complicato.
La città ideale per studiare le dottrine dell'arte, della musica e dello spettacolo in genere? Mi spiace dirlo, non è alcuna città d'Italia, è Londra, c'è la cultura del musical. A Londra il target non è il target dei signori che si concedono la serata una volta l'anno, si va al teatro come si va in discoteca o al pub a bere una birra, fa parte della routine quotidiana, il pubblico che frequenta il teatro è vasto e variegato dai ragazzi di dieci anni a persone di 70 e più anni; e non è una serata programmata da mesi, come nel nostro caso, ma una serata in cui si esce normalmente e si va a teatro.
Quello che lei dice mi fa pensare al teatro greco, una scuola di unità culturale, dove i greci quando si recavano non cercavano soltanto un'occasione per divertirsi, ma assistere agli spettacoli era piuttosto un insostituibile momento di formazione a cui ognuno poteva accedere senza limitazioni dovute alla classe sociale o al livello di istruzione.
Proprio così - continua il Giaschi - tanto è vero che si serve la birra, il the in teatro proprio perché il teatro è paragonato ad un luogo di ritrovo dove si fa cultura. C'è naturalmente il massimo rispetto per i momenti di spettacolo, solo nelle pause uno si concede un drink. Insomma richiamano i salotti, i caffè letterari di una volta, dove si legge un libro, si discute, ci si confronta sulle problematiche della vita, della società, ci si beve un the. Io confido che si possa ancora fare.
L'incontro con il tenore Vittorio Bari: le motivazioni che l'hanno portato a sostenere la sua fondazione e in che senso questo spettacolo nella fase progettuale era parte di Vittorio Bari prima che assumesse l'attuale connotazione? La motivazione principale che mi ha portato a sostenere la sua fondazione è l'amicizia. L'incontro è stato casuale. Anni fa avevo in mente di fare uno spettacolo, ancora senza nome, che poi era questo, perché le musiche nascono prima che lo spettacolo prenda forma. Lui si avvicinò subito, era interessato all'idea di interpretare un ruolo da cattivo, nuovo per lui, avendo sempre ricoperto ruoli da buono con grandissimo successo; ora si voleva mettere in gioco per un ruolo che nessuno mai gli aveva proposto. Dopo un test superato brillantemente andò in scena una piccola anteprima con un altro nome, che poi, con le stesse musiche, è diventato il Lago dei Cigni. Quando la sua situazione di salute si è aggravata abbiamo interrotto questa prima produzione in cui lui era coinvolto. C'è ancora da sottolineare un elemento importante che mi ha spinto ad affiancare il progetto della fondazione che porta il suo nome: la sua problematica di salute l'ho vissuta personalmente con la differenza che lui è stato più sfortunato ed io più fortunato. Questo è il motivo principale che non dico molto in giro, dico sempre soltanto: chi ce l'ha fatta deve sostenere chi non ce l'ha fatta. La famiglia ha condiviso pienamente il mio pensiero.
Il Lago dei Cigni è il suo primo lavoro come autore ed organizzatore, nonché la sua prima esibizione in pubblico? Come autore si, come organizzatore no. Abbiamo fatto in passato altri lavori più amatoriali, di buon livello, come Giulietta e Romeo, Notre Dame di Paris, quasi dieci anni fa, precisamente nel 2006 e 2007. Questo primo approccio amatoriale fu un discreto successo.
Come è nata la collaborazione con la regista Cuccovillo, il coreografo Iacobellis, la vocal coach Antonacci, la costumista Formiglio? Con la costumista è stata una conoscenza casuale: quando ho visto il musical "Forza venite gente", organizzato dalla parrocchia di S. Teresa di Canosa, mi colpì la bellezza dei costumi tanto che promisi a me stesso non solo di conoscerla, ma di dirle che qualora avessi fatto qualcosa, l'avrei interpellata, così è stato. Con gli altri una conoscenza di passa parola: man mano che convocavo gli artisti che avevo conosciuto, prima di tutto amici oltre che ottimi cantanti, loro stessi mi facevano il nome di qualcuno con cui avevano lavorato e di cui avevano una notevole stima, ritenendoli adatti a questo spettacolo. Li ho conosciuti, ho condiviso l'idea ed ho constatato che erano persone entusiaste, colte e buone, ma soprattutto umili, di grande sensibilità e di una professionalità totale. Dove trovare - mi sono detto – delle persone che sono insieme professionali e umili? L'umiltà è cosa rara, simbolo della vera e grande cultura, non bisogna farsele scappare e me le sono tenute strette.
Come ha scelto gli interpreti del musical? Alcuni li ho rincorsi per anni, raccomandando loro di non andare via, che prima o poi avrei fatto qualcosa; altri casualmente; altri con il passa parola che ha funzionato tantissimo. Ad esempio quando ho conosciuto Raffaella Porciatti per il ruolo della regina madre, sentendo le musiche - io ho un mago perfetto, è un mio amico - ha esclamato. Io l'ho conosciuto, gli ho fatto un test. Devo dire che non ho faticato molto, non c'è stata alcuna difficoltà di scelta, perché sapevo che chi mi suggeriva un eventuale interprete, lo faceva con cognizione di causa, date le difficoltà delle musiche. Quando ti arrivano i bravi, pezzi da novanta, anzi da cento, che devi dire? Soltanto grazie.
In che modo le musiche de "Il Lago dei Cigni" hanno contribuito a sviluppare un progetto innovativo? Quando abbiamo deciso la storia ho pensato a qualcosa che non esistesse in un format musical come questo ed una delle poche storie belle era il Lago dei Cigni. Per una storia tanto bella e conosciuta non era possibile rinnegare l'originale, perché è talmente nota che non ci si può mettere al livello di Tchaikovsky, quindi ho pensato di prendere il pezzo più forte, più conosciuto, più bello dell'originale e metterlo al centro, intorno a cui costruire altri venti pezzi per valorizzarlo di più. Io dico sempre: se esiste la Tosca, non si può fare un'altra Tosca da quattro soldi, l'originale resta sempre l'inarrivabile. Perciò più che rinnegare l'originale abbiamo trovato un connubio con l'originale da cui, come un fulcro, tutto è partito e intorno al quale si è costruita la storia. Infatti ogni qualvolta si fa riferimento al cigno bianco ritorna sempre quella melodia per mantenere la purezza dell'idea iniziale.
È soddisfatto di ciò che sta realizzando? Progetti per il futuro. Sì, devo ringraziare tutti quelli che ci hanno aiutati, e sono tanti. Tutti i soldi investiti in questo progetto ci hanno permesso di andare in scena, ma non di arricchirci. Adesso è necessario, non per un arricchimento economico, bilanciare i quattro anni di lavoro con almeno quattro anni di repliche. Se non fosse così, è come se uno costruisce un castello e lo tiene chiuso. Sarebbe un vero peccato!
Allora dovremmo farlo rientrare nelle future stagioni teatrali! Sicuramente sensibilizzeremo gli amministratori locali.
Magari! Già c'è stata la voce del Presidente della Provincia Ventola che è fortemente convinto di portare lo spettacolo in tutta la provincia. Noi siamo aperti a tutte le possibilità. Il cast è disponibile, il loro sogno è rappresentarlo in casa a Bari, ma arrivarci dopo varie repliche, perché più perfetti.
Il suo motto... Non esiste un motto vero e proprio, ma abbiamo dei riti scaramantici tipici del teatro che ci ripetiamo, sono necessari, anche se poco profumati . Io eviterei.
Ringraziamenti particolari … I ringraziamenti sono tanti, devo ringraziare tutti, in primis ringrazio la mia famiglia, non è facile avere in casa un artista, non che io mi definirei un artista, proprio per i problemi che possono crearsi, ad esempio quando ho rifiutato la proposta di mio padre, maresciallo dell'Aeronautica, di prendere il suo posto nel momento in cui è andato in pensione, situazione che avrebbe significato sicurezza per il futuro. Perciò un grazie doveroso alla famiglia che ha saputo leggere il mio cuore e non lo ha forzato, facendomi volare nella libertà. E poi ho avvertito la presenza di una mano provvidenziale dall'alto: tante coincidenze come il numero dei posti assegnati alla famiglia Bari corrispondenti al giorno di nascita del piccolo Vittorio in concomitanza dello spettacolo, è stato come se "Lui" fosse ancora qua, in mezzo a noi. Grazie Vittorio!
Complimenti, anche a nome della Redazione di Canosa Viva, per quanto sinora realizzato e auguri per il suo futuro!
Agata Pinelli
foto di Savino Mazzarella
Il musical proposto in chiave moderna, è stato rivisitato nei dettagli senza alterarne il significato, in un mix di tradizione e innovazione, per esaudire il pubblico sempre più esigente e attento alle novità e alla qualità degli spettacoli. Venti brani inediti, sessanta abiti, scenografie mozzafiato ed interpreti d'eccezione hanno contribuito a rendere suggestivo ed emozionante il musical a favore della "Fondazione Vittorio Bari", che sostiene i giovani emergenti nello studio e formazione artistica, nel ricordo del noto cantante lirico, scomparso prematuramente nel 2012. In attesa dei prossimi spettacoli, già programmate le tappe di Corato(BA) e San Severo(FG), a breve l'ufficialità, l'autore Leonardo Giaschi ha rilasciato per CanosaViva la seguente intervista.
Chi è Leonardo Giaschi … È una persona semplice, prima di tutto, non sono un musicista di professione. Ho imparato a suonare il pianoforte ad orecchio, sin da piccolo. Tutt'oggi compongo musica senza scriverla tecnicamente, sono un autodidatta, è la definizione giusta. Pertanto sono autore della musica e dei libretti: io la compongo suonando al pianoforte; poi mi rivolgo ad un tecnico che, suonandogli tutti i brani, mi trascrive la musica sullo spartito.
Situazione sentimentale e rapporti con i social network … Sono felicemente single, anche perché mi ritengo ancora giovane, a parte questo, non c'è molto tempo da dedicare a questa sfera, per chi è immerso totalmente in questo genere di lavoro, da cui non si stacca mai la spina, vita e lavoro coincidono quasi completamente. Sono molto a stretto contatto con i social network, obbligato direi, è assolutamente necessario. Se non ci fosse questa possibilità penso che molte strade sarebbero più difficili da percorrere.
Titolo di studio, professione attuale e ambita… Sono diplomato al liceo scientifico, una formazione con tanta matematica che in fin dei conti non ha niente a che vedere con la mia passione musicale ma a vedere bene sempre matematica è .
Infatti ha proprio ragione! Una delle sorprese della storia è che Pitagora, grande matematico teoretico greco, fu spinto verso la matematica proprio dallo studio della musica. Egli si preoccupò di stabilire rapporti fissi tra alcune note su una scala musicale e vide che ciò si poteva risolvere con una proporzione aritmetica. Da qui sembra che sia passato il teorema che ancora porta il suo nome.
Prosegue il Giaschi : Poi ho frequentato corsi di specializzazione in "comunicazione". La mia professione attuale vera e propria è grafico pubblicitario, però si sa che quella che si svolge non è mai quella che si vorrebbe realizzare, a cui si ambisce; per me quella auspicabile è restare sempre autore di musica, di spettacoli. Per me questo, non voglio dire che è il primo dei tanti, per me oggi è un punto di arrivo dopo un lavoro di quattro anni, prima di parlare degli altri, facciamo girare questo.
Come è nata la passione per lo spettacolo? Consigliato da qualcuno? È stato casuale. Sei anni fa fui invitato da un'amica ad assistere ad uno spettacolo del genere, premetto che non avevo mai visto un musical in vita mia, è come se si accende quella lampadina che ti dice "ma io una cosa del genere sento di poterla fare un domani. Negli anni sono andato a Londra, ho visto quasi quindici volte tutti gli spettacoli professionali del genere ancora in giro come "Il Fantasma dell'Opera, i Miserabili, il Re Leone, la Bella e la Bestia, il Mago di Oz, di grande successo a Londra. Ho cercato di guardare i grandi e di mettere da parte quello che ritenevo mi avesse colpito.
L'approccio al mondo dello spettacolo? L'approccio è stato difficile, si vuol far tanto, ma quando mancano i soldi tutto è più difficile; è brutto dirlo, se si parla di arte, ma alla fine i soldi fanno, è come dire "la salute non sono i soldi, è la stessa cosa, se ci sono tutto riesce meglio". Quando non si è nessuno, non si ha un nome, le porte delle possibilità si riducono. Farsi un nome con il senno di poi diventa più facile, ma prima è complicato.
La città ideale per studiare le dottrine dell'arte, della musica e dello spettacolo in genere? Mi spiace dirlo, non è alcuna città d'Italia, è Londra, c'è la cultura del musical. A Londra il target non è il target dei signori che si concedono la serata una volta l'anno, si va al teatro come si va in discoteca o al pub a bere una birra, fa parte della routine quotidiana, il pubblico che frequenta il teatro è vasto e variegato dai ragazzi di dieci anni a persone di 70 e più anni; e non è una serata programmata da mesi, come nel nostro caso, ma una serata in cui si esce normalmente e si va a teatro.
Quello che lei dice mi fa pensare al teatro greco, una scuola di unità culturale, dove i greci quando si recavano non cercavano soltanto un'occasione per divertirsi, ma assistere agli spettacoli era piuttosto un insostituibile momento di formazione a cui ognuno poteva accedere senza limitazioni dovute alla classe sociale o al livello di istruzione.
Proprio così - continua il Giaschi - tanto è vero che si serve la birra, il the in teatro proprio perché il teatro è paragonato ad un luogo di ritrovo dove si fa cultura. C'è naturalmente il massimo rispetto per i momenti di spettacolo, solo nelle pause uno si concede un drink. Insomma richiamano i salotti, i caffè letterari di una volta, dove si legge un libro, si discute, ci si confronta sulle problematiche della vita, della società, ci si beve un the. Io confido che si possa ancora fare.
L'incontro con il tenore Vittorio Bari: le motivazioni che l'hanno portato a sostenere la sua fondazione e in che senso questo spettacolo nella fase progettuale era parte di Vittorio Bari prima che assumesse l'attuale connotazione? La motivazione principale che mi ha portato a sostenere la sua fondazione è l'amicizia. L'incontro è stato casuale. Anni fa avevo in mente di fare uno spettacolo, ancora senza nome, che poi era questo, perché le musiche nascono prima che lo spettacolo prenda forma. Lui si avvicinò subito, era interessato all'idea di interpretare un ruolo da cattivo, nuovo per lui, avendo sempre ricoperto ruoli da buono con grandissimo successo; ora si voleva mettere in gioco per un ruolo che nessuno mai gli aveva proposto. Dopo un test superato brillantemente andò in scena una piccola anteprima con un altro nome, che poi, con le stesse musiche, è diventato il Lago dei Cigni. Quando la sua situazione di salute si è aggravata abbiamo interrotto questa prima produzione in cui lui era coinvolto. C'è ancora da sottolineare un elemento importante che mi ha spinto ad affiancare il progetto della fondazione che porta il suo nome: la sua problematica di salute l'ho vissuta personalmente con la differenza che lui è stato più sfortunato ed io più fortunato. Questo è il motivo principale che non dico molto in giro, dico sempre soltanto: chi ce l'ha fatta deve sostenere chi non ce l'ha fatta. La famiglia ha condiviso pienamente il mio pensiero.
Il Lago dei Cigni è il suo primo lavoro come autore ed organizzatore, nonché la sua prima esibizione in pubblico? Come autore si, come organizzatore no. Abbiamo fatto in passato altri lavori più amatoriali, di buon livello, come Giulietta e Romeo, Notre Dame di Paris, quasi dieci anni fa, precisamente nel 2006 e 2007. Questo primo approccio amatoriale fu un discreto successo.
Come è nata la collaborazione con la regista Cuccovillo, il coreografo Iacobellis, la vocal coach Antonacci, la costumista Formiglio? Con la costumista è stata una conoscenza casuale: quando ho visto il musical "Forza venite gente", organizzato dalla parrocchia di S. Teresa di Canosa, mi colpì la bellezza dei costumi tanto che promisi a me stesso non solo di conoscerla, ma di dirle che qualora avessi fatto qualcosa, l'avrei interpellata, così è stato. Con gli altri una conoscenza di passa parola: man mano che convocavo gli artisti che avevo conosciuto, prima di tutto amici oltre che ottimi cantanti, loro stessi mi facevano il nome di qualcuno con cui avevano lavorato e di cui avevano una notevole stima, ritenendoli adatti a questo spettacolo. Li ho conosciuti, ho condiviso l'idea ed ho constatato che erano persone entusiaste, colte e buone, ma soprattutto umili, di grande sensibilità e di una professionalità totale. Dove trovare - mi sono detto – delle persone che sono insieme professionali e umili? L'umiltà è cosa rara, simbolo della vera e grande cultura, non bisogna farsele scappare e me le sono tenute strette.
Come ha scelto gli interpreti del musical? Alcuni li ho rincorsi per anni, raccomandando loro di non andare via, che prima o poi avrei fatto qualcosa; altri casualmente; altri con il passa parola che ha funzionato tantissimo. Ad esempio quando ho conosciuto Raffaella Porciatti per il ruolo della regina madre, sentendo le musiche - io ho un mago perfetto, è un mio amico - ha esclamato. Io l'ho conosciuto, gli ho fatto un test. Devo dire che non ho faticato molto, non c'è stata alcuna difficoltà di scelta, perché sapevo che chi mi suggeriva un eventuale interprete, lo faceva con cognizione di causa, date le difficoltà delle musiche. Quando ti arrivano i bravi, pezzi da novanta, anzi da cento, che devi dire? Soltanto grazie.
In che modo le musiche de "Il Lago dei Cigni" hanno contribuito a sviluppare un progetto innovativo? Quando abbiamo deciso la storia ho pensato a qualcosa che non esistesse in un format musical come questo ed una delle poche storie belle era il Lago dei Cigni. Per una storia tanto bella e conosciuta non era possibile rinnegare l'originale, perché è talmente nota che non ci si può mettere al livello di Tchaikovsky, quindi ho pensato di prendere il pezzo più forte, più conosciuto, più bello dell'originale e metterlo al centro, intorno a cui costruire altri venti pezzi per valorizzarlo di più. Io dico sempre: se esiste la Tosca, non si può fare un'altra Tosca da quattro soldi, l'originale resta sempre l'inarrivabile. Perciò più che rinnegare l'originale abbiamo trovato un connubio con l'originale da cui, come un fulcro, tutto è partito e intorno al quale si è costruita la storia. Infatti ogni qualvolta si fa riferimento al cigno bianco ritorna sempre quella melodia per mantenere la purezza dell'idea iniziale.
È soddisfatto di ciò che sta realizzando? Progetti per il futuro. Sì, devo ringraziare tutti quelli che ci hanno aiutati, e sono tanti. Tutti i soldi investiti in questo progetto ci hanno permesso di andare in scena, ma non di arricchirci. Adesso è necessario, non per un arricchimento economico, bilanciare i quattro anni di lavoro con almeno quattro anni di repliche. Se non fosse così, è come se uno costruisce un castello e lo tiene chiuso. Sarebbe un vero peccato!
Allora dovremmo farlo rientrare nelle future stagioni teatrali! Sicuramente sensibilizzeremo gli amministratori locali.
Magari! Già c'è stata la voce del Presidente della Provincia Ventola che è fortemente convinto di portare lo spettacolo in tutta la provincia. Noi siamo aperti a tutte le possibilità. Il cast è disponibile, il loro sogno è rappresentarlo in casa a Bari, ma arrivarci dopo varie repliche, perché più perfetti.
Il suo motto... Non esiste un motto vero e proprio, ma abbiamo dei riti scaramantici tipici del teatro che ci ripetiamo, sono necessari, anche se poco profumati . Io eviterei.
Ringraziamenti particolari … I ringraziamenti sono tanti, devo ringraziare tutti, in primis ringrazio la mia famiglia, non è facile avere in casa un artista, non che io mi definirei un artista, proprio per i problemi che possono crearsi, ad esempio quando ho rifiutato la proposta di mio padre, maresciallo dell'Aeronautica, di prendere il suo posto nel momento in cui è andato in pensione, situazione che avrebbe significato sicurezza per il futuro. Perciò un grazie doveroso alla famiglia che ha saputo leggere il mio cuore e non lo ha forzato, facendomi volare nella libertà. E poi ho avvertito la presenza di una mano provvidenziale dall'alto: tante coincidenze come il numero dei posti assegnati alla famiglia Bari corrispondenti al giorno di nascita del piccolo Vittorio in concomitanza dello spettacolo, è stato come se "Lui" fosse ancora qua, in mezzo a noi. Grazie Vittorio!
Complimenti, anche a nome della Redazione di Canosa Viva, per quanto sinora realizzato e auguri per il suo futuro!
Agata Pinelli
foto di Savino Mazzarella