Le lettere di Agata Pinnelli
Una pagina di storia ritrovata.
Il Finanziere Nicola Di Gennaro infoibato.
venerdì 13 febbraio 2015
16.45
«La tragedia delle Foibe rappresenta una pagina di storia drammatica per il nostro Paese. Queste cerimonie sono fondamentali non solo per ricordarne le vittime ma anche per ricostruire quelle condizioni di cordialità e pace di cui necessitano le future generazioni. Dobbiamo tenere vivo il ricordo delle vittime delle foibe e di tutti i genocidi, che hanno sacrificato la propria vita per la libertà. Se oggi possiamo vivere in un Paese libero e democratico, lo si deve anche a loro». Lo ha affermato il Presidente della Provincia di Barletta Andria Trani, Francesco Spina, nel corso della cerimonia svoltasi lo scorso 10 febbraio in Prefettura a Barletta in occasione del "Giorno del Ricordo", cui hanno partecipato le massime autorità locali in memoria delle vittime delle Foibe e dell'esodo delle popolazioni della Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, che avevano scelto di essere e continuare a rimanere italiani per un legame ideale, storico e culturale intrinseco al territorio e alla loro identità in quanto persone e cittadini.
Nel marzo del 2004 con la legge 92 il Parlamento istituisce "Il giorno del ricordo" nella data del 10 febbraio, anniversario della firma del trattato di pace tra l'Italia e le potenze alleate nel 1947, nonché la concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati. Gli articoli di seguito elencati definiscono in modo chiaro gli intenti:
1.La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
2. Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero.
Finalmente è stata aperta la strada per rimuovere "il vandalico silenzio", che ha deturpato per diversi decenni la memoria collettiva del nostro paese di fronte "Alle violenze delle due guerre mondiali, alla ferocia delle dittature, alle contrapposizioni ideologiche della guerra fredda – ha affermato il Presidente della Camera Laura Boldrini – che hanno pesato come un macigno sulla vita di milioni di persone. A pagare per tutto questo, insieme a milioni di esseri umani, ci sono stati anche i principi di verità e di giustizia. Che cosa ci insegna, allora, la tragedia delle foibe? Ci insegna innanzitutto che le dittature hanno dentro di sé il germe avvelenato della violenza e della sopraffazione e vale sia per la dittatura fascista che per la dittatura comunista jugoslava. La libertà e la democrazia sono dunque un bene prezioso che non è dato per scontato una volta per tutte, ma va difeso e rinnovato ogni giorno. Ci insegna che le prime e le più numerose vittime delle guerre sono le popolazioni civili, sono persone innocenti e non belligeranti. Ci insegna che chi fugge da guerre, dittature e persecuzioni va accolto sempre, ieri come oggi, con spirito di solidarietà e di inclusione, nel rispetto del diritto internazionale. Ci insegna infine che quell'Europa, nel cui cuore hanno vissuto le più feroci dittature e i conflitti più sanguinosi, è oggi un grande spazio comune e una grande opportunità di pace. Il 10 Febbraio è dunque una giornata di ricordo. Ma è soprattutto un monito, per il presente e per il futuro. Un monito contro l'intolleranza, contro tutte le guerre, contro le dittature e contro ogni tentativo di nascondere la verità".
"Per troppo tempo – ha puntualizzato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – le sofferenze patite dagli italiani giuliano – dalmati con la tragedia delle foibe e dell'esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia". Pagine che vanno ricucendosi, riempendosi e restituite alla memoria della identità e della unità nazionale attraverso la voce di quei testimoni che rinunciavano a raccontare perché non creduti, che vivevano un incubo troppo grande in modo privato, anche se era storia nazionale. Comunità spezzate, frantumate, spogliate di ogni bene materiale, ma soprattutto della loro vita intima, intessuta di sentimenti, esperienze, ricordi, affetti che costituiscono l'essenziale della vita, anche se la sua invisibilità agli occhi tende a sottovalutarne le conseguenze dolorose e rende impagabile quanto accaduto.
"Perdonare – afferma Lucia Bellaspiga figlia dell'esodo – è un comportamento che ci si auspica di assumere, ma ricordare, vegliare, proteggere la memoria è un dovere", che si concretizza attraverso un processo continuo di conoscenza, di consapevolezza, di responsabilità, di solidarietà nel percorso che si esplica nella scuola, spazio privilegiato dove vengono deposti e studiati gli "Scrigni della storia della società", che interagiscono con il percorso formativo dei nostri giovani, indispensabili per volare in un cielo di libertà responsabile, pacifica che rispetti la dignità di ogni uomo nella diversità dell'essere. "Il lavoro della memoria – ha affermato il Presidente del Senato Pietro Grasso - non ammette distrazioni ma chiede a tutti la massima coerenza per essere sentito e vissuto ogni giorno. Se saremo capaci di costruire il ricordo ogni giorno, e non solo in questo 10 febbraio, se il ricordo sarà una guida dei nostri comportamenti, vuol dire che avremo compreso le atrocità di quanto è avvenuto. La verità è dolorosa, ma ci consente di ripartire, di ricominciare per costruire un futuro di comune progresso, in nome della democrazia e della libertà".
Ecco anche Canosa ha ritrovato la sua pagina strappata della storia nazionale e nello stesso tempo locale, proprio attraverso l'istituzione della giornata del ricordo che ha permesso ai familiari di cercare, di ritrovare un congiunto di cui si erano perse le tracce. Tutto questo grazie agli stimoli profusi dalle associazioni, dalle testimonianze e dal bisogno di ritrovare un tassello mancante della propria storia famigliare.
"GIORNO DEL RICORDO" - Legge 30 marzo 2004 n.92 -.
Militare infoibato: Finanziere Nicola Di Gennaro, nato a Canosa di Puglia (BA) il 10/04/1916:
"IN SERVIZIO PRESSO LA BRIGATA CAMPO MARZIO DI TRIESTE, VENNE CATTURATO IL 1° MAGGIO 1945 DA TRUPPE TITINE E DEPORTATO VERSO LA JUGOSLAVIA. DA ALLORA NON SE NE EBBERO PIÙ NOTIZIE".
Familiari insigniti al riconoscimento: Domenico Mazza, Nicola Mazza, Francesco Mazza e Luigi Mazza,in memoria dello zio.
Il Presidente Provinciale della Federazione Italiana Combattenti Alleati di Lecce Luigi Mazza, in data 10 febbraio 2011, presso il Quirinale a Roma, in occasione del "Giorno del Ricordo", ha ricevuto la Medaglia "Pro Patria" a ricordo del proprio zio materno Nicola Di Gennaro, classe 1916 arruolato nella Guardia di Finanza.
Il suddetto congiunto il 1° maggio 1945, mentre era accasermato presso la Caserma della Guardia di Finanza di Trieste di Campo Marzio, con l'inganno venne disarmato e arrestato, unitamente ad altri 85 suoi commilitoni, dalle orde feroci dell'Ozna, Polizia Segreta del comunista Tito. Tutti vennero deportati verso Zagabria, scalzi, in mutande e con le mani legate dietro la schiena con il filo di ferro, come essi abitualmente facevano con i loro prigionieri. Di loro si persero ogni traccia e solo dopo diversi anni si venne a sapere che a Zagabria non giunsero mai, perché erano stati tutti barbaramente uccisi a colpi di mitra e gettati nella foiba di Basovizza. Nei 40 giorni di occupazione, le bande armate del comunista Jugoslavo Tito, scatenarono a Fiume, nell'Istria e in tutta la Dalmazia il terrore, costringendo 350.000 italiani ad abbandonare le loro case, il lavoro e la loro terra, con tutti i loro affetti, dopo secoli di permanenza. Essi procedettero quindi allo sradicamento della presenza italiana, dando inizio al compimento del disegno annessionistico slavo, con furia cieca, fino ad assumere i contorni del genocidio o della pulizia etnica. Al grido "Jebeni Talianinsky" (maledetti italiani), decine di migliaia di persone furono massacrate nelle maniere più atroci ed inenarrabili e quindi infoibate, perché italiani e potenzialmente oppositori alle politiche del partito comunista jugoslavo, con la complicità dell'allora Partito Comunista Italiano.
Una pagina di storia ritrovata per non dimenticare l'orrore delle Foibe nel ricordo delle vittime, tra le quali il finanziere canosino Nicola Di Gennaro, e di tutti i genocidi, che hanno sacrificato la propria vita per la libertà, diritto inviolabile e condizione fondamentale per l'esistenza dell'uomo.
Agata Pinnelli
Nel marzo del 2004 con la legge 92 il Parlamento istituisce "Il giorno del ricordo" nella data del 10 febbraio, anniversario della firma del trattato di pace tra l'Italia e le potenze alleate nel 1947, nonché la concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati. Gli articoli di seguito elencati definiscono in modo chiaro gli intenti:
1.La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
2. Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero.
Finalmente è stata aperta la strada per rimuovere "il vandalico silenzio", che ha deturpato per diversi decenni la memoria collettiva del nostro paese di fronte "Alle violenze delle due guerre mondiali, alla ferocia delle dittature, alle contrapposizioni ideologiche della guerra fredda – ha affermato il Presidente della Camera Laura Boldrini – che hanno pesato come un macigno sulla vita di milioni di persone. A pagare per tutto questo, insieme a milioni di esseri umani, ci sono stati anche i principi di verità e di giustizia. Che cosa ci insegna, allora, la tragedia delle foibe? Ci insegna innanzitutto che le dittature hanno dentro di sé il germe avvelenato della violenza e della sopraffazione e vale sia per la dittatura fascista che per la dittatura comunista jugoslava. La libertà e la democrazia sono dunque un bene prezioso che non è dato per scontato una volta per tutte, ma va difeso e rinnovato ogni giorno. Ci insegna che le prime e le più numerose vittime delle guerre sono le popolazioni civili, sono persone innocenti e non belligeranti. Ci insegna che chi fugge da guerre, dittature e persecuzioni va accolto sempre, ieri come oggi, con spirito di solidarietà e di inclusione, nel rispetto del diritto internazionale. Ci insegna infine che quell'Europa, nel cui cuore hanno vissuto le più feroci dittature e i conflitti più sanguinosi, è oggi un grande spazio comune e una grande opportunità di pace. Il 10 Febbraio è dunque una giornata di ricordo. Ma è soprattutto un monito, per il presente e per il futuro. Un monito contro l'intolleranza, contro tutte le guerre, contro le dittature e contro ogni tentativo di nascondere la verità".
"Per troppo tempo – ha puntualizzato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – le sofferenze patite dagli italiani giuliano – dalmati con la tragedia delle foibe e dell'esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia". Pagine che vanno ricucendosi, riempendosi e restituite alla memoria della identità e della unità nazionale attraverso la voce di quei testimoni che rinunciavano a raccontare perché non creduti, che vivevano un incubo troppo grande in modo privato, anche se era storia nazionale. Comunità spezzate, frantumate, spogliate di ogni bene materiale, ma soprattutto della loro vita intima, intessuta di sentimenti, esperienze, ricordi, affetti che costituiscono l'essenziale della vita, anche se la sua invisibilità agli occhi tende a sottovalutarne le conseguenze dolorose e rende impagabile quanto accaduto.
"Perdonare – afferma Lucia Bellaspiga figlia dell'esodo – è un comportamento che ci si auspica di assumere, ma ricordare, vegliare, proteggere la memoria è un dovere", che si concretizza attraverso un processo continuo di conoscenza, di consapevolezza, di responsabilità, di solidarietà nel percorso che si esplica nella scuola, spazio privilegiato dove vengono deposti e studiati gli "Scrigni della storia della società", che interagiscono con il percorso formativo dei nostri giovani, indispensabili per volare in un cielo di libertà responsabile, pacifica che rispetti la dignità di ogni uomo nella diversità dell'essere. "Il lavoro della memoria – ha affermato il Presidente del Senato Pietro Grasso - non ammette distrazioni ma chiede a tutti la massima coerenza per essere sentito e vissuto ogni giorno. Se saremo capaci di costruire il ricordo ogni giorno, e non solo in questo 10 febbraio, se il ricordo sarà una guida dei nostri comportamenti, vuol dire che avremo compreso le atrocità di quanto è avvenuto. La verità è dolorosa, ma ci consente di ripartire, di ricominciare per costruire un futuro di comune progresso, in nome della democrazia e della libertà".
Ecco anche Canosa ha ritrovato la sua pagina strappata della storia nazionale e nello stesso tempo locale, proprio attraverso l'istituzione della giornata del ricordo che ha permesso ai familiari di cercare, di ritrovare un congiunto di cui si erano perse le tracce. Tutto questo grazie agli stimoli profusi dalle associazioni, dalle testimonianze e dal bisogno di ritrovare un tassello mancante della propria storia famigliare.
"GIORNO DEL RICORDO" - Legge 30 marzo 2004 n.92 -.
Militare infoibato: Finanziere Nicola Di Gennaro, nato a Canosa di Puglia (BA) il 10/04/1916:
"IN SERVIZIO PRESSO LA BRIGATA CAMPO MARZIO DI TRIESTE, VENNE CATTURATO IL 1° MAGGIO 1945 DA TRUPPE TITINE E DEPORTATO VERSO LA JUGOSLAVIA. DA ALLORA NON SE NE EBBERO PIÙ NOTIZIE".
Familiari insigniti al riconoscimento: Domenico Mazza, Nicola Mazza, Francesco Mazza e Luigi Mazza,in memoria dello zio.
Il Presidente Provinciale della Federazione Italiana Combattenti Alleati di Lecce Luigi Mazza, in data 10 febbraio 2011, presso il Quirinale a Roma, in occasione del "Giorno del Ricordo", ha ricevuto la Medaglia "Pro Patria" a ricordo del proprio zio materno Nicola Di Gennaro, classe 1916 arruolato nella Guardia di Finanza.
Il suddetto congiunto il 1° maggio 1945, mentre era accasermato presso la Caserma della Guardia di Finanza di Trieste di Campo Marzio, con l'inganno venne disarmato e arrestato, unitamente ad altri 85 suoi commilitoni, dalle orde feroci dell'Ozna, Polizia Segreta del comunista Tito. Tutti vennero deportati verso Zagabria, scalzi, in mutande e con le mani legate dietro la schiena con il filo di ferro, come essi abitualmente facevano con i loro prigionieri. Di loro si persero ogni traccia e solo dopo diversi anni si venne a sapere che a Zagabria non giunsero mai, perché erano stati tutti barbaramente uccisi a colpi di mitra e gettati nella foiba di Basovizza. Nei 40 giorni di occupazione, le bande armate del comunista Jugoslavo Tito, scatenarono a Fiume, nell'Istria e in tutta la Dalmazia il terrore, costringendo 350.000 italiani ad abbandonare le loro case, il lavoro e la loro terra, con tutti i loro affetti, dopo secoli di permanenza. Essi procedettero quindi allo sradicamento della presenza italiana, dando inizio al compimento del disegno annessionistico slavo, con furia cieca, fino ad assumere i contorni del genocidio o della pulizia etnica. Al grido "Jebeni Talianinsky" (maledetti italiani), decine di migliaia di persone furono massacrate nelle maniere più atroci ed inenarrabili e quindi infoibate, perché italiani e potenzialmente oppositori alle politiche del partito comunista jugoslavo, con la complicità dell'allora Partito Comunista Italiano.
Una pagina di storia ritrovata per non dimenticare l'orrore delle Foibe nel ricordo delle vittime, tra le quali il finanziere canosino Nicola Di Gennaro, e di tutti i genocidi, che hanno sacrificato la propria vita per la libertà, diritto inviolabile e condizione fondamentale per l'esistenza dell'uomo.
Agata Pinnelli