Le lettere di Agata Pinnelli
L’Istruzione che diventa passione
Educazione, cultura, entusiasmo della scoperta siano l'anima valoriale
domenica 4 ottobre 2015
22.09
« Sogno di poter essere un personaggio influente nella vita politica pakistana, un giorno… Sono convinta di dover completare la mia Istruzione per prepararmi alla lotta che dovrò sicuramente combattere contro l'ignoranza e il terrorismo. Al presidente Obama ho detto che invece di sradicare il terrorismo con la guerra, avrebbe dovuto cercare di farlo con la forza dell'Istruzione … Secondo mio padre non c'è niente di più importante della conoscenza e della parola … Il giorno del sedicesimo compleanno ero a New York per parlare alle Nazioni Unite. Per me è stato terribilmente emozionante rivolgermi a una platea dove tanti leader mondiali hanno parlato prima di me. Davanti ai miei occhi non c'erano solo quattrocento persone, io ne vedevo milioni. Non avevo scritto il mio discorso pensando ai delegati delle Nazioni Unite, l'avevo preparato, pensando di rivolgermi a chiunque nel mondo possa fare la differenza. Volevo raggiungere tutte le persone che vivono in povertà, i bambini che sono obbligati a lavorare, a quelli che soffrono a causa del terrorismo o per la mancanza d'Istruzione. Nel profondo del mio cuore speravo di parlare ad ogni bambino e bambina che ascoltandomi possa trovare il coraggio di alzarsi per far valere i propri diritti. Chiesi ai leader del mondo di dare un'Istruzione gratuita a tutti i bambini del mondo. Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne – dissi – sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. Solo dalla mia patria arrivarono voci che mi accusavano di aver parlato solo per un'adolescenziale sete di gloria, dimenticando le radici della mia storia, della mia anima, contenta alla fine di aver ottenuto una vita di lusso all'estero … Io voglio apprendere ed essere addestrata bene nell'uso delle armi della conoscenza perché solo allora potrò battermi in modo davvero efficace per la mia causa. Allah, il mio Dio, mi ha conferito grandi responsabilità. La Pace in ogni casa, in ogni strada, in ogni villaggio, in ogni nazione: questo è il mio sogno. L'Istruzione per ogni bambino e bambina del mondo. Sedermi a scuola a leggere libri insieme alle mie amiche è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio. Io sono Malala. Il mio mondo è cambiato, ma io no».
Chi è Malala? Malala Yousafzai, Valle dello Swat, Pakistan 9/10/2012.
La scuola è finita, è sul vecchio bus con le sue amiche che la riporta a casa, quando all'improvviso viene colpita in pieno volto da un proiettile, lasciandola in fin di vita. Ha appena 15 anni, ma per i talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin dall'età di 11 anni il suo desiderio di leggere e studiare. Grave colpa, per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa è l'inizio di un viaggio straordinario dalla remota Valle dello Swat in cui è nata fino all'assemblea delle Nazioni Unite. Oggi è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere. Nel 2014 è diventata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace. La sua voce è un inno alla tolleranza e al diritto all'educazione. Le parole di Malala sono il modo più bello e appassionato per augurare a tutti gli studenti un felice e sentito ritorno tra i banchi, perché esprimono come l'educazione, la cultura, l'entusiasmo della scoperta siano l'anima valoriale di ogni individuo e di una società. Pertanto la scuola è lo spazio privilegiato ed aperto a tutti per fecondare e sviluppare le intelligenze, le passioni, i sogni dei giovani, secondo le proprie peculiarità, indispensabili a costruire la propria identità di cittadino, di uomo, di lavoratore pronto ad entrare nella competizione della vita, dove ogni giorno si è esaminati conseguendo quella promozione necessaria a se stessi e alla società per progredire ed essere felici.
Malala sin da bambina ha capito che la vita dello studente è un'esperienza straordinaria, un'opportunità irripetibile, un dono e un diritto insieme, da desiderare ardentemente e da confermare quotidianamente con gli occhi che brillano, si stupiscono davanti al segreto eterno dell'uomo che crea Bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla, a capire in che modo ci si può giocare la propria vita, vagliando il ventaglio delle possibilità e dei talenti che proliferano in ciascun ragazzo senza distinzione di genere e che aspettano di mettersi in moto. Lo studio appassionato ci rende consapevoli del fatto che la propria vita è una vita unica, grande e irripetibile, da spendere nella quotidianità per la costruzione del Bene comune, senza accontentarsi di consumare piccoli piaceri "reali o virtuali" appiattiti nel presente e in una soddisfazione momentanea che subito dopo annoia. A scuola ci si impara a vivere di sogni progettuali, che si possono realizzare con lo studio, la pazienza, la costanza e la determinazione. L'Istruzione fatta di impegno, fantasia, conoscenze, confronti leali e competitivi, è l'unica carta su cui scommettere per poter esprimere le potenzialità e avanzare con i propri meriti nella scala sociale.
Oggi il mondo più che mai si divide tra chi sa e chi non sa; per eliminare questa dicotomia dolorosa, nella nuova scuola aperta al mondo del lavoro, capace di valutare e valutarsi, tutti devono ricevere l'attenzione necessaria, con una metafora, "essere posti sull'altare", per far sì che nella diversità ciascuno consegua quelle "competenze morbidi e trasversali" utili al nuovo modo di essere cittadini, come afferma il ministro dell'Istruzione Giannini, fortificando insieme la fiducia in se stessi, il coraggio delle scelte e il superamento delle paure, perché la compagna di viaggio del percorso scolastico non è la solitudine ma il vivere incontri indimenticabili con docenti, amici, libri e realtà esterne che daranno risposte alle curiosità e alle varie situazioni di vita a cui ci si può trovare di fronte. Questa è l'Italia di Montessori, di Don Bosco, di Don Milani che hanno creduto nelle potenzialità dei ragazzi diversamente abili e di quelli che la società mette da parte. "La differenza fra il mio figliolo e il suo non è nella quantità né nella qualità del tesoro chiuso dentro la mente e il cuore, ma nella Parola" - era solito affermare Don Milani.
La cultura è un moltiplicatore di sviluppo, alimenta la fede nel futuro, il desiderio di osare nuovi orizzonti, di andare sempre più in là, che ci trasforma in agenti di cambiamento per far risplendere un'umanità più libera, più giusta, più rispettosa, in una parola più umana. Infatti i ragazzi sono i venti che proprio nel dinamismo tipico del loro DNA possono lasciare in ogni direzione i semi che fecondano la Bellezza della Vita, quali la legalità, la cultura dei diritti e dei doveri costituzionali, della cooperazione, del rispetto della dignità della persona, se si crea un'alleanza di fiducia tra genitori, insegnanti, studenti e poteri pubblici, evitando loro di diventare perdenti in partenza nell'inseguire la cultura della sopraffazione, della violenza e della deturpazione egoistica. Solo così la scuola può diventare uno spazio di inclusione e di eccellenza insieme, dove domina la "ricerca e l'etica del volto", un volto da contemplare, da amare, da scoprire con la sua irripetibile individualità, la sua forza vitale, la sua esplosiva ricchezza, con lo splendore dell'agire e con la felicità che cresce. Ma non solo il volto di studenti italiani, ma anche stranieri, una grande risorsa per il nostro paese che ha bisogno continuamente di giovani energie ed intelligenze. L'afflusso inarrestabile dei tanti che approdano ai nostri lidi ci costringono a guardare i loro volti con la propria storia, dramma e la voglia di poter costruirsi un futuro migliore con una efficace integrazione nel nostro apparato di storia, leggi, civiltà, coniugata con sapienza alle culture di provenienza.
"Il mondo della cultura – afferma Giorgio Napolitano – va liberato dalla sua cecità nel senso che non si ha ancora una forte consapevolezza del peso che uno straordinario patrimonio culturale, come quello che abbiamo, possa esercitare sull'avvenire del nostro paese e dei nostri giovani. Essa è parte integrante del nostro stare nel mondo con il profilo e il prestigio ereditatoci dalle generazioni che ci hanno preceduto, specialmente nei secoli d'oro. Ai giovani talenti che rappresentano l'Italia del domani, che stanno costruendo ora il futuro, vorrei dire: fate valere la vostra insoddisfazione e le vostre esigenze, fatele valere con il massimo sforzo di razionalità e di responsabilità. Solo così potremo promuovere la cultura e portare il paese fuori dalla crisi".
A queste parole accorate del nostro presidente emerito Giorgio Napolitano io aggiungo che non deve mai mancare la voglia di studiare perché senza di quella si può essere i più analogici e digitali del mondo, ma si resta sempre una testa vuota, perché la voglia di studiare negli scaffali dei negozi non è arrivata e mai arriverà, rimarrà solo e soltanto una prerogativa personale che bisogna alimentare con il senso del dovere, con gli sforzi, la fatica e soprattutto con la passione. Ciò soltanto ciascuno di noi lo può fare, ora nella scuola istituzionale, domani nella scuola della vita. A cent'anni della Grande Guerra 1915/18 appare più chiaro e più forte il valore inestimabile dell'aver costruito un'Europa unita con il ricordo indelebile delle sofferenze della guerra in trincea, della durezza e spesso insensatezza dei sanguinosi combattimenti lungo le cime delle nostre frontiere, i sacrifici delle famiglie dei combattenti delle classi più povere, la strage di milioni di vite umane. Tale ricordo non servì a preservarci da una tragedia ancora più devastante il secondo conflitto, ci salvò tutti nel nostro continente lo scegliere e il percorrere a partire dal 1950 la strada dell'integrazione e dell'unità dell'Europa nella pace e nella sempre più ricca affermazione dei principi del pluralismo politico, culturale, religioso e dei diritti umani civili e sociali. È questo il patrimonio di civiltà e di ideali che le nuove generazioni tra i banchi di scuola devono appropriarsi, difenderlo appassionatamente dall'ondata di chiusure, nazionalismi, fanatismi, terrore, che ci rendono perdenti.
La pace è un valore nel cuore di tutti; costruirla nella giustizia è un dovere e un impegno a cui non ci si può sottrarre sia nella scuola istituzionale sia nella scuola della vita, per costruire una società credibile, capace di gestire la complessità odierna a misura d'uomo.
Buon Anno Scolastico!
Non lasciate fuori dal cancello della scuola la passione …
Agata Pinnelli.
Chi è Malala? Malala Yousafzai, Valle dello Swat, Pakistan 9/10/2012.
La scuola è finita, è sul vecchio bus con le sue amiche che la riporta a casa, quando all'improvviso viene colpita in pieno volto da un proiettile, lasciandola in fin di vita. Ha appena 15 anni, ma per i talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin dall'età di 11 anni il suo desiderio di leggere e studiare. Grave colpa, per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa è l'inizio di un viaggio straordinario dalla remota Valle dello Swat in cui è nata fino all'assemblea delle Nazioni Unite. Oggi è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere. Nel 2014 è diventata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace. La sua voce è un inno alla tolleranza e al diritto all'educazione. Le parole di Malala sono il modo più bello e appassionato per augurare a tutti gli studenti un felice e sentito ritorno tra i banchi, perché esprimono come l'educazione, la cultura, l'entusiasmo della scoperta siano l'anima valoriale di ogni individuo e di una società. Pertanto la scuola è lo spazio privilegiato ed aperto a tutti per fecondare e sviluppare le intelligenze, le passioni, i sogni dei giovani, secondo le proprie peculiarità, indispensabili a costruire la propria identità di cittadino, di uomo, di lavoratore pronto ad entrare nella competizione della vita, dove ogni giorno si è esaminati conseguendo quella promozione necessaria a se stessi e alla società per progredire ed essere felici.
Malala sin da bambina ha capito che la vita dello studente è un'esperienza straordinaria, un'opportunità irripetibile, un dono e un diritto insieme, da desiderare ardentemente e da confermare quotidianamente con gli occhi che brillano, si stupiscono davanti al segreto eterno dell'uomo che crea Bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla, a capire in che modo ci si può giocare la propria vita, vagliando il ventaglio delle possibilità e dei talenti che proliferano in ciascun ragazzo senza distinzione di genere e che aspettano di mettersi in moto. Lo studio appassionato ci rende consapevoli del fatto che la propria vita è una vita unica, grande e irripetibile, da spendere nella quotidianità per la costruzione del Bene comune, senza accontentarsi di consumare piccoli piaceri "reali o virtuali" appiattiti nel presente e in una soddisfazione momentanea che subito dopo annoia. A scuola ci si impara a vivere di sogni progettuali, che si possono realizzare con lo studio, la pazienza, la costanza e la determinazione. L'Istruzione fatta di impegno, fantasia, conoscenze, confronti leali e competitivi, è l'unica carta su cui scommettere per poter esprimere le potenzialità e avanzare con i propri meriti nella scala sociale.
Oggi il mondo più che mai si divide tra chi sa e chi non sa; per eliminare questa dicotomia dolorosa, nella nuova scuola aperta al mondo del lavoro, capace di valutare e valutarsi, tutti devono ricevere l'attenzione necessaria, con una metafora, "essere posti sull'altare", per far sì che nella diversità ciascuno consegua quelle "competenze morbidi e trasversali" utili al nuovo modo di essere cittadini, come afferma il ministro dell'Istruzione Giannini, fortificando insieme la fiducia in se stessi, il coraggio delle scelte e il superamento delle paure, perché la compagna di viaggio del percorso scolastico non è la solitudine ma il vivere incontri indimenticabili con docenti, amici, libri e realtà esterne che daranno risposte alle curiosità e alle varie situazioni di vita a cui ci si può trovare di fronte. Questa è l'Italia di Montessori, di Don Bosco, di Don Milani che hanno creduto nelle potenzialità dei ragazzi diversamente abili e di quelli che la società mette da parte. "La differenza fra il mio figliolo e il suo non è nella quantità né nella qualità del tesoro chiuso dentro la mente e il cuore, ma nella Parola" - era solito affermare Don Milani.
La cultura è un moltiplicatore di sviluppo, alimenta la fede nel futuro, il desiderio di osare nuovi orizzonti, di andare sempre più in là, che ci trasforma in agenti di cambiamento per far risplendere un'umanità più libera, più giusta, più rispettosa, in una parola più umana. Infatti i ragazzi sono i venti che proprio nel dinamismo tipico del loro DNA possono lasciare in ogni direzione i semi che fecondano la Bellezza della Vita, quali la legalità, la cultura dei diritti e dei doveri costituzionali, della cooperazione, del rispetto della dignità della persona, se si crea un'alleanza di fiducia tra genitori, insegnanti, studenti e poteri pubblici, evitando loro di diventare perdenti in partenza nell'inseguire la cultura della sopraffazione, della violenza e della deturpazione egoistica. Solo così la scuola può diventare uno spazio di inclusione e di eccellenza insieme, dove domina la "ricerca e l'etica del volto", un volto da contemplare, da amare, da scoprire con la sua irripetibile individualità, la sua forza vitale, la sua esplosiva ricchezza, con lo splendore dell'agire e con la felicità che cresce. Ma non solo il volto di studenti italiani, ma anche stranieri, una grande risorsa per il nostro paese che ha bisogno continuamente di giovani energie ed intelligenze. L'afflusso inarrestabile dei tanti che approdano ai nostri lidi ci costringono a guardare i loro volti con la propria storia, dramma e la voglia di poter costruirsi un futuro migliore con una efficace integrazione nel nostro apparato di storia, leggi, civiltà, coniugata con sapienza alle culture di provenienza.
"Il mondo della cultura – afferma Giorgio Napolitano – va liberato dalla sua cecità nel senso che non si ha ancora una forte consapevolezza del peso che uno straordinario patrimonio culturale, come quello che abbiamo, possa esercitare sull'avvenire del nostro paese e dei nostri giovani. Essa è parte integrante del nostro stare nel mondo con il profilo e il prestigio ereditatoci dalle generazioni che ci hanno preceduto, specialmente nei secoli d'oro. Ai giovani talenti che rappresentano l'Italia del domani, che stanno costruendo ora il futuro, vorrei dire: fate valere la vostra insoddisfazione e le vostre esigenze, fatele valere con il massimo sforzo di razionalità e di responsabilità. Solo così potremo promuovere la cultura e portare il paese fuori dalla crisi".
A queste parole accorate del nostro presidente emerito Giorgio Napolitano io aggiungo che non deve mai mancare la voglia di studiare perché senza di quella si può essere i più analogici e digitali del mondo, ma si resta sempre una testa vuota, perché la voglia di studiare negli scaffali dei negozi non è arrivata e mai arriverà, rimarrà solo e soltanto una prerogativa personale che bisogna alimentare con il senso del dovere, con gli sforzi, la fatica e soprattutto con la passione. Ciò soltanto ciascuno di noi lo può fare, ora nella scuola istituzionale, domani nella scuola della vita. A cent'anni della Grande Guerra 1915/18 appare più chiaro e più forte il valore inestimabile dell'aver costruito un'Europa unita con il ricordo indelebile delle sofferenze della guerra in trincea, della durezza e spesso insensatezza dei sanguinosi combattimenti lungo le cime delle nostre frontiere, i sacrifici delle famiglie dei combattenti delle classi più povere, la strage di milioni di vite umane. Tale ricordo non servì a preservarci da una tragedia ancora più devastante il secondo conflitto, ci salvò tutti nel nostro continente lo scegliere e il percorrere a partire dal 1950 la strada dell'integrazione e dell'unità dell'Europa nella pace e nella sempre più ricca affermazione dei principi del pluralismo politico, culturale, religioso e dei diritti umani civili e sociali. È questo il patrimonio di civiltà e di ideali che le nuove generazioni tra i banchi di scuola devono appropriarsi, difenderlo appassionatamente dall'ondata di chiusure, nazionalismi, fanatismi, terrore, che ci rendono perdenti.
La pace è un valore nel cuore di tutti; costruirla nella giustizia è un dovere e un impegno a cui non ci si può sottrarre sia nella scuola istituzionale sia nella scuola della vita, per costruire una società credibile, capace di gestire la complessità odierna a misura d'uomo.
Buon Anno Scolastico!
Non lasciate fuori dal cancello della scuola la passione …
Agata Pinnelli.