Le Pillole
Eleonora Pimentel, Luisa Sanfelice e il Principe di Canosa
La Repubblica Partenopea, due eroine ed un principe
mercoledì 11 settembre 2019
16.37
Antonella Orefice, profonda studiosa della Repubblica Partenopea e di quel periodo storico del Regno Borbonico delle Due Sicilie , porta in libreria il Suo nuovo libro "Eleonora Pimentel Fonseca" . Il Suo intento è restituire a questa eroina, poetessa, saggista, fondatrice del "Monitore partenopeo ", bibliotecaria ed amante della regina Maria Carolina. onore e rispetto storico. L'azione politica di Eleonora si intreccia nella cosi detta congiura dei Baccher con quella di Luisa Sanfelice, il cui solo intento è salvare il Suo amante rivelandogli una congiura che per lui poteva essere fatale. Due eroine, a differente caratterizzazione, che prima del patibolo incrociano Antonio Capece Minutolo, meglio conosciuto come il Canosa. avendo frequentato gli stessi salotti dove Giacobinismo e Sanfedismo si mescolano, lasciando sullo sfondo e fuori la porta senza pane i "lazzari ", la plebe Napoletana.
Il mio indimenticabile professore di lettere al biennio del Liceo Fermi, Giuseppe Morea al Principe di Canosa aveva dedicato un saggio che con immutato interesse ho riletto. Queste forti figure sono parte viva di quella Napoli di fine Settecento, città popolosa (per numero di abitanti la prima città della futura Italia Risorgimentale), multietnica, mescola di cultura ed ignoranza, di aristocrazia illuminata e conservatrice, di opulenza e fame. Per capire bisogna rileggere Benedetto Croce ed il romanzo "Luisa Sanfelice " di Alexandre Dumas. Un giovane Croce in un Suo saggio giovanile cosi scrisse della Pimentel "Eleonora , scossa e concitata dagli straordinari avvenimenti, aveva composto in Sant'Elmo un inno alla libertà; lo declamò tra gli applausi, ripetendo tutti loro le strofe di odio verso il Re e di giuramento alla Libertà".
Il castello di Sant'Elmo: ultimo rifugio dei Repubblicani Partenopei contro le truppe del Cardinal Ruffo rimpolpate dai Lazzari Napoletani, tra gli altri assoldati dal Principe di Canosa, difensore strenuo della aristocrazia e dei suoi privilegi, antimassone, antigiansenista, Sanfedista. Al Canosa, Benedetto Croce dedicò omonimo studio in cui ricordava il suo percorso politico, la copiosa produzione pubblicistica elaborata con finezza retorica ma spesso mirata alla giustificazione ragionata del Suo personale agire. Cosi riassumeva Benedetto Croce la figura del Canosa : "Se i Repubblicani avevano punito in Lui il Realista, i Realisti punivano in Lui l'Aristocratico, cioè i due elementi che egli benchè componeva nella Sua antiquata personalità spirituale, la Storia aveva scisso e messo in contrasto".
Anche Luisa Sanfelice che Croce definì "Madre della Patria " come Eleonora pagò con il patibolo, il Canosa, invece pur incarcerato più volte, condannato a morte, riuscì a farla franca. La sua partecipazione elitaria alla "Deputazione Straordinaria ", la non obbedienza al Vicario del Re Pignatelli ( il potere per il Canosa in mancanza del Re spettava alle piazze ed ai sedili ) fu punita con il carcere e poi perdonata. Il nostro Principe riprese quota anche grazie alla protezione della Regina Maria Carolina e più tardi diventò Ministro di Polizia del Regno delle due Sicilie, poi dimenticato per i Suoi servigi ai Reali e morto in esilio nel 1838 a Pesaro, in precarie condizioni economiche. Queste alterne vicende politiche, culturali, personali di questi personaggi solo tratteggiati, insegnano ai nostri tempi la importanza di una politica culturalmente supportata, la grandezza di ideali portati avanti anche rischiando la libertà e la famiglia o peggio pagando con la vita.
Eleonora Pimentel , dopo aver visto giustiziati i Suoi compagni, tra cui il principe Colonna, affrontò la esecuzione citando Virgilio "Forsam et haec olim meminisse iuvabit" , forse un giorno tutto questo gioverà. Certo, non giova invece vedere oggi una certa politica senza cultura, fatta di tweet capaci solo di lanciare messaggi senza costruzione logica, spesso solo ricchi di odio e di linguaggio blasfemo. Sic transit gloria mundi !
Nunzio Valentino
Il mio indimenticabile professore di lettere al biennio del Liceo Fermi, Giuseppe Morea al Principe di Canosa aveva dedicato un saggio che con immutato interesse ho riletto. Queste forti figure sono parte viva di quella Napoli di fine Settecento, città popolosa (per numero di abitanti la prima città della futura Italia Risorgimentale), multietnica, mescola di cultura ed ignoranza, di aristocrazia illuminata e conservatrice, di opulenza e fame. Per capire bisogna rileggere Benedetto Croce ed il romanzo "Luisa Sanfelice " di Alexandre Dumas. Un giovane Croce in un Suo saggio giovanile cosi scrisse della Pimentel "Eleonora , scossa e concitata dagli straordinari avvenimenti, aveva composto in Sant'Elmo un inno alla libertà; lo declamò tra gli applausi, ripetendo tutti loro le strofe di odio verso il Re e di giuramento alla Libertà".
Il castello di Sant'Elmo: ultimo rifugio dei Repubblicani Partenopei contro le truppe del Cardinal Ruffo rimpolpate dai Lazzari Napoletani, tra gli altri assoldati dal Principe di Canosa, difensore strenuo della aristocrazia e dei suoi privilegi, antimassone, antigiansenista, Sanfedista. Al Canosa, Benedetto Croce dedicò omonimo studio in cui ricordava il suo percorso politico, la copiosa produzione pubblicistica elaborata con finezza retorica ma spesso mirata alla giustificazione ragionata del Suo personale agire. Cosi riassumeva Benedetto Croce la figura del Canosa : "Se i Repubblicani avevano punito in Lui il Realista, i Realisti punivano in Lui l'Aristocratico, cioè i due elementi che egli benchè componeva nella Sua antiquata personalità spirituale, la Storia aveva scisso e messo in contrasto".
Anche Luisa Sanfelice che Croce definì "Madre della Patria " come Eleonora pagò con il patibolo, il Canosa, invece pur incarcerato più volte, condannato a morte, riuscì a farla franca. La sua partecipazione elitaria alla "Deputazione Straordinaria ", la non obbedienza al Vicario del Re Pignatelli ( il potere per il Canosa in mancanza del Re spettava alle piazze ed ai sedili ) fu punita con il carcere e poi perdonata. Il nostro Principe riprese quota anche grazie alla protezione della Regina Maria Carolina e più tardi diventò Ministro di Polizia del Regno delle due Sicilie, poi dimenticato per i Suoi servigi ai Reali e morto in esilio nel 1838 a Pesaro, in precarie condizioni economiche. Queste alterne vicende politiche, culturali, personali di questi personaggi solo tratteggiati, insegnano ai nostri tempi la importanza di una politica culturalmente supportata, la grandezza di ideali portati avanti anche rischiando la libertà e la famiglia o peggio pagando con la vita.
Eleonora Pimentel , dopo aver visto giustiziati i Suoi compagni, tra cui il principe Colonna, affrontò la esecuzione citando Virgilio "Forsam et haec olim meminisse iuvabit" , forse un giorno tutto questo gioverà. Certo, non giova invece vedere oggi una certa politica senza cultura, fatta di tweet capaci solo di lanciare messaggi senza costruzione logica, spesso solo ricchi di odio e di linguaggio blasfemo. Sic transit gloria mundi !
Nunzio Valentino