Le lettere di Agata Pinnelli
23 maggio 2015: Una giornata per riflettere …
Legalità, la forza che muove i sogni dell’uomo.
sabato 23 maggio 2015
21.28
La Costituzione è garanzia della vita di ciascun cittadino. Lo esprime a chiari lettere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella , il garante per eccellenza del "diritto", il giorno del suo insediamento. "[…] Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. […] La corruzione […] divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini […] Penalizza gli onesti e i capaci. […] È allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geograficamente e storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone giochi e sopraffazioni, calpesta diritti. […] Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere." Legalità in sé per sé è una parola vuota se tutti noi non le diamo significato riempiendola di azioni e comportamenti concreti, che ci rendono capaci di scegliere liberamente il nostro futuro inebriandoci di "luce diretta" e non di quella "luce riflessa" che, giorno dopo giorno, imprigiona la nostra anima, condannandola ad una schiavitù sottile, alla rassegnazione, a non pensare, a non sperare, ad arrendersi ad un'idea disumana di società, dove o si ha il privilegio di appartenere alla schiera dei potenti e dei violenti, oppure bisogna servirli, contribuendo ad avallare i loro soprusi, fingendo di non vederli e di accontentarsi delle briciole con cui viene ripagato il silenzio e la complicità. Perciò difendere la Costituzione, le nostre leggi che parlano, significa difendere il diritto alla vita, cioè come afferma lo scrittore Saviano, "difendere qualcosa che è vaccino e sogno insieme, vaccino da ciò che non si permetterà più che accada di nuovo, sogno da realizzare attraverso un continuo progresso".
Una data, due volti, due amici, insieme nella lotta contro la criminalità mafiosa e le sue connessioni politiche ed economiche per affermare la legalità; due vite scivolate in un cupo isolamento pubblico ed istituzionale fino agli agguati, alle bombe: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Grazie al loro sacrificio e a quello di tanti altri esiste oggi nella società una maggiore coscienza dell'importanza di lottare contro la mafia. "Sconfiggere la mafia – era solito affermare Falcone – è possibile, essa è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi una fine, a patto di non essere lasciati soli. Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno". Da qui si capisce che la mafia non è un essere umano, e pertanto non finirà per invecchiamento, solo il nostro contributo potrà farla finire: non basta combatterla sul piano politico ed investigativo, ma anche tentando di debellare la mentalità che si basa sulla prepotenza, sulla sopraffazione, sulla violenza e sull'omertà, quel silenzio che uccide più di qualsiasi arma. Questo lo aveva capito Rita Atria, un'adolescente diciassettenne, quando decide di collaborare, grazie all'aiuto del giudice Borsellino, con la giustizia, di raccontare e rompere la tradizione del suo ruolo di donna di mafia: sapere e tacere. "Ora che è morto Borsellino, - appuntava nel suo diario Rita il giorno della sua morte – nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita … Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo. Prima di combattere la mafia devi farti un autoesame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi, è il nostro modo sbagliato di comportarci". Parole penetranti e sofferte al punto da spingerla a lanciarsi nel vuoto dal settimo piano per aver perso il sostegno del suo coraggio. Se riusciremo a fare quello che ha così ben descritto la ragazza, tutti loro non sono morti invano perché "gli uomini passano, le idee restano – diceva Falcone – Restano le loro tensioni ideali. Continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini". Il mondo può essere diverso da come è stato finora, non ci si deve arrendere alla logica del così è, così va, perché così deve andare, sono tutti uguali … "La speranza – diceva Pablo Neruda, grande poeta cileno – ha due figli: lo sdegno per le cose ingiuste e il coraggio di cambiarle". Non c'è bisogno di eroi per combattere la mafia, bastano piccoli gesti per creare una società libera dai prepotenti e corrotti. È un'utopia? Una società senza prepotenti e corrotti è un'utopia sostenibile, se diventiamo "credibili" nel segno della legalità e della trasparenza. L'illegalità, la corruzione non potranno mai essere vinte dalla lotta giudiziaria senza il contributo della società civile."
"La parola potere come sostantivo – affermava il generale Dalla Chiesa, altra vittima di mafia – è solo quello dello Stato, delle sue Istituzioni e delle sue Leggi". Potere, infatti, può essere anche un verbo che ne rafforza altri: potere reagire, potere denunciare, potere costruire insieme una nuova coscienza civile, cominciando dal rispetto per noi stessi e per gli altri, avere il coraggio e la sensibilità di reagire anche quando i fatti non ci riguardano direttamente: sono comportamenti questi, consapevoli, che procurano benefici a noi stessi e fanno crescere il senso della comunità con leggi e regole valide per tutti. L'indifferenza è il terreno più fertile in cui la cultura della prevaricazione, del compromesso, delle raccomandazioni, delle scorciatoie, prospera e si rigenera. I giovani possono cambiare questo modello di società se guidati nella promozione di una cultura della legalità e responsabilità durante il percorso di formazione educativa, un apprendistato indispensabile alla conoscenza e al rispetto della legge, alla convivenza e ai diritti umani, alle pari opportunità e a tutto ciò che trasforma in cittadini responsabili; a capire che scambiare i favori con i diritti può sembrare apparentemente conveniente, ma ci si priva della possibilità di respirare aria sana, di avere il lavoro che si merita, se si è capaci, di avere le scuole che si dovrebbero avere per diritto. "Non bisogna perdere la speranza! - rammenta don Luigi Ciotti, importante protagonista dell'antimafia sociale – Si possono strappare tutti i fiori, ma non si può impedire che la Primavera ritorni." Crediamoci, anzi dobbiamo crederci.
"Non c'è stato uomo in Italia che ha accumulato nella sua vita più sconfitte di Falcone – afferma il PM di Milano Ilda Boccassini nel decimo anniversario della sua morte – Bocciato come consigliere istruttore. Bocciato come procuratore di Palermo. Bocciato come candidato al CSM e sarebbe stato bocciato anche come procuratore nazionale antimafia, se non fosse stato ucciso. […] Eppure […] ogni anno si celebra l'esistenza di Giovanni Falcone come fosse stata premiata da pubblici riconoscimenti o apprezzata nella sua eccellenza. Non c'è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità." Sono parole, direi, ardenti che dovrebbero rinverdire nel cuore e nella mente di ciascuno di noi ogni momento, perché è importante ricordare, come afferma Saviano a ragione, che cosa è stato fatto contro un talento, un fuoriclasse, soprattutto nei momenti più difficili, quando si ha la sensazione di non potercela fare, quando si ha la sensazione che vanno avanti sempre i peggiori, quando si ha paura di andare avanti per il timore di essere travolti dalle "maldicenze". In questi momenti difficili entra in gioco la "memoria" di questi grandi uomini, Falcone, Borsellino, uomini che nonostante le sconfitte, i tradimenti non hanno mai smesso di credere nella "forza del diritto". Il sogno di un'Italia diversa era l'energia che li faceva sentire vivi. Falcone e Borsellino adoravano vivere, volevano vivere, assaporare i piaceri normali della vita, la famiglia, l'amore, l'amicizia, il bel sole della loro terra, lo stupirsi davanti allo scenario della loro bella isola. Essi sapevano però che si può essere felici solo se possono esserlo anche gli altri e che il diritto è l'unica premessa, l'unica via per la felicità.
Agata Pinnelli
Una data, due volti, due amici, insieme nella lotta contro la criminalità mafiosa e le sue connessioni politiche ed economiche per affermare la legalità; due vite scivolate in un cupo isolamento pubblico ed istituzionale fino agli agguati, alle bombe: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Grazie al loro sacrificio e a quello di tanti altri esiste oggi nella società una maggiore coscienza dell'importanza di lottare contro la mafia. "Sconfiggere la mafia – era solito affermare Falcone – è possibile, essa è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi una fine, a patto di non essere lasciati soli. Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno". Da qui si capisce che la mafia non è un essere umano, e pertanto non finirà per invecchiamento, solo il nostro contributo potrà farla finire: non basta combatterla sul piano politico ed investigativo, ma anche tentando di debellare la mentalità che si basa sulla prepotenza, sulla sopraffazione, sulla violenza e sull'omertà, quel silenzio che uccide più di qualsiasi arma. Questo lo aveva capito Rita Atria, un'adolescente diciassettenne, quando decide di collaborare, grazie all'aiuto del giudice Borsellino, con la giustizia, di raccontare e rompere la tradizione del suo ruolo di donna di mafia: sapere e tacere. "Ora che è morto Borsellino, - appuntava nel suo diario Rita il giorno della sua morte – nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita … Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo. Prima di combattere la mafia devi farti un autoesame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi, è il nostro modo sbagliato di comportarci". Parole penetranti e sofferte al punto da spingerla a lanciarsi nel vuoto dal settimo piano per aver perso il sostegno del suo coraggio. Se riusciremo a fare quello che ha così ben descritto la ragazza, tutti loro non sono morti invano perché "gli uomini passano, le idee restano – diceva Falcone – Restano le loro tensioni ideali. Continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini". Il mondo può essere diverso da come è stato finora, non ci si deve arrendere alla logica del così è, così va, perché così deve andare, sono tutti uguali … "La speranza – diceva Pablo Neruda, grande poeta cileno – ha due figli: lo sdegno per le cose ingiuste e il coraggio di cambiarle". Non c'è bisogno di eroi per combattere la mafia, bastano piccoli gesti per creare una società libera dai prepotenti e corrotti. È un'utopia? Una società senza prepotenti e corrotti è un'utopia sostenibile, se diventiamo "credibili" nel segno della legalità e della trasparenza. L'illegalità, la corruzione non potranno mai essere vinte dalla lotta giudiziaria senza il contributo della società civile."
"La parola potere come sostantivo – affermava il generale Dalla Chiesa, altra vittima di mafia – è solo quello dello Stato, delle sue Istituzioni e delle sue Leggi". Potere, infatti, può essere anche un verbo che ne rafforza altri: potere reagire, potere denunciare, potere costruire insieme una nuova coscienza civile, cominciando dal rispetto per noi stessi e per gli altri, avere il coraggio e la sensibilità di reagire anche quando i fatti non ci riguardano direttamente: sono comportamenti questi, consapevoli, che procurano benefici a noi stessi e fanno crescere il senso della comunità con leggi e regole valide per tutti. L'indifferenza è il terreno più fertile in cui la cultura della prevaricazione, del compromesso, delle raccomandazioni, delle scorciatoie, prospera e si rigenera. I giovani possono cambiare questo modello di società se guidati nella promozione di una cultura della legalità e responsabilità durante il percorso di formazione educativa, un apprendistato indispensabile alla conoscenza e al rispetto della legge, alla convivenza e ai diritti umani, alle pari opportunità e a tutto ciò che trasforma in cittadini responsabili; a capire che scambiare i favori con i diritti può sembrare apparentemente conveniente, ma ci si priva della possibilità di respirare aria sana, di avere il lavoro che si merita, se si è capaci, di avere le scuole che si dovrebbero avere per diritto. "Non bisogna perdere la speranza! - rammenta don Luigi Ciotti, importante protagonista dell'antimafia sociale – Si possono strappare tutti i fiori, ma non si può impedire che la Primavera ritorni." Crediamoci, anzi dobbiamo crederci.
"Non c'è stato uomo in Italia che ha accumulato nella sua vita più sconfitte di Falcone – afferma il PM di Milano Ilda Boccassini nel decimo anniversario della sua morte – Bocciato come consigliere istruttore. Bocciato come procuratore di Palermo. Bocciato come candidato al CSM e sarebbe stato bocciato anche come procuratore nazionale antimafia, se non fosse stato ucciso. […] Eppure […] ogni anno si celebra l'esistenza di Giovanni Falcone come fosse stata premiata da pubblici riconoscimenti o apprezzata nella sua eccellenza. Non c'è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità." Sono parole, direi, ardenti che dovrebbero rinverdire nel cuore e nella mente di ciascuno di noi ogni momento, perché è importante ricordare, come afferma Saviano a ragione, che cosa è stato fatto contro un talento, un fuoriclasse, soprattutto nei momenti più difficili, quando si ha la sensazione di non potercela fare, quando si ha la sensazione che vanno avanti sempre i peggiori, quando si ha paura di andare avanti per il timore di essere travolti dalle "maldicenze". In questi momenti difficili entra in gioco la "memoria" di questi grandi uomini, Falcone, Borsellino, uomini che nonostante le sconfitte, i tradimenti non hanno mai smesso di credere nella "forza del diritto". Il sogno di un'Italia diversa era l'energia che li faceva sentire vivi. Falcone e Borsellino adoravano vivere, volevano vivere, assaporare i piaceri normali della vita, la famiglia, l'amore, l'amicizia, il bel sole della loro terra, lo stupirsi davanti allo scenario della loro bella isola. Essi sapevano però che si può essere felici solo se possono esserlo anche gli altri e che il diritto è l'unica premessa, l'unica via per la felicità.
Agata Pinnelli