Le Pillole
Viva la Vita, Viva la Costituzione
E intorno a me, ieri, oggi, il clamore dei media che usano il dolore
giovedì 12 febbraio 2009
18.03
VIVA LA VITA, VIVA LA COSTITUZIONE
Domani la mia Canosa celebra il suo patrono San Sabino. Tra le luci della festa il grigio del mio dolore: mia madre vivrà, come Eluana.
Io, cattolico di religione, laico come cittadino, vivo oggi lo stesso dramma di chi soffre del sottile limite tra la vita e la morte, supplisco con la forza che mi dà la mano di mia madre, che volitivamente stringo.
Alla mia famiglia i medici non hanno dato speranza, c'è rimasta solo la fede.
E intorno a me, ieri, oggi, il clamore dei media che usano il dolore e trasformano l'amarezza di un caso umano in armi violente ad uso politico.
Ancora una volta parole di saggezza dai grandi vecchi, da Giulio Andreotti a Carlo Azeglio Ciampi.
La nostra Costituzione è stata la carta di svolta di una guerra assurda, fratricida che la storia ancora oggi fatica a descrivere.
E' stato il punto di incontro, frutto della intelligenza morale e politica di cattolici e laici, che, illuminati, con la mediazione hanno riaperto la pagina del caso Italia.
E' stato il momento in cui ha ripreso visibilità questo nostro martoriato Sud, ancora oggi ultimo carro di un treno alla deriva.
"Nessuno ha l'esclusiva della solidarietà verso le persone in fin di vita", grazie vecchio Presidente.
Non sono ancora rassegnato all'idea della morte di mia madre, so solo tenerle la mano perché ho paura di perderla, ma non so cosa fare per non perderla.
Io, cresciuto ed istruito figlio, ho paura di darLe dell'acqua che potrebbe ucciderla.
Ma lei, quando è cosciente, batte le ciglia, parla senza dare suoni, e con gli occhi mi dice che vuole vivere.
Quando stava relativamente bene, quando sedeva a tavola con noi, invece, diceva che era stanca e voleva morire!
Forse diciassette anni hanno reso duro il dolore di Beppino Englaro, un padre che merita il silenzio, il silenzio di tutti.
In un momento così difficile per l'economia del nostro paese, pensando al dramma di giovani senza prospettive, alla fame di chi è povero, all'ansia di chi non ha un lavoro nemmeno precario, Vi prego uomini del potere: vestitevi di umiltà e di buona volontà, aprite i vostri palazzi al nuovo che aiuta a crescere, lasciate perdere la lotta che vi farebbe solo primi, rispettate quella Carta che ha fatto l'Italia di oggi e che ci aiuterà a costruire l'Italia del domani.
Canosa, 08.02. 2009
Nunzio Valentino
Domani la mia Canosa celebra il suo patrono San Sabino. Tra le luci della festa il grigio del mio dolore: mia madre vivrà, come Eluana.
Io, cattolico di religione, laico come cittadino, vivo oggi lo stesso dramma di chi soffre del sottile limite tra la vita e la morte, supplisco con la forza che mi dà la mano di mia madre, che volitivamente stringo.
Alla mia famiglia i medici non hanno dato speranza, c'è rimasta solo la fede.
E intorno a me, ieri, oggi, il clamore dei media che usano il dolore e trasformano l'amarezza di un caso umano in armi violente ad uso politico.
Ancora una volta parole di saggezza dai grandi vecchi, da Giulio Andreotti a Carlo Azeglio Ciampi.
La nostra Costituzione è stata la carta di svolta di una guerra assurda, fratricida che la storia ancora oggi fatica a descrivere.
E' stato il punto di incontro, frutto della intelligenza morale e politica di cattolici e laici, che, illuminati, con la mediazione hanno riaperto la pagina del caso Italia.
E' stato il momento in cui ha ripreso visibilità questo nostro martoriato Sud, ancora oggi ultimo carro di un treno alla deriva.
"Nessuno ha l'esclusiva della solidarietà verso le persone in fin di vita", grazie vecchio Presidente.
Non sono ancora rassegnato all'idea della morte di mia madre, so solo tenerle la mano perché ho paura di perderla, ma non so cosa fare per non perderla.
Io, cresciuto ed istruito figlio, ho paura di darLe dell'acqua che potrebbe ucciderla.
Ma lei, quando è cosciente, batte le ciglia, parla senza dare suoni, e con gli occhi mi dice che vuole vivere.
Quando stava relativamente bene, quando sedeva a tavola con noi, invece, diceva che era stanca e voleva morire!
Forse diciassette anni hanno reso duro il dolore di Beppino Englaro, un padre che merita il silenzio, il silenzio di tutti.
In un momento così difficile per l'economia del nostro paese, pensando al dramma di giovani senza prospettive, alla fame di chi è povero, all'ansia di chi non ha un lavoro nemmeno precario, Vi prego uomini del potere: vestitevi di umiltà e di buona volontà, aprite i vostri palazzi al nuovo che aiuta a crescere, lasciate perdere la lotta che vi farebbe solo primi, rispettate quella Carta che ha fatto l'Italia di oggi e che ci aiuterà a costruire l'Italia del domani.
Canosa, 08.02. 2009
Nunzio Valentino