Le lettere di Agata Pinnelli
Una fiaccolata per ricordare le stragi sulle strade.
Per non dimenticare Giuseppe e Michele
giovedì 25 dicembre 2014
11.14
Il 18 dicembre scorso presso la sede del Centro Servizi Culturale, a seguito degli incontri cittadini di ottobre e novembre, sulla tavola di confronto "Quale sicurezza sulle strade", si è costituita l'Associazione amici di Giuseppe e Michele per volontà delle famiglie Baldassarre e Pizzuto con l'atto sottoscritto da Cosimo Damiano Baldassarre e Imma Pizzuto, in qualità rispettivamente di presidente e vice presidente, nonché da Fabio Forina e Simone Persichella in qualità di primi soci. Nel contempo l'invito è stato rivolto a quanti volessero divenire soci (moduli da ritirarsi presso la Parrocchia di S. Teresa) dal momento che tutti, dalle autorità religiose, politiche, civili, ai giovani, genitori, residenti e non a Loconia e zone limitrofe, accomunati da una fervida volontà di passare dalla sofferenza vissuta e condivisa insieme alla operatività, esplicantesi in proposte concrete sul piano della formazione, della collaborazione con gli organi addetti al servizio della sicurezza stradale, nonché sul valore della memoria come momento di riflessione e di stimolo a quel cambiamento ardentemente desiderato come promotore della cultura della vita. Infatti la lettura della poesia "Grazie" di Michele Baldassarre, con cui sono stati aperti i lavori dell'assemblea, è un inno alla Bellezza della Vita, è un invito a gustarne i profumi nella giusta misura tra presente e futuro, affinché venga coltivata la bellezza della gioventù, rendendola capace di apprendere nuove abitudini che possono rafforzare l'essere se stessi e migliorarlo, dal momento che da sempre il destino dell'uomo non è la verità, non la libertà, non la giustizia, non la sicurezza, non la felicità, ma la lotta per la loro conquista. Bisogna migliorarsi non solo nelle comodità esteriori, ma soprattutto nelle virtù intime in modo che si possa gustare la "bellezza della vita" attraverso la luminosità dei nostri gesti e la sorpresa costante dei nostri occhi di fronte a tanta bellezza quale è la "Natura" e la "Vita" che in essa risplende. La vita è bella con i suoi cambiamenti, il suo colore, i suoi movimenti, il saper parlare, comunicare, vedere, ascoltare, camminare, l'avere la musica, il divertirsi, insomma è quel grande prodigio da vivere appassionatamente e nello stesso tempo da tutelare con senso di responsabilità nonostante le nostre limitatezze, fragilità e paure. Gustare la Bellezza della vita non è qualcosa di trascendentale, ma è una possibilità concreta, come emerge dalle parole di Michele con il suo "grazie" per il privilegio che ha ogni creatura umana a gustarla nella musica, in un raggio di luce tra le foglie, in un sorriso e soprattutto nell'amore irradiato nel cuore di chi ci circonda.
L'Associazione appena costituita non è una Fondazione, infatti, non è chiesta alcuna forma di contribuzione finanziaria, è una associazione con personalità giuridica, composta da persone che scelgono di mettersi insieme con lo scopo di mantenere viva la memoria di Michele e Giuseppe, perché le strade percorse sono la memoria della "crescita" di una comunità: importante non è il rammarico per quanto poco o non si è riusciti a costruire in passato, ma saper trovare nella tragedia appena trascorsa la forza, l'insegnamento e la determinazione per andare avanti con coraggio senza stancarsi di "seminare, lavorare e fecondare la cultura e la tutela della bellezza della vita", cercando di vivere l'impegno assunto al di sopra delle proprie capacità per constatare, di fronte allo scopo raggiunto, che le capacità di ciascuno sono sempre più grandi di quello che comunemente si pensi, quando ci si lavora insieme mediante il dialogo, la mediazione e un habitus operativo che permettono di passare con tenacia e consapevolezza dalle parole ai fatti concreti per rendere più sicure le strade urbane ed extraurbane della nostra città. I genitori di Michele e Giuseppe con la loro tenace determinazione a sollecitare la sensibilità collettiva sulla sicurezza sulle strade hanno fatto emergere negli incontri cittadini che la sicurezza stradale è un tema penetrante nel cuore e nella mente della società, ma sta diventando un habitus cronachistico giornaliero, tanto che la vita con le sue frenesie continua imperturbata il suo corso, scivolando nell'assuefazione, quasi sia una realtà fuori di noi, di fronte alla quale si è impotenti, scaricando la responsabilità al legislatore e al politico accusati di pigrizia e di inadempienza applicativa di decreti funzionali.
Il dolore non è il compagno inevitabile del silenzio, della chiusura del cuore, ma è proprio il suo urlo straziante ad aprire le porte della responsabilità collettiva al culto della vita, continuamente colpito dalle stragi sulla strada, divenuta una vetrina di una guerra mortale senza precedenti. Le istituzioni e i cittadini stentano a prenderne coscienza e a mettersi insieme per dialogare sul perché, sul come, sul cosa fare, affinché ci si possa liberare dal senso di "fatalità", cominciare a rimuovere quelle barriere strutturali, culturali, educative attraverso i piccoli gesti concreti della quotidianità, che, gestita con senso di responsabilità secondo la sfera di competenza, diventa l'arma vincente della "sacralità della vita". Inoltre ci danno prova come un immane dolore può diventare impegno, strumento di liberazione dai soliti stereotipi, velocità azzardata, alcol, non rispetto delle regole…, nonché di lotta coraggiosa per proteggere la vita di altri giovani che devono essere aiutati a riflettere che essa non è un gioco, ma un percorso costruttivo e nello stesso tempo faticoso per raggiungere quella felicità a cui tutti aspiriamo, lungi da quella effimera dell'usa e getta, spiegando che proprio l'infinita sofferenza, con cui interagiscono ogni giorno faticosamente, ha risvegliato il loro slancio dinamico a lavorare, a far qualcosa affinché la disgrazia dei due ragazzi, amanti della vita genuina, con le sue fatiche, disillusioni, responsabilità, doveri, gioie e perché no, con la voglia di divertirsi non sia invano per tanti amici con cui hanno condiviso il percorso di crescita, così violentemente interrotto, nonché per tutti i giovani canosini e il loro nome, il loro tragico destino sia di monito costante a salvaguardare la propria vita e quella degli altri. Tutta la cittadinanza ha sollecitato l'urgenza dei primi interventi concreti, dato che la comunità canosina piange spesso i suoi cari sulla "strada della morte", una struttura stradale rimasta immobile di fronte alla velocità dei cambiamenti economici, demografici, veicolari, un tempo destinata alla semplice attività agricola della civiltà contadina. La sicurezza, pertanto, non è affidata soltanto al rispetto di norme, perché pur nel rispetto di queste, ci sono condizioni strutturali che la rendono insufficiente.
Anche il sindaco La Salvia, ha puntualizzato l'aspetto statistico veramente allarmante delle stragi traumatologiche che si consumano sulle strade sia con la perdita della vita che con l'invalidità permanente. Le cifre parlano di una vera e grande guerra che superano i morti delle due guerre mondiali messe insieme. La strada è diventata una trincea in cui c'è l'annullamento di quel capolavoro creato da Dio nella sua unicità: l'uomo. È impossibile accettare questo, quindi, mette in evidenza che al di là delle strutture, c'è un fatto educativo che deve coinvolgere ogni famiglia con l'attenta osservazione dei comportamenti assunti a partire dal motorino ed essere particolarmente rigidi nelle infrazioni. Bisogna diventare una spina amorosa nel fianco del figlio perché il dialogo costruttivo e continuo dei "No" determina la metabolizzazione del rischio e dell'agire oculato in modo tale che i ragazzi stessi diventino agenti di cambiamento nei luoghi che frequentano a costo anche di momentanee solitudini. Dalle analisi degli addetti al servizio sulla strada è emerso quanto sia difficile in presenza di giovani intervenire in caso di infrazioni al codice stradale. Ad esempio spesso si è costretti ad interrompere l'inseguimento per evitare conseguenze più gravi come lo schiantarsi contro un muro, o addirittura mettere a rischio la vita degli altri perché l'incoscienza, la paura di fare i conti con la legge, la percezione di fare un gioco per dimostrare la loro invincibilità, la non curanza del pericolo e del senso del limite hanno il sopravvento per affermare ad "alta voce" la loro esistenza. Ed ancora quanto sia inadeguato e difficile l'intervento di immediato soccorso nei luoghi dove è avvenuto l'incidente, non solo per la insufficiente formazione sulle modalità di pronto intervento, ma anche di approccio della gente comune che si riduce a una chiamata isterica, allarmante, priva di informazioni più dettagliate che possono favorire un primo pronto intervento efficace. È anche difficile gestire la folla che vi si accalca nei luoghi degli incidenti per la curiosità di vedere le vittime coinvolte, la dinamica dell'incidente, una curiositas, che non è conoscenza propositiva di aiuto, ma una curiosità puerile, sterile, di intralcio ai soccorsi. Pertanto anche la gente assiepata nei luoghi di incidenti ha bisogno di conoscere quali siano i comportamenti necessari per evitare ritardi, confusioni, incompetenza nella gestione del soccorso immediato.
Si insiste molto sull'aspetto formativo, anche se i risultati non sono immediati, ma diventa un investimento consapevole e responsabile nell'acquisizione di una verità assoluta: la sacralità della vita. Gli esperti di amministrazione pubblica affermano che intervenire strutturalmente su strade statali come quella di Loconia comporta un iter burocratico estremamente lungo a livello di progettualità e soprattutto per quanto riguarda l'approvazione e il finanziamento. Quindi l'unica cosa possibile che si può fare è che un comitato di cittadini continuamente e instancabilmente deve sensibilizzare l'apparato burocratico sulla grave pericolosità della situazione stradale in oggetto con petizioni, documentazioni al fine di abbreviare il tempo burocratico per l'approvazione e l'esecuzione dei lavori, nonché aprire un dialogo interattivo con la Prefettura e l'ANAS, ente quest'ultimo a cui fa capo lo stato di salute delle nostre strade statali, per unire le forze finanziarie, le idee, le analisi delle criticità, in modo che si crei veramente un'equipe nuova, interagente che faccia leva su responsabilità non più unilaterali, ma condivise di operatività, di confronti e scelte scaturite da un lavoro di mediazione che abbia a cuore soprattutto la salvaguardia della bellezza della vita, un bene unico e straordinario, di cui non esiste un surrogato. Ed inoltre si propone subito di iniziare una campagna di sensibilizzazione con degli slogan che, se elaborati con la partecipazione dei giovani, pur nella loro leggerezza pubblicitaria, non solo creano un varco in quel paesaggio fecondo, variegato e fedele, quale è il mondo giovanile, ma essendo più vicini al loro mondo diventano più penetranti nell'acquisizione "indelebile" di habitus corretti, interiorizzati come qualcosa che è stato elaborato dalla loro intima convinzione che la sicurezza sulle strade è necessaria come l'ossigeno, perché strettamente collegata alla vita di ciascuno e non come un qualcosa di opzionale o di avulso da sé.
Scopo dell'Associazione appena costituita è promuovere la cultura della sensibilità alla guida sicura, collaborando soprattutto con le scuole superiori invitandole all'approfondimento trasversale del tema "La Bellezza della Vita", di quanto il giovane abbia bisogno di nutrirsi di essa più del pane e scoprire come si dispiegano davanti ai loro occhi miriadi di bellezze che invitano a soffermarsi, ad osservare… e poi percepire la Bellezza più grande, la Vita e vederla danzare in "sicurezza" e felice armonia. A tal proposito mi piace fare una piccola digressione, pur sempre pertinente. "Abbiamo forse bisogno – dice Thich Nhat Hanh – di fare particolari sforzi per gioire del cielo azzurro? No, ne godiamo semplicemente. Ogni secondo, ogni minuto della nostra vita può essere così, dovunque noi siamo, in qualunque momento possiamo gioire della luce del sole, della vita che nasce, persino del nostro respiro. Non abbiamo bisogno di andare lontano per gioire di un cielo azzurro, non abbiamo bisogno di fare gli eroi, di viaggiare nel futuro per gioire del nostro respiro. Possiamo godere di tutte queste cose qui e ora".
Altro scopo dell'Associazione è quello di istituire un premio per chi si distinguerà a descrivere con singolare creatività emotiva e riflessiva la Bellezza della Vita e la sua ricaduta nel fecondare la "Primavera giovanile" con le sue progettualità utopistiche che con la passione da impossibili diventano possibili; ancora per chi si distingue nel conseguimento della maturità, iniziativa che si congiungerà ad altre similari manifestazioni. Sempre più convinti dell'efficacia educativa l'Associazione si propone di realizzare in collaborazione con le scuole percorsi didattici volti alla conoscenza ed interiorizzazione delle regole sulla sicurezza che inevitabilmente trova il suo fulcro propulsore nella bellezza della vita e nella sua tutela. Tutti questi percorsi dovranno essere mirati alla produzione di opuscoli, di realizzazioni multimediali che proprio perché fatti dai ragazzi ed intrecciati con la loro vita esperienziale portano in sé una incisività permanente. Ed infine l'organizzazione di una giornata della memoria, da ripetersi ogni anno proprio per non dimenticare le tragedie della strada, ovvero Giuseppe e Michele, connotandola del suo più elevato significato di "speranza del futuro", in cui si alternino dibattiti, momenti di riflessione, di sport, di musica, per far sì che tutta l'attività di questa giornata possa diventare una fucina di educazione, di interiorizzazione, di proliferazione di idee che, veicolate all'intera comunità civile, sedimentino nelle coscienze quel "pizzico doveroso di apporto costruttivo" di ciascuno affinché la tutela della bellezza della vita diventi un habitus quotidiano di rispetto civile, di amore per sé e per gli altri sulle nostre strade e in ogni luogo di aggregazione e relazioni sociali.
Importante nell'ultimo incontro è stata la presenza di due ingegneri dell'ANAS, necessaria per poter capire insieme cosa si può fare concretamente senza aspettare quegli enormi tempi "morti", di inattività, che si traducono poi in una mala e/o inesistente manutenzione della strada in oggetto, S.S. 93, perché come dice il sindaco quella strada è come un corpo a cui è stato lasciato un nervo aperto. Questi hanno dimostrato una disponibilità piena a lavorare sinergicamente, mettendo insieme le loro competenze tecniche con l'esperienza che il nostro territorio ha negativamente sperimentato. Pur nelle ridotte risorse economiche l'Ente è apparso molto sensibile all'urlo di ribellione della comunità di fronte allo stato di abbandono in cui è stata lasciata la statale 93 e disponibile ad intervenire direttamente e a coinvolgere la Regione nell'assunzione delle proprie responsabilità per trovare soluzioni auspicabili di interventi immediati e a lungo termine, emersi dalle indicazioni dei cittadini, della polizia municipale e della amministrazione pubblica.
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare alla fiaccolata silenziosa che partirà alle ore 19,30 di sabato 27 dicembre da Piazza P.A.M. Losito per raggiungere Piazza Vittorio Veneto in memoria delle vittime della strada.
Agata Pinnelli
Foto a cura di Savino Mazzarella
L'Associazione appena costituita non è una Fondazione, infatti, non è chiesta alcuna forma di contribuzione finanziaria, è una associazione con personalità giuridica, composta da persone che scelgono di mettersi insieme con lo scopo di mantenere viva la memoria di Michele e Giuseppe, perché le strade percorse sono la memoria della "crescita" di una comunità: importante non è il rammarico per quanto poco o non si è riusciti a costruire in passato, ma saper trovare nella tragedia appena trascorsa la forza, l'insegnamento e la determinazione per andare avanti con coraggio senza stancarsi di "seminare, lavorare e fecondare la cultura e la tutela della bellezza della vita", cercando di vivere l'impegno assunto al di sopra delle proprie capacità per constatare, di fronte allo scopo raggiunto, che le capacità di ciascuno sono sempre più grandi di quello che comunemente si pensi, quando ci si lavora insieme mediante il dialogo, la mediazione e un habitus operativo che permettono di passare con tenacia e consapevolezza dalle parole ai fatti concreti per rendere più sicure le strade urbane ed extraurbane della nostra città. I genitori di Michele e Giuseppe con la loro tenace determinazione a sollecitare la sensibilità collettiva sulla sicurezza sulle strade hanno fatto emergere negli incontri cittadini che la sicurezza stradale è un tema penetrante nel cuore e nella mente della società, ma sta diventando un habitus cronachistico giornaliero, tanto che la vita con le sue frenesie continua imperturbata il suo corso, scivolando nell'assuefazione, quasi sia una realtà fuori di noi, di fronte alla quale si è impotenti, scaricando la responsabilità al legislatore e al politico accusati di pigrizia e di inadempienza applicativa di decreti funzionali.
Il dolore non è il compagno inevitabile del silenzio, della chiusura del cuore, ma è proprio il suo urlo straziante ad aprire le porte della responsabilità collettiva al culto della vita, continuamente colpito dalle stragi sulla strada, divenuta una vetrina di una guerra mortale senza precedenti. Le istituzioni e i cittadini stentano a prenderne coscienza e a mettersi insieme per dialogare sul perché, sul come, sul cosa fare, affinché ci si possa liberare dal senso di "fatalità", cominciare a rimuovere quelle barriere strutturali, culturali, educative attraverso i piccoli gesti concreti della quotidianità, che, gestita con senso di responsabilità secondo la sfera di competenza, diventa l'arma vincente della "sacralità della vita". Inoltre ci danno prova come un immane dolore può diventare impegno, strumento di liberazione dai soliti stereotipi, velocità azzardata, alcol, non rispetto delle regole…, nonché di lotta coraggiosa per proteggere la vita di altri giovani che devono essere aiutati a riflettere che essa non è un gioco, ma un percorso costruttivo e nello stesso tempo faticoso per raggiungere quella felicità a cui tutti aspiriamo, lungi da quella effimera dell'usa e getta, spiegando che proprio l'infinita sofferenza, con cui interagiscono ogni giorno faticosamente, ha risvegliato il loro slancio dinamico a lavorare, a far qualcosa affinché la disgrazia dei due ragazzi, amanti della vita genuina, con le sue fatiche, disillusioni, responsabilità, doveri, gioie e perché no, con la voglia di divertirsi non sia invano per tanti amici con cui hanno condiviso il percorso di crescita, così violentemente interrotto, nonché per tutti i giovani canosini e il loro nome, il loro tragico destino sia di monito costante a salvaguardare la propria vita e quella degli altri. Tutta la cittadinanza ha sollecitato l'urgenza dei primi interventi concreti, dato che la comunità canosina piange spesso i suoi cari sulla "strada della morte", una struttura stradale rimasta immobile di fronte alla velocità dei cambiamenti economici, demografici, veicolari, un tempo destinata alla semplice attività agricola della civiltà contadina. La sicurezza, pertanto, non è affidata soltanto al rispetto di norme, perché pur nel rispetto di queste, ci sono condizioni strutturali che la rendono insufficiente.
Anche il sindaco La Salvia, ha puntualizzato l'aspetto statistico veramente allarmante delle stragi traumatologiche che si consumano sulle strade sia con la perdita della vita che con l'invalidità permanente. Le cifre parlano di una vera e grande guerra che superano i morti delle due guerre mondiali messe insieme. La strada è diventata una trincea in cui c'è l'annullamento di quel capolavoro creato da Dio nella sua unicità: l'uomo. È impossibile accettare questo, quindi, mette in evidenza che al di là delle strutture, c'è un fatto educativo che deve coinvolgere ogni famiglia con l'attenta osservazione dei comportamenti assunti a partire dal motorino ed essere particolarmente rigidi nelle infrazioni. Bisogna diventare una spina amorosa nel fianco del figlio perché il dialogo costruttivo e continuo dei "No" determina la metabolizzazione del rischio e dell'agire oculato in modo tale che i ragazzi stessi diventino agenti di cambiamento nei luoghi che frequentano a costo anche di momentanee solitudini. Dalle analisi degli addetti al servizio sulla strada è emerso quanto sia difficile in presenza di giovani intervenire in caso di infrazioni al codice stradale. Ad esempio spesso si è costretti ad interrompere l'inseguimento per evitare conseguenze più gravi come lo schiantarsi contro un muro, o addirittura mettere a rischio la vita degli altri perché l'incoscienza, la paura di fare i conti con la legge, la percezione di fare un gioco per dimostrare la loro invincibilità, la non curanza del pericolo e del senso del limite hanno il sopravvento per affermare ad "alta voce" la loro esistenza. Ed ancora quanto sia inadeguato e difficile l'intervento di immediato soccorso nei luoghi dove è avvenuto l'incidente, non solo per la insufficiente formazione sulle modalità di pronto intervento, ma anche di approccio della gente comune che si riduce a una chiamata isterica, allarmante, priva di informazioni più dettagliate che possono favorire un primo pronto intervento efficace. È anche difficile gestire la folla che vi si accalca nei luoghi degli incidenti per la curiosità di vedere le vittime coinvolte, la dinamica dell'incidente, una curiositas, che non è conoscenza propositiva di aiuto, ma una curiosità puerile, sterile, di intralcio ai soccorsi. Pertanto anche la gente assiepata nei luoghi di incidenti ha bisogno di conoscere quali siano i comportamenti necessari per evitare ritardi, confusioni, incompetenza nella gestione del soccorso immediato.
Si insiste molto sull'aspetto formativo, anche se i risultati non sono immediati, ma diventa un investimento consapevole e responsabile nell'acquisizione di una verità assoluta: la sacralità della vita. Gli esperti di amministrazione pubblica affermano che intervenire strutturalmente su strade statali come quella di Loconia comporta un iter burocratico estremamente lungo a livello di progettualità e soprattutto per quanto riguarda l'approvazione e il finanziamento. Quindi l'unica cosa possibile che si può fare è che un comitato di cittadini continuamente e instancabilmente deve sensibilizzare l'apparato burocratico sulla grave pericolosità della situazione stradale in oggetto con petizioni, documentazioni al fine di abbreviare il tempo burocratico per l'approvazione e l'esecuzione dei lavori, nonché aprire un dialogo interattivo con la Prefettura e l'ANAS, ente quest'ultimo a cui fa capo lo stato di salute delle nostre strade statali, per unire le forze finanziarie, le idee, le analisi delle criticità, in modo che si crei veramente un'equipe nuova, interagente che faccia leva su responsabilità non più unilaterali, ma condivise di operatività, di confronti e scelte scaturite da un lavoro di mediazione che abbia a cuore soprattutto la salvaguardia della bellezza della vita, un bene unico e straordinario, di cui non esiste un surrogato. Ed inoltre si propone subito di iniziare una campagna di sensibilizzazione con degli slogan che, se elaborati con la partecipazione dei giovani, pur nella loro leggerezza pubblicitaria, non solo creano un varco in quel paesaggio fecondo, variegato e fedele, quale è il mondo giovanile, ma essendo più vicini al loro mondo diventano più penetranti nell'acquisizione "indelebile" di habitus corretti, interiorizzati come qualcosa che è stato elaborato dalla loro intima convinzione che la sicurezza sulle strade è necessaria come l'ossigeno, perché strettamente collegata alla vita di ciascuno e non come un qualcosa di opzionale o di avulso da sé.
Scopo dell'Associazione appena costituita è promuovere la cultura della sensibilità alla guida sicura, collaborando soprattutto con le scuole superiori invitandole all'approfondimento trasversale del tema "La Bellezza della Vita", di quanto il giovane abbia bisogno di nutrirsi di essa più del pane e scoprire come si dispiegano davanti ai loro occhi miriadi di bellezze che invitano a soffermarsi, ad osservare… e poi percepire la Bellezza più grande, la Vita e vederla danzare in "sicurezza" e felice armonia. A tal proposito mi piace fare una piccola digressione, pur sempre pertinente. "Abbiamo forse bisogno – dice Thich Nhat Hanh – di fare particolari sforzi per gioire del cielo azzurro? No, ne godiamo semplicemente. Ogni secondo, ogni minuto della nostra vita può essere così, dovunque noi siamo, in qualunque momento possiamo gioire della luce del sole, della vita che nasce, persino del nostro respiro. Non abbiamo bisogno di andare lontano per gioire di un cielo azzurro, non abbiamo bisogno di fare gli eroi, di viaggiare nel futuro per gioire del nostro respiro. Possiamo godere di tutte queste cose qui e ora".
Altro scopo dell'Associazione è quello di istituire un premio per chi si distinguerà a descrivere con singolare creatività emotiva e riflessiva la Bellezza della Vita e la sua ricaduta nel fecondare la "Primavera giovanile" con le sue progettualità utopistiche che con la passione da impossibili diventano possibili; ancora per chi si distingue nel conseguimento della maturità, iniziativa che si congiungerà ad altre similari manifestazioni. Sempre più convinti dell'efficacia educativa l'Associazione si propone di realizzare in collaborazione con le scuole percorsi didattici volti alla conoscenza ed interiorizzazione delle regole sulla sicurezza che inevitabilmente trova il suo fulcro propulsore nella bellezza della vita e nella sua tutela. Tutti questi percorsi dovranno essere mirati alla produzione di opuscoli, di realizzazioni multimediali che proprio perché fatti dai ragazzi ed intrecciati con la loro vita esperienziale portano in sé una incisività permanente. Ed infine l'organizzazione di una giornata della memoria, da ripetersi ogni anno proprio per non dimenticare le tragedie della strada, ovvero Giuseppe e Michele, connotandola del suo più elevato significato di "speranza del futuro", in cui si alternino dibattiti, momenti di riflessione, di sport, di musica, per far sì che tutta l'attività di questa giornata possa diventare una fucina di educazione, di interiorizzazione, di proliferazione di idee che, veicolate all'intera comunità civile, sedimentino nelle coscienze quel "pizzico doveroso di apporto costruttivo" di ciascuno affinché la tutela della bellezza della vita diventi un habitus quotidiano di rispetto civile, di amore per sé e per gli altri sulle nostre strade e in ogni luogo di aggregazione e relazioni sociali.
Importante nell'ultimo incontro è stata la presenza di due ingegneri dell'ANAS, necessaria per poter capire insieme cosa si può fare concretamente senza aspettare quegli enormi tempi "morti", di inattività, che si traducono poi in una mala e/o inesistente manutenzione della strada in oggetto, S.S. 93, perché come dice il sindaco quella strada è come un corpo a cui è stato lasciato un nervo aperto. Questi hanno dimostrato una disponibilità piena a lavorare sinergicamente, mettendo insieme le loro competenze tecniche con l'esperienza che il nostro territorio ha negativamente sperimentato. Pur nelle ridotte risorse economiche l'Ente è apparso molto sensibile all'urlo di ribellione della comunità di fronte allo stato di abbandono in cui è stata lasciata la statale 93 e disponibile ad intervenire direttamente e a coinvolgere la Regione nell'assunzione delle proprie responsabilità per trovare soluzioni auspicabili di interventi immediati e a lungo termine, emersi dalle indicazioni dei cittadini, della polizia municipale e della amministrazione pubblica.
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare alla fiaccolata silenziosa che partirà alle ore 19,30 di sabato 27 dicembre da Piazza P.A.M. Losito per raggiungere Piazza Vittorio Veneto in memoria delle vittime della strada.
Agata Pinnelli
Foto a cura di Savino Mazzarella