Le lettere di Agata Pinnelli
Natale: festa dell’incontro di Dio con l’uomo
Lasciamoci abbracciare dalla tenerezza di Dio
giovedì 24 dicembre 2015
21.55
Natale: festa dell'incontro di Dio con l'uomo di Giovanni Minerva
NATALE!...Una luce si leva per il giusto, una grande gioia fuga le angosce e le tristezze dei miseri, perché Dio vuol incontrarsi con l'umanità sofferente, imbandendo la sua mensa d'amore, di cui ciascuno ha bisogno, l'amore per vivere. Bisogno, magari, di un solo semplice sorriso in questo mondo angustiato. E nessuno ne ha più bisogno di chi non è capace di darne agli altri. Bisogno di pace, la pace di Cristo, volto della misericordia di Dio, con cui si apre il Vangelo alla parola: "NATALE!". E, di anno in anno, si rinnova il mistero che la storia, nella pienezza dei tempi, ha firmato il 25 dicembre di oltre duemila anni fa a Betlemme, piccola città della Palestina, a 9 km a sud di Gerusalemme. Natale della storia!... Natale dell'anima!...
Nel gennaio dell'anno 9 a.C. era stata inaugurata a Roma l'Ara Pacis e l'anno seguente era stato chiuso il tempio di Giano che simboleggiava il periodo della guerra; l'impero romano viveva, finalmente, i suoi giorni di pace. Cesare Augusto Ottaviano, l'artefice della pacificazione universale del tempo, aveva raggiunto il massimo della sua grandezza e della sua gloria, acclamato come "l'astro che sorge sul mondo", come "Nuovo Giove", "Giove salvatore". E, per conoscere l'effettiva situazione di tutto il mondo di allora sottomesso a Roma, l'imperatore proclamò un editto, quello del censimento, con cui si stabiliva che i sudditi dovevano dichiarare, nei paesi di origine, ciò che riguardava la propria persona, il domicilio e i propri beni. L'editto riguardava anche la Palestina e, quindi, Maria e Giuseppe, che si sottomisero alla legge di Roma, scorgendo in essa la voce di Dio stesso che li invitava a portarsi a Betlemme, patria dei loro antenati (appartenevano alla stirpe di Davide) e luogo predetto dal profeta Michea per la nascita del Messia.La storia, però, non basta a capire il grande mistero del Natale.
Cristo, sole di giustizia, apparso all'orizzonte dell'umanità, si inserisce nella storia quotidiana del cuore dell'uomo per un richiamo alla conversione totale, per un vero cambiamento della coscienza del singolo e del mondo intero. A Natale la terra e il cielo s'incontrano, e Cristo, pur essendo eterno perché Dio, entra a far parte del tempo, divenendo compagno di strada e fratello degli uomini, capace di parlare ancora ai nostri contemporanei. È profeta della libertà, testimone di un amore contagioso perenne che parte da Betlemme e, attraverso la morte e resurrezione, percorre tutte le strade del mondo, quale icona luminosa del volto paterno di Dio. Vicino all'umanità sofferente, agli umili, ai semplici, ai saggi, agli spiriti liberi, cioè, disponibili e aperti alla verità, ai poveri, a coloro che non sono ingombrati né dai loro beni né da se stessi, il Cristo del Natale offre ancor oggi un Natale pieno di Dio agli uomini disorientati, volendo inaugurare una nuova stagione d'amore. L'annuncio del rinnovamento del mondo, iniziato con la nascita di Gesù, se sembra contraddetto dalle guerre, gli egoismi, la violenza a tutti i livelli, la mancanza di rispetto della dignità della persona, lascia intravedere il frutto della speranza di un avvenire migliore, perché il mondo è stanco del male e auspica il riscatto. Il Natale di Dio, infatti, è più grande del cuore dell'uomo, perché si china su ogni creatura: offre speranza che colma lo scoraggiamento; pace che è sollievo nell'agitazione; luce che è più forte delle tenebre della nostra incomprensione senza fine; bontà che scioglie ogni cuore di pietra; consolazione nella sofferenza del mondo; potenza che dà forza nella fatica; fedeltà che colma i vuoti d'amore e amicizia.
Il nostro augurio?
I governanti e l'intera comunità internazionale offrano un contributo responsabile e fattivo per una soluzione negoziata delle divergenze che oppongono tra di loro le parti in conflitto, e si adoperino con pazienza a costruire una pace duratura. L'umanità intera non viva più i duri e cruenti attentati terroristici, veri atti di guerra, che, con armi micidiali e senza scrupoli, portano distruzione e morte, mirando a destabilizzare la pacifica convivenza e alienare la cultura della vita. Nel nuovo scenario del mondo, fatto di cime innevate e di amene colline, di calme valli e vaste pianure operose si allarghi il sorriso dei fanciulli e dei giovani, speranza del nostro avvenire. Nelle famiglie, con la concordia e la pace, regni la serenità di un lavoro costante e dignitoso, e il conforto di una casa accogliente. Gli anziani godano, nel rispetto da parte di tutti, la serenità del crepuscolo della loro vita vissuta nel sacrificio e nel lavoro. I poveri e i deboli siano sollevati dalle ingiustizie dei ricchi e dei potenti, gli ammalati abbiano il conforto di un sorriso e della solidarietà umana, non le incongruenze di una "mala sanità". Siano lenite le sofferenze di quanti subiscono quotidianamente violenze ingiustificate e la perdita dei propri cari. Da questo Natale, i carcerati ricevano la forza e il conforto di trasformare le sbarre in esperienza di libertà, ricca della serenità di spirito, unita alla capacità di trasformare i loro cuori.La nostra città riscriva da protagonista la sua storia gloriosa di un tempo, non più appoggiandosi alle stampelle del proprio egoismo ed individualismo, all'opaco mestiere di vivere, alla tattica. A tanti di noi che siamo rimasti indietro, ammalati di "retrovia", sia donata la gioia di preferire il Natale di Betlemme, molto diverso del nostro, tante volte lussuoso, lirico, celebrativo, a volte troppo timido per poter intrecciare rapporti autenticamente umani, intensamente operosi e collaborativi.
Canosa si proietti, insomma, verso un avvenire carico di impegni e ricco di realizzazioni, grazie, anche e soprattutto, alla saggezza di oculati amministratori della "cosa pubblica", e della fraterna e pacifica concordia di tutti i cittadini, senza invidie e gelosie, cercando di vivere in una dimensione di vita che, per essere vera, deve essere dono. Utopia? Non ci pare! E' ottimismo cristiano!
Con questi pensieri e sentimenti vogliamo allargare il nostro abbraccio di pace e di augurio alla nostra diletta città e ai suoi abitanti, alle autorità religiose, civili e militari, a tutte le nostre famiglie, ai bambini, ai giovani, agli anziani, ai delusi della vita, agli ammalati, ai disoccupati, al mondo del lavoro, della cultura e dell'arte.
A TUTTI, BUON NATALE!...
NATALE!...Una luce si leva per il giusto, una grande gioia fuga le angosce e le tristezze dei miseri, perché Dio vuol incontrarsi con l'umanità sofferente, imbandendo la sua mensa d'amore, di cui ciascuno ha bisogno, l'amore per vivere. Bisogno, magari, di un solo semplice sorriso in questo mondo angustiato. E nessuno ne ha più bisogno di chi non è capace di darne agli altri. Bisogno di pace, la pace di Cristo, volto della misericordia di Dio, con cui si apre il Vangelo alla parola: "NATALE!". E, di anno in anno, si rinnova il mistero che la storia, nella pienezza dei tempi, ha firmato il 25 dicembre di oltre duemila anni fa a Betlemme, piccola città della Palestina, a 9 km a sud di Gerusalemme. Natale della storia!... Natale dell'anima!...
Nel gennaio dell'anno 9 a.C. era stata inaugurata a Roma l'Ara Pacis e l'anno seguente era stato chiuso il tempio di Giano che simboleggiava il periodo della guerra; l'impero romano viveva, finalmente, i suoi giorni di pace. Cesare Augusto Ottaviano, l'artefice della pacificazione universale del tempo, aveva raggiunto il massimo della sua grandezza e della sua gloria, acclamato come "l'astro che sorge sul mondo", come "Nuovo Giove", "Giove salvatore". E, per conoscere l'effettiva situazione di tutto il mondo di allora sottomesso a Roma, l'imperatore proclamò un editto, quello del censimento, con cui si stabiliva che i sudditi dovevano dichiarare, nei paesi di origine, ciò che riguardava la propria persona, il domicilio e i propri beni. L'editto riguardava anche la Palestina e, quindi, Maria e Giuseppe, che si sottomisero alla legge di Roma, scorgendo in essa la voce di Dio stesso che li invitava a portarsi a Betlemme, patria dei loro antenati (appartenevano alla stirpe di Davide) e luogo predetto dal profeta Michea per la nascita del Messia.La storia, però, non basta a capire il grande mistero del Natale.
Cristo, sole di giustizia, apparso all'orizzonte dell'umanità, si inserisce nella storia quotidiana del cuore dell'uomo per un richiamo alla conversione totale, per un vero cambiamento della coscienza del singolo e del mondo intero. A Natale la terra e il cielo s'incontrano, e Cristo, pur essendo eterno perché Dio, entra a far parte del tempo, divenendo compagno di strada e fratello degli uomini, capace di parlare ancora ai nostri contemporanei. È profeta della libertà, testimone di un amore contagioso perenne che parte da Betlemme e, attraverso la morte e resurrezione, percorre tutte le strade del mondo, quale icona luminosa del volto paterno di Dio. Vicino all'umanità sofferente, agli umili, ai semplici, ai saggi, agli spiriti liberi, cioè, disponibili e aperti alla verità, ai poveri, a coloro che non sono ingombrati né dai loro beni né da se stessi, il Cristo del Natale offre ancor oggi un Natale pieno di Dio agli uomini disorientati, volendo inaugurare una nuova stagione d'amore. L'annuncio del rinnovamento del mondo, iniziato con la nascita di Gesù, se sembra contraddetto dalle guerre, gli egoismi, la violenza a tutti i livelli, la mancanza di rispetto della dignità della persona, lascia intravedere il frutto della speranza di un avvenire migliore, perché il mondo è stanco del male e auspica il riscatto. Il Natale di Dio, infatti, è più grande del cuore dell'uomo, perché si china su ogni creatura: offre speranza che colma lo scoraggiamento; pace che è sollievo nell'agitazione; luce che è più forte delle tenebre della nostra incomprensione senza fine; bontà che scioglie ogni cuore di pietra; consolazione nella sofferenza del mondo; potenza che dà forza nella fatica; fedeltà che colma i vuoti d'amore e amicizia.
Il nostro augurio?
I governanti e l'intera comunità internazionale offrano un contributo responsabile e fattivo per una soluzione negoziata delle divergenze che oppongono tra di loro le parti in conflitto, e si adoperino con pazienza a costruire una pace duratura. L'umanità intera non viva più i duri e cruenti attentati terroristici, veri atti di guerra, che, con armi micidiali e senza scrupoli, portano distruzione e morte, mirando a destabilizzare la pacifica convivenza e alienare la cultura della vita. Nel nuovo scenario del mondo, fatto di cime innevate e di amene colline, di calme valli e vaste pianure operose si allarghi il sorriso dei fanciulli e dei giovani, speranza del nostro avvenire. Nelle famiglie, con la concordia e la pace, regni la serenità di un lavoro costante e dignitoso, e il conforto di una casa accogliente. Gli anziani godano, nel rispetto da parte di tutti, la serenità del crepuscolo della loro vita vissuta nel sacrificio e nel lavoro. I poveri e i deboli siano sollevati dalle ingiustizie dei ricchi e dei potenti, gli ammalati abbiano il conforto di un sorriso e della solidarietà umana, non le incongruenze di una "mala sanità". Siano lenite le sofferenze di quanti subiscono quotidianamente violenze ingiustificate e la perdita dei propri cari. Da questo Natale, i carcerati ricevano la forza e il conforto di trasformare le sbarre in esperienza di libertà, ricca della serenità di spirito, unita alla capacità di trasformare i loro cuori.La nostra città riscriva da protagonista la sua storia gloriosa di un tempo, non più appoggiandosi alle stampelle del proprio egoismo ed individualismo, all'opaco mestiere di vivere, alla tattica. A tanti di noi che siamo rimasti indietro, ammalati di "retrovia", sia donata la gioia di preferire il Natale di Betlemme, molto diverso del nostro, tante volte lussuoso, lirico, celebrativo, a volte troppo timido per poter intrecciare rapporti autenticamente umani, intensamente operosi e collaborativi.
Canosa si proietti, insomma, verso un avvenire carico di impegni e ricco di realizzazioni, grazie, anche e soprattutto, alla saggezza di oculati amministratori della "cosa pubblica", e della fraterna e pacifica concordia di tutti i cittadini, senza invidie e gelosie, cercando di vivere in una dimensione di vita che, per essere vera, deve essere dono. Utopia? Non ci pare! E' ottimismo cristiano!
Con questi pensieri e sentimenti vogliamo allargare il nostro abbraccio di pace e di augurio alla nostra diletta città e ai suoi abitanti, alle autorità religiose, civili e militari, a tutte le nostre famiglie, ai bambini, ai giovani, agli anziani, ai delusi della vita, agli ammalati, ai disoccupati, al mondo del lavoro, della cultura e dell'arte.
A TUTTI, BUON NATALE!...