Le lettere di Agata Pinnelli
Padre A. M. Losito: Testimone della paternità di Dio
L’amore, via di misericordia
martedì 15 dicembre 2015
22.32
Padre A. M. Losito: Testimone della paternità di Dio di Giovanni Minerva
La città di Canosa di Puglia(BT), il 16 dicembre di ogni anno, con gioia e orgoglio, celebra la data genetliaca di uno dei suoi figli migliori: il Venerabile P. Antonio Losito (16 dicembre 1838 – 17 luglio 1917), missionario Redentorista dell'Ordine di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. La sua memoria è in benedizione. Papi (Pio X, Benedetto XV), Cardinali, Vescovi, confratelli religiosi, sacerdoti, laici, concittadini, che ebbero la grazia di essere a contatto con lui a vario titolo, lo apprezzarono, durante la sua vita terrena, per il prezioso servizio ministeriale prestato con fede, dignità, abnegazione. E la sua santa memoria è ancora viva oggi tra noi, suoi concittadini del XXI secolo, che lo veneriamo attraverso gli scritti, le opere lasciateci in eredità, il retaggio di una vita ricca di virtù eroiche, riconosciute ufficialmente dalla Chiesa, dichiarandolo Venerabile. Ed in questo Anno Giubilare Straordinario, voluto da Papa Francesco, non potevamo dimenticare la santa figura di Padre Antonio, autentico testimone della misericordia di Dio. E, in quanto testimone della misericordia di Dio, l'esistenza del Venerabile Losito ha assunto i tratti di quella di Gesù Cristo. Il Losito è stato un uomo che ha seguito le sue tracce, ha assunto le caratteristiche di Cristo, gli è divenuto somigliante, sempre pronto a rispondere alle altrui necessità, non cercando mai azioni spettacolari. Ciò che gli importava era il dono di se stesso, il grado di amore che metteva in ogni suo gesto, pronto a farsi carico personalmente di tutti i fallimenti degli sfiduciati, condividendo veramente le lacrime dei sofferenti e offrendo appoggio sicuro per i derelitti. Uno dei tanti aspetti, uno dei tratti che ci fa vedere questa affinità tra il Venerabile Losito e Cristo fino a diventare somiglianza è la paternità. Quante volte, infatti, dalla gente egli veniva chiamato: "Padre Santo!"
In realtà, nei vangeli non si usa questa parola ("Paternità") a proposito di Gesù, ma essa è implicitamente inserita nei tanti racconti in cui si vede come il Signore abbia saputo incontrare, accogliere, ascoltare, prendersi cura di innumerevoli uomini e donne, tanto da essere egli stesso sempre cercato e amato, quasi inseguito da molta gente, proprio come è accaduto a P. Antonio nei luoghi del suo ministero, specialmente a Canosa. Davvero Gesù è stato padre di tante persone, davvero le sue mani e il suo cuore hanno accolto e consolato, aiutato a riprendere il cammino e a ritrovare la direzione dell'esistenza. Quante persone ammalate ha incontrato Gesù, quanti peccatori aiutati a ricominciare, quante donne aiutate a trovare il proprio posto e la propria dignità! Molte di quelle scene evangeliche si sono ripetute nel corso del ministero sacerdotale di P. Losito, formatosi alla scuola di sant'Alfonso, maestro di pietà e misericordia. Del nostro Venerabile, tra i tanti, vogliamo ricordare alcuni momenti ricchi di paterna sollecitudine offerti durante il prezioso ed efficace apostolato missionario. Note, queste, tratte dalle opere "Servo di Dio P. Antonio Losito Redentorista", 1983, e "Antonio Maria Losito Redentorista", Editrice Vicepostulazione, 2000, i cui autori, Padre Salvatore Brugnano, C. SS. R., e Don Mario Porro, ringrazio per avermi consentito di consultare i loro scritti.
Nel suo lungo periodo vissuto a Canosa (1867 – 1887) a motivo dell'ondata anticlericale contro gli Ordini religiosi, trascorse una vita fatta di preghiera e di atti nobilissimi di carità cristiana che lo rivelarono ai canosini in vivida luce. La gente accorreva nella zona della chiesa della Madonna di Costantinopoli, dove abitava una casa di sua proprietà, per confessare i propri peccati, per chiedere consigli, per sciogliere le liti. Egli era solito distribuire biancheria e cibo (che rifiutava per sé) a famiglie bisognose per mezzo di un certo Biagio, un contadino che lo accompagnava sempre. I parenti si lamentavano della sua carità verso i bisognosi, perché non poche volte erano costretti a rifargli la biancheria. Fatti di squisita carità confermarono il senso di venerazione che egli riscuoteva in Canosa. Una volta diede l'unico pane che aveva in casa a un povero e al ritorno trovò la casa piena di pani caldi, secondo la testimonianza del Canonico Don Antonio Luisi di Canosa.
Un giorno, mentre passeggiava verso il cimitero, incontrò un povero, cencioso e malandato, che gli chiese aiuto. Immediatamente si ritirò in disparte in una cappellina del cimitero, si tolse la camicia e aiutò, così, la povertà di quell'infelice. Dai ricordi di lui, scritti dai nipoti, traiamo questo grazioso episodio. La provvista di pane, che si conservava in una cassapanca, era limitata a due pagnotte, che in breve, per le ripetute richieste dei nipoti fatte alla suocera del fratello di P. Antonio, si ridusse ad una pagnotta e mezza. Verso l'imbrunire un povero uomo bussò alla porta e chiese a P. Antonio qualche cosa per i suoi figli digiuni. Con aria circospetta e misteriosa – forse per non essere notato dai suoi parenti – il Servo di Dio prese la pagnotta intera e la dette al contadino, che se la mise sotto il cappotto. P. Losito, per distrarre i nipoti da ulteriori richieste, o per non far scoprire la scomparsa della pagnotta intera, li intrattenne opportunamente sulla vita di alcuni santi, ricordando specialmente le loro privazioni e i loro sacrifici per il bene del prossimo. Alla loro nonna, intanto, chiesero del pane. La buona vecchietta, non trovando altro che una sola mezza pagnotta, perdette l'abituale sua bontà e rimproverò aspramente i ragazzi per la scomparsa del pane. Intervenne subito P. Antonio, tentando di giustificare la riduzione del pane con una possibile dimenticanza del quantitativo originale, o per le ripetute richieste dei piccoli: finì, però, con il confessare quello che aveva fatto. Allora la buona donna spiegò subito il suo risentimento, perché per la sera non aveva altro e non sapeva come provvedere ad un po' di pancotto, specie per lui. P. Antonio la calmò, assicurandole che per quella sera non aveva appetito e, poi, per la sua salute, preferiva restare senza cena … e andò a letto digiuno.
Durante il suo rettorato della Casa di Pagani (1907 – 1909) non esitava a dare ai poveri tutto quello che aveva; in tantissime occasioni, oltre alla propria camicia, offriva le stesse scarpe. Un giorno il fratello portinaio lo informò che era giunta una mamma bisognosa di tutto … anche di un pagliericcio per dormire. Egli abbassò gli occhi, congiunse le mani tremanti, e, aprendole in un gesto di commozione, disse di darle ciò che la donna aveva richiesto. Un altro giorno il medesimo portinaio gli parlò di un operaio senza lavoro e pane. Gli rispose: "Date, date quel che occorre!". Ad una famiglia di Canosa che era a Nocera offrì l'intero viaggio per darle la possibilità di ritornare a casa. Un giorno fece dare un pagliericcio dello Studentato ad un infermo di Pagani. Questa carità cresceva nei giorni delle solenni festività. Era solito dire che i poveri fossero trattati adeguatamente, specialmente nel mangiare che quotidianamente veniva offerto a quanti bussavano alla porta del convento. Una volta fece distribuire il poco denaro della Comunità agli elemosinanti, rimanendone completamente privo. La Provvidenza, in cui aveva sempre fiducia, gli andava incontro, specialmente nei momenti più bui e inaspettati. Un giorno, insieme ai poveri, si presentò un tramviere che già aveva ricevuto 25 lire di elemosina. Fu riconosciuto dai Padri Redentoristi che volevano mandarlo via. Padre Antonio, invece, dispose che gli fossero date almeno poche lire per l'incomodo di aver aspettato il suo turno. Non solo i poveri erano oggetto delle sue premure umane e pastorali.
Il suo ministero era rivolto anche ad accogliere i peccatori con dolcezza e carità. Profondo conoscitore dell'animo umano e delle sue debolezze, in molti accorrevano da lui per confessare i propri peccati. La sua parola e il suo consiglio erano ricercati anche da abitanti dei paesi limitrofi. Molte le conversioni che qui non presentiamo per delicatezza e perché siamo convinti che solo Dio, con la sua grazia, entra nel segreto delle coscienze. Particolare attenzione dava ai malati che desideravano una sua visita o per confessarsi o per ricevere la benedizione che egli mai rifiutava. Confortava tutti senza distinzione, con somma pazienza e carità e senza mai dare segno di fastidio. La sua ferma e fiduciosa speranza non si stancava di infonderla nelle anime a cui sempre ripeteva: "Abbiate fiducia che tutto otterrete dal Signore!". E ciò faceva non solo attraverso incontri personali, ma, quando non poteva, usava scrivere lettere di conforto che spediva con tanta circospezione servendosi di gente fidata.
Una particolare predilezione aveva il Losito, poi, per i suoi studenti redentoristi. Certo, i danni causati dalla soppressione degli Istituti religiosi furono gravissimi. Soppressione equivaleva a dispersione di persone e di spirito. Bisognava ricostruire lo spirito redentorista e le comunità disperse. Occorreva un buon formatore di spirito redentorista. La scelta cadde sul nostro Padre Antonio, che rimase in questo delicato incarico per circa vent'anni (1887 – 1907), tanto da essere ricordato come il Prefetto. Quando nel gennaio del 1898 lo Studentato fu trasferito a Pagani, gli studenti accolti da lui esclamarono: "Avevamo già un grande concetto di lui per quello che era stato raccontato. La realtà ha superato le nostre aspettative e, nel tempo, abbiamo potuto constatare di persona quale eroismo di virtù, di prudenza e di esatta osservanza animasse il nostro Prefetto". Egli si immedesimava nel dolore dei suoi studenti e cercava di alleviare le loro sofferenze, sebbene fosse lui stesso debole e sofferente. Saliva, infatti, fino al terzo piano della casa, per portare il caffè e latte o altra roba agli studenti ammalati, e rimboccava anche le coperte, con materna sollecitudine. Dai vari episodi, pur limitati e frammentati, emerge come l'amore del Venerabile Losito per gli altri, (grande bisogno di identificazione con l'umanità sofferente di Cristo) fu la forza propulsiva della sua vibrante umanità: P. Losito guardava l'uomo come immagine di Dio da amare e da riscattare da ogni dramma. Losito: sacerdote zelante, missionario redentorista fedele al carisma alfonsiano, … PADRE! …
Con questo titolo di "Padre" affettuoso e amoroso, in questo straordinario Anno Giubilare della Misericordia vogliamo invocarlo, pur essendo stato dichiarato "Venerabile" o quando nel futuro, che ci auguriamo prossimo, possa essere proclamato "Beato" e "Santo". E, mentre l'esempio di P. Losito ci invita a intraprendere e vivere il cammino della santità per compiere anche noi la missione di annunciatori del Vangelo a cui siamo chiamati, a lui affidiamo i nostri problemi e le nostre angosce, perché, affiancati dalla sua premura di Padre, nelle vicende della vita, il nostro cuore torni a vivere e a sperare.
Foto a cura di Sabino Mazzarella
La città di Canosa di Puglia(BT), il 16 dicembre di ogni anno, con gioia e orgoglio, celebra la data genetliaca di uno dei suoi figli migliori: il Venerabile P. Antonio Losito (16 dicembre 1838 – 17 luglio 1917), missionario Redentorista dell'Ordine di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. La sua memoria è in benedizione. Papi (Pio X, Benedetto XV), Cardinali, Vescovi, confratelli religiosi, sacerdoti, laici, concittadini, che ebbero la grazia di essere a contatto con lui a vario titolo, lo apprezzarono, durante la sua vita terrena, per il prezioso servizio ministeriale prestato con fede, dignità, abnegazione. E la sua santa memoria è ancora viva oggi tra noi, suoi concittadini del XXI secolo, che lo veneriamo attraverso gli scritti, le opere lasciateci in eredità, il retaggio di una vita ricca di virtù eroiche, riconosciute ufficialmente dalla Chiesa, dichiarandolo Venerabile. Ed in questo Anno Giubilare Straordinario, voluto da Papa Francesco, non potevamo dimenticare la santa figura di Padre Antonio, autentico testimone della misericordia di Dio. E, in quanto testimone della misericordia di Dio, l'esistenza del Venerabile Losito ha assunto i tratti di quella di Gesù Cristo. Il Losito è stato un uomo che ha seguito le sue tracce, ha assunto le caratteristiche di Cristo, gli è divenuto somigliante, sempre pronto a rispondere alle altrui necessità, non cercando mai azioni spettacolari. Ciò che gli importava era il dono di se stesso, il grado di amore che metteva in ogni suo gesto, pronto a farsi carico personalmente di tutti i fallimenti degli sfiduciati, condividendo veramente le lacrime dei sofferenti e offrendo appoggio sicuro per i derelitti. Uno dei tanti aspetti, uno dei tratti che ci fa vedere questa affinità tra il Venerabile Losito e Cristo fino a diventare somiglianza è la paternità. Quante volte, infatti, dalla gente egli veniva chiamato: "Padre Santo!"
In realtà, nei vangeli non si usa questa parola ("Paternità") a proposito di Gesù, ma essa è implicitamente inserita nei tanti racconti in cui si vede come il Signore abbia saputo incontrare, accogliere, ascoltare, prendersi cura di innumerevoli uomini e donne, tanto da essere egli stesso sempre cercato e amato, quasi inseguito da molta gente, proprio come è accaduto a P. Antonio nei luoghi del suo ministero, specialmente a Canosa. Davvero Gesù è stato padre di tante persone, davvero le sue mani e il suo cuore hanno accolto e consolato, aiutato a riprendere il cammino e a ritrovare la direzione dell'esistenza. Quante persone ammalate ha incontrato Gesù, quanti peccatori aiutati a ricominciare, quante donne aiutate a trovare il proprio posto e la propria dignità! Molte di quelle scene evangeliche si sono ripetute nel corso del ministero sacerdotale di P. Losito, formatosi alla scuola di sant'Alfonso, maestro di pietà e misericordia. Del nostro Venerabile, tra i tanti, vogliamo ricordare alcuni momenti ricchi di paterna sollecitudine offerti durante il prezioso ed efficace apostolato missionario. Note, queste, tratte dalle opere "Servo di Dio P. Antonio Losito Redentorista", 1983, e "Antonio Maria Losito Redentorista", Editrice Vicepostulazione, 2000, i cui autori, Padre Salvatore Brugnano, C. SS. R., e Don Mario Porro, ringrazio per avermi consentito di consultare i loro scritti.
Nel suo lungo periodo vissuto a Canosa (1867 – 1887) a motivo dell'ondata anticlericale contro gli Ordini religiosi, trascorse una vita fatta di preghiera e di atti nobilissimi di carità cristiana che lo rivelarono ai canosini in vivida luce. La gente accorreva nella zona della chiesa della Madonna di Costantinopoli, dove abitava una casa di sua proprietà, per confessare i propri peccati, per chiedere consigli, per sciogliere le liti. Egli era solito distribuire biancheria e cibo (che rifiutava per sé) a famiglie bisognose per mezzo di un certo Biagio, un contadino che lo accompagnava sempre. I parenti si lamentavano della sua carità verso i bisognosi, perché non poche volte erano costretti a rifargli la biancheria. Fatti di squisita carità confermarono il senso di venerazione che egli riscuoteva in Canosa. Una volta diede l'unico pane che aveva in casa a un povero e al ritorno trovò la casa piena di pani caldi, secondo la testimonianza del Canonico Don Antonio Luisi di Canosa.
Un giorno, mentre passeggiava verso il cimitero, incontrò un povero, cencioso e malandato, che gli chiese aiuto. Immediatamente si ritirò in disparte in una cappellina del cimitero, si tolse la camicia e aiutò, così, la povertà di quell'infelice. Dai ricordi di lui, scritti dai nipoti, traiamo questo grazioso episodio. La provvista di pane, che si conservava in una cassapanca, era limitata a due pagnotte, che in breve, per le ripetute richieste dei nipoti fatte alla suocera del fratello di P. Antonio, si ridusse ad una pagnotta e mezza. Verso l'imbrunire un povero uomo bussò alla porta e chiese a P. Antonio qualche cosa per i suoi figli digiuni. Con aria circospetta e misteriosa – forse per non essere notato dai suoi parenti – il Servo di Dio prese la pagnotta intera e la dette al contadino, che se la mise sotto il cappotto. P. Losito, per distrarre i nipoti da ulteriori richieste, o per non far scoprire la scomparsa della pagnotta intera, li intrattenne opportunamente sulla vita di alcuni santi, ricordando specialmente le loro privazioni e i loro sacrifici per il bene del prossimo. Alla loro nonna, intanto, chiesero del pane. La buona vecchietta, non trovando altro che una sola mezza pagnotta, perdette l'abituale sua bontà e rimproverò aspramente i ragazzi per la scomparsa del pane. Intervenne subito P. Antonio, tentando di giustificare la riduzione del pane con una possibile dimenticanza del quantitativo originale, o per le ripetute richieste dei piccoli: finì, però, con il confessare quello che aveva fatto. Allora la buona donna spiegò subito il suo risentimento, perché per la sera non aveva altro e non sapeva come provvedere ad un po' di pancotto, specie per lui. P. Antonio la calmò, assicurandole che per quella sera non aveva appetito e, poi, per la sua salute, preferiva restare senza cena … e andò a letto digiuno.
Durante il suo rettorato della Casa di Pagani (1907 – 1909) non esitava a dare ai poveri tutto quello che aveva; in tantissime occasioni, oltre alla propria camicia, offriva le stesse scarpe. Un giorno il fratello portinaio lo informò che era giunta una mamma bisognosa di tutto … anche di un pagliericcio per dormire. Egli abbassò gli occhi, congiunse le mani tremanti, e, aprendole in un gesto di commozione, disse di darle ciò che la donna aveva richiesto. Un altro giorno il medesimo portinaio gli parlò di un operaio senza lavoro e pane. Gli rispose: "Date, date quel che occorre!". Ad una famiglia di Canosa che era a Nocera offrì l'intero viaggio per darle la possibilità di ritornare a casa. Un giorno fece dare un pagliericcio dello Studentato ad un infermo di Pagani. Questa carità cresceva nei giorni delle solenni festività. Era solito dire che i poveri fossero trattati adeguatamente, specialmente nel mangiare che quotidianamente veniva offerto a quanti bussavano alla porta del convento. Una volta fece distribuire il poco denaro della Comunità agli elemosinanti, rimanendone completamente privo. La Provvidenza, in cui aveva sempre fiducia, gli andava incontro, specialmente nei momenti più bui e inaspettati. Un giorno, insieme ai poveri, si presentò un tramviere che già aveva ricevuto 25 lire di elemosina. Fu riconosciuto dai Padri Redentoristi che volevano mandarlo via. Padre Antonio, invece, dispose che gli fossero date almeno poche lire per l'incomodo di aver aspettato il suo turno. Non solo i poveri erano oggetto delle sue premure umane e pastorali.
Il suo ministero era rivolto anche ad accogliere i peccatori con dolcezza e carità. Profondo conoscitore dell'animo umano e delle sue debolezze, in molti accorrevano da lui per confessare i propri peccati. La sua parola e il suo consiglio erano ricercati anche da abitanti dei paesi limitrofi. Molte le conversioni che qui non presentiamo per delicatezza e perché siamo convinti che solo Dio, con la sua grazia, entra nel segreto delle coscienze. Particolare attenzione dava ai malati che desideravano una sua visita o per confessarsi o per ricevere la benedizione che egli mai rifiutava. Confortava tutti senza distinzione, con somma pazienza e carità e senza mai dare segno di fastidio. La sua ferma e fiduciosa speranza non si stancava di infonderla nelle anime a cui sempre ripeteva: "Abbiate fiducia che tutto otterrete dal Signore!". E ciò faceva non solo attraverso incontri personali, ma, quando non poteva, usava scrivere lettere di conforto che spediva con tanta circospezione servendosi di gente fidata.
Una particolare predilezione aveva il Losito, poi, per i suoi studenti redentoristi. Certo, i danni causati dalla soppressione degli Istituti religiosi furono gravissimi. Soppressione equivaleva a dispersione di persone e di spirito. Bisognava ricostruire lo spirito redentorista e le comunità disperse. Occorreva un buon formatore di spirito redentorista. La scelta cadde sul nostro Padre Antonio, che rimase in questo delicato incarico per circa vent'anni (1887 – 1907), tanto da essere ricordato come il Prefetto. Quando nel gennaio del 1898 lo Studentato fu trasferito a Pagani, gli studenti accolti da lui esclamarono: "Avevamo già un grande concetto di lui per quello che era stato raccontato. La realtà ha superato le nostre aspettative e, nel tempo, abbiamo potuto constatare di persona quale eroismo di virtù, di prudenza e di esatta osservanza animasse il nostro Prefetto". Egli si immedesimava nel dolore dei suoi studenti e cercava di alleviare le loro sofferenze, sebbene fosse lui stesso debole e sofferente. Saliva, infatti, fino al terzo piano della casa, per portare il caffè e latte o altra roba agli studenti ammalati, e rimboccava anche le coperte, con materna sollecitudine. Dai vari episodi, pur limitati e frammentati, emerge come l'amore del Venerabile Losito per gli altri, (grande bisogno di identificazione con l'umanità sofferente di Cristo) fu la forza propulsiva della sua vibrante umanità: P. Losito guardava l'uomo come immagine di Dio da amare e da riscattare da ogni dramma. Losito: sacerdote zelante, missionario redentorista fedele al carisma alfonsiano, … PADRE! …
Con questo titolo di "Padre" affettuoso e amoroso, in questo straordinario Anno Giubilare della Misericordia vogliamo invocarlo, pur essendo stato dichiarato "Venerabile" o quando nel futuro, che ci auguriamo prossimo, possa essere proclamato "Beato" e "Santo". E, mentre l'esempio di P. Losito ci invita a intraprendere e vivere il cammino della santità per compiere anche noi la missione di annunciatori del Vangelo a cui siamo chiamati, a lui affidiamo i nostri problemi e le nostre angosce, perché, affiancati dalla sua premura di Padre, nelle vicende della vita, il nostro cuore torni a vivere e a sperare.
Foto a cura di Sabino Mazzarella